Nonostante i vantaggi che possono essere abilitati dalla blockchain e la crescente ‘istituzionalizzazione’ delle tecnologie “in Italia non si percepisce ancora appieno l’impulso che questa tecnologia può apportare sia ad aziende private che alle pubbliche amministrazioni”. E’ l’analisi di Adriano Gerardelli (nella foto), direttore Financial Services di Minsait in Italia, che a supporto di questa lettura cita il fatto che “come riportato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, il mercato italiano vive in una fase di attesa con investimenti pari a 28 milioni di euro per progetti blockchain, senza incrementi significativi rispetto agli anni precedenti”.
“Nel nuovo modello di scambio e transazioni in rete, si cristallizzano tre delle caratteristiche che definiscono il Web 3.0 – sottolinea il manager – decentralizzazione, finanziarizzazione ed empowerment. Per la prima volta nella storia, la tecnologia rende possibile alle comunità organizzate in nodi di creare le proprie valute e certificati di proprietà di risorse condivise, aprendo la porta a Smart Contracts, Non-Fungible Tokens (Nft), Decentralised Finance (DeFi) e Decentralised Autonomous Organisations (Daos), in cui gli utenti diventano parte attiva del processo, con un ruolo nella rete che certifica lo scambio degli asset digitali”.
Qui l’analisi completa del manager della controllata di Indra