Anche il mondo dello sport si sta interessando alla blockchain. In questi ultimi mesi ci sono state testimonianze di concreti (e interessanti) di interscambi economici tra società, anche di un certo rilievo.
Secondo autorevoli osservatori del fenomeno Bitcoin, il boom del mercato delle monete digitali è dovuto al crescente entusiasmo e alla fiducia riposta in questa “moneta 2.0” dagli investitori, sebbene sia opinione di un certo Warren Buffett che la volatilità del mercato delle monete digitali non consenta a nessuno di poter credere ciecamente nell’investimento. I grandi protagonisti della tecnologia contemporanea, le cosiddette aziende Big-tech, sono oggi al lavoro per cercare di limitare la volatilità connotante le criptovalute e stanno studiando una moneta virtuale che possa risulta più stabile (stablecoin), ancorata all’andamento della moneta in circolazione (euro o dollaro, cosiddette “monete fiat”). Anche le Banche centrali sono attualmente al lavoro e alla ricerca di soluzioni che possano limitare l’utilizzo di monete indipendenti ed è per questo che, seppur con tempi dilatati, pare essere in arrivo un importante intervento legislativo che possa regolamentare il mercato delle criptovalute.
Criptovalute e sport: calcio internazionale
Il club neocampione di Scozia, allenato dal leggendario ex-centrocampista Steven Gerrard, ha già annunciato la collaborazione con una società turca operante nel mondo delle criptovalute, Bitci Technology. Con un accordo valido fino al 2023, il club più titolato d’Europa porterà il logo Bitci sui calzoncini dei propri campioni e, proprio come alcuni club italiani, verrà lanciato anche il proprio token.
Anche il Paris Saint-Germain (PSG), una delle squadre più ricche del pianeta, ha manifestato interesse per le criptovalute. Infatti, ha provveduto a stringere una collaborazione con Sorare, start-up francese e piattaforma di fantacalcio basata su criptovaluta ether (ETH), facendo sì che i giocatori del PSG siano tokenizzati sotto forma di carte digitali. Sorare, che offre un servizio simile al fantacalcio giocato in Italia, si è più volte detta interessata ai più grandi e prestigiosi Club del pianeta, annoverando per il suo gioco anche Real Madrid, Atletico Madrid, Inter, e diverse altre squadre.
Sorare utilizza e gestisce quelli che vengono chiamati “token non fungibili” (NFT, dall’acronimo inglese), che si contrappongono ai token fungibili, vale a dire le diverse criptovalute. La differenza tra i due tipi di “gettoni” risiede nel fatto che mentre ogni criptovaluta è equivalente a qualsiasi altra unità della stessa, ogni NFT (ogni carta digitale di un giocatore tokenizzato) è unico e può avere un costo completamente diverso in funzione delle sue caratteristiche e delle sue funzioni. L’acquisto viene tracciato incontrovertibilmente attraverso smart contract e il mercato viene gestito mediante un meccanismo di aste.
Il progetto qui riproposto, come tanti altri del presente o del passato (si pensi ai Cryptokitties del 2018 su blockchain Ethereum), rappresenta la gestione di beni digitali attraverso la blockchain. Nei giochi online e negli e-sports sono presenti molte tipologie di beni digitali (armi, oggetti magici, skin dei personaggi, etc.) che possono o sono già stati tokenizzati.
Del resto, il mondo del gaming è sempre stato quello più ricettivo all’innovazione tecnologica. Le applicazioni della blockchain al mondo del gaming possono essere molteplici, ma la gestione degli asset virtuali è quella che maggiormente ha catturato l’attenzione del settore in questi anni.
Il mondo dei beni virtuali nel gaming (e nello sport) è chiaramente collegato con i cripto-exchange, le piattaforme centralizzate di scambio di criptovalute, e l’interazione degli utenti nei giochi è sempre più vicina a quella provata sui social media[1].
Criptovalute e calcio italiano
In Italia, il fenomeno delle criptovalute viene al momento attentamente seguito dalle squadre milanesi, le quali si sono accorte della non trascurabilità della innovazione portata dalle monete digitali.
Si è appena detto della collaborazione dell’Inter con Sorare. Il Milan ha annunciato una sua collaborazione con Chiliz per il lancio del token “$ACM”. Casper Stylsvig, Chief Revenue Officer AC Milan, ha dichiarato: “Siamo felici di collaborare con Socios.com e di accoglierli nella nostra famiglia di global partner. Questa partnership ci consentirà di dare alla nostra fan base globale di 450 milioni di tifosi rossoneri un altro entusiasmante modo di interagire con il Milan, soprattutto nelle attuali circostanze create dalla pandemia. Siamo un Club innovativo e attento alle innovazioni e questa partnership ci permette di compiere un ulteriore passo in avanti nel nostro percorso di modernizzazione”.
Anche la Juventus ha aperto la strada a una “gestione popolare del club” (si fa per dire), tramite l’emissione di token che permettono ai supporter di poter partecipare attivamente alle decisioni della società. Del resto, sembra essere questa la via per poter concretamente introdurre nel mondo delle società calcistiche l’innovazione portata dalle criptovalute.
I token sembrano quindi i principali candidati a diventare la moneta virtuale nel mondo dello sport, che i supporter delle squadre professionistiche, come Juventus e Milan in Italia, potranno acquistare per garantirsi “esperienze” con i loro beniamini: dall’acquisto di biglietti esclusivi a vere e proprie esperienze al fianco dei grandi campioni.
Questo tipo di strategia win-win consente ai club di avvicinare i propri tifosi ancora di più alla società, generando e intensificando sempre di più quel senso di appartenenza che lega un tifoso alla sua squadra del cuore, attraverso rischi di tipo finanziario abbastanza trascurabili, in quanto l’emissione di token non incide sulla struttura finanziaria del club, ma consente la monetizzazione della passione del supporter.
Il comportamento dei token sarà essenzialmente simile a quello del Bitcoin e delle altre criptovalute: essi, infatti, aumenteranno il loro valore intrinseco al crescere della domanda e saranno utili per acquistare beni o servizi messi a disposizione dal Club.
Criptovalute e sport: i fan token e gli exchange in Formula Uno
I lockdown dovuti alla diffusione del coronavirus in giro per il pianeta hanno reso impervio rispettare l’agenda del Mondiale di Formula 1, come di altri sport.
Se da un lato l’assenza di spettatori durante le gare ha limitato i livelli di coinvolgimento dei fan, la mancanza di vendita dei biglietti, dall’altro, ha avuto un impatto sui guadagni della F1, attraverso le tasse di hosting delle gare, che sono state praticamente cancellate.
Nonostante la massima serie delle corse automobilistiche si stia rimettendo in sesto, puntando a un calendario completo di 23 gare durante il 2021, Liberty Media e i team devono ancora affrontare diversi momenti difficili, prima che i livelli di reddito possano tornare alla normalità.
Anche gli altri sport, come abbiamo visto, hanno affrontato sfide simili e ciò ha spinto alcuni a pensare fuori dagli schemi e cercare nuovi flussi di entrate, oltre a modi migliori per interagire con i fan.
La mente dietro il concetto dei fan token è Alex Dreyfus, CEO della piattaforma Socios.com, sulla quale i fan possono sia acquistare i token sia valutare le decisioni del club. “Abbiamo iniziato con le squadre di calcio, poi abbiamo iniziato a dedicarci agli e-sport e al cricket, ora ci stiamo dirigendo verso la Formula 1”, ha svelato Dreyfus ad Autosport.
Dreyfus spera di confermare un accordo con almeno un team di F1 nelle prime fasi di quest’anno, e questo potrebbe aprire la porta ad altri da seguire. Il lancio di un token non solo aumenterebbe il flusso di entrate per il team di F1 coinvolto, ma potrebbe anche fungere da trampolino di lancio per un nuovo livello di innovazione e coinvolgimento dei fan in futuro.
Se può sembrare improbabile che i fan possano avere voce in capitolo nella scelta dei piloti titolari delle diverse scuderie, più possibile diventa il loro coinvolgimento nella scelta della livrea dell’auto, dell’abbigliamento della squadra o dei caschi da indossare in determinate gare. “Se la scuderia desidera innovare, ogni settimana potrà portare avanti numerosi sondaggi, creando esperienze da VIP e nuove opportunità” ha detto Dreyfus, auspicando un successo di queste operazioni di marketing.
Il modello di business per i fan token è abbastanza semplice. I team ricevono una commissione su ogni token venduto, più una quota delle commissioni di trading generate dall’acquisto e dalla vendita dei token su grandi exchange, vale a dire i luoghi virtuali dedicati allo scambio di criptovalute e monete fiat come Binance o Chiliz.
Non mancano all’appello altri tipi di partecipazioni in ambiente sportivo degli exchange.
Il team di Formula 1 Aston Martin Cognizant ha di recente aggiunto la piattaforma Crypto.com alla rosa dei partner per il prossimo campionato mondiale automobilistico. Si tratta di un accordo molto importante per il settore delle criptovalute, che in questo modo raggiungono il grande pubblico. Entrambe le società sono state piuttosto riservate su ciò che l’accordo comporta, ma hanno detto in un comunicato stampa che i marchi “collaboreranno per offrire esperienze e opportunità esclusive agli appassionati di questo sport”.
Gli exchange rappresentano la base dello sviluppo dell’economia delle criptovalute ed è in essi che il valore delle stesse viene determinato in base alla legge della domanda e dell’offerta. Senza gli exchange non potremmo conoscere il valore di conversione in bitcoin di 1 euro, o di quello di una criptovaluta con un’altra altcoin.
Questi mercati, operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza soluzione di continuità, gestiscono i flussi di entrata e di uscita tra il mondo reale e quello cibernetico delle criptovalute. Per questo motivo, sono i punti in cui va effettuato il riconoscimento degli operatori, attraverso una validazione del documento d’identità conosciuta come “Know Your Customer”, o processo KYC, da effettuarsi al momento della registrazione sull’exchange stesso.
Caratteristica principale di un exchange è quello di poter fornire costantemente liquidità al mercato, vale a dire essere sempre disponibile per le proposte di compravendita di moneta che gli investitori vogliono effettuare.
È bene ricordare, però, che i fan token non ruotano intorno al solo concetto di poter generare nuove entrate. L’idea portante è una migliore interazione con i tifosi, che vada ben oltre il semplice sondaggio sui social network. Un fan token non è, ovviamente, di una quota della società, ma, piuttosto, una sorta di “quota di influenza” nel futuro delle interazioni tra fan base e società sportive.
Il token di una squadra diventa, infatti, “di proprietà” del tifoso, che può comprarne uno o mille a seconda della sua passione e delle sue disponibilità. Finché il supporter sarà in possesso di un gettone d’influenza, potrà votare e partecipare a determinare decisioni della sua squadra del cuore.
Del resto, come abbiamo visto, attraverso le blockchain si stanno creando risorse digitali che risultano intrinsecamente scarse (come il bitcoin), in quanto vengono ideate in una quantità limitata fin dal principio.
Lo sport in quanto tale è tutto incentrato sulla scarsità e sull’esclusività.
Esiste un numero limitato di biglietti per una competizione specifica, solo un numero limitato di persone può partecipare, per la capienza fisica e gli impianti sportivi, e, ciononostante, tutti vorrebbero assistere a quella partita o a quella gara, tutti vorrebbero farne parte.
Dunque, diventa sensata l’idea di creare una determinata quantità di gettoni per ogni squadra, in vista di una scarsità di questo bene che si realizzerà negli anni successivi tra i supporter. Non dimentichiamo che l’utilizzo della tecnologia della blockchain risulta necessaria anche per garantire integrità ed equità nella partecipazione dei tifosi alle decisioni del team. Un voto effettuato sulla blockchain è intoccabile, nessuno può falsificarlo.
Blockchain e sistemi decentralizzati
Come ormai noto, la blockchain è una tecnologia che si sostanzia in una catena digitale le cui voci sono raggruppate in blocchi ed è caratterizzata da immutabilità e condivisione. Si tratta di un “registro” in forma di struttura di dati, le cui voci sono raggruppate in “blocchi“, concatenati in ordine cronologico. L’integrità dei blocchi della catena è garantita dall’uso della crittografia. Sebbene la sua dimensione sia destinata a crescere nel tempo è immutabile in quanto, di norma, il suo contenuto, una volta scritto, non è più né modificabile né eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura.
Il Bitcoin (BTC) è una moneta virtuale che si avvale della predetta tecnologia per consentire la compravendita tra gli utenti del web. Nata circa undici anni fa, con un valore di pochi centesimi, oggi viene scambiata a cifre che superano la quota di trentamila euro. La differenza con altri progetti di monete virtuali, anche precedenti, risiede nel nuovo paradigma alla base del Bitcoin, che si basa su un’organizzazione totalmente decentralizzata.
La natura distribuita e il modello cooperativo rendono robusto e sicuro il processo di validazione, sebbene presentino tempi non trascurabili, dovuti in gran parte al processo di validazione dei blocchi e alla sincronizzazione della rete. L’autenticazione avviene tramite collaborazione di massa ed è alimentata da interessi collettivi. L’utilizzo di questa tecnologia consente anche di superare il problema dell’infinita riproducibilità di un bene digitale, senza l’utilizzo di un server centrale o di un’autorità.
Un’infrastruttura decentralizzata permette apertura e trasparenza, laddove tutti i partecipanti interagiscono tra loro, senza intermediari di maggiore o minore importanza, incentivando la fiducia tra gli stessi partecipanti. Tutti gli operatori prendono le decisioni in accordo tra loro, senza processi e protocolli intermedi che avrebbero altrimenti rallentato i processi.
D’altro canto, non si può non evidenziare come, nella loro funzionalità, i sistemi decentralizzati siano spesso difficili da costruire e richiedano, quindi, un grande sforzo per comprenderli ed eventualmente utilizzarli. Ancora oggi questi sistemi risultano in via di costruzione, spesso poco conosciuti dalla grande massa di operatori, in contrapposizione ai sistemi centralizzati ben sviluppati e radicati, anche nell’immaginario collettivo.
In ogni caso, i sistemi decentralizzati stanno catturando l’attenzione della maggior parte degli operatori proprio grazie alla loro caratteristica di non esclusività, particolarmente significativa per gli sviluppatori e le imprese di start-up, e per la maggiore sicurezza che l’elevata integrazione e l’interazione dei partecipanti garantisce. Un hackeraggio esterno all’intero sistema viene, infatti, reso più complicato, giacché, per aversi la modifica di un singolo blocco, bisogna attraversare l’intera catena di partecipanti.
Criptovalute: la moneta 2.0?
Persino Paypal, nota società statunitense che offre servizi di pagamento e trasferimento di denaro, creata da Elon Musk, ha approvato l’uso dei bitcoin sulla sua piattaforma. Infatti Elon Musk si è mostrato in più di un’occasione ben disposto nei confronti delle criptovalute, andando a influenzare con i suoi tweet una ampia platea di investitori del settore, creandone peraltro di nuovi.
Nel corso degli ultimi cinque anni, è anche capitato di assistere a clamorosi ribaltamenti di pensiero da parte di personaggi di spicco dell’alta finanza in merito alle criptovalute. Degno di nota è infatti il caso del CEO di JP Morgan, colosso di servizi finanziari, il quale nel 2017 affermò che non avrebbe “mai investito in bitcoin” salvo poi rettificare la propria posizione affermando, in maniera diametralmente opposta, come “non vi è alcun AD di banca che possa esprimere perplessità sul bitcoin”.
Infatti, se prima l’investitore tipo della criptovaluta era l’impavido navigante del web in cerca di fortuna, oggi il mercato delle criptovalute è stabilmente frequentato anche da attori istituzionali. Essi si avvalgono del Bitcoin (così come di altre criptovalute) come vero e proprio strumento di diversificazione per mercati correlati. Per questo la sicurezza delle transazioni e l’apertura del mercato a qualsiasi utente del web garantiscono agli investitori istituzionali di stuzzicare potenziali investitori inarrivabili con i classici mercati Nasdaq o S&P 500. Da questi attori di rilievo il Bitcoin viene spesso associato all’oro poiché utilizzato quale scudo contro il fenomeno dell’inflazione, infatti viene anche definito “valuta deflazionaria” per le enormi differenze esistenti con le monete tradizionali, in balia delle decisioni di politica monetaria delle banche centrali. Proprio per questo è più che probabile che le grandi istituzioni finanziarie continueranno a consolidare la propria presenza nel mercato delle criptovalute.
Non dimentichiamo di sottolineare la discontinuità presente tra lo sviluppo tecnologico e sviluppo legislativo. In questo senso, il Bitcoin (come le altre criptovalute) gode di un vantaggio non da poco, e cioè quello di non essere confiscabile. Inoltre, a differenza dell’oro fisico, è più facilmente trasferibile, esentasse e, chiaramente, non occupa alcuno spazio “fisico”, vantaggio che consente di diminuire esponenzialmente i costi di gestione dello stesso. L’altra faccia della medaglia è invece rappresentata dal fatto che sebbene Bitcoin e oro siano entrambi scarsamente presenti sul pianeta (avendo un simile rapporto stock-to-flow), si comportano in maniera diversa sul mercato essendo l’oro circa 10 volte meno volatile del Bitcoin, suo alter-ego digitale.
Conclusioni
Affacciarsi sul panorama delle cryptovalute nel mondo dello sport, o meglio, del business dello sport, regala una vista a perdita d’occhio. Appare chiaro però che l’universo tecnologico legato al mondo delle criptovalute possa rappresentare un’occasione da non perdere per tutti gli operatori professionistici appartenenti al mondo dello sport, per ingolosire i supporter e per ampliare gli strumenti finanziari a disposizione della società. Sarebbe interessante scoprire se l’emissione di fan token sarà utilizzata anche da atleti di sport individuali che, qualche volta, sono delle vere e proprie aziende, pianeti di fatturato nella cui orbita ruotano ricchi sponsor.
Note
- Cfr. “Blockchain – Guida all’ecosistema. Tecnologia, business, società”, Nicola Attico, 2018, Guerini Next ↑