Nel guardare al nuovo decennio appena iniziato appare evidente che la blockchain abbia raggiunto il punto di svolta: non più solo proof of concept, ma progetti strategici e mirati a un’implementazione concreta. Il 2019 è stato un anno molto positivo per le tecnologie di registro distribuito e la blockchain (o Distributed Ledger Technologies, DLT), per cui l’interesse da parte delle grandi imprese è cresciuto di pari passo con le tipologie di applicazioni ai vari business e le relative normative di settore. Le DLT stanno finalmente entrando nella realtà quotidiana, diventando sempre più operative e integrate in un numero crescente di servizi digitali con casi d’uso pratici e reali che vanno ben oltre la fase sperimentale.
Vediamo quali sono i principali trend da tenere d’occhio nel 2020.
Brevettare le blockchain: una nuova guerra è in atto
Dopo la pubblicazione del paper di Satoshi Nakamoto e la prima release del codice open-source di bitcoin, la blockchain si è sempre basata su un fondamento di decentralizzazione e innovazione. Da allora, i governi e le imprese hanno esplorato l’implementazione della tecnologia blockchain in molteplici aree, tra cui le transazioni finanziarie, la sanità, l’energia, le catene di distribuzione e il gaming, con un crescente incremento di finanziamenti.
Abbiamo assistito negli ultimi anni alla creazione di un ecosistema globale di blockchain e quasi tutti gli investitori – dalle start up ai fondi di investimento – si stanno muovendo al fine di proteggere i loro investimenti e mitigare il rischio di perdite economiche. Come? Tutelando la loro proprietà intellettuale, dando vita a una vera e propria guerra di brevetti.
Le recenti analisi dei brevetti già concessi e delle domande di brevetto pendenti mostrano che negli ultimi anni i depositi relativi alle blockchain sono aumentati in modo significativo in tutto il mondo[1]. Questo trend dimostra che le imprese ritengono che la loro ricerca abbia portato a invenzioni e applicazioni uniche, meritevoli di protezione.
Anche i governi sono dell’avviso che lo sviluppo della blockchain debba essere considerato una questione di importanza nazionale e che chi arriverà per primo guiderà la rivoluzione tecnologica del prossimo decennio. Non sorprende che al momento la Cina sia in testa alla corsa ai brevetti con oltre un totale di 10mila brevetti relativi alla blockchain depositati, secondo il China National Intellectual Property Administration (CNIPA).
Dopo l’hype iniziale, iniziano finalmente ad essere pienamente comprese le modalità con cui la tecnologia può essere impiegata a beneficio dell’impresa, cristallizzandosi in progetti concreti.
Nel 2020 si assisterà sicuramente a una “corsa ai brevetti” sempre più feroce, a dimostrazione del fatto che la blockchain è già una tecnologia matura, con casi d’uso pratici e reali che vanno ben oltre la fase sperimentale.
Blockchain a supporto dell’Internet of Things
Il numero di applicazioni dell’IoT è crescente, con impieghi in settori disparati che vanno dalla sorveglianza intelligente, ai sistemi di trasporto e di gestione dell’energia automatizzati, dalla distribuzione dell’acqua alla sicurezza urbana e al monitoraggio ambientale. Questo diffuso utilizzo dei dispositivi interconnessi ha sollevato complesse questioni legali in merito all’autenticazione degli utenti, all’ integrità dei dati ed alle responsabilità derivanti.
Occorre fronteggiare tali aspetti critici al fine di consentire uno sviluppo sostenibile dell’ecosistema IoT nel Mercato Unico Digitale.
La blockchain sembra essere la tecnologia giusta. Le DLT sono concepite per garantire by default la fiducia, il decentramento, l’autenticità, l’affidabilità e la sicurezza. Attraverso gli smart contracts, si possono inoltre gestire in maniera controllata e trasparente le modalità di autorizzazione e l’automazione dei processi, fornendo alcuni dei pezzi mancanti nel puzzle della conformità dell’IoT con possibilità di applicazione nella mitigazione del rischio, nella sicurezza sul lavoro, nella gestione delle catene di distribuzione, nella conformità normativa, nella produzione distribuita di energia e in molti altri settori.
Secondo una recente indagine di Gartner[2], il 75% delle imprese con investimenti consistenti nella tecnologia dell’IoT sta già scommettendo su questa fusione tecnologica ed è previsto entro due anni un aumento di questa percentuale fino all’89%; le stime aumentano poi fino al 94% con riferimento a quelle imprese con implementazioni IoT già mature.
Verosimilmente l’UE non rimarrà in disparte, ma opererà concretamente per acquisire una posizione di rilievo in questa rivoluzione digitale e tecnologica. Dopo l’impulso legislativo dello scorso anno, le istituzioni europee hanno continuato a collaborare con i governi e le imprese per superare gli ostacoli normativi della blockchain e acquisire un ruolo di guida nel processo di standardizzazione internazionale. Questa tendenza è confermata dalla fondazione in Belgio dell’International Association for Trusted Blockchain Applications (INATBA), un forum per sviluppatori e utenti su scala globale della blockchain e di altre distributed ledger technologies.
In effetti, la neoeletta Commissione Europea ha già sottolineato che la ricerca e lo sviluppo digitale saranno i pilastri del nuovo governo. Pertanto, verosimilmente non vi sarà soltanto una linea di continuità delle politiche digitali, ma assisteremo addirittura ad un aumento degli investimenti in nuove tecnologie come la blockchain.
Tuttavia, un significativo sviluppo dell’adozione delle DLT all’interno dell’ecosistema dell’IoT dipende chiaramente dall’effettiva implementazione di altre tecnologie (ad esempio, il 5G) e per ottenere un’integrazione pienamente funzionante potrebbe essere necessario attendere più di un anno.
Ciononostante, la convergenza tra blockchain e le reti IoT sarà un tema caldo nel 2020, in cui assisteremo all’implementazione di soluzioni innovative che, insieme alle adeguate strategie di governance e di compliance, permetteranno di ottenere benefici sia per il business che per la sicurezza.
Combattere le fake news tramite la fiducia
Il 2019 ha dimostrato che la blockchain non è semplicemente la tecnologia alla base delle valute virtuali e anche i governi e le imprese hanno iniziato a considerare le DLT come soluzione a problemi socio-economici più ampi.
Sebbene il clamore iniziale abbia lentamente iniziato a svanire, questa tecnologia ha resistito alla prova del tempo. La promessa di portare trasparenza e fiducia nelle transazioni è difatti sempre più allettante e le caratteristiche chiave della blockchain si prestano a impieghi interessanti nel contesto delle pubbliche amministrazioni e dei governi: a partire dai settori economici più tradizionali, come quelli del mercato immobiliare e fondiario, spingendosi anche oltre, potendo ad esempio essere impiegate quale efficace misura per contrastare la diffusione di informazioni false su Internet.
Mentre il fenomeno delle fake news in sé non è una novità, l’attuale proliferazione delle piattaforme digitali e dei social media aumenta la facilità di diffusione dei contenuti digitali. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei sistemi di machine learning rende più difficile stabilire l’autenticità di un’informazione, con gravi ripercussioni come l’indebolimento della fiducia nei media, l’incremento di minacce alla sicurezza pubblica e la manipolazione del consenso politico.
Assicurare l’integrità dell’informazione è una vera e propria priorità e la blockchain potrebbe essere lo strumento che, per la sue caratteristiche di tracciabilità e trasparenza, può rafforzare la fiducia sia sulla fonte originale delle notizie prodotte e distribuite tramite Internet, sia sul contenuto delle notizie stesse, in modo immutabile e sicuro.
La diffusione di fake news potrebbe essere efficacemente ostacolata grazie all’utilizzo di firme digitali per le informazioni pubblicate online da terze parti ritenute affidabili e tramite il tracciamento della diffusione di tali contenuti su Internet attraverso la blockchain, garantendo che il contenuto sia originale e non manomesso e consentendo agli utenti di risalire, attraverso la catena di blocchi, alla notizia originale e di verificare sia l’affidabilità della fonte che l’integrità dell’informazione rispetto alla notizia originale con firma digitale.
Tali applicazioni sollevano tuttavia una preoccupazione ricorrente per ogni DLT: come assicurare il diritto all’oblio garantito dal GDPR visto che i blocchi aggiunti alla catena sono immutabili? Nonostante i molteplici tentativi di risoluzione proposti nel corso del 2019, sembrano mancare sostanziali sviluppi tecnologici e la questione è ancora irrisolta.
Tuttavia, come espresso l’anno scorso dal Panel for the Future of Science and Technology (STOA) nell’ambito dei servizi di ricerca del Parlamento europeo, un approccio basato su un’analisi case-by-case è – al momento – la scelta migliore.
Pertanto, data l’impossibilità di rimuovere le informazioni dalla blockchain, è probabile che per le DLT impiegate per contrastare le fake news si opterà per l’archiviazione off-chain del contenuto, incorporando sulla catena non le informazioni in sé, ma solo l’hash di tali informazioni.
Tuttavia, l’assenza di un chiaro quadro di governance non frena lo sviluppo di soluzioni basate su Blockchain. Il New York Times sta implementando una blockchain per autenticare i propri contenuti digitali, al fine di combattere la disinformazione e l’alterazione dei media e per salvaguardare la fiducia nelle notizie condivise online. Allo stesso modo, in Estonia, i discorsi dei presidenti, gli annunci ufficiali e le leggi pubblicate in formato digitale vengono firmati e registrati all’interno di una blockchain, in modo che tutti possano controllare qualsiasi informazione direttamente dalla fonte e possano essere sicuri della sua validità.
Conclusioni
Il nuovo decennio vedrà sicuramente un ampio riconoscimento delle potenzialità offerte dalle DLT, con un notevole aumento della crescita economica e delle applicazione concrete della blockchain.
Restano tuttavia ancora irrisolte alcune sfide, come i limiti alla scalabilità e alle prestazioni delle blockchain pubbliche, o l’elevato consumo di energia nell’impiego degli attuali meccanismi di consenso (proof of work).
Se da un lato aumenta la sicurezza dei sistemi di crittografia e cifratura, una potenziale minaccia può sorgere dall’avvento dei quantum computer, che possono compromettere seriamente la resilienza delle blockchain, incrinando così la fiducia degli utenti.
Allo stesso tempo, è necessaria un’ulteriore spinta da parte dei responsabili politici e delle autorità di regolamentazione al fine di fornire nuovi quadri giuridici chiari e armonizzati sulle principali questioni in ballo, come la validità giuridica degli smart contracts, la classificazione dei tokens e dei coins, la competenza giurisdizionale e le misure adeguate per garantire la protezione dei dati personali.
In assenza di regole certe, le organizzazioni capaci di sviluppare politiche di autoregolamentazione e standard tecnici in grado di superare le preoccupazioni connesse all’utilizzo delle DLT, avranno la possibilità di guidare la partita relativa alla blockchain nel prossimo anno e – forse – decennio. Per il momento la partita resta aperta.
- WIPO, “Patent Landscape Report on Blockchain Technology”, Maggio 2019. ↑
- Gartner, Inc. – “Survey Analysis: IoT Adopters Embrace Blockchain”, 5 Dicembre 2019. ↑
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