Entra nella fase operativa il percorso di Amon, con il lancio dell’Ico, l’initial coin offering. La startup cofondata e guidata da Daniele Izzo prosegue così nel proprio piano di sviluppo quinquennale, dopo aver dato vita all’idea di business su cui era nata: un wallet multi-cryptomoneta collegato con una carta di debito che mette l’utente nella condizione di spendere in bitcoin & Co.
Collegato a questa idea imprenditoriale, a conferirle valore aggiunto, è l’intelligenza artificiale. L’applicazione Amon può infatti contare su un sistema di AI che, grazie a un algoritmo creato ad hoc, suggerisce ai singoli utenti quale cryptovaluta sia più conveniente convertire al momento dell’acquisto.
L’idea nasce per superare due dei principali problemi che si trova ad affrontare chi investe in cripto valute: il fatto che sia complicato utilizzarle per gli acquisti quotidiani, a causa della difficoltà della “conversione” in real time, e la volatilità del mercato, che contribuisce a limitarne l’adozione di massa. L’utilizzo quotidiano è proprio l’obiettivo della “crypto card” di Amon, che inizierà nella prima fase con Ethereum, Bitcoin e Litecoin.
Per Amon un piano di business quinquennale
Parallelamente, l’algoritmo su sui è basato il sistema di intelligenza artificiale aiuterà gli utenti a prendere decisioni senza rimanere penalizzati dalla volatilità del mercato, scegliendo cioè volta per volta di spendere la cripto valuta più conveniente in tempo reale. Il sistema infatti apprende il modo in cui il mercato fluttua grazie a un software basato sull’AI, imparando così anche a vedere in anticipo i cambiamenti futuri e diventando con il passare del tempo sempre più attendibile e accurato nelle previsioni.
Il piano di business di Amon prevede una durata di cinque anni e si basa su autorevoli studi e ricerche di mercato, come quello rilasciato a maggio 2017 dall’Università di Cambridge: a partire da questi dati le previsioni parlano di una platea di utenti di 60mila utenti nell’anno di lancio, per arrivare a 590mila nel quinto, per un market share di 5% del mercato potenziale. Tutto questo, tradotto in previsioni di fatturato, significherebbe passare dai 6 milioni di euro del primo anno ai sessanta previsti per il quinto.