Blockchain, le linee guida della strategia nazionale

Nel documento di sintesi prodotto dal MISE si afferma che l’Italia vuole essere in prima linea nello sviluppo del mercato delle blockchain o DLT, utilizzando queste soluzioni tecnologiche per favorire e valorizzare la trasformazione digitale del Paese

Pubblicato il 29 Set 2020

strategia nazionale blockchain

Notoriamente la creazione, diffusione ed evoluzione della blockchain sono avvolte dal mistero, dall’anonimato del suo creatore, celato dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. la “tecnologia distribuita” ha conquistato un posto chiave nel riassetto e nella re-ingegnerizzazione dei processi di tutte le organizzazioni, le quali si stanno affacciando alla digitalizzazione e all’uso della tecnologia dei registri distribuiti. Questo scenario sottende nuove sfide per gli Stati, i quali dovranno essere in grado di regolamentare il nuovo asset tecnologico. L’Italia non vuole essere da meno e da mesi sta studiando, attraverso degli esperti, la migliore strategia nazionale blockchain in cui la protezione del made in Italy ha un ruolo da protagonista.

Blockchain, la strategia nazionale

Il ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) ha lanciato il 18 giugno 2020 una consultazione pubblica per raccogliere proposte sulla Strategia Nazionale per l’utilizzo nazionale della blockchain, terminata il 20 Luglio.

Il lavoro si basa sulle proposte di esperti selezionati dal ministero, riunite nel documento di sintesi della “Strategia italiana in materia di tecnologie basate su registri distribuiti e blockchain.”

Il testo sostiene che l’Italia vuole essere in prima linea nello sviluppo del mercato delle blockchain o DLT, utilizzando queste soluzioni tecnologiche per favorire e valorizzare la trasformazione digitale del Paese. In aggiunta, l’Italia vuole essere un paese di punta per applicare e approfondire queste tecnologie al fine di favorire l’attrazione di imprese e start-up in un ecosistema aperto e sicuro.

Per questo motivo, sta incentivando l’uso della blockchain nella pubblica amministrazione, che a sua volta dovrebbe facilitare e incoraggiare la loro adozione anche da parte dei privati.

Allo stesso modo, il Paese si impegna anche ad evitarne l’uso inappropriato, ravvisando l’esigenza di regolamentarne alcuni aspetti, ma prediligendo l’autoregolamentazione, ove possibile, e favorendo normative flessibili e facilmente modificabili, in modo da non ostacolare l’evoluzione di queste tecnologie e i loro possibili utilizzi.

Il documento parla anche delle criptovalute, e in particolare di una possibile Central Bank Digital Currency (CBDC) da utilizzare come concorrente al contante, che l’Italia dovrebbe promuovere presso la BCE.

“L’Italia è il primo Paese europeo a finanziare questa tipo di studio, ciò dimostra ancora una volta l’attenzione del MiSE verso le soluzioni fornite dalle tecnologie emergenti alle nostre PMI e startup, nonché le ricadute positive per la loro competitività…Come certificato dal rapporto l’industria italiana della blockchain sta crescendo rapidamente. Occorre quindi assecondare, con politiche mirate, questi percorsi di sviluppo in modo da innescare crescita e innovazione, coinvolgere sempre più realtà imprenditoriali e puntare a una visione strategica del futuro in cui l’Italia vuole recitare un ruolo di primo piano”. Afferma il sottosegretario Mirella Liuzzi continuando “L’obiettivo, come indicato dal Ministro Patuanelli, è sostenere e favorire la transizione digitale del sistema produttivo e fare dell’Italia un Paese europeo all’avanguardia per le tecnologie emergenti. La stesura della strategia per Blockchain e Distributed Ledgers – aggiunge – è un passo importante affinché queste tecnologie diventino chiave, analogamente all’Intelligenza Artificiale, per lo sviluppo economico e sociale del Paese, oltre che essere il contributo italiano ad una sinergia impegno tra i paesi membri dell’UE”.

Gli esperti selezionati dal ministero dello Sviluppo Economico stanno lavorando per definire il documento finale della “Strategia italiana di Blockchain e Distributed Ledger”, dopo la consultazione pubblica terminata nel mese di luglio.

Le linee guida tracciate per permettere la diffusione della blockchain sono:

  • dotare l’Italia di un quadro regolamentare competitivo nei confronti degli altri Paesi;
  • incrementare gli investimenti, pubblici e privati, nella blockchain/DLT e nelle tecnologie correlate (come IoT e 5G);
  • proporre campi applicativi della tecnologia al fine di indirizzare correttamente i possibili investimenti, in coerenza con i settori chiave dell’economia italiana;
  • migliorare efficienza ed efficacia nell’interazione con la Pubblica Amministrazione tramite l’adozione del principio Once-Only e della decentralizzazione;
  • favorire la cooperazione europea ed internazionale tramite adozione della comune infrastruttura europea da parte dell’EBSI (European Blockchain Systems Infrastucture);
  • utilizzare la tecnologia per favorire la transizione verso modelli di economia circolare, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
  • promuovere l’informazione e la consapevolezza della Blockchain/DLT tra i cittadini;

Lo studio sullo sviluppo in ambito start up e PMI dell’OCSE

Terminato il periodo di consultazione, il ministero ha assegnato all’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il compito di redigere un rapporto di ricerca sullo sviluppo dell’ecosistema blockchain italiano e sul potenziale impatto di questa nuova tecnologia sull’innovazione, in particolare l’impatto sulle start-up e sulle piccole e medie imprese. Secondo il ministero, l’Italia è stato il primo paese europeo a finanziare tale ricerca e il secondo paese al mondo dopo Israele.

Il rapporto rivela che un terzo delle aziende del settore blockchain italiano mostra una preferenza per le blockchain pubbliche permissionless rispetto ai sistemi permissioned. In molti paesi, è stato privilegiato l’uso di reti permissioned. Mentre i sistemi permissionless rifiutano la presenza di qualsivoglia ente centrale, i modelli permissioned prevedono la presenza di tale entità di controllo.

Molte aziende in Italia attualmente non si limitano a fornire applicazioni, ma forniscono la propria infrastruttura DLT di base, notizia che può costituire un freno allo sviluppo, poiché l’ecosistema del paese risulterebbe sempre più frammentato, e diviso da tecnologie private con diversi utilizzi e regole.

Per superare questo ostacolo, è necessario integrare le funzioni di interoperabilità nel protocollo e nell’elaborazione dell’applicazione, oltre ciò le società hanno sottolineato la complessità delle procedure burocratiche necessarie per condurre affari in Italia e la difficoltà di ottenere finanziamenti, al fine di protrarre progetti relativi alla DLT.

La maggior parte delle aziende intervistate utilizza i fondi personali come principale fonte di finanziamento. Queste informazioni e il reperimento di finanziamenti sono segni di un grave ostacolo, che delinea la difficoltà delle PMI innovative a trovare il capitale di rischio e le risorse necessarie per l’innovazione e per tendere ad operare nel fintech.

La ricerca si conclude con una serie di raccomandazioni circa le politiche da adottare per favorire lo sviluppo della blockchain suddivise per aree tematiche:

  • Educazione e consapevolezza
  • Dati a supporto della definizione di politiche informate
  • Erogazione di servizi pubblici alle PMI tramite un’infrastruttura DLT
  • Finanziamento delle startup e PMI innovative
  • Cooperazione a livello locale, nazionale e internazionale

Il Fondo blockchain

Per incoraggiare lo sviluppo di tecnologie e applicazioni di intelligenza artificiale (AI), blockchain e Internet of Things (IoT) il ministero dello Sviluppo Economico ha istituito inoltre un fondo, noto come “fondo blockchain”. Nel 2019, 2020 e 2021, il contributo annuale del fondo è e sarà di 15 milioni di euro.

Sarà possibile finanziare attraverso il fondo:

  • Progetti di ricerca e innovazione da realizzare in Italia ad opera di soggetti pubblici e privati, anche esteri, nelle aree strategiche per lo sviluppo dell’AI, della blockchain e dell’IoT, funzionali alla competitività del paese;
  • Sfide competitive per il raggiungimento di specifici obiettivi tecnologici e applicativi;
  • Il supporto operativo ed amministrativo alla realizzazione di quanto previsto ai punti precedenti, al fine di valorizzarne i risultati e favorire il loro trasferimento verso il sistema economico produttivo, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.

IBNO, l’osservatorio dedicato alla blockchain

Sulla scia dell’innovazione della tecnologia blockchain sarà presentato, durante il Blockchain Forum il 10 novembre 2020, l’Italian Blockchain National Observatory, l’osservatorio dedicato interamente alla blockchain in Italia.

Nasce dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’associazione di categoria Italia4Blockchain e Cryptodiamond srl, ma è progettato come un modello di tipo aperto e collaborativo, che prevederà anche il coinvolgimento di altre università e realtà consolidate del territorio nazionale e internazionale. L’osservatorio ha l ‘interesse di determinare il vero impatto di questa innovazione sulla società e le istituzioni, nonché le sfide che le aziende e gli altri partecipanti devono affrontare in questo mercato. L’obiettivo dell’ IBNO è promuovere il trasferimento di conoscenze nei settori della gestione e dell’imprenditorialità attraverso report, articoli e corsi scientifici nonchè attraverso piattaforme di condivisione che collegano conoscenza ed esperienza. Oltre al dialogo tra il sistema universitario e il mondo delle imprese, particolare attenzione sarà riservata all’individuazione di best practice e modelli di business innovativi.

Conclusioni

L’Italia può rafforzare la propria leadership in Europa e nel mondo attraverso una strategia nazionale cercando di non lasciare dietro nessuno, e di far procedere l’intero paese alla stessa velocità. Per fare ciò vi è bisogno di uno sforzo di tutti, in primis sulla formazione delle organizzazioni. Ma non si può parlare di blockchain senza digitalizzare i processi, re-ingegnerizzare le procedure delle organizzazioni, senza dematerializzare i processi documentali e senza la formazione delle persone che stanno questo rinascimento tecnologico.

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