Grazie alla tecnologia un imballaggio può trasformarsi in una piattaforma di comunicazione sia verso il cliente finale che all’interno della filiera e, se ben canalizzato, anche contribuire in modo decisivo agli obiettivi di sostenibilità del settore agroalimentare. Sviluppare soluzioni di packaging innovative, quindi, oggi significa rispondere come da sempre alle esigenze di fruizione facile e di conservazione e protezione da urti e agenti esterni ma, allo stesso tempo, anche cogliere l’opportunità per comunicare l’autenticità e l’impegno ambientale di un brand, trasmettendo informazioni utili su origine, modalità di trasporto e preservazione di un prodotto e trasformando i consumatori in elementi attivi nella sfida in atto contro lo spreco.
Packaging parlante, al servizio della sostenibilità della filiera
L’esigenza di comunicare modalità di produzione e conservazione adottate sempre più sostenibili e di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di qualità e con impatto ambientale minimo, spingono verso un’evoluzione tecnologica del packaging sempre più orientata al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Dietro a ciò che oggi si vede impilato sugli scaffali di un supermercato c’è un profondo studio multidisciplinare in tal senso che dà vita a diverse possibilità, tutte a disposizione dei brand che vogliono distinguersi per il loro impegno di sostenibilità ambientale.
“Ci sono packaging con un messaggio verso l’utente oppure verso la filiera, alcuni necessitano di device per essere letti ma non tutti, come ad esempio i materiali cromogenici che monitorano l’atmosfera interna indicando se il prodotto resta commestibile. A volte riportano informazioni statiche come la data di scadenza, altre dinamiche come lo stato di deterioramento di un alimento” spiega Barbara Del Curto, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability soffermandosi sulla distinzione tra packaging “tacito” o “parlante”. Se nel primo caso le innovazioni tecnologiche interagiscono con l’alimento, per migliorarne la conservazione, o con l’atmosfera interna, per prolungarne la shelf life, nel secondo rendono il packaging intelligente e in grado di innescare una lotta contro lo spreco che va ben oltre le azioni del brand che lo produce. “Sono dispositivi che offrono garanzie di integrità della confezione e informazioni sulla funzione e le proprietà degli alimenti, ne assicurano autenticità e tracciabilità ma allo stesso tempo trasmettono buone pratiche di consumo e di smaltimento degli scarti o dell’imballaggio” racconta Del Curto spiegando come l’imballaggio, munito di RFID o Bar Code, ad esempio, diventi la punta di un iceberg di informazioni e messaggi al servizio di chi vuole minimizzare gli sprechi della filiera, dal campo fino all’imballo da smaltire.
Dietro a un packaging parlante c’è la blockchain che “sa cosa dire”
“Alla base dell’efficacia e del successo del packaging intelligente il più delle volte c’è la blockchain” aggiunge Del Curto facendo notare il ruolo essenziale di questa tecnologia che, anche se invisibile a chi sceglie e usa le confezioni di alimenti, è ciò che le trasforma in strumenti di lotta contro lo spreco. Il tracciamento di origine, posizione, percorso, temperatura e condizioni di conservazione rende possibile una serie di azioni sulla filiera e sul consumatore, tramite il packaging, prima inattuabili. Dietro al QRCode applicato sul packaging da Foodchain SPA, ad esempio, c’è la blockchain che traccia il prodotto from Farm-to-Fork per raccontarne la storia e le origini, assicurando qualità e sostenibilità al consumatore. Molti brand internazionali come Walmart e Carrefour hanno colto l’opportunità di questa tecnologia per monitorare e promuovere la qualità dei propri prodotti con trasparenza, inserendo nel flusso anche informazioni come la loro impronta di carbonio a sottolineare il proprio impegno per l’ambiente, come Almond con la sua acqua frizzante.
Con la realtà aumentata la sostenibilità dal packaging prende forma
Rapida e sicura, la blockchain dà voce ai valori del mondo Agrifood e lo può fare sempre meglio se associata ad altre tecnologie innovative in grado di trasmettere le informazioni custodite in modo coinvolgente e interattivo.
Mars Food ha scelto infatti la realtà aumentata per mostrare il lato green del proprio riso basmati Uncle Ben’s ai consumatori francesi che, scansionando il retro delle confezioni con un’app, vedono comparire un’infografica con il percorso del riso dal campo alla tavola e l’impegno ambientale degli agricoltori che lo hanno coltivato.
Con la realtà aumentata si possono trasmettere meglio anche le buone pratiche di sostenibilità come ha fatto Tecnoalimenti che, in partnership con Gezapp Srl e in collaborazione con CONAI, ha lanciato una soluzione innovativa attraverso cui le aziende, oltre che promuoversi e raccontasi, possono fornire informazioni utili su come conferire correttamente un pack in raccolta differenziata perché possa essere avviato a riciclo, in un’ottica di Economia Circolare.
L’AR si sta dimostrando sempre più efficace e il mondo del packaging le sta affidando messaggi che vanno dalla promozione alla sensibilizzazione o all’educazione alimentare e ambientale e che colpiscono nel segno a fronte di utenti sempre più digitali e disinvolti nell’utilizzo di tecnologie innovative.
La mancanza di interoperabilità frena la diffusione del packaging “ambientalista”
Per mostrare come le nuove tecnologie possano intrecciarsi con meccanismi antispreco alimentare nei modi più differenti andando a innescare o a potenziare buone pratiche anche già esistenti, Del Curto cita l’idea che ha vinto il “Best of the year” di iF Design Talent Award 2020, implementata a Taiwan: “Barcodiscount”.
Si tratta di etichette adesive che cambiano colore con l’avvicinarsi alla data di scadenza dei prodotti facendo sì che il codice a barre parzialmente scompaia innescando riduzioni di prezzo crescenti. Al momento del check out, il personale scansiona direttamente il prezzo dello sconto e il sistema di rifornimento del backend, grazie a sistemi di software collegati e integrati, può aggregare il saldo dell’inventario delle merci attraverso codici a barre simili. E’ una soluzione che rende più agile il lungo e laborioso lavoro che il personale dei supermercati deve effettuare per promuovere gli alimenti vicini alla scadenza evitando di doverli gettare.
Esempi come questo e i precedenti mostrano le svariate opportunità che le tecnologie innovative offrono a quella parte di mondo Agrifood che contribuisce agli SDG attraverso l’utilizzo del packaging intelligente e connesso il cui mercato nel mondo si sta ampliando notevolmente. Dal 2016 al 2021 si registra una crescita di oltre il 9% passando da 12.646 a 19.787 miliardi di dollari, secondo Business Wire, con il Nord America e l’Europa che trainano ma buone aspettative anche per Cina, Giappone, India e Brasile grazie alla crescita dell’ecommerce e della sensibilità della popolazione su temi di sostenibilità.
A ostacolare questo trend positivo e limitare l’efficacia del packaging intelligente, anche come mezzo di comunicazione di valori e comportamenti graditi all’ambiente, potrebbe essere il problema dell’interoperabilità. Punto critico del settore Agrifood anche in altri frangenti, la “mancanza di dialogo tra i vari software e le diverse piattaforme utilizzate lungo la filiera dai tanti attori coinvolti – spiega Del Curto- potrebbe essere il principale motivo per cui soluzioni di packaging innovativi anche semplici, convenienti ed efficaci, possono faticare a diffondersi. La mancanza di interoperabilità è ad oggi una forte barriera all’introduzione di quell’innovazione tecnologica che può invece ridurre fortemente lo spreco e l’impatto ambientale del cibo”.