Nel Regno Unito la Financial conduct authority ha recentemente indetto una consultazione sulle sue linee guida rispetto ai “crypto assets” aperta agli stakeholder, che avranno tempo per esprimersi entro aprile 2019. L’obiettivo delle linee guida è di determinare il perimetro regolatorio entro il quale le leggi esistenti o ancora da scrivere e le direttive europee dovranno essere applicate ai cripto asset, basandosi sulla categorizzazione standard di exchange, security e utility token.
Le linee guida indicano quando i crypto assets debbano essere considerati “investimenti specifici” secondo le leggi locali o “strumenti finanziari” secondo le norme MiFid II oppure moneta elettronica secondo le “Payment Services and Electronic Money Regulations”.
I punti chiave delle linee guida possono essere riassunti come segue:
1 – Exchange tokens
Gli exchange token, o le criptovalute come Bitcoin, rimangono fuori dal perimetro delle regole. Questo vuol dire che trasferire, acquistare e vendere questi token, comprese le operazioni commerciali di scambi di crypto assets per scambiare token, sono attività attualmente non regolate dalla Fca. Ma alla fine del 2019 la quinta direttiva Aml dell’Unione europea sarà implementata anche nel Regno Unito e quindi gli obblighi che prevede riguarderanno anche queste attività.
2 – Security tokens
La definizione di “security tokens” include anche i token definiti “specifici investimenti” secondo legge britannica, e anche quelli considerati “Strumento finanziario” per come viene definito nella direttiva Mifid II. Ad esempio questi token hanno caratteristiche che li equiparano a strumenti tradizionali come azioni, obbligazioni o unità in uno schema di investimento collettivo. La Fca fa anche alcune utili valutazioni pratiche e riporta casi interessanti di studio. Ad esempio, stabilisce che i token siano equivalenti alle azioni nel momento in cui siano negoziabili sul mercato dei capitali, anche se non è necessario che siano indicizzati in un mercato. E’ sufficiente che siano trasferibili. Questo è lo standard della definizione MiFid, ma in ogni caso anche se un token non è precisamente uno strumento finanziario secondo il MiFid – dal momento che potrebbe avere restrizioni alla propria trasferibilità – può comunque essere considerato come un “Investimento specifico” secondo la legge UK. Un altro esempio riguarda i diritti di voto, che se sono collegati a un token, devono essere ricondotti al controllo dell’azienda. Ad esempio, un token che fornisce il diritto di voto al suo possessore su una Ico futura su cui l’azienda vorrà investire, non dovrà essere considerato un security token, dal momento che il diritto di voto con conferisce un potere di controllo sulle future decisioni dell’azienda. Inoltre, questo il terzo use case, un token che abbia il valore di un mandato, quindi il diritto di sottoscrizione futuro, sarà considerato una security nel caso che garantisca il diritto di sottoscrivere token che, una volta emessi, siano essi stessi considerabili come securities. Un token che conferisca il diritto a securities tokenizzate è esso stesso considerabile una security, mentre un token emesso per raccogliere capitali da investitori, e che è quindi poi lanciato, investito e offre interessi ai possessori o un profitto di partecipazione deve essere considerato come un’obbligazione o una partecipazione a uno schema di investimento, e quindi una security.
3 – Utility Tokens
La Fca porta inoltre la tanto auspicata chiarezza su uno dei più controversi tipi di token, gli “utility token”. Pur sembrando adottare un approccio residuale per identificarli. In pratica, se i token non sono né una security né moneta elettronica, allora possono essere considerati utility e in questo modo finiscono fuori dal perimetro della regolamentazione. Come gli exchange token, gli utility token possono essere scambiati sui mercati secondari e utilizzati per investimenti speculativi, ma questo fatto di per sé non significa che questi token siano securitues.
4 – E-Money
Le regole sui servizi di pagamento si applicano soltanto a fondi che siano definiti come “banconote, monete, ‘scriptural money’ e moneta elettronica”, quindi non ai cripto asset.
Una definizione standard che deriva dalla direttiva e-money, dove i crypto asset possono essere considerati moneta elettronica soltanto se sono conservati elettronicamente, se hanno un valore monetario, se rappresentano un diritto sull’emittente, se sono stati emessi in cambio di denaro e con lo scopo di fare pagamenti, e se sono accettati da altri oltre che dall’emittente.
In conclusione, le linee guida della Fca sono un passo atteso a lungo e che va verso la giusta direzione, in particolare portando chiarezza sul tema degli utility token e mettendo fuori dal perimetro gli exchange token.
Mettendo la questione legale sul piano comparativo, l’esperta collega tedesca Nina Siedler – membro del board e presidente del Think Block Tank – punta l’attenzione sulle differenze nelle categorie dei token tra la Fca e l’authority tedesca BaFin. Mentre la divisione in tre categorie è la stessa, queste variano però nei dettagli. La Fca definisce gli exchange token come token “non emessi o sostenuti da alcuna autorità centrale, ed emessi per essere utilizzati per essere usati negli scambi”. Di contro, l’elemento di avere un emittente decentralizzato non ha alcuna rilevanza nell’interpretazione della BaFin, che classifica questa category di token come “Token di pagamento”definendoli come “unità di credito” che sono strumenti finanziari secondo la legge nazionale tedesca. Questioni che sollevano ancora una volta la necessità di un’ampia e armonizzata categorizzazione dei token in sede Ue, con l’obiettivo di creare un singole market europeo funzionale per i token.
*Andrea Bianconi è un avvocato d’affari internazionale con oltre due decenni d’esperienza, uno studioso di Austrian Economics, storia monetaria e geopolitica, un appassionato sostenitore di Bitcoin, delle tecnologie DLT e di Blockchain. Svolge consulenza nel settore ed è speaker/panellist a conferenze ed eventi di settore. Membro del Think Tank Untitled-INC , della Blockchain Hub di Berlino e della Blockchain Bundesverband tedesca, ha collaborato alla stesura del primo studio di settore internazionale “EU Token Regulation Paper” presentato alle autorità europee e nazionali