Cloud e in logica PaaS, il profilo della blockchain Oracle

Con Filippo Cutillo, specialista Emea Blockchain per Oracle costruiamo la carta d’identità della strategia blockchain nella forma di Platform as a Service. Con un modello Permissioned nel segno di Hyperledger Fabric

Pubblicato il 18 Lug 2018

Filippo Cutillo, Specialista Oracle EMEA di Blockchain e tecnologie transazionali

L’annuncio ufficiale era arrivato in occasione dell’ultimo Oracle OpenWorld, nello scorso mese di settembre a conferma del livello di importanza e di attenzione con cui Oracle guarda al fenomeno blockchain. E’ arrivata a metà luglio (leggi il servizio  Logistica, Banking, Energy e Food per la Oracle Blockchain Service Cloud ) invece la general availability del servizio Blockchain, che ha nella erogazione in Cloud e nella logica Platform as a Service, PaaS, due dei suoi segni distintivi.
Ma per aggiungere una serie di tasselli e informazioni nella carta d’identità blockchain Oracle abbiamo incontrato Filippo Cutillo, Specialista Oracle EMEA di Blockchain e tecnologie transazionali. Il primo tema non può non riguardare la “scelta di campo” di Hyperledger. «L’azienda ha indirizzato la propria strategia su questo modello – spiega – perché l’obiettivo è quello di lavorare in una logica enterprise e il modello Permissioned Fabric risponde oggi al meglio a questo requisito, sia in termini di logiche di attuazione, sia per quanto riguarda la governance. Chiunque utilizzi Fabric è nella condizione di gestire il suo network. Una volta individuata una rete di business, il “founder” ha gli strumenti per popolarla, per designare i partecipanti, ovvero chi vuole portare a bordo della blockchain e per stabilire le modalità di ingaggio».

Una visione blockchain multi-industry

E’ poi subito importante aggiungere che la visione di Oracle sulla blockchain è di fatto di tipo multi-industry: la società non vede particolari limitazioni e ha sviluppato una strategia e una offerta che è in grado di rispondere alle istanze di tanti e diversi settori.
«Noi stiamo lavorando sia a livello Emea – prosegue Cutillo – sia a livello mondiale in tutti i settori verticali. In termini di Early Adoptions e PoC/Pilots abbiamo diversi clienti attivi sia in ambito finance che in settori come il manufatturiero o nella catena della certificazione alimentare. In questa fase di sviluppo della tecnologia, prestiamo attenzione a due aspetti in modo speciale: in primo luogo alla compliance verso l’open source, non escludendo affatto di poterne diventare contributor, in secondo luogo, in modo ancor più stringente, l’adesione al modello Fabric con il rigoroso rispetto del protocollo quale garanzia di interoperabilità per i nostri Clienti attuali e futuri».

L’implementazione Oracle di Fabric è stata costruita sulla base infrastrutturale Cloud di Oracle, che sfrutta il Servizio Cloud di Application Container, per l’esecuzione degli Smart Contracts, e una serie di  altri servizi PaaS, i Data Service, la console di amministrazione, nel rispetto dei modelli di delivery delle soluzioni Cloud di Oracle.

Il modello Fabric utilizza in particolare il concetto di “orderer” nella gestione del meccanismo di consenso. Nel protocollo di comunicazione tra i vari partecipanti alla rete c’è uno scambio fitto di messaggi che portano poi alla accettazione della transazione, ovvero quello che appunto viene definito “meccanismo del consenso”.  Questo scambio di messaggi è asincrono ed è qui che entra in gioco il meccanismo di orderer. Questa logica infatti agisce quando il client ha raccolto le risposte di endorsement, ma lo ha fatto in modo non predicibile e non ordinato nel tempo. È dunque il client, che manda all’orderer tutti i messaggi che arrivano in quantità e su code diverse: compito dell’orderer è ri-ordinarli, ricollocarli in lotti, in basket, valutarli, per verificare che vi sia l’approvazione di tutti, per rimandarli infine ai peer di ogni singola organizzazione.
L’orderer ha dunque un ruolo cruciale e, considerato il numero di messaggi che riceve, deve essere necessariamente scalabile.

Proprio per rispondere a questa necessità specifica, Oracle utilizza nella sua implementazione un servizio dedicato PaaS: Event Hub Cloud Service
Stiamo dunque parlando di servizi gestiti, che coprono tutte le necessità, dai backup delle configurazioni ai ripristini, garantendo omportamenti all’altezza di aspettative “enterprise”.

Gestire la crescita nel tempo della blockchain

«Quello della memorizzazione dei ledger – prosegue Cutillo – è un tema cruciale, perché non possiamo non tenere conto che la blockchain cresce nel tempo. In una implementazione base di Fabric , “on premise”, partendo dall’Open Source, dopo un certo tempo, inevitabilmente, dovrò preoccuparmi di gestire lo spazio e il fabbisogno incrementale. Nell’OABCS (Oracle Autonomous Blockchain Cloud Service) tutte queste problematiche, salvataggio, backup, duplicazione, gestione e crescita sistematica, sono automaticamente prese in carico dalla PaaS management. A tutto questo si aggiunge poi una console di amministrazione, che semplifica in modo significativo la gestione della blockchain. È possibile infatti così vedere il sommario, i nodi in funzione, le transazioni commited, quelle endorsed, ma anche il dettaglio dei blocchi, e scendere poi nel dettaglio su ogni singolo nodo e su ogni singola istanza e arrivare ad analizzare la topologia della rete e controllare parametri chiave quali la velocità e i tempi di risposta».
Un’altra vista, sempre offerta dalla console di gestione di Oracle, è quella sui canali. I canali sono importantissimi in ambito Ledger, perché è attraverso la logica dei canali che si possono attuare e sperimentare quelle azioni di segregazione dei dati e delle informazioni tra due o più soggetti coinvolti in una rete Blockchain. «E anche in questo caso – prosegue -, dalla console è possibile verificare e tenere monitorato lo stato di ciascun canale: è possibile impostare le interazioni di propagazione del messaggio. «Il fine tuning del funzionamento di tutti i componenti della rete – spiega –  che si devono parlare è legato essenzialmente a due concetti: alla consistenza della rete e del numero di organizzazioni e alla grandezza del messaggio che si deve scambiare. Questi aspetti non sono banali e non arrivano “gratis” dall’open source. Ed è questo che Oracle ha inteso aggiungere con la propria proposta, offrendo ad esempio una visione complessiva dell’utilizzo di CPU, di memoria, o ancora le statistiche di endorsement e di committing”.

Compliance, interoperabilità e pricing

In sintesi estrema, il valore aggiunto Oracle sul tema blockchain è il rispetto dell’open source, e dunque di per sé porta il valore di compliance con il resto della comunità e di interoperabilità tra modelli Fabric, ma con l’aggiunta di strumenti di livello enterprise, scalabili, anche in una logica di milioni di transazioni con monitoring e gestione.

Un ulteriore elemento di valore non trascurabile è rappresentato dal modello di pricing. «Anche se ricorrono diverse tipologie di servizi combinate insieme per arricchire il valore risultante di OABCS (PaaS, Application Container, Identity Cloud Service, Object Store, Event Hub) il servizio OABCS viene tariffato per blocchi minimi di transazioni per ora comprensivi di tutto lo strato combinato di servizi PaaS, con un effetto semplificativo straordinario per i clienti ».  Una scelta questa che appare particolarmente significativa perché se una impresa si muove autonomamente su Fabric, deve porsi il tema di come calibrare le proprie risorse di piattaforma sulla base di una serie di ipotesi e di previsioni: ad esempio sullo spazio disco, sulla memoria, sulle CPU. Viceversa nel modello PaaS di  Oracle il calcolo è semplice: N. di transazioni su base giornaliera o settimanale ed il gioco è fatto. Con la possibilità di scalare in modo flessibile al crescere del business.

La certificazione della filiera dell’olio

Ma facciamo un esempio concreto: «Prendendo a modello un cliente della foodchain – spiega Cutillo -, per la filiera della certificazione di qualità dell’olio d’oliva nelle esportazioni tra Italia e Stati Uniti, con il quale Oracle sta al momento lavorando. Si parte normalmente con pochi processi essenziali nella certificazione della catena di produzione e commercializzazione dell’olio EVO, ma al crescere della complessità delle tipologie di transazione e di informazioni trattate in Blockchain, il modello economico accompagnerà flessibilmente il nuovo dimensionamento automaticl del sistema. Questo approccio significa disporre di un modello enterprise. Vuol dire parlare di robustezza, di manageability, di rispetto delle aspettative. Ma vuol dire anche soprattutto offrire un modello di quotazione semplice. Quotazione semplificata e caratteristiche funzionali all’altezza di livelli di servizio di classe “enterprise” sono in estrema sintesi lo statement col quale definire la nuova offerta Oracle in campo blockchain.

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