È fin troppo evidente che la Blockchain affascini anche per l’alone di mistero che l’avvolge. E non è solo per la bolla speculativa delle criptovalute o per i complessi tecnicismi su cui si basa il suo funzionamento. Quando nel 2008 viene pubblicato su The Cryptography Mailing list sul sito metzdowd.com il protocollo Bitcoin, il suo autore si palesa con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Da qui comincia la caccia a chi si nasconde realmente dietro questo nome esotico. Negli anni si susseguono le più fantasiose teorie, fino al 2014 quando il signor Dorian S. Nakamoto, un anziano giapponese-americano i cui hobby includono i modellini di treni, viene assediato dalla stampa convinta di avere individuato il signor Blockchain, stravolgendo di colpo la sua calma vita di ex-docente ormai sessantasettenne. Quello che accade dopo è ancora più sorprendente! Il signor Dorian Nakamoto, prima infastidito da questa invasione nella sua vita privata, comincia a partecipare a conferenze su Bitcoin sino ad essere ospite dell’organizzazione in una conferenza stampa e divenire, paradossalmente, lui stesso il volto pubblico della tecnologia più discussa dei nostri giorni.
La Blockchain che abilita la catena del valore
Ma la Blockchain non è chiaramente solo questo, la Blockchain grazie alle sue caratteristiche è oggi la tecnologia emergente la cui adozione potrebbe sconvolgere gli attuali modelli di business, guidando verso la realizzazione di uno scenario realmente digitale. Un’affermazione questa molto forte, ma ben supportata dai molteplici esempi di applicazioni che cominciano ad affermarsi sul mercato, in ambiti tra loro molto diversi, ma con un comune obiettivo: semplificare i processi per generare valore da distribuire su tutta la catena del valore.
Per comprendere a fondo come una tecnologia possa abilitare la creazione di valore, è necessario fermarsi un momento ad osservare alcuni dei fenomeni che ci circondano nella vita di tutti i giorni, analizzando i cambiamenti epocali che stiamo vivendo.
La Blockchain a servizio dei nuovi modelli di consumo
Dal punto di vista dei modelli di consumo, si osserva uno shift:
• da possesso ad utilizzo: l’esempio più a portata di mano è rappresentato dalla mobilità individuale. Stiamo passando velocemente dal possesso dell’automobile, all’utilizzo di servizi di car sharing o ancora meglio a servizi di mobilità integrata (autobus, metropolitana, auto, bici). L’obiettivo diventa quello di muoverci dal punto A al punto B con gli strumenti a disposizione e magari guidati da una applicazione sul nostro smartphone che ci indica la soluzione migliore per le nostre esigenze;
• da prossimità a remotizzazione: l’e-commerce è oggi una realtà consolidata. Salta il rapporto diretto con il commerciante al dettaglio, si instaurano nuovi modelli di condivisione della conoscenza che determinano un ampiamento della capacità di discernimento da parte del consumatore, aggiungendo servizi correlati al prodotto legati alla necessità di raggiungere il cliente presso la sua abitazione, ufficio o altro luogo deputato alla ricezione dell’acquistato, allungando la catena del valore;
Interazioni sempre più numerose tra molteplici soggetti
Sul piano della comunicazione si passa invece:
• da prodotto a organizzazione: molte aziende del largo consumo, ma non solo, hanno modificato la loro strategia, passando da una comunicazione costruita per dare evidenza delle caratteristiche dei loro prodotti, ad una nuova modalità di interazione, con l’obiettivo di creare trust con il consumatore, attraverso l’esposizione diretta dei valori fondanti alla base della propria organizzazione;
• da testimonial ad influencer: finita l’epoca del personaggio associato staticamente ad un prodotto o brand, si passa ad un personaggio che comunica un proprio stile di vita, in linea con le aspirazioni dei propri seguaci e a quel punto capace di influenzare le scelte dei suddetti.
Da questa non completa, ma rappresentativa analisi, si può già comprendere come i nuovi modelli siano caratterizzati da una crescente complessità in termini di:
• numerosità di soggetti coinvolti ed interazioni tra questi;
• numerosità di task anche a basso valore unitario;
• aumento vertiginoso del numero delle transazioni.
Trasparenza e affidabilità garantite
In questo quadro diventa di fondamentale importanza gestire in maniera oculata e pragmatica le informazioni rilevanti che viaggiano all’interno e all’esterno di questi sistemi, garantendo trasparenza e affidabilità lungo l’intera catena. I dati diventano il nuovo petrolio, il trust la nuova moneta di scambio. È proprio la Blockchain che grazie alle sue caratteristiche intrinseche consente la realizzazione di questo scenario, permettendo la costruzione di processi trasparenti e al tempo stesso sicuri, con la garanzia della irripudiabilità delle transazioni tra le parti.
Il risultato è la possibilità di:
• rendere valore le singole operazioni che compongono un processo end-to-end, aumentando il livello di competitività sulla realizzazione del singolo task ed innalzando la qualità complessiva;
• costruire flussi bidirezionali nella catena del valore assicurando un meccanismo virtuso che utilizza i feedback dai clienti finali e/o intermedi così da attivare azioni di fine tuning sui processi a monte;
• implementare sistemi di regole attraverso le funzionalità degli smart contract, così da automatizzare alcune transazioni a basso valore unitario rendendo più fluido il processo overall.
Insomma, al netto delle perplessità del signor Nakamoto, la Blockchain costituirà sicuramente un abilitatore irrinunciabile nei prossimi anni, per tutte le catene del valore che stanno ridefinendo il loro posizionamento sui nuovi mercati digitali.
*Simone Marchetti è Sales Development Manager, Digital Supply Chain Solutions di Oracle Italia