Nessuna “alleanza” è proibita nel mondo della ricerca, per lo meno tra le discipline, soprattutto se lo scopo perseguito è la scoperta delle origini della Terra. Questa tacita e preziosa tregua tra accademici in virtù di un nobile obiettivo comune vige da anni ma ancora non smette di stupire. In qualche caso riesce anche a fare notizia, perché propone “associazioni di idee” inaspettate e quasi stridenti, ma magari in grado di tracciare una nuova traiettoria o testare una modalità innovativa di scoprire nuovi “segreti” del mondo.
Sicuramente tra le alleanze meno ovvie ultimamente emerse c’è quella tra blockchain e la chimica geofisica primordiale. L’hanno sperimentata i ricercatori della startup Allchemy, con il supporto del Korea Institute for Basic Science e dell’Accademia delle Scienze polacca, poi raccontandola sulla rivista Chem.
Modellazione chimica ad alta potenza di calcolo
Il progetto portato avanti da questo gruppo di esperti mira a trovare indicazioni su come si è formata la vita durante l’infanzia della Terra. Per indagare in modo appropriato a raggiungere tale scopo, è necessario poter contare su ampie risorse di calcolo tali da simulare un’enorme rete di reazioni chimiche. Una necessità che ha fatto fallire o interrompere molti altri progetti con simili scopi, trovatisi impreparati alla mole di calcoli da compiere.
Facendo tesoro dei precedenti tentativi e sapendo cosa li aspettava, i ricercatori di AllChemy hanno tentato una nuova strada, scommettendo sulla blockchain. Nello specifico hanno voluto sfruttare le risorse di calcolo fornite dal protocollo blockchain Golem per realizzare la modellazione richiesta dalla loro strategia di ricerca.
Dal punto di vista chimico, infatti, il loro piano prevedeva di partire da un modello base di molecole primordiali, come l’ammoniaca e l’acqua, e simulare una serie di possibili reazioni chimiche tra cui individuare potenziali cicli ricorsivi. Questo avrebbe permesso di capire meglio i meccanismi coinvolti nell’origine della vita sulla Terra e nella sua evoluzione.
Guardata con “occhio informatico”, questa è una procedura che richiede risorse enormi, tanto da rendere la modellazione digitale quasi un sogno. Con l’aiuto della blockchain, il gruppo di ricercatori è stato in grado di realizzarlo, calcolando più di 4,9 miliardi di “reazioni prebiotiche plausibili” su oltre 3,7 miliardi di molecole simulate.
Sicurezza e accuratezza: i punti deboli del blockchain computing
Possono sembrare numeri “da bufala”, se non si spiega con trasparenza come funziona Golem e come la blockchain si innesta in una ricerca di carattere chimico-fisico.
Il protocollo offerto da questa società permette a chiunque di affittare essenzialmente i loro computer per condurre calcoli complessi, pagando in criptovaluta. È un servizio di noleggio di CPU/GPU con un pagamento tramite tecnologia blockchain con due vantaggi principali. Il primo è economico: costa circa la metà dell’affitto delle medesime risorse se effettuato tramite un qualsiasi hyperscaler. E poi fa risparmiare anche tempo: il team afferma di aver potuto usare circa 400 macchine per due mesi ma, se avesse dovuto effettuare l’acquisto di hardware con chip apposta per questi calcoli, avrebbe impiegato almeno sei mesi.
Un terzo vantaggio, affatto secondario, è la fruibilità del protocollo, studiato in modo da orchestrare la potenza di calcolo necessaria in modo automatico, senza nemmeno richiedere modifiche al codice.
Rivolgersi alla blockchain, e a modelli di “calcolo in affitto” come quello di Golem, sembrerebbe una strada ovvia da imboccare per tutti i ricercatori del mondo. Può essere un’opzione ,ma da valutare tenendo conto anche di alcune criticità irrisolte. Le più importanti riguardano la sicurezza e l’accuratezza. I dati da calcolare, infatti, con il modello Golem diventano visibili a tutti. Inoltre, con la blockchain si ha a che fare con scenari di avversità bizantina e non è banale stabilire incentivi negativi corretti per mitigare questi comportamenti “ribelli” che possono compromettere anche interi progetti di ricerca.