Blockchain, come utilizzarla per tracciare prodotti e rifiuti

Già oggi viene utilizzata per controllare la qualità dell’operato dei fornitori e dei prodotti e per controllare la corretta esecuzione dei processi nella supply chain in ambito food, ma occorre una maggior tutela di legge

Pubblicato il 11 Mar 2020

blockchain

La tecnologia blockchain sta entrando nella quotidianità e inizia interessare un pubblico più vasto rispetto agli addetti ai lavori, che ne sta comprendendo le possibilità, le opportunità e le possibili interazioni presenti o future con la propria attività lavorativa, professionale e di business.

Diverse nazioni hanno messo a punto o stanno mettendo a punto strategie di lungo periodo attraverso documenti ufficiali, commissioni e altri organismi istituzionali che si basano sulle nuove tecnologie e loro sviluppi e interazioni, come la blockchain e l’intelligenza artificiale.

Comunità Europea, Usa, Emirati Arabi, Cina hanno già pubblicato documenti programmatici e alcune singole nazioni hanno vere e proprie leggi in tale ambito.

Come la blockchain viene utilizzata attualmente

Quali sono attualmente gli utilizzi e i campi attitudinali in cui viene già impiegata la blockchain? Tutti gli addetti ai lavori del settore money transfert e finanziario delle valute elettroniche, e i proprietari di wallet, di certo ne conoscono l’utilità essendo di fatto alla base della catena di blocchi su cui girano cryptovalute e cryptoasset.

Non tutti sanno forse che attualmente la blockchain viene utilizzata per controllare la qualità dell’operato dei propri fornitori, della qualità dei prodotti e per controllare la corretta esecuzione dei processi da parte della supply chain, come la catena del freddo in determinati settori alimentari o per tracciare l’autenticità di prodotti made in Italy, per proteggerli dalla piaga dei falsi.

Prodotti surgelati possono essere tracciati grazie alla soluzione EY OpsChain Traceability con token ERC 721 su blockchain di Ethereum, la tecnologia che registra la storia del prodotto passo dopo passo e la rende accessibile a tutti, grazie al QR code sulle confezioni attraverso il proprio smarthphone. Con la Blockchain EY viene garantita trasparenza e sicurezza ai consumatori da Bofrost Italia nel settore del frozen food.

Anche il mondo della logistica può quindi implementare i propri servizi attraverso questa tecnologia, che permette da un lato di dimostrare la corretta esecuzione di determinati processi durante imballaggi e trasporto e dall’altro una ulteriore garanzia per i propri clienti e i consumatori finali.

Una sorta di upgrade volontario in un’ottica di etica e trasparenza di operato che può avere anche una ricaduta reputazionale positiva e valore probatorio in caso della corretta esecuzione di processi e passaggi lunghi e complessi che partono dalla materia prima alla consegna del prodotto finito sugli scaffali.

Ne sa qualcosa Carrefour, che in collaborazione con IBM Food Trust sta sviluppando un progetto attraverso l’utilizzo di blockchain non solo di tracciamento, ma anche di raccolta e analisi dei dati, con i quali analizzare meglio la sicurezza alimentari riuscendo a tracciare l’origine dei singoli alimenti in pochissimo tempo rispetto agli standard, che vanno da una settimana a salire. Fanno parte della rete di IBM Food Trust anche cooperative e negozi, non solo rivenditori e fornitori, anche il resto dell’ecosistema che è attorno agli alimenti. La quantità e qualità dei dati raccolti permette di studiare nuovi metodi di conservazione migliori e di tracciare con immediatezza lotti di prodotti contaminati. Anche tutti i macchinari connessi alla produzione degli alimenti si adegueranno per contenere e accogliere tale tecnologia e far parte del sistema.

Blockchain, riconoscimento legale e sicurezza

Anche dal punto di vista legale sarà quindi più semplice aumentare la fiducia tra i vari attori se si utilizza tale tecnologia con risparmio di costi non indifferenti.

Il primo requisito per far sviluppare al massimo la tecnologia blockchain è che ogni stato europeo e del resto del mondo si doti di una legge che la riconosca e cosa più importante la tuteli.

Infatti senza tutela e riconoscimento a livello legale, per quanto valida, la tecnologia blockchain non può sviluppare il suo massimo potenziale per limitazioni di utilizzo. E sarebbe un peccato, perché la blockchain potrebbe efficacemente essere impiegata per certificare e tracciare la produzione e smaltimento di rifiuti tossici e in tutti quegli ambiti in cui la legalità sta perdendo la battaglia contro la corruzione.

Come potrebbe essere messo in atto questo? Innanzitutto dato che per sua natura la produzione di rifiuti tossici spesso non coincide con il paese di smaltimento, a maggior ragione serve una internazionalizzazione della normativa e uno sviluppo in tal senso. Accountability di quei paesi che sono a oggi in prima fila per corruzione e poca trasparenza e dove sembra indirizzarsi il mercato dei rifiuti, che nonostante la quantità dello smaltimento riesce a variare destinazione anche velocemente all’adeguarsi a norme più rigide dei paesi ricevitori.

Un esempio calzante è quello della Cina, che da primo importatore di materiale plastico e non solo, cambiando la propria regolamentazione da numero uno si è vista in breve tempo surclassata da paesi limitrofi, quali Thailandia e Vietnam. Il dubbio che alla fine in un modo o in un altro i prodotti finiscano comunque in Cina c’è e le indagini in corso dimostrano che la corruzione nel produrre documenti di carico falsi è reale e alla fine gli stessi rifiuti provenienti dagli stessi paesi da cui la Cina ha deciso di limitare l’ingresso arrivino lo stesso ma sotto altra bandiera. Se si usasse la tracciabilità attraverso blockchain sarebbe di certo più facile tracciare l’origine delle scorie e rifiuti permettendo anche agli organismi internazionali di monitorare le situazioni in cui non vengono rispettate le giuste modalità di trasporto e trasferimento, con ulteriori danni a carico dell’ambiente.

Per innescare comportamenti virtuosi si potrebbe non far pagare una “pollution tax” ma aumentare le sanzioni, creare un sistema di incentivi fiscali a cascata tra continenti e nazioni sottostanti.

Gli obiettivi dell’Unione europea

L’obiettivo di ecosostenibilità che si sta prefiggendo l’Unione europea dovrebbe armonizzare le norme su questa tecnologia per potenziare le sue caratteristiche, proteggendola con le tutele dovute dalla legge da attacchi di cybercriminali, fornendo linee guida e standard operativi per garantire la non modificabilità delle informazioni, perché nessuna tecnologia è sicura al cento per cento.

Se per i crypto asset l’Europa ha un piano chiaro e degli obiettivi da qui alla fine del 2020, sarebbe opportuno che anche l’ambito blockchain entrasse in tale agenda. Soprattutto per la velocità di sviluppo e applicazione che se ne potrebbe avere.

Attendiamo quindi le evoluzioni dalla European Blockchain Partnership che vede coinvolti ora almeno 27 paesi per favorire una collaborazione tra Stati in tale ambito e dell’EU Blockchain Observatory and forum a cura della Commissione Europea, che ha stanziato diversi fondi per il progetto. L’idea è quella di costruire “un’infrastruttura europea di servizi Blockchain (EBSI) che fornirà servizi pubblici transfrontalieri a livello dell’UE utilizzando la tecnologia blockchain. Nel 2020, EBSI implementerà una rete di nodi blockchain distribuiti in tutta Europa, supportando applicazioni incentrate su casi d’uso selezionati”.

L’utilizzo della tecnologia blockchain nello smaltimento corretto dei rifiuti potrebbe permettere un tracciamento degli spostamenti di determinati rifiuti, avere una maggiore certezza dell’avvenuto smaltimento o riciclo nel modo corretto, limitando a cascata tutte le conseguenze negative connesse al loro traffico e commercio sommerso. Questo potrebbe essere un primo punto di partenza per poi collegare anche i consumi privati a un corretto smaltimento attraverso strumenti IoT da dare in dotazione ai cittadini per il corretto smaltimento dei rifiuti, permettendo anche una corretta lettura dei reali consumi e premiando anche a livello economico i cittadini virtuosi, innescando un processo globale di maggiore responsabilità collettiva in tema di sostenibilità.

Il problema del riconoscimento internazionale potrebbe essere quello di inserire nelle linee guida di corretto smaltimento anche obblighi più stringenti di tracciamento dei rifiuti negli stati di produzione, inserendo nei trattati internazionali tali obblighi conformemente agli obiettivi agente 2030 e degli organismi internazionali competenti in tale ambito.

Se il Gdpr ci ha insegnato qualcosa in questi primi quattro anni dalla sua emanazione è che una regolamentazione sovranazionale può essere la soluzione a problemi di abusi dilaganti.

Inoltre potendo tracciare la vita e la catena dei singoli imballi si potrebbero avere dati sulla loro sostenibilità migliorandone l’efficienza e diminuendo il loro impatto sull’ambiente. Studiare la vita di ciò che nasce come contenitore e muore come rifiuto, capirne le reali funzionalità e necessità attraverso la raccolta di dati, i big data.

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