I singoli Paesi sono al lavoro per superare le barriere e per ritagliarsi un ruolo guida nell’attrazione dei business legati alle cryptovalute. E’ il caso ad esempio della Germania, dove si organizzano incontri e tavole rotonde con le autorità e il governo proprio su questi temi.
L’amministrazione Merkel ha anche annunciato una strategia nazionale sulla Blockchain entro l’estate 2019. Ma questo potrebbe creare soltanto effetti temporanei o nella peggiore delle ipotesi potrebbe rivelarsi come un vantaggio momentaneo per i singoli Paesi che potrebbero svanire nel momento in cui l’Unione europea si muoverà per creare un campo di gioco condiviso a livello regolamentare.
Da qui il mio invito ai legislatori europei di arrivare in fratta a una posizione condivisa su questi temi, se l’Europa non vuole perdere l’opportunità di rimanere in campo insieme ai leader di questo comparto così promettente. Non c’è nessun bisogno di “reinventare la ruota”, e per capirlo basterebbe guardare a cosa sta avvenendo nei Paesi più dinamici nel settore.
Ciò che serve dal mio punte sono poche, specifiche decisioni. A partire da una task force blockchain a livello europeo che valuti le decisioni da prendere confrontandosi con gli esponenti del mondo dell’industria, con gli addetti ai lavori e i rappresentanti istituzionali. Servirà inoltre una corsia preferenziale per favorire la compliance alle norme, che faciliti gli adempimenti per i player del settore, un po come avvenuto negli Stati Uniti con il loro Jobs Act. Costi e burocrazia potrebbero inoltre essere drasticamente ridotti digitalizzando gli adempimenti.
Innalzare le soglie per la raccolta dei capitali
E’ inoltre necessario innalzare le soglie per la raccolta dei capitali, sotto la quale chi raccoglie capitali emettendo valori mobiliari in forma di token possa godere di esenzioni: se negli usa la soglia è di 50 milioni di dollari, in Europa potrebbe essere di 100 milioni di euro.
Proprio rispetto alle tasse, ci sarebbe da aggiungere che per quanto quella fiscale sia materia di competenza nazionale, i Paesi Ue non potranno competere nell’attrarre gli investimenti “volatili” del Crypto business con tasse per le imprese del 30% o più: su questo piano sarà necessario competere con il regime fiscale in vigore in Svizzera e negli Stati Uniti.
Quanto al piano delle regole, si rendono necessarie una serie di modifiche all’Allegato I della MiFID II insieme al alcuni altri interventi legislativi. Proprio di questi temi si farà portavoce il Think Block Tank, del quale sono tra i fondatori e membri, che darà vita a un nuovo documento paneuropeo, redatto con la consulenza di principali avvocati e accademici esperti del settore, per analizzare le legislazioni vigenti che riguardano i token sia a livello comunitario che a livello nazionale in sette paesi dell’Unione.
Politiche più smart per la governance
Una volta che saranno in campo politiche regolamentari adeguate e incentivanti, i capitali inizieranno a fluire anche in Europa. E anche se l’Ue oggi è nelle retrovie per quanto riguarda la disponibilità di fondi disponibili a investire in questo settore, una volta che saranno in campo politiche più “smart” il resto arriverà spontaneamente.
Si parla già oggi di importanti fondi d’investimento stranieri in attesa di poter investire in Europa su progetti di tokenizzazione: stanno aspettando soltanto la luce verde per iniziare a muoversi nella nostra direzione, e la speranza è che questa luce verde si accenda il più presto possibile.
*Andrea Bianconi è un avvocato d’affari internazionale con oltre due decenni d’esperienza, uno studioso di Austrian Economics, storia monetaria e geopolitica, un appassionato sostenitore di Bitcoin, delle tecnologie DLT e di Blockchain. Svolge consulenza nel settore ed è speaker/panellist a conferenze ed eventi di settore. Membro del Think Tank Untitled-INC , della Blockchain Hub di Berlino e della Blockchain Bundesverband tedesca, ha collaborato alla stesura del primo studio di settore internazionale “EU Token Regulation Paper” presentato alle autorità europee e nazionali