Come la blockchain può aiutare ad affrontare l’emergenza Covid-19

Pubblicato il 10 Mar 2020

Eloisa Marchesoni

blockchain architect & business analyst

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Il Covid-19 sta avendo un impatto su paesi, comunità e individui in innumerevoli modi, dalla chiusura delle scuole alle questioni relative all’assicurazione sanitaria. Mentre i governi si affrettano a risolvere questi problemi, sono sorte diverse proposte di applicazione della tecnologia Blockchain per aiutare a far fronte alla crisi sanitaria mondiale, e pure alle sue conseguenze socio-economiche.

Blockchain per l’insegnamento a distanza

Grazie alla blockchain è possibile sviluppare piattaforme di formazione progettate per adattarsi ai sistemi e ai programmi di gestione dell’apprendimento esistenti nelle varie istituzioni educative, consentendo agli educatori di “rilasciare certificati digitali di completamento dei corsi e di verifica” per rendere efficace l’insegnamento delle lezioni online.

Con l’utilizzo di tali piattaforme si è in grado di tracciare l’attività degli studenti da remoto, in modo che quando torneranno a scuola le istituzioni saranno in grado di capire esattamente il programma già realizzato da casa perché i relativi certificati di completamento e le valutazioni di rendimento saranno stati registrati sulla blockchain e persino integrati nei loro tradizionali sistemi di accreditamento. Tra gli altri, Fujitsu and Sony Global Education ci stanno lavorando già dal 2019.

Blockchain per l’assistenza sanitaria

Sul fronte dell’assistenza sanitaria, in Cina, Ant Financial (appartenente al Gruppo Alibaba), tramite la sua preesistente piattaforma “Xiang Hu Bao”, basata su blockchain e regolata da smart contract, che fornisce assistenza agli individui per forti esigenze mediche, ha aggiunto il Coronavirus al suo elenco di condizioni critiche ammissibili al pagamento assistenziale. Così ha fatto anche la Blue Cross Insurance di Hong Kong per la propria piattaforma, che, rispetto a quella cinese di Ant Financial, permette agli utenti di seguire l’intera pratica assistenziale, ottenendo il primo responso addirittura anche solo uno o due giorni dopo la visita in ospedale.

La natura decentralizzata della blockchain e la sua indipendenza dalla fiducia tra le parti hanno permesso di elaborare facilmente i reclami e di rendere più rapidi i pagamenti ai partecipanti alla piattaforma. Quest’ultimi, infatti, possono più semplicemente presentare come prova i propri documenti giustificativi, mentre le agenzie investigative vi ottengono accesso immediato e utilizzano la blockchain stessa per vedere l’intero percorso, prima e – se accordata l’assistenza – dopo il pagamento.

Inoltre, l’utilizzo di una piattaforma blockchain riduce la quantità di scartoffie coinvolte nel servizio di reclami, che, basato sulla blockchain, svolge per questo un ruolo chiave pure in relazione allo scoppio del Coronavirus, eliminando quasi totalmente il processo cartaceo e la necessità di consegnare documenti alle varie cliniche personalmente. In tal modo si riesce a mitigare, se non l’emergenza in sé, almeno il rischio di infezione da contatto, eliminando una possibile causa di peggioramento dell’emergenza stessa.

Questo è ciò che si legge sul South China Morning Post.

Per tenere d’occhio il modo in cui il Coronavirus si sta diffondendo, si è reso inoltre necessario costruire una dashboard che tenga traccia in tempo reale di infezioni, decessi e recuperi al loro verificarsi nel mondo. Oltre a fornire una mappa e cifre basate su dati sanitari disponibili pubblicamente, questo tracker abilitato alla blockchain presenta addirittura una sezione che cattura i tweet recenti sui casi di coronavirus. È Johns Hopkins l’ideatore di questa dashboard, che viene descritta nei dettagli da HealthITAnalytics.

La tecnologia blockchain sta dunque aiutando, per quanto possibile, governi e agenzie mediche ad arginare le drammatiche conseguenze sociali del Coronavirus, con applicazioni per affrontare le sfide emergenti, tra cui la gestione delle cartelle cliniche, la protezione delle comunità recintate per i residenti, la gestione delle forniture di soccorso e il monitoraggio della logistica dei materiali di prevenzione delle epidemie, ma ciò non è tutto.

Proprio in questi giorni, infatti, Timothy Mackey, professore all’Università di San Diego, in California, sta studiando una soluzione ad hoc per spostare i registri della catena di approvvigionamento medico in una blockchain, nella speranza di poter così anticipare la carenza di emergenze sanitarie identificando i punti critici nel processo di consegna, addirittura catturando l’attenzione di Forbes.

Blockchain per il credito e lo smart working

Per aiutare le aziende che affrontano le ricadute economiche del coronavirus, l’amministrazione statale cinese sta monitorando i prestiti attraverso il progetto pilota di una piattaforma finanziaria transfrontaliera, Ant Duo-Chain, sviluppata in collaborazione con Ant Financial. Tale piattaforma transfrontaliera di servizi finanziari, basata su blockchain, dovrà ora aiutare le medie e piccole imprese rimaste attive e, quando riapriranno, ancora di più quelle che ora sono chiuse, a migliorare l’efficienza della propria attività, rendendo per esse più conveniente ottenere finanziamenti per il commercio delle esportazioni e altri tipi di finanziamenti necessari al mantenimento di un livello sano di profittabilità.

Questo caso è diventato occasione di studio per il resto del mondo, che cerca di prevederne gli sviluppi per poterne trarre ispirazione

In questi giorni caratterizzati dall’emergenza del virus Covid-19, molti dipendenti stanno sperimentando il cosiddetto “smart working“, ovvero il lavoro da remoto abilitato da dispositivi digitali connessi a Internet. Mentre è difficile immaginare che una tecnologia come la blockchain possa davvero portare vantaggi strategici alle piattaforme di lavoro smart, perché la sua vera forza, la decentralizzazione, non è particolarmente utile nella gestione dei rapporti lavorativi tra aziende e dipendenti, che sono, al contrario, intrinsecamente di natura centralizzata, nel caso del lavoro nella pubblica amministrazione potrebbe esserci un chiaro vantaggio, ovvero quello di rendere pubbliche e condivise le informazioni necessarie al lavoro da remoto dei funzionari amministrativi. Tuttavia, nessuna soluzione è ancora stata proposta in questo senso e ogni idea rimane per ora allo stato astratto di pura concettualizzazione.

Ciò che si può facilmente prevedere dallo sviluppo di tutte le applicazioni della tecnologia dirompente sopra elencate, che sono solo le prime a essere state sperimentate e che faranno da esempio per lo sviluppo di molte altre, è una società che, anche quando lo stato emergenziale che ha fatto da impulso a tutto questo sarà risolto, si troverà profondamente cambiata: una società 4.0, o forse 5.0, data-driven e completamente digitale, nella quale la blockchain fungerà da standard per il funzionamento integrato di tutte le altre nuove tecnologie, avendo la possibilità di garantire la sicurezza dei dati.

Guardando, infine, ai mercati azionari e confrontandoli ai mercati finanziari di criptovaluta, è plausibile concludere che, nonostante entrambi siano in forte calo, il mercato delle criptovalute si dovrebbe riprendere più rapidamente perché fortemente basato sulla fiducia nella tecnologia e non tanto nell’economia reale e nelle imprese, che per ora sono, purtroppo, pesantemente colpite dalle conseguenze della violenta diffusione del virus, prima tra le quali l’interruzione delle catene di approvvigionamento.

Insomma, l’impulso all’utilizzo della blockchain che viene dalla crisi attuale è forte e spinge ad accelerare l’adozione delle sue applicazioni da parte dei governi. D’altra parte, per la prima volta si sta cercando di redigere leggi adeguate alla tecnologia e alle condizioni reali. È il momento per le applicazioni della blockchain di dimostrare di essere in grado di essere utili in momenti difficili.

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