La volatilità delle criptovalute è uno dei problemi più critici che si trova ad affrontare chi esplora le potenzialità della tecnologia blockchain con l’intento di sfruttarle nel mondo dell’e-commerce. I venditori e gli acquirenti di un qualsiasi marketplace online sono interessati a chiudere un buon affare, non a fare trading decidendo quando comprare una moneta digitale o quando cambiarla in euro. Quindi il nocciolo della questione risiede essenzialmente nello sviluppo di un sistema di pagamento digitale che utilizzi una criptovaluta e i relativi portafogli elettronici, eliminando però il rischio legato alla forte volatilità.
Da questa convinzione nasce Chainsquare, il sistema sviluppato da B2Lab che punta a rendere i processi descritti semplici, sicuri ed efficienti. Si tratta di una verticalizzazione della piattaforma cross-industry Bloki, che mette a disposizione dei clienti di un operatore, che può essere una telco o una utility, un marketplace che utilizza la tecnologia blockchain per gestire il pagamento dei servizi e dei prodotti e che promette costi di transazione minori rispetto alle operazioni con bonifici, carte di credito e altri strumenti online, prevedendo inoltre una clearing house, una “stanza di compensazione”, che garantisce sia il compratore sia il venditore.
Chainsquare, come funziona e a cosa serve
Il sistema Chainsquare si occupa dunque del livello finanziario ed economico dei rapporti fra gli operatori di un mercato e i suoi clienti. Entrambe le parti hanno a disposizione un proprio wallet, che contiene delle unità di “gettoni” denominati CNS, il cui valore è fissato ad un cambio 1 a 1 con l’euro. Un tasso costante nel tempo che lava via qualsiasi rischio legato alla volatilità. Questi portafogli sono gestiti da un sistema blockchain e sono utilizzati per i pagamenti delle vendite.
Quando viene effettuato un acquisto entra in gioco la camera di compensazione cui si accennava prima: nel momento dell’ordine l’ammontare di CNS previsto viene addebitato sul wallet del compratore e depositato in un sistema che tiene congelati i fondi a tutela del venditore. Solo nel momento in cui il servizio o il bene diventa disponibile viene effettuata la transazione che sblocca i CNS congelati e che li accredita sul portafoglio del venditore.
La blockchain come abilitatore degli smart contract
Questo sistema, spiega la società guidata dal ceo Giuliano Pierucci, fa da garante per entrambe le parti. Chi compra è garantito perché la somma di gettoni rimane congelata fino al verificarsi di un evento: attivazione di un servizio, consegna di una merce, rispondenza di un prodotto, ecc. E solo quando l’evento previsto viene verificato positivamente dal compratore o per mezzo di altri strumenti (sensori, supply chain o altro) la somma viene liberata dalla clearing house ed entrerà nella disponibilità del Venditore tramite un accredito sul suo wallet.
Ma anche chi vende è garantito in quanto avvia la fornitura del bene o del servizio solo quando la somma è resa disponibile dal compratore nella clearing house. Tutto questo processo è eseguito tramite degli Smart Contract, dei contratti intelligenti che vengono eseguiti sulla blockchain in modo automatico al verificarsi di certe e determinate condizioni, tramite un algoritmo che si basa su risultati impossibili da contraffare o modificare durante il processo.
L’innovazione della blockchain incontra la tradizione della bolletta
Una parte chiave del processo è dunque quella legata agli accrediti e agli addebiti di CNS nei wallet degli utilizzatori, nonché il passaggio bidirezionale da criptovaluta CNS ad euro e viceversa. Qui non interviene un ingegnoso sistema tecnologico ma la tradizionale bolletta dei servizi, vale a dire che molto semplicemente al compratore che ha speso CNS sarà addebitato l’equivalente in euro. Mentre il venditore incrementa il numero di CNS che ha disposizione nel suo portafoglio, scegliendo di richiedere una somma in euro se il numero di gettoni è superiore ad una soglia prefissata, facendoseli accreditare sul proprio conto fiat.
La realizzazione del sistema di pagamento, specifica B2Lab, può prevedere sia l’utilizzo di una blockchain pubblica basata sul protocollo Ethereum o anche privata, da realizzare con nodi di capacità estremamente diffusi nei data center aziendali di proprietà dell’operatore. La società ha già sviluppato al suo interno il core del progetto Chainsquare. Attualmente si stanno testando in maniera approfondita tutte le funzionalità attraverso sperimentazioni e stress test.