Blockchain con IoT, Instant, P2P e identità digitale i trend del 2017

Il futuro dei pagamenti digitali in Italia: tante le opportunità all’orizzonte, ma serve una spinta anche politica per convincere gli italiani ad abbandonare il cash

Pubblicato il 28 Ott 2016

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di Mauro Bellini @mbellini3

La vera sfida dei digital payment per il nostro paese non è tanto sulla tecnologia quanto sulla cultura, sulla formazione, sulla diffusione di una vera attitudine e abitudine all’uso dei pagamenti digitali. La tecnologia è pronta e soprattutto ha fatto enormi passi avanti in termini di usabilità e accessibilità e performance ma da sola non basta.

Anche sui temi della sicurezza la tecnologia sta già fornendo ampie garanzie e permette a tutti gli utenti di vivere con maggiore serenità questo approccio al digitale. Lo dimostrano anche i numeri che Valeria Portale, Direttore Osservatorio Mobile Payment & Commerce ha portato a Digital Payment Revolution, l’evento dedicato ai pagamenti digitali organizzato da CorCom e dalla nostra testata. «In Italia il new digital fa da traino ai digital payments – ha osservato Portale – e rappresenta il 12% degli e-payment effettuati via pc, tablet e mobile. Si tratta di un fenomeno in continua crescita che nel 2016 dovrebbe raggiungere un giro d’affari da 190 miliardi».
Nel 2015 i pagamenti digitali hanno raggiunto quota 175 miliardi, l’88% è passato tramite carta di credito, il 12% invece attiene allo sviluppo di “New Digital” – mobile e contactless su mobile POS – ed esprimono una crescita del 22% sull’anno precedente.

«L’Italia è forse partita in ritardo ma adesso stiamo correndo», ha osservato Gildo Campesato, direttore responsabile di CorCom in apertura di Digital Payment Revolution. «Si riduce finalmente l’uso del cash anche se, purtroppo, ancora lentamente. E per questo è ora di colmare il ritardo perché – come sottolinea – la trasformazione nei pagamenti è un tassello fondamentale per la trasformazione del paese».

Il ruolo della PA

Ma torniamo ai dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano. Valeria Portale ha ricordato che «la crescita nel 2016 copre circa il 24% dei consumi degli italiani» e in questo contesto i New Digital payment possono portare effetti benefici a tutta la filiera dei pagamenti, e possono rappresentare un acceleratore anche culturale nella “lotta” contro il cash. In questo senso, un dato importantissimo è rappresentato dall’utilizzo del mobile sia per le attività collegate all’eCommerce sia per i pagamenti. Il P2P, poi si sta mostrando come un ottimo motore per il trasferimento di denaro tra più persone, e sta conquistando gli utenti in ragione della grande facilità d’uso. Il passaggio successivo è quello del  P2B (Private-to-Business/Bank), ovviamente con il trasferimento tramite cellulare da privato a merchant.

Un ruolo fondamentale è svolto dalla Pubblica Amministrazione e, in particolare, da PagoPa che come ha ricordato Fabio Sorrentino, Responsabile Standard e Architettura del Consorzio CBI, sta dando una bella spinta alla crescita dei pagamenti digitali. Sorrentino ha ricordato le attività legate al servizio CBILL per tutti i pagamenti alle pubbliche amministrazioni e per le soluzioni legate ai pagamenti multibanca, progetatti per semplificare al massimo le procedure per i cittadini. Il manager ha, poi, sottolineato che Consorzio CBI ha avviato una collaborazione importante con Agid (Agenzia per l’Italia Digitale). Si tratta di un accordo particolarmente rilevante sul piano dell’opera di standardizzazione, intesa come passaggio fondamentale per procedere nella direzione dell’interoperabilità e dell’usabilità. E non a caso oggi sono già più di 250 le pubbliche amministrazioni che accettano pagamenti in multicanalità. 

Ma usabilità e interoperabilità da sole non bastano, serve anche la conoscenza, la formazione e la promozione. In questo senso, Sorrentino ha ricordato che Consorzio CBI supporta la comunicazione di Agid per lo sviluppo e la diffusione dei pagamenti elettronici con una campagna di sensibilizzazione all’uso dei sistemi di remote payment e digital payment in tutto il paese.
Sempre sul tema della formazione c’è, infine, la collaborazione con ABI dedicata allo sviluppo di una piattaforma per le scuole e le famiglie.

La centralità dei merchant

Nello sviluppo dei digital payment un ruolo strategico è evidentemente svolto anche dai merchant e più in generale dal mondo retail anche nella progettazione di quello che è il pagamento ideale per il consumatore. In questo senso l’esperienza di Ingenico è particolarmente importante, sia per lo sviluppo di soluzioni, prodotti e servizi sia per la capillare presenza presso le realtà del mondo del commercio e dei servizi. Stefano Pirito, Product manager per le soluzioni mPOS di Ingenico Italia, ha sottolineato l’importanza della user experience non solo per i consumatori ma anche per gli operatori del mondo retail. Per certi aspetti è anche più rilevante della stessa tecnologia. Il successo di molte soluzioni non è necessariamente legato alle performance tecnologiche quanto alla facilità d’uso o alla capacità di entrare in sintonia con le abitudini e le attitudini degli esercenti. E in questo senso è preziosa l’esperienza sul campo che una società come Ingenico da sempre vicina proprio alle istanze e alle esigenze di questi operatori.

Pirito osserva, poi, che il fenomeno della virtualizzazione delle carte su smartphone solleva ancora qualche perplessità, viene vissuto come “servizio da addetti ai lavori” ed è soggetto a non poche resistenze culturali. Ma va forse detto che c’è ancora qualcosa da fare a livello di user experience, perché le soluzioni sono tuttora piuttosto complesse. Il contacless è, invece, più radicato e il mobile POS vanta già una base installata che supera i 100mila dispositivi.

Il ruolo dei wallet

Un altro grande tema riguarda i sistemi chiusi che ancora caratterizzano i wallet. A Digital Payment Revolution è emerso chiaramente che i wallet funzionano solo in circuiti ristretti, nei servizi di ticketing, nell’acquisto di biglietti dell’autobus. E’ sempre più necessario superare questi steccati e puntare su una reale interoperabilità.

Pirito osserva che il P2P è a sua volta un ambito molto interessante soprattutto per la user experience che ricorda i social network. I grandi temi sono la semplicità e l’interoperabilità e il prossimo passo sarà il P2B, il pagamento ai retailer, ai merchant agli esercenti che possono disporre subito del pagamento e che saranno ben felici di implementare questo tipo di transazioni. Senza dimenticare il P2G, ovvero l’insieme dei pagamenti dal privato alla Pubblica Amministrazione. Per il retail questo sistema può essere veramente disruptive. E Pirito osserva che Ingenico ha pensato di integrare la soluzione P2B con un mPOS che diventa un client per il merchant e gli permette di accettare il P2B.

Fabio Sorrentino, ha a sua volta evidenziato l’importanza degli instant payments e ha sottolineato in questo ambito l’importanza del lavoro di standardizzazione europea per tutto il filone P2P e P2G.

L’eCommerce su Mobile

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Tornando nuovamente ai dati dell’Osservatorio Mobile Payment, si nota l’importanza dell’e-commerce su mobile. Un fenomeno che oggi pesa per il 15% del transato e che con l’apporto del mobile remote payment per la mobilità urbana, per il ticketing, per i biglietti di parcheggi, metro, tram, presenta un trend di crescita davvero importante.  Basti pensare che solo nel 2015 ben 3 milioni di ore di sosta sono state pagate con smartphone. Ma cresce anche il pagamento contactless da smartphone con NFC e con mobile POS, tanto che a fine 2016 si prevedono oltre 750mila POS contactless sul totale installato, pari al 40%. L’Osservatorio calcola poi che arrivano a 30 milioni le carte contacless e che una transazione su 30 è già oggi contacless. Se si pensa poi che il 40% di chi possiede un cellulare dispone della tecnologia NFC si può intuire quali possibilità si possono aprire. Ma Valeria Portale osserva anche che si tratta soprattutto di micropagamenti e che per gli acquisti più importanti si preferisce ancora la carta.

Il passaggio fondamentale della PSD2

L’appuntamento più importante per il mondo dei pagamenti digitali è con la PSD2Roberto Garavaglia, Strategic Advisor per i Digital Payment e coordinatore editoriale di PagamentiDigitali.it, ha ricordato che la nuova normativa dovrà essere recepita entro gennaio 2018 da tutti paesi Ue e rapresenta un passaggio epocale che concretizza il concetto Open Banking. La PSD2 propone nuovi servizi basati sull’accesso ai conti e il potenziale del sistema bancario “aperto” si può trasformare in realtà grazie all’adozione di API che permettono di accedere in sicurezza alle informazioni.

Il passaggio normativo è anch’esso epocale a partire dal fatto che il primo settembre 2016 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Legge 12 agosto 2016, n. 170 che delega il Governo al recepimento delle direttive europee e all’attuazione di altri atti dell’Unione europea, fra cui non solo la nuova direttiva sui servizi di pagamento PSD2, ma anche l‘IFR (Interchange Fee Regulation) e le deleghe per il recepimento della direttiva (UE) 2015/849, nota come Quarta Direttiva Antiriciclaggio, e la direttiva 2014/92/UE (la cosiddetta “PAD Payment Account Directive) sulla comparabilità delle spese relative al conto di pagamento, sul trasferimento del conto di pagamento e sull’accesso al conto di pagamento con caratteristiche di base.

Strong Authentication e sicurezza dei canali di comunicazione sono comuqnue tra i temi di maggiore rilievo della PSD2, che conferma la centralità dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) chiamata a emanare orientamenti, raccomandazioni ed elaborare norme tecniche di attuazione mediante atti di esecuzione.

Con l’Open banking, poi, il settore si apre a una molteplicità di attori, fornitori terzi di servizi di pagamento (TPP), un fenomeno questo che va coordinato con le regole relative alla surcharging, che in prospettiva avvicinano il tema dei pagamenti digitali alle reali esigenze dei cittadini e degli utenti. La PSD2 limita il diritto del beneficiario di imporre spese (appunto il surcharging) e incoraggia la concorrenza. L’altro grande tema della PSD2 è poi quello della corretta ripartizione delle responsabilità nel momento in cui i TPP possono accedere i conti accesi presso diverse banche. Ciascun prestatore di servizi di pagamento deve assumersi la responsabilità per la parte dell’operazione sotto il proprio controllo.

Se la semplicità e facilità d’uso è uno dei principali driver dello sviluppo dei digital payment è altrettanto vero che questo stesso driver deve misurarsi con il tema della sicurezza e in particolare con il tema della sicurezza dell’identità digitale.

In questo ambito ci sono tante startup, ma come sottolinea Massimiliano Nicotra, della Facoltà di Economia, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, è necessario lavorare meglio sui temi della regolazione, della responsabilità e delle modalità di identificazione. SPID è la risposta più adeguata, ma il problema oggi è nella velocità di adozione e nell’adeguamento di molte PA.

Per Andrea Rigoni, Advisor Presidenza del Consiglio dei Ministri sui temi della Digital Security SPID ha bisogno di qualche intervento in termini di modalità di attuazione e serve una maggior convinzione da parte delle banche. E’ comunque prevedibile una convergenza a livello di sistemi di identificazione perché è inevitabile e corretto che siano le esigenze dei consumatori a guidare, purché in nome della user experience (e del mercato) non ci siano prezzi da pagare sul tema della sicurezza.

Sempre Rigoni, che è stato peraltro direttamente impegnato sul tavolo di lavoro della SPID e allo stesso DPCM del 24/10/2014, vale a dire al Decreto Ministeriale che definisce i requisiti per il Gestore di Identità Digitali, osserva che la SPID è scritta con una logica che può anche supportare i sistemi con distributed ledger, ma ancora ci sono problemi tecnologici su architettura e performance per garantire l’autenticazione e soprattutto non siamo ancora vicini a soluzioni che possano fornire una esperienza utente adeguata. Ma anche sul tema Blockchain SPID è disegnata per poter cogliere le novità.

Il ruolo della Blockchain ben oltre i pagamenti

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Rigoni tiene infine a ricordare che il tema dei pagamenti digitali occupa solo una piccola parte delle potenzialità della Blockchain e osserva che l’Eba, l’associazione bancaria europea, ha dedicato a questo tema uno studio approfondito, identificando una serie di applicazioni per il settore. Ma la Blockchain ha una portata di impiego immensa, inizia a trovare applicazioni nel sistema finanziario e nelle banche, ed è una risposta anche per l‘IoT, per la Smart Building, per la Smart City ovvero ovunque sia necessario “certificare” lo scambio di informazioni.

Le banche e il sistema finanziario guardano con estrema attenzione alla Blockchain perché da una parte ne intuiscono l’opportunità e dall’altra hanno ben presente l’enorme rischio che correrebbero a rimanere escluse da questo scenario. La banca oggi è l’ente centrale fidato che gestisce le transazioni, mentre la Blockchain potrebbe essere considerato “l’antibanca”, perché è in grado dare garanzie con una sorta di disintermediazione.

Siamo ancora in una dimensione esplorativa, ma è arrivato il momento per le banche di capire gli scenari che possono determinare le svolte future. Le banche hanno certamente capito che sui pagamenti digitali si sono aperte sfide enormi come ad esempio a livello di tempi di elaborazione di una transazione, oggi non compatibili con le esigenze del mercato. E la privacy delle transazioni e dei dati, intese come requisito essenziale di sicurezza è una grande opportunità anche se va verificata sulle applicazioni reali. Con una semplificazione forse eccessiva si può dire che la Blockchain può arrivare a garantire alti livelli di sicurezza a costi decisamente inferiori. E questo non può non interessare tutto il mondo delle banche. 

La Private Blockchain

Ma non si può nello stesso tempo non parlare di “Private Blockchain”, ovvero di piattaforme accessibili solo ad un numero ristretto e selezionato di partecipanti. Un modello che non sfrutta tutte le potenzialità della Blockchain pubblica, ma che introduce una serie di funzionalità come la flessibilità, la sicurezza e la rapidità che possono risolvere non pochi problemi nel mondo delle banche.

Sempre sul tema Blockchain Tiziana De Luca, Dirigente del Ministero dell’economia e delle finanze, Dipartimento del Tesoro ha confermato che l’attenzione è molto alta e che il ministero sta studiando le criptovalute e i sistemi digitali. Ma non ci si deve dimenticare che ad oggi con la valuta digitale la transazione è certamente e rigorosamente tracciabile, ma non è purtroppo riferibile a una identità certa. Manca ancora un elemento fondamentale. E non si può poi trascurare il fatto che nell’attuale contesto storico i micropagamenti in criptovaluta possono essere usati per attività illecite. E’ il grande tema che ritorna in termini di ricerca di un equilibrio tra sicurezza e privacy.

Sicurezza e privacy

Sicurezza e privacy che si scontrano con la logica dell’anonimato delle transazioni nella Blockchain che non può non mettere in ansia qualsiasi istituzione. Ma questo “limite” non deve mettere in ombra i tantissimi vantaggi che possono arrivare dalla Blockchain. Lo ricorda Roberto Garavaglia sottolineando che le distributed ledger technologies possono essere sfruttate anche per l’identità digitale.

Garavaglia concorda anche sul fatto che le potenzialità della Blockchain vanno ben oltre il settore dei pagamenti. I Bitcoin possono essere scambiati non solo come valuta ma anche come tokens e possono rappresentare un registro contabile potenzialmente inviolabile che tiene traccia di qualsiasi tipo di transazione. La “distributed ledger technology”, ovvero il registro delle transazioni, è distribuito su più nodi e tale struttura garantisce a tutti, in modo trasparente, la possibilità di verificare dove la transazione ha inizio, dove finisce e la sua entità.

Sulla Blockchain dunque “non si può perdere tempo”, ha detto Garavaglia, ma nemmeno cedere alla fretta, perché sicurezza e controllo vanno sempre garantiti e sono alla base di qualsiasi innovazione che arriva sul mercato.

Blockchain: Cosa ne pensano i notai?

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Anche i notai, che nell’immaginario collettivo dovrebbero vedere la Blockchain come una minaccia, sono invece sulla stessa lunghezza d’onda, almeno quelli più attenti all’innovazione. Michele Manente, componente della Commissione informatica del Consiglio Nazionale del Notariato osserva che la categoria utilizza da tempo modalità simili alla Blockchain, per i registri immobiliari ad esempio che registrano tutte le transazioni notarili in modo indelebile e consultabile da tutti. Ma la Blockchain può aiutare a fornire nuovi servizi, per esempio nella gestione dei pagamenti connessi con le transazioni immobiliari che oggi dipendono dagli assegni. Con la Blockchain e con la certificazione del pubblico ufficiale potrebbe arrivare una straordinaria semplificazione. Il grande tema non è nella tecnologia, ma nella competenza. Non si può pensare di fare a meno della competenza del notaio ovvero della sua consulenza, anche se poi operativamente ci si appoggia su una soluzione Blockchain.

Sul tema della sicurezza ritorna Andrea Rigoni che ricorda come nei sistemi centralizzati, ad esempio per le carte di credito e per le carte di identità elettroniche ci sono meccanismi di autenticazione forte basati su un’autorità che fornisce garanzie. La Blockchain propone una alternativa ai sistemi centralizzati. Il distrubuted ledgers può risolvere il tema del ricorso all’autorità centrale, ma apre altri capitoli, come appunto quello della certezza dell’ identità digitale, perché la Blockchain da sola non è oggi in grado di autenticare.

E’ un tema di governance che richiama a sua volta un tema di confronto pubblico e politico. Gabriele Domenichini, presidente di AssoB.It ricorda come la sua associazione dialoghi costantemente con le istituzioni e sta lavorando ad un progetto che punta ad adottare una piattaforma Blockchain per automatizzare in modo decentralizzato, trasparente e sicuro le sue stesse dinamiche associative e di governance. Le risposte ci sono, è necessario concretizzarle in best practices che siano chiaramente analizzabili e comunicabili al mercato e alle istituzioni.

Ferdinando Maria Ametrano, Professore Milano Bicocca, Bitcoin and Blockchain Technology, Politecnico di Milano, ricorda che certamente il mondo dei digital payment è attratto dalla Blockchain proprio perché può riproporre il tema della transazione istantanea. E se oggi le transazioni non sono ancora istantanee non è per ragioni legate alla tecnologia, ma per il sistema delle verifiche e dei controlli. Ametrano osserva provocatoriamente che se oggi si vuole trasferire un video si riesce a farlo gratuitamente e in tempo reale, al contrario per trasferire i soldi denaro non esiste invece un sistema istantaneo per via del forte quadro regolatorio che lo limita. E questa è la vera ragione che spinge grandissimi attori come Apple, Facebook, Samsung, Google ad avere un atteggiamento attendista, perché non c’è ancora una user experience all’altezza delle aspettative degli utenti.

In altre parole la disruption ci potrà essere solo quando ci sarà la semplicità e la usabilità e il problema non è nella tecnologia ma nel rapporto tra tecnologia e presidi di sicurezza, privacy e adeguamento delle normative.

Per Domenico Gammaldi, Codirettore Servizio Supervisione Mercati e Servizi di Pagamento, Banca d’Italia siamo davanti a un intreccio di normative nazionali e Ue mentre la tecnologia corre velocemente sull’onda di una innovazione che fatica ad aspettare i tempi del legislatore. Ma a sua volta la tecnologia deve saper risolvere un tema che è strettamente connesso con l’innovazione e che attiene alla interoperabilità. Ad esempio l’interoperabilità tra P2P è complicata se ogni banca del mondo punta su una soluzione proprietaria, mentre il nodo centrale per tutti è quello della sicurezza. La sicurezza è il mantra dell’EBA sia per quanto riguarda la strong customer authentication sia per la sicurezza dell’identità e dei dati personali.

Anche Gammaldi condivide l’opinione che SPID pone l’Italia davanti a tanti altri paesi e che rappresenta un eccellente business model per la Pa, ma ricorda anche che l’integrazione dei sistemi del mondo finanziario e della governance sono due dei temi che dovranno guidare il 2017. La governance dei nuovi servizi di pagamento è la base sulla quale si appoggiano tutte le soluzioni e tutte le regole per la sicurezza e per i processi di integrazione.

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