Giunto alla terza edizione, Blockchain Business Revolution, l’evento organizzato dalle testate Blockchain4Innovation ed EconomyUp di Digital360 non può che fare i conti con la concretezza che la Blockchain sembra aver finalmente raggiunto. (Tutti i servizi sull’evento sono disponibili nello Speciale Blockchain Business Revolution 2019)
Andrea Rangone: positivo l’interesse della politica
Lo sottolinea subito, in apertura dei lavori, Andrea Rangone, CEO di Gruppo Digital360: “Rispetto a 12 mesi fa c’è molta più conoscenza sul tema, anche se dobbiamo ancora capire cosa possiamo fare davvero con la blockchain, tenendo conto che in questo periodo è comunque cresciuto molto anche il numero dei progetti in corso e non solo le sperimentazioni”.
Rangone parla di una contaminazione positiva che viene oggi dalla blockchain, che sta coinvolgendo figure, mercati, professioni molto diverse tra loro in modo molto trasversale.
Soprattutto, Andrea Rangone valuta molto positivamente l’attenzione che anche il mondo politico sta dedicando a questa tematica (il riferimento è al fondo da 45 milioni di euro in tre anni messo a disposizione dal MISE per lo sviluppo di tecnologie innovative, blockchain inclusa, e il riconoscimento del valore legale degli smart contract contenuto nel recente Decreto Semplificazioni ndr): “Quando la politica accende un riflettore su un tema, come sta accadendo con la blockchain, ha un effetto benefico, perché se ne parla e quando si parla si comincia anche ad agire”.
Valeria Portale: il 2018 un anno importante
Tocca invece a Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano, confermare, numeri alla mano, quanto il fenomeno stia crescendo.
L’Internet of Value, questa è la definizione che da tempo Portale utilizza quando parla di blockchain, rappresenta un cambio paradigmatico oggi basato su smart contract e digitalizzazione degli asset.
Il 2018 può essere considerato un anno importante per i progetti operativi sulla blockchain, spiega Portale, sottolineando come anche nel nostro Paese si stia lavorando molto sia sulla crescita delle competenze, sia sull’identificazione dei mercati e dei processi che più di altri possono beneficiare di questa tecnologia, anche con l’avvio di un numero sempre crescente di sperimentazioni. “Ma dove investono le aziende?”, domanda Portale, per poi rispondere che la maggior parte degli investimenti è indirizzato alle permissioned blockchain, vale a dire le reti con autorizzazione, mentre serve ancora tempo per vedere sbocchi sulle reti open”.
Il quadro normativo
Se l’analisi di Valeria Portale si è concentrata sui numeri e sulle tendenze che interessano il fenomeno blockchain, Andrea Gaschi e Andrea Reghelin, entrambi Associate Partners di Partners4Innovation, prendono in esame due aspetti ugualmente importanti: gli ambiti effettivi di applicabilità della blockchain e il quadro normativo nel quale la tecnologia oggi si inserisce.
Per Andrea Gaschi è indispensabile partire sempre dal contesto: “Tecnicamente – ha detto- la blockchain si applica a realtà complesse, dobbiamo quindi capire chi sono gli attori coinvolti, gli elementi per lavorare in una logica di problem solving”.
Non si deve dunque mai partire dalla blockchain in sé, ma “occorre capire quanto sia funzionale a risolvere i problemi che le organizzazioni si trovano di fronte. E riconoscere il fatto che non sempre rappresenta la soluzione ideale allo scopo. La blockchain crea valore quando le sue caratteristiche sono davvero funzionali a risolvere un problema. Bisogna tenere conto che siamo di fronte a un quadro in continua evoluzione”.
Dal canto suo, Andrea Reghelin sottolinea come accanto all’analisi di contesto citata da Gaschi, quando si parla di blockchain è indispensabile tenere ben presente anche il quadro normativo di riferimento.
E in questo l’Italia ha davvero fatto un passo avanti con il Decreto Semplificazione, nel quale si riconosce valore probatorio e giuridicamente vincolante agli smart contract.
“Per altro, anche il Parlamento Europeo si è pronunciato sugli smart contract, rilevando come le tecnologie siano sufficientemente mature per considerarli giuridicamente vincolanti”.
Reghelin riassume le caratteristiche che uno smart contract deve avere, in base a quanto stabilito dalla normativa. Deve dunque
- essere un programma per elaboratore;
- operante su tecnologie basate su registri distribuiti;
- la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti;
- sulla base di effetti predefiniti dalle stesse.
Positivo è il fatto che sia stato dato mandato all’AGID di definire il processo di identificazione delle parti.
Blockchain e GDPR: vera incompatibilità?
E visto che di quadro normativo si parla, è sempre Reghelin che affronta anche la vexata quaestio della compliance tra blockchain e il GDPR. Che, a conti fatti, non c’è.
“Di fatto GDPR e blockchain sono in aperto contrasto, in particolare quando si tratta dell’esercizio dei diritti di un soggetto che richieda la cancellazione o la rettifica dei dati personali, che contrasta nettamente con una delle caratteristiche intrinseche della blockhain: l’immutabilità. È un tema in discussione, sul quale si sta lavorando cercando possibili alternative. Da un lato le blockchain private, gestite da soggetti legati tra loro da vincoli contrattuali, rappresentano una prima risposta, ma ci sono ulteriori opzioni, come, ad esempio, mantenere il registro dei dati off-chain, portando in blockchain solo un hash cifrato del registro stesso”.
Tutto quanto detto fa emergere evidente un punto: quando si parla di blockchain, le competenze richieste sono quantomai eterogenee.
“Se è vero che code is Law e law is code – spiega Andrea Gaschi – non è esclusa la nascita di figure professionali nuove, una forma di ibridazione tra tra giuristi e programmatori?”.
Con gli interventi di Portale, Gaschi, Reghelin, Blockchain Business Revolution ha dunque definito lo stato dell’arte della tecnologia e del suo sviluppo in Italia.
Ma dal momento che in apertura di convegno sia Andrea Rangone, sia Mauro Bellini e Giovanni Iozzia, direttori rispettivamente delle testate Blockchain4Innovation ed EconomyUP, hanno parlato di una sempre maggiore concretezza, è il momento di analizzare i casi applicativi della blockhain nel nostro Paese.
Ed è a questo che sono dedicate le due tavole rotonde, con un panel di discussant davvero ricco ed eterogeneo.
Casi d’uso: non solo Proof of Concept
Giuseppe Bertone – Almaviva
La prima tavola rotonda, moderata da Isidoro Trovato, giornalista economico del Corriere della Sera, si apre ad esempio con Giuseppe Bertone – Head of Distributed Ledger Technology (Blockchain) di Almaviva, che nel raccontare come il system integrator abbia di fatto affrontato fin da subito il tema blockchain svincolandolo dall’hype dei bitcoin, ma inserendolo in un quadro industriale, dunque come strumento di integrazione in progetti legati all’Internet of Things o all’Intelligenza Artificiale, mette in luce un punto nodale: la qualità del dato che entra in blockchain.
“L’affidabilità del dato è sulla fonte, non nella blockchain: la blockchain è il mezzo. È innegabile che nelle reti blockchain ci sia un estremo bisogno di attori che portino dati validi”, sostiene, rimarcando in questo caso il ruolo degli oracoli nella protezione del passaggio dati dalla fonte.
Si chiama fuori dalla dicotomia esistente tra blockchain permissioned e permissionless, presentando l’approccio di Almaviva, sempre più orientata a forme di ibridazione di questi due modelli inevitabilmente coesistenti.
Filippo Cutillo – Oracle
Dal canto suo Filippo Cutillo, Oracle Blockchain Cloud Services Specialist di Oracle cita tre casi già operativi nei mondi del shipping e dei trasporti, con CargoSmart, nel mondo Agrifood con l’iniziativa Certified Origins e nel banking con Arab Jordan.
“Nel primo caso – racconta – parliamo del Porto di Singapore e di un progetto che coinvolge non solo le autorità portuali ma anche i principali operatori del settore container e che ha consentito l’automazione degli scambi documentali nella filiera, nel secondo di filiere certificate, ad esempio nel mondo dell’olio e della birra, nell’ultimo di superamento dei vincoli nei trasferimenti monetari tra banche in Paesi diversi”.
Michele Marchesi – Flosslab
Di gestione documentale parla anche Michele Marchesi, Professore dell’Università di Cagliari e fondatore di FlossLab, primo spinoff della stessa università. In questo caso l’applicazione è legata al mondo delle utility, in particolare per Abbanoa: “Con la blockchain certifichiamo ogni giorno 8.000 fotografie di contatori idrici della Sardegna”, racconta, spiegando come la certificazione sia applicabile ai contesti più diversi, ad esempio i titoli di studio come le lauree.
C’è un ulteriore ambito nel quale Flosslab sta lavorando ed è quello dell’e-voting. È un ambito molto più ampio di quanto l’immaginario collettivo – troppo focalizzato sulla politica – si aspetti. “La votazione elettronica certificata tramite bllockchain parte da contesti molto più ristretti, come le votazioni condominiali o quelle in seno ai consigli di amministrazione, per arrivare in ultima istanza alle elezioni politiche”.
Mattia De Vecchi – Evolvere
Mattia De Vecchi, General Manager di Evolvere E-Prosume porta sul palco un progetto legato alla gestione delle transazioni tra microproduttori di energia in modalità P2P. “Scambiarsi energia fra privati grazie a blockchain non è consentito in Italia non si può fare, ma in Spagna è già realtà”, dice, citando l’installazione di oltre 2000 nodi blockchain per una delle più grandi blockchain dedicate all’energia al mondo.
“L’obiettivo primario di questa rete è gestire in modo innovativo le transazioni tra chi consuma e chi produce, ma secondariamente è possibile contribuire, in collaborazione con i grandi produttori e gestori, al bilanciamento delle reti”.
Luca Fantacci – Università Bocconi
Sebbene il tema bitcoin non sia sul tavolo di Blockchain Business Revolution, c’è un aspetto che la blockchain porta con sé e trova applicazione in diversi ambiti di business:le valute complementari.Nel corso della tavola rotonda ne parla Luca Fantacci, dell’Università Bocconi, che spiega quale sia il ruolo delle monete complementari per la gestione di transazioni a livello di “comunità”, locali o di business che siano.
“In fondo – ricorda – la storia è sempre stata caratterizzata da pluralità monetaria. Monete diverse un tempo servivano a soddisfare esigenze diverse. Guardare al futuro con lo specchietto retrovisore: nel caso delle monete complementari serve e aiuta a inquadrare il tema della loro adozione. Dal punto di vista monetario, la piena tracciabilità è il vero valore della blockchain e delle criptovalute, permettendo anche di creare delle monete di scopo”.
Paolo Menesatti – CREA
Di tracciabilità di filiera parla ancora Paolo Menesatti, direttore di CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) Ingegneria Trasformazioni agroalimentari.
Anche in questo caso la blockchain viene considerata abilitatore di processi di innovazione per le imprese agrifood e cita tre casi applicativi reali nelle filiere del legno, dell’olio e delle arance rosse di Sicilia.
“Una adozione su più vasta scala permetterebbe di evitare gli scandali che ogni tanto travolgono il settore, aumentando la fiducia nei consumatori”.
Fabio Maniori – Trusted Smart Contract
Torna invece sul tema degli smart contract Fabio Maniori, dell’Associazione Trusted Smart Contract, che parla proprio della possibilità di utilizzare gli smart contract nel mondo delle assicurazioni, sottolineando comunque come non essere smart non sia sufficiente. “Smart is not enough – dice – . Quando parliamo di smart contract non possiamo non prendere in esame anche tutti gli aspetti legati al loro valore legale, all’interoperabilità delle blockchain e all’affidabilità e qualità dei dati. Non dimentichiamoci che nella blockchain vale il principio GIGO: garbage in, garbage out. Se entra spazzatura, quel che esce è sempre spazzatura”.
Anche qui parliamo comunque di casi concreti e Maniori parla della prima sandbox dedicata agli smart contract nel mondo insurance: “una sperimentazione non vitro ma in vivo supervisionata dall’ente regolatore come Ivass. La difficoltà di accordo tra due parti nel mondo assicurativo? La risolverà uno smart contract grazie ad un algoritmo”.
Alexander Skripalshchikov – Net Service
La seconda tavola rotonda è moderata invece da Mauro Bellini e Giovanni Iozzia: si torna a parlare di best practice anche con Alexander Skripalshchikov, R&D Manager di Net Service, una tra le realtà più attive in Italia in ambito blockchain, fortemente legata a Flosslab, nella quale ha acquisito una partecipazione. Skripalshchikov parla di applicazioni in ambito Supply Chain, con focus specifici sui temi del packaging, nei quali IoT e Blockchain coesistono.
Roberto Chivilò – Aeronautica Militare
Roberto Chiviló, Colonnello, Aeronautica Militare Italiana, a sua volta racconta il ruolo dell’Aeronautica Militare come promotore e attore di processi di innovazione. “La logistica è fondamentale per le numerose attività dell’Aeronautica: per questo abbiamo avviato percorso di comprensione delle nuove tecnologie, tra cui la blockchain, che cambieranno nostra supply chain”.
“Un hackaton per l’Augmented Reality e la blockchain: è stato questo il nostro primo approccio alla blockchain per snellire i processi”, racconta, con una chiusura molto pragmatica: “Il problema maggiore con la blockchain e in generale con tutte le tecnologie è la resistenza culturale al cambiamento, ma noi siamo fiduciosi”.
Luigi Telesca – Trakti
Si riallaccia a quanto detto da Chivilò Luigi Telesca, co-founder di Trakti, che nel parlare di progetti blockchain correlati ai temi della Logistica e della gestione degli interventi manutentivi, così dichiara: “La blockchain può abilitare un modo innovativo per usufruire dei servizi, efficientando i meccanismi con cui i singoli usano gli smart contract”.
Guido Boella – Università di Torino
Torna invece sul tema delle monete complementari, sui token e sugli smart contract Guido Boella, dell’Università di Torino, che parla del progetto UTBI: University of Turin Blockchain Initiative, del rapporto tra blockchain e territorio e della logica dell’Internet of Money. “Con questo tipo di progettualità si possono attuare nuove logiche di urban commons per permettere alle municipalità di creare nuove forme di welfare e nuove forme di collaborazione tra cittadini e authority per la creazione di servizi”.
Alberto Leporati – Università Milano Bicocca
Tre casi applicativi sono portati da Alberto Ottavio Leporati, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca: nel mondo building per la gestione di asset immobiliari e il controllo delle transazioni, nel mondo automotive, per la raccolta di tutti i dati che permettono di fissare i criteri di responsabilità dei guidatori, grazie alle misurazioni dei sensori e delle telecamere installati a bordo del veicolo, e nella filiera del lusso per la gestione di tag RFID per la certificazione della identità di un prodotto in chiave antifrode e anticontraffazione. “Si tratta di un progetto di supply chain management, sviluppato con SAP Italia che permette di tracciare i capi di lusso, gestendo così le fasi di logistica e aumentando la customer exeperience”.
Roberto Garavaglia – Senior Management Consultant
Chiude il panel dei discussant Roberto Garavaglia, Senior Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor Shipment, che parla di casi nel mondo shipping e dei trasporti, nei quali la blockchain viene utilizzata per la gestione documentale e per la gestione della contrattualistica. “È un approccio complesso, che richiede integrazione a livello di smart contract con il mondo IoT, con la sensoristica ambientale e con dati che arrivano dal mondo fisico. Richiede soprattutto governance, organizzazione e professionalità nuove”.
Nel corso dell’evento sono stati presentati anche i dati di una ricerca IPSOS
condotta in esclusiva per Blockchain Business Revolution.
Ai risultati della ricerca dedichiamo un approfondimento a parte.