Bitcoin: perché la democrazia può trasformarsi da valore a rischio

Il tema delle turbolenze nel mondo Bitcoin, delle hard fork e della nascita del prossimo Bitcoin Gold nell’intervento di Valeria Portale e Giacomo Vella, Responsabili della Ricerca Blockchain & Distributed Ledger degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

Pubblicato il 31 Ott 2017

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Le turbolenze nel mondo Bitcoin non sono ancora finite. Dopo la creazione di Bitcoin Cash a inizio agosto, in questi giorni si prospettano due nuove “hard fork”[1] (Bitcoin Gold e SegWit2x) – divisioni permanenti della catena di blocchi causate dalla modifica delle regole.

Le hard fork non sono una novità nella storia di Bitcoin, sono anzi la modalità utilizzata dal network per migliorare il protocollo e le performance della Blockchain e per creare nuove criptomonete (si veda ad esempio la nascita di Zcash o Litecoin o la più recente Bitcoin Cash).

Nei prossimi giorni vedremo nascere Bitcoin Gold, una hard fork “contentious” – un  cambiamento al protocollo che non ha trovato un accordo all’interno della community il cui risultato è la scissione della blockchain e la conseguente creazione di una nuova moneta – e SegWit2x, una hard fork che sarebbe dovuta essere “planned” – un cambiamento del protocollo pianificato e approvato da tutta la community in cui le regole vengono aggiornate senza sdoppiamento della blockchain – anche se il probabile mancato accordo della community anche su Segwit2x rischia di trasformarla in “contentious”.

Bitcoin Gold: favorire la decentralizzazione

Bitcoin Gold è partita la notte del 24 ottobre (il primo blocco della nuova catena, che renderà la criptomoneta effettivamente operativa, verrà creato a inizio novembre) e nasce dalla necessità di alcuni nodi di aumentare la decentralizzazione dei soggetti che mantengono sicura la rete e si occupano della creazione di nuovi bitcoin, i cosiddetti “miner”. I miner hanno il compito di creare i blocchi delle transazioni da concatenare ai blocchi precedenti e devono competere tra di loro per far approvare il proprio blocco prima degli altri, risolvendo un complesso problema matematico tramite continui tentativi (proof of work) che richiedono un elevato sforzo computazionale e, quindi, costosi hardware dedicati. Nell’ultimo periodo, secondo coloro che propongono la modifica, la capacità di calcolo dei miner si sta concentrando maggiormente in Cina e nei paesi orientali, dove i miner dispongono di un’enorme potenza di calcolo e sfruttano il basso costo dell’energia elettrica.

La presenza di questi soggetti rende meno probabile [2] vincere la sfida a chi non ha a disposizione elevate risorse computazionali per competere. Secondo alcune correnti di pensiero, esiste il rischio che tale concentrazione possa dare un potere eccessivo ad un gruppo ristretto di nodi, minando il principio fondante della blockchain, la distribuzione del network. Il nuovo protocollo, modificando il tipo di hardware necessario dovrebbe ridare la possibilità di fare mining anche con macchine meno potenti, riducendo così il rischio di concentrazione dei miner.

SegWit2x: migliorare la scalabilità

SegWit2x, invece, è prevista per metà novembre e si inserisce nel contesto della diatriba per migliorare la scalabilità che da tempo divide la community di Bitcoin. La capacità di processare transazioni di Bitcoin è limitata, si parla di circa 6-7 transazioni al secondo, e parte della community intende effettuare delle modifiche al protocollo per aumentarla. SegWit2x è formata principalmente da due modifiche: Segwit, che aumenta l’efficienza riducendo la dimensione delle transazioni (quindi nella stessa dimensione del blocco possono entrare più transazioni), e 2x che vuole raddoppiare la dimensione dei blocchi portandola a 2MB.
La prima modifica, Segwit, è stata adottata quest’estate in seguito a un compromesso che aveva messo d’accordo la community. L’adozione di 2x è invece più controversa e la community è divisa. Una fazione sostiene che una maggiore dimensione dei blocchi porterà a commissioni più basse e a un maggior numero di transazioni al secondo, l’altra sostiene che questo porterà a una maggior centralizzazione del mining a causa delle maggiori risorse richieste da una blockchain più “pesante”. Difficilmente la community raggiungerà un accordo su quest’ultima modifica e un’ulteriore divisione di Bitcoin sembra essere imminente.

Gli effetti sul valore del bitcoin

La domanda chiave è: che effetti hanno sul valore di bitcoin e sul suo ecosistema queste continue divisioni?
La risposta a questa domanda è complessa e non del tutto definita. Proviamo a guardarla da due punti di vista diversi:

  • il punto di vista del valore economico della moneta bitcoin
  • il punto di vista dell’ecosistema Bitcoin

Se guardiamo semplicemente al valore di scambio di bitcoin, sembrerebbe che tali suddivisioni non abbiano un impatto negativo. Nel caso di Bitcoin Cash, fork avvenuta a inizio agosto e oggi scambiata intorno ai 300€, il valore di bitcoin ha continuato a crescere. Vedremo cosa accadrà dopo le nuove fork.

Il valore dell’ecosistema Bitcoin

Il valore dell’ecosistema di Bitcoin potrebbe, invece, essere messo a dura prova dalle continue scissioni. Nel dibattito web che si sta accendendo su questi temi abbiamo identificato due scuole di pensiero contrapposte: “i puristi” e “gli scettici”.

Secondo “i puristi” le difficoltà nel trovare un accordo sulle modifiche del protocollo sono nella norma, ossia sono l’effetto collaterale della governance distribuita alla base di Bitcoin. Come in tutte i sistemi democratici ci possono essere punti di vista differenti e ciascuno è libero di scegliere la via che preferisce senza forzature, ma con un sano e costruttivo dibattito.

Secondo “gli scettici”, le numerose hard fork rischiano, invece, di frammentare eccessivamente il network disperdendone i componenti e dimostrando la difficoltà di una governance democratica. Il rischio è che la rete di Bitcoin non sarà in grado di migliorare in modo sostanziale il protocollo se non a costo di continue e pericolose “guerre civili”.

Il dibattito rimane aperto e dovremo osservare i futuri avvenimenti per capire chi avrà ragione e scoprire se le scissioni di Bitcoin sono più un valore o un rischio.

Valeria Portale e Giacomo Vella, Responsabili della Ricerca Blockchain & Distributed Ledger degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

[1] La blockchain di bitcoin può essere soggetta sia a hard fork sia a soft fork. Si definisce soft fork quando una versione aggiornata del protocollo è compatibile con quelle precedenti: in tal caso il cambiamento è reversibile e consente la partecipazione alla rete anche ai nodi che non fanno l’aggiornamento.

[2] Le probabilità di vincere la proof of work, quindi di guadagnare dal mining, sono direttamente proporzionali alla capacità di calcolo di cui si dispone.

Sui temi del bitcoin e della Blockchain suggeriamo la lettura di una serie di interventi di approfondimento:

Bitcoin, Portale: “Caduta fisiologica. Presto per parlare di crollo”

Un tavolo di lavoro per capire gli sviluppi della Blockchain e della DLT in ambito business

Blockchain e DLT per il business sotto la lente degli Osservatori

La Blockchain trova un nuovo baricentro in Europa

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