di Mauro Bellini @mbellini3
Lo sviluppo e la progettualità associata alla Blockchain ha aperto un grande dibattito nell’ambito della professione notarile. Cosa cambia per questa professionale e che vantaggi possono arrivare dall’adozione di soluzioni Blockchain? Che scenari si aprono a livello di Smart Contracts? Il dibattito è aperto e soprattutto molto vivace. In questo senso si colloca un interessante intervento di Michele Manente, notaio e membro del Consiglio Nazionale Notariato pubblicato da CorCom che Blockchain4Innovation vi segnala e vi invita alla lettura.
L’intervento del notaio Manente (vai all’articolo completo di CorCom) affronta il tema ponendo subito l’attenzione sugli Smart Contracts partendo dal 1994 quanto Nick Szabo (un informatico americano laureato in legge) diede la seguente prima “descrizione” di uno smart contract: “Uno smart contract è un protocollo di transazione computerizzato che esegue i termini di un contratto. Gli obiettivi generali sono: soddisfare le condizioni contrattuali comuni (come ad esempio i termini di pagamento, …), ridurre al minimo le contestazioni sia dolose che accidentali, e ridurre al minimo la necessità di intermediari di fiducia. Obiettivi economici correlati includono la riduzione dei danni da frode, degli arbitrati, dei costi giudiziali e degli altri costi di transazione”. (fonte Wikipedia). Oggi molti ritengono che sia arrivata la tecnologia giusta per realizzare tutto ciò, la Blockchain.
Un sistema informatico che consente di creare registri pubblici distribuiti, trasparenti e del tutto inalterabili, sui quali annotare qualunque transazione senza che ciò richieda la presenza di intermediari di fiducia (le cosiddette Third Trusted Parties), e in più capace di gestire anche l’esecuzione automatizzata di istruzioni (gli smart contracts appunto). In teoria dovrebbe essere sufficiente scaricare da Internet uno smart contract, personalizzarlo, inserirlo in una Blockchain. Una prospettiva dove si potrebbero immaginare un po’ provocatoriamente dei “distributori automatici di contratti”. Manente nel suo servizio si ponet il tema delle garanzie e dell’affidabilità. Ad esempio in termini di corrispondenza tra ciò che si vuole e ciò che viene “scritto”. In questo senso sarà importante disporre di “interfacce” in grado di semplificare i tecnicismi per “tradurre” il codice “smart” in qualcosa di comprensibile, ma Manente nel suo intervento sottolinea che si tratterà pur sempre di “traduzioni” con il rischio di firmare uno smart contract in una sorta di “lingua sconosciuta”. E si porrà ovviamente anche il tema dell’affidabilità della traduzione.
L’intervento di Manente poi poi il tema della responsabilità e delle piattaforme per gli smart contracts che possono essere:
a) una piattaforma informatica di base
b) una piattaforma Blockchain
c) un software per la creazione di smart contract
d) qualcuno che confezioni gli smart contracts “standard” da personalizzare
C’è poi il tema della gestione della durata del contratto smart
Occorre avere la certezza che l’istruzione contenuta in uno smart contract inserito in una Blockchain nel 2016 sia ancora eseguibile (ovvero supportata) nel 2050.
Una Blockchain è certo capace di gestire anche (e soprattutto) pagamenti, ma occorre considerare l’importanza dei contratti con la Pubblica Amministrazione o lo stesso pagamento delle imposte. Anche questo è un altro ambito che va osservato e gestito considerano il ruolo attuale e futuro del notaio e le risposte che possono arrivare dalla Blockchain.
Leggi il servizio completo su CorCom
*Notaio a Marcon (VE) e membro del Consiglio Nazionale Notariato
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