Criptovalute, perché il mercato è così volatile

All’aspetto emozionale degli investitori si somma una completa deregolamentazione normativa: lo strumento è lasciato alla libera scelta di persone poco preparate, non istituzionali, che si lasciano coinvolgere dalle fluttuazioni momentanee poiché il loro stesso orizzonte temporale è limitato

Pubblicato il 27 Lug 2021

Luca Sanna

avvocato, Studium Cives

criptovalute Cuba El Salvador

Trovare le ragioni della volatilità del mercato delle criptovalute è sempre difficile, in quanto dietro le criptovalute non esiste un mercato dell’economia reale, non esiste un prodotto o una materia prima venduta, non esiste un’entrata indipendente dal mercato finanziario e allo stesso tempo non vi è nemmeno l’impiego di manodopera che possa generare un contesto stabile.

Allo stesso tempo è difficile comprendere le curve tra domanda e offerta in un ambito nel quale è sempre possibile la creazione di moneta. Per tale ragione il “sentiment” e il “feeling” del compratore e dell’investitore in criptovalute determina il suo valore, ma non in quanto acceleratore di comportamenti, quali la fiducia nei mercati, ma in virtù proprio dell’emozione del momento.

La volatilità delle criptovalute

Se all’aspetto emozionale si somma una completa deregolamentazione normativa ci si accorge che lo strumento è lasciato alla libera scelta di persone poco preparate, non istituzionali, che si lasciano coinvolgere dalle fluttuazioni momentanee poiché il loro stesso orizzonte temporale è limitato.

Giovani, millennials, influencer, speculatori geek e programmatori rappresentano la base di un mercato speculativo privo di disciplina governativa. Questo può spiegare la volatilità delle criptovalute.

Il MEF – Ministero dell’economia e della finanza, in una risposta del 26.05.2021 a una interpellanza parlamentare promossa dal Movimento 5 Stelle ha inteso riferirsi alle criptovalute come “ […] criptoattività di natura altamente speculativa e senza alcun sottostante a sostegno del suo valore” e allo stesso tempo ha auspicato l’intervento del legislatore in quanto l’assenza di normative di riferimento si riverbera in perdita di occasioni per gli imprenditori della new economy (Miner, Yel-Farming, NFT, ecc.).

Ma di che valore stiamo parlando in termini di perdita di chance economica?

Il valore delle criptovalute

Seppur storicamente precedente il valore delle criptovalute inizia il proprio rally nel 2008 con la crisi bancaria mondiale. Gli investitori, scottati dai mercati tradizionali, rifuggono dagli investimenti bancari per trovare una alea deregolamentata nelle criptovalute.

Nel 2016 la criptovaluta Ethereum (la seconda per ordine di importanza) era scambiata con il prezzo di 13 dollari. Il 7 maggio del 2021 aveva raggiunto il suo apice di 3.483 dollari, per subire successivamente un calo vertiginoso.

Bitcoin ha avuto un’evoluzione simile ma con una forbice che è andata da 5 dollari nel 2012 a 55.000 dollari nel 2021, perdendo però come detto ben 20.000 dollari negli ultimi giorni.

Litecoin ha avuto anch’essa un andamento simile passando da 3 dollari del 2016 agli attuali 189 dollari con picchi di quasi 400 dollari il mese scorso.

Dogecoin, criptovaluta di nuova creazione, quest’anno ha invece guadagnato oltre il 12.000%.

Quanto sono inquinanti le criptovalute

L’economista americano Alexander Benfield, analista delle criptovalute di Weiss Ratings, intervistato da Jurica Djumovic di Market Watch ha specificato come il mining dei Bitcoin impieghi circa 130 Terawattora all’anno (tutti gli Stati Uniti D’America consumano circa 4.000 Terawattora annui, un impiego smisurato di energia. 1 Terawattora corrisponde a 1000 Gigawattora). Ma ciò che i dati nascondono è la provenienza di tale consumo energetico, che varia dal 39% al 73% in energia rinnovabile. Inoltre, gran parte di tale energia rinnovabile è consumata direttamente alla fonte, senza essere trasportata dalle aree rurali (specialmente cinesi) e rappresenta pertanto energia in surplus.

Peraltro, il concetto di mining sotteso alla creazione dei blocchi è proprio quello della complessità crescente e quindi proporzionale al consumo di energia: semmai la sfida del futuro è quella di creare sistemi che possano ottimizzare il consumo energetico o incentivare l’indipendenza energetica di criptovalute complesse. Le criptovalute cosiddette “green evidentemente possiedono un grado di complessità irrilevante e come tale sono basate su reti sottodimensionate o addirittura inesistenti.

Il movimento $Stopelon per fermare la volatilità delle criptovalute

Se è sufficiente un annuncio di Elon Musk su Twitter per manipolare il mercato delle criptovalute, occorre difendersi dagli annunci “wow” anche attraverso lo stesso “sentiment” che svolge un ruolo di primaria importanza nell’effetto valanga derivato da singoli tweet di personaggi influenti.

Per questa ragione è sul mercato da pochi giorni la moneta virtuale $Stopelon i cui membri, miner e investitori, avversando la politica della volatilità richiedono alla comunità di comprare e tenere (Buy&Hold) e in poche ore il token ha raggiunto ben 34 milioni di dollari di capitalizzazione, mentre il canale Telegram già conta più di 17mila iscritti.

Il nuovo token è emerso sulla blockchain di Binance Smart Chain e ha già registrato una crescita del 5.000% da 0,0000019 a 0,00009450 dollari.

Conclusioni

Sono molto lontani i tempi del baratto e l’idea di diventare ricchi improvvisamente, anche senza merito, pervade la storia dell’uomo in maniera costante. Immaginare che gli stati si privino della possibilità di istituzionalizzare il mercato delle criptovalute e di rinunciare alle entrate derivanti dal mercato è da ingenui, ma trovare il modo di regolare un sistema non regolabile con le categorie mentali della vecchia economia è altrettanto utopistico. Fintanto che il mondo sarà governato dai “boomers”, tra i quali lo scrivente, non vi sarà modo di comprendere il fenomeno e di provare a regolarlo senza ucciderlo.

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