Semplificazione, digitalizzazione, accelerazione, trasparenza. Il mantra di questi giorni moderni riecheggia in ogni comparto: industria, servizi, ma soprattutto Pubblica amministrazione, non c’è altro approccio plausibile per affrontare un futuro sempre più competitivo ed esigente. Ma cosa fare se le buone intenzioni e i propositi strategici – ad esempio nel delicato mondo degli appalti pubblici – si scontrano con una dura realtà fatta ancora di processi analogici, lentezze e ostacoli tecnici? Cosa fare se il sito Anac, Autorità nazionale anticorruzione, resta bloccato per oltre due mesi, impedendo di fatto l’erogazione di servizi fondamentali per il buon esito delle gare pubbliche? La risposta più ovvia sarebbe: nulla. Arrendersi, forse. Aspettando tempi migliori. E invece no: Unionsoa, l’Associazione Nazionale Società Organismi di Attestazione, ha già da tempo nel cassetto la soluzione ready-to-start, e non attende altro che metterla in atto. Che sia davvero la panacea di ogni male? Difficile dirlo, finché non saranno i fatti a parlare. Ma è comunque vero che l’idea potrebbe rivoluzionare le carte in tavola e dare agli appalti pubblici una “svecchiata” decisiva verso la modernizzazione.
Controllo e trasparenza con la blockchain
La chiave sta tutta nel ricorso alla blockchain e alla sua capacità di garantire originalità e autenticità delle informazioni e dei dati, vero cuore delle procedure di aggiudicazione. In un progetto immaginato in collaborazione con IBM, presentato già a gennaio a Governo e istituzioni di filiera e ora in attesa di poter essere dimostrato anche praticamente, Unionsoa prevede di sfruttare le potenzialità innovative della tecnologia per semplificare il sistema e garantire al contempo maggior controllo e trasparenza nelle operazioni.
“Quel che abbiamo immaginato – afferma la presidente Unionsoa, Tiziana Carpinello – è un sistema di qualificazione totalmente digitale che, grazie al know how di tutti i soggetti coinvolti, consenta di semplificare l’iter amministrativo e superare la frammentazione operativa della filiera degli appalti pubblici”. Un sistema fatto di pochi elementi, ma capace di essere esteso in modo sicuro ed economico a tutti gli stakeholder, dall’Anac alla pubblica amministrazione, sino agli altri enti del comparto lavori pubblici.
Ma in che modo? In termini pratici il progetto blockchain, implementato su cloud IBM, si snoda lungo due asset: la notarizzazione e la notifica. Unionsoa spiega che “il primo aspetto mira a consentire che vengano memorizzate le informazioni caratterizzanti, cosicché da quel momento in poi i documenti siano consultabili da tutti coloro che saranno autorizzati ad accedere al sistema. Questo permetterà di erogare alcuni servizi tra i quali la prova di esistenza di un dossier, la prova di originalità e la prova di provenienza indicando chi ha creato il documento”. Il secondo aspetto è invece volto a “dare evidenza certa delle modalità di gestione della documentazione memorizzandone su blockchain ogni passaggio. Gli attori interessati potranno quindi accedere al fascicolo e conoscere il suo evolversi nel tempo senza alcuna interazione con soggetti terzi”.
I vantaggi pratici della soluzione
La soluzione – puntualizza la presidente Carpinello – “consente quindi di implementare un sistema di notarizzazione che offra in output un fascicolo virtuale composto da tre cartelle: la procedura di attestazione a beneficio di Anac, il riassunto dei dati aggregati dell’attestazione per l’operatore economico e l’elenco dei requisiti generali (Durc, antimafia, casellario giudiziale…) consultabili da tutte le stazioni appaltanti. E tutti e tre possono essere considerati prova di trasparenza e originalità”.
Gli effetti della proposta sul meccanismo di filiera – come chiarito da Unionsoa – sarebbero “numerosi e del tutto convergenti rispetto alla ormai unanime volontà di sburocratizzare le procedure amministrative con conseguente risparmio di risorse economiche e umane che potrebbero essere allocate in maniera più profittevole e lungimirante”. Qualche esempio?
- Le SOA, una volta avuto accesso alle banche dati nazionali, saranno in grado di elaborare la documentazione acquisita ed effettuare con cadenza semestrale il mantenimento dei requisiti di qualificazione nell’arco dei 5 anni di validità dell’attestazione;
- L’Anac potrà acquisire le informazioni inserite dalle SOA;
- Gli operatori economici, avendo accesso alla blockchain per i dati di propria competenza, non saranno costretti a compulsare “n” volte le banche dati nazionali per ottenere la documentazione necessaria (anche) alla partecipazione alle gare;
- Gli enti appaltanti mediante l’accesso alla blockchain non saranno costretti a compulsare “n” volte le banche dati nazionali per ottenere la documentazione necessaria alle verifiche da espletare in fase di gara;
- I soggetti pubblici che alimentano le banche dati nazionali (Tribunali, Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL Casse Edili, ecc.) non saranno compulsati “n” volte per fornire le medesime informazioni in loro possesso a più soggetti;
- Gli operatori economici – in gara e in corso di attestazione – non saranno più costretti a sottoscrivere numerosissime autocertificazioni, con evidenti vantaggi in termini di semplificazione e riduzione del contenzioso.
L’incognita Codice degli Appalti
Insomma: accedere in modo tanto rapido e snello, ma soprattutto incontestabile, al Fascicolo virtuale sarebbe un valore aggiunto importante. La procedura è infatti prevista nelle bozze ora disponibili del Regolamento di attuazione del Codice degli Appalti Pubblici, anche se – ancora una volta – il Codice torna nell’occhio del ciclone e non c’è certezza sul suo vero destino. Solo poche settimane fa l’Antitrust ha fatto scendere il buio sul progetto di riforma con un parere che ha già scatenato reazioni contrastanti: l’Autorità ha infatti escluso la possibilità, con il Recovery plan alle porte, che ci sia tempo per attuare nel breve termine una rivisitazione organica. Quale possibile soluzione ha suggerito, oltre alla formazione di una task force, la sospensione dell’applicazione del Codice dei contratti pubblici per ricorrere solo alle direttive europee per aggiudicare gli appalti che rientrano nei fondi europei del Next generation Eu e alle opere strategiche.
Un’ipotesi accolta con disappunto dall’Anac (“rischierebbe di bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi”), ma che anche Unionsoa considera praticamente irricevibile: “Certamente il Codice richiede una massiccia semplificazione, ma sospenderlo creerebbe solo più confusione”, afferma senza mezzi termini Tiziana Carpinello.
“Pronti a partire: non perdiamo altro tempo”
E allora che fare? Mentre il sito Anac continua a combattere contro i problemi tecnici ai server, che a cavallo fra fine marzo e inizio aprile hanno di nuovo dato filo da torcere alla filiera degli appalti pubblici, la speranza è che si guardi con interesse, ma soprattutto in rapidità, alla “rivoluzione” tecnologica immaginata da Unionsoa e IBM. “Magari anche per dare seguito concreto – spiega ancora la presidente Carpinello – ai propositi espressi dal Ministro del MIMS, Enrico Giovannini, che ha parlato di velocizzazione e snellimento delle procedure attraverso una reingegnerizzazione dei processi”.
“Noi siamo già pronti a partire con questo progetto – conclude Tiziana Carpinello -. Siamo ready-to-start, e mettiamo anche Anac nelle condizioni di operare con la massima velocità possibile. Questo momento molto delicato per il nostro Paese potrebbe essere l’occasione per attuare quelle riforme attese da tempo e in grado di farci ripartire più efficienti di prima, dando il via un’iniziativa che sappia coniugare la semplificazione burocratica al mantenimento di elevati standard di garanzia della legalità e dell’efficiente utilizzo delle risorse pubbliche”. “Insomma, abbiamo stabilito che è necessario accelerare? E allora facciamolo – conclude -. Unionsoa sta offrendo al Governo il modo per avviare un progetto sperimentale in tempi brevi e certi, partendo da materiale già pronto”. Non resta dunque che cogliere la palla al balzo.