Bosch: dall’Internet of Things all’Economy of Things grazie ai DLT

Bosch avvia una serie di progetti per abilitare la negoziazione tra oggetti connessi utilizzando DLT e smart contract. Due casi applicativi

Pubblicato il 23 Mag 2019

Bosch DLT

È un endorsement importante quello che la multinazionale tedesca Bosch ha fatto nei giorni scorsi alla blockchain in generale e a Ethereum in particolare.
In occasione del proprio evento annuale Bosch ConnectedWorld 2019, la società ha annunciato di essere pronta a fare un passo oltre, superando il mondo dell’IoT.
Dopo aver dichiarato di aver venduto nel 2018 52 milioni di prodotti web-enabled, dunque in grado di essere connessi a Internet, con una crescita superiore al 30 per cento rispetto all’anno precedente, e di aver connesso più di 10 milioni di dispositivi di produttori diversi attraverso la propria piattaforma Bosch IoT Suite, la società guarda ancora avanti.

Verso l’Economy of Things

Volkmar Denner - Bosch

Il nuovo obiettivo è abilitare l’interazione e la comunicazione tra i diversi oggetti in un ecosistema sicuro.
Dall’Internet of Things all’Economy of Things è il nuovo mantra di Bosch che guarda alle Distributed Ledger Technologies (DLT) e in particolare alla blockchain come a tecnologie abilitanti questo nuovo scenario.
“In futuro – ha dichiarato il CEO della società Volkmar Denner – gli oggetti non si limiteranno a essere connessi per comunicare, ma faranno business insieme”.
E fare business insieme significa, ad esempio, attivare smart contract che automatizzano procedure di routine.
Casi applicativi arrivano dal mondo automotive.
Si parla ad esempio della possibilità di addebitare in automatico l’utilizzo di autostrade, parcheggi, stazioni di ricarica per i veicoli elettrici, semplicemente tramite smart contract tra due oggetti connessi: l’automobile e la stazione di ricarica.

Bosch e EnBW per la ricarica delle auto elettriche: ridefinire i processi

Proprio in quest’ambito Bosch ha annunciato di aver avviato una collaborazione con l’utility austriaca EnBW che ha portato alla realizzazione di un prototipo che utilizza la blockchain proprio per migliorare il processo di ricarica delle auto elettrice.
Si tratta, in questo caso, della rivisitazione dell’intero processo.

Bosch DLT auto elettrica

Si può dunque ipotizzare la combinazione tra il software sviluppato da Bosch per le auto con un sistema di gestione delle stazioni di ricarica intelligenti, per offrire ai clienti modelli di prezzi trasparenti, con opzioni che variano in tempo reale in base alla disponibilità sia delle stazioni di ricarica sia di elettricità verde proveniente da fonti rinnovabili. L’intera transazione – prenotazione e pagamento – avviene su blockchain in modo completamente automatizzato. Ad esempio, un cliente che ha bambini piccoli e ama il caffè potrebbe optare per una stazione di ricarica con un parco giochi e bar nelle vicinanze.

Bosch con Siemens per la negoziazione dei posti auto

Insieme a Siemens, poi, Bosch sta sviluppando una seconda applicazione: un sistema di gestione dei parcheggi, anche in questo caso basato su blockchain.
L’idea è che in un futuro non così lontano saranno le auto stesse a mettersi in contatto con i parcheggi e negoziare i migliori termini per usufruire del servizio. Arrivando poi al parcheggio, è l’auto che si identifica, abilitando di fatto il meccanismo di apertura della sbarra di ingresso, senza necessità di alcun intervento da parte del guidatore. Anche l’uscita avviene senza che all’utente sia richiesto alcun intervento, dal momento che la negoziazione della tariffa è già avvenuta in blockchain.

L’impatto culturale della blockchain: fiducia negli ecosistemi digitali

Bosch sottolinea la valenza non solo tecnologica ma soprattutto culturale dei DLT.
“Per creare fiducia negli ecosistemi digitali, servono piattaforme aperte e un Internet nel quale gli utenti abbiano il potere di decidere autonomamente”, è la visione di Denner.
Se gli utenti sono “prigionieri” di un fornitore di piattaforme web, questi può modificare a piacere le proprie condizioni d’uso, cosa che non accade quando ci si muove in un ecosistema indipendente. “Stiamo creando fiducia nelle piattaforme Internet con queste strutture distribuite, che aprono la partecipazione a molti soggetti di fatto pari grado l’uno rispetto agli altri”.

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