Blockchain Business Revolution 2017: è il momento di uscire dai Proof of Concept

Dai proof of concept ai casi d’uso reale: a Blockchain Business Revolution la Blockchain è diventata concreta

Pubblicato il 22 Set 2017

convegno-sala

Comprendere la Blockchain e scoprirne gli ambiti d’uso e applicativi: è questo l’obiettivo con il quale Blockchain4Innovation ed EconomyUp hanno dato vita all’evento Blockchain Business Revolution che si è svolto il 21 settembre a Milano. (Leggi l’articolo relativo all’edizione Blockchain Business Revolution 2019)

Sala gremita – e tale è rimasta fino al termine dei lavori – a dimostrazione di quanto forte sia l’interesse nei confronti di un tema che, come sottolineato all’inizio dei lavori da Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, è oggi sicuramente un hype.

È proprio Valeria Portale che propone i primi spunti di riflessione: “Tra il 2016 e il 2017 sono stati annunciati 185 servizi blockchain”, racconta. Specificando subito dopo che di questi la maggior parte sono comunque fermi a livello di POC, Proof of Concept.
La Blockchain è comunque la tecnologia alla base dell’Internet of Transaction, dell’Internet delle transazioni: per questo si può pensare alla Blockchain anche in modo disgiunto rispetto alle criptovalute.

La Blockchain trova il proprio terreno d’elezione in tutte quelle situazioni nelle quali è necessario condividere informazioni ma in piena trasparenza e sicurezza, nelle quali gli attori sono non semplicemente numerosi ma anche eterogenei e fra loro non esiste necessariamente un rapporto fiduciario.

La Blockchain non è un tema tecnologico ma di processo, secondo IBM

Su questa scia si è poi inserito Fabio Malosio, Business Development Blockchain Solution Leader, IBM Italia, per il quale il tema va affrontato pragmaticamente: “In primo luogo – ha esordito – la Blockchain è cosa da ecosistema e di filiera. Lanciare da soli un progetto ha poco senso”. In secondo luogo, la Blockchain non è un tema tecnologico, “bensì di revisione di processi”.
C’è poi un terzo tema, e su questo nel corso dei lavori sono tornati anche altri relatori, tra i quali Luca Sannino di Inbitcoin: “Per usare la blockchain bisogna partire da un problema, non dalla blockchain”.
E un caso che Malosio citi proprio casi di applicazione pratica: la blockchain per la food safety, con la collaborazione annunciata con Walmart pochi giorni fa, e il progetto con Maersk per la tracciabilità delle merci lungo tutto il ciclo di vita di una spedizione.
Giuseppe Cardinale Ciccotti, Uniquid IoT Blockchain Access Management, a sua volta ne descrive gli ambiti di utilizzo in ambito IoT e Industria 4.0 (scarica il nostro Research Report su Industria 4.0 nelle aziende italiane a questo indirizzo) , soprattutto per quanto riguarda le attività di sicurezza, installazione e manutenzione.
Giuliano Pierucci, Ceo di B2Lab, a sua volta parla di blockchain e smart contract nella gestione dei rifugiati nei centri di accoglienza.
“La Blockchain – riassume – porta con sé valori quali la disintermediazione, la decentralizzazione, l’immutabilità, la rintracciabilità, la crittografia, il timestamping, il computing decentralizzato”, ma, come a sua volta sottolinea Stefano Capaccioli, presidente di Assob.it, sta ancora attraversando una fase molto importante di definizione di regole e normative.
Ma il termine blockchain porta con sé tante implicazioni, a partire dalla necessità di garantire l’esistenza di un documento o l’identità di un oggetto o di una persona.

È Valerio Vaccaro, IoT Expert di Eternity Wall, che apre al tema della notarizzazione e del time stamping. “Processo complesso – lo descrive – che tuttavia trova applicazione là dove serve provare integrità del dato, autenticità dei documenti, sicurezza delle chiavi private, integrità dei record”.

Non si parla di Blockchain senza comprendere i Bitcoin

Roberto Garavaglia, Coordinatore editoriale di Pagamentidigitali.it, porta la discussione verso il mondo dei pagamenti, (del resto se si parla di blockchain il tema dei bitcoin è imprescindibile) sottolineando come due siano le condizioni necessarie per poter parlare di crittovalute: la volontarietà e la fiducia.
Il percorso sembra comunque tracciato: “Stiamo andando verso una transizione che porterà alle cryptocurrencies emesse dalle banche centrali”, dichiara. E del resto l’India sembra già pronta al grande passo.

Il cambiamento è davvero radicale e Gabriele Domenichini, Head of Technology &Venture, BlockchainLAB: “Il bitcoin crea un valore e lo mette in mano agli utenti”, dichiara, sottolineando come rispetto al mondo bancario tradizionale, qui si parli di una serie di attori coinvolti, e non già di un attore unico.
Tutto questo, va da sé, a condizione che si sia in grado di garantire l’identità di tutte la parti in gioco: “Un giorno potremo avere una digital identity su blockchain” preconizza Garavaglia. Ed è su questo tema che lavora Spidchain, come spiega Federico Squartini, CTO della società.

Ma ancora siamo in cerca di casi reali, ed è Sannino di Inbitcoin che li racconta: In Trentino è nata una Bitcoin Valley dove si può vivere pagando in bitcoin. Anche la mensa scolastica. Anche la birra.
Questione di regione a statuto autonomo? Forse.
Ma soprattutto entra in gioco la capacità di non demonizzare un fenomeno e di saperne già cogliere le opportunità.

 Qui trovate lo storify di Blockchain Business Revolution 

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