La blockchain ha bisogno, più di altre forme di innovazione, di essere raccontata. Per capire le sue potenzialità e per superare le naturalissime perplessità che ancora ne ostacolano lo sviluppo, c’è bisogno di spiegare concretamente cosa si può fare e come lo si può fare. E proprio per contribuire a rispondere a questa esigenza Blockchain Business Revolution 2019 ha dedicato due tavole rotonde alle esperienze di organizzazioni, di PMI, di consorzi, di Università e di Pubbliche Amministrazioni che hanno scelto di far partire progetti, di sperimentare o di esplorare nuove forme di innovazione basate sulla blockchain. Insidoro Trovato, giornalista economico del Corriere della Sera ha guidato e accompagnato la prima parte di questo percorso partendo da una realtà che l’innovazione e la blockchain in particolare la vive nella veste e nel ruolo di system integrator.
Internet of Things, Intelligenza Artificiale e blockchain ibride – Giuseppe Bertone, AlmavivA
AlmavivA interpreta la blockchain in chiave di system integration e porta subito l’attenzione sull’importanza di metterla in relazione stretta e costante con altri fenomeni di innovazione come l’Internet of Things , l’Intelligenza Artificiale , il Machine Learning . Giuseppe Bertone, Head of Distributed Ledger Technology (Blockchain) di AlmavivA sottolinea l’importanza per le reti blockchain di portare e garantire “in ingresso” dati validi di “qualità” e ricorda che il valore sul quale si portano le soluzioni basate sulla blockchain non possono non partire dalla grande disponibilità di dati nelle imprese e dalla necessità di assicurare lo sviluppo di filiere in grado di controllare e gestire con certezza e sicurezza processi basati su questi dati.
L’esigenza della blockchain è figlia di una costante crescita del valore culturale dei dati, sia sotto il profilo quantitativo (numero di dati in continua crescita) sia di tipo qualitativo (necessità di disporre di dati di più elevata qualità) e proprio per questo è importante per AlmavivA, come system integrator, saper sviluppare soluzioni che guardano ai temi dell’integrazione tra tutte le declinazioni dell’Internet of Things (sensoristica, wearable, apparati collegati ai sistemi di automazione etc) e la blockchain. Su questa integrazione si gioca un pezzo molto importante della capacità di sviluppo di fenomeni come l’Industria 4.0, come le smart city, la smart mobility o l’agrifood dove la blockchain è sempre più importante.
Il ruolo del system integrator nei progetti blockchain
Il ruolo del system integrator è anche quello di trovare delle soluzioni, di identificare percorsi e creare le condizioni per seguirli e costruire dei progetti e questa capacità di sintesi e integrazione per Giuseppe Bertone si deve concentrare anche alla risoluzione di uno dei principali punti di “contrasto” per chi si avvia a valutare progetti blockchain, vale a dire la scelta tra blockchain permissioned o peermissionless. Detto che la letteratura e l’esperienza indicano in modo già abbastanza chiaro i vincoli e le opportunità dei due scenari è altrettanto evidente che sono sempre più numerose le situazioni in cui servono caratteristiche dell’una e dell’altra dimensione. Ed è qui appunto che il system integrator è chiamato a svolgere primariamente il suo ruolo, da una parte nell’assessment ovviamente che precede questa scelta e nella capacità di identificare soluzioni innovative. Bertone parla a Blockchain Business Revolution di modelli ibridi e a questo si collega anche il grande tema dell’interoperabilità tra blockchain diverse. Un tema importantissimo che richiama da una parte alla necessità di standard, alla necessità di definire delle governance e, appunto, alla capacità di integrare anche a livello tecnologico queste soluzioni.
Per Bertone la possibilità di utilizzare un modello ibrido permette di sfruttare le capability di entrambe le soluzioni e porta l’attenzione ai temi dell’intelligenza artificiale sottolineando che grazie ad algoritmi data-driven di machine learning è possibile identificare, con l’analisi di grandi quantità di dati e grazie all’utilizzo di modelli statistico-matematici, dei nuovi pattern comportamentali dai quali trarre indicazioni per individuare i rischi di frode. L’uso delle Distributed Ledger Technology a sua volta permette di proteggere l’integrità dei dati tra device e piattaforme, con la certezza di incorruttibilità e immutabilità.
Agrifood, trasporti e banking – Filippo Cutillo, Oracle
Con Filippo Cutillo, Oracle Blockchain Cloud Services Specialist di Oracle si entra in tre diversi domini che pur con punti di partenza anche molto diversi hanno trovato una nuova soluzione proprio con la blockchain:
- Il mondo dei trasporti marittimi
- Il mondo dell’agrifood e della certificazione agroalimentare
- l mondo finance e banking
In particolare Cutillo parla delle esperienze di CargoSmart nel mondo shipping e transportation, nel mondo Agrifood con la società agroalimentare Certified Origins (leggi l’articolo Certified Origins: tracciabilità dell’olio nel segno della blockchain) e nell’ambito del banking con la banca medioorientale Arab Jordan Bank.
Un Global Shipping Business Network Consortium per il mondo dei trasporti internazionali
Con CargoSmart Oracle ha lavorato alla creazione di un Global Shipping Business Network Consortium allo scopo di creare nuove forme di collaborazione tra carriers, gestori di terminali a livello portuale, di shipper e di forwarder, oltre a istituzioni, organizzazioni impegnate nelle attività di controllo, che compongono la lunga e complessa supply chain dei grandi trasporti internazionali. Tutti questi attori hanno a disposizione una open digital platform basata su una soluzione Distributed Ledger Technology (DLT).
Per CargoSmart e per tutti gli attori della supply chain, e stiamo parlando di 6 grandi aziende per un totale di 50 milioni di container in viaggio per il mondo, l’utilizzo della blockchain permette la gestione efficiente, veloce di tutti i documenti e della contrattualistica, con grandi vantaggi in termini di riduzione dei costi e in termini di velocità di esecuzione delle operazioni. Accanto a questi vantaggi la blockchain permette di portare maggiore trasparenza e maggiore fiducia tra tutti gli attori, con altri vantaggi, indiretti in termini di gestione e risoluzione delle controversie.
La blockchain a protezione del Made in Italy
Con il caso Certified Origins Cutillo racconta di una esperienza che vede da una parte un’azienda di eccellenza del mercato italiano e un mercato importantissimo come quello americano. In questo caso Oracle ha contribuito a creare una soluzione per garantire la tracciabilità di tutti i componenti in tutte le fasi di lavorazione e di trasporto del prodotto dal campo sino allo scaffale del retail, che in questo caso specifico attiene al mercato Nord Americano. Dunque tracking di tutti i componenti per una certificazione di filiera con la quale proteggere e valorizzare un prodotto del Made in Italy contro i rischi di frode o di Italian Sounding.
Con il caso della Arab Jordan Investment Bank, Cutillo racconta di come questa banca abbia scelto di lavorare sulla blockchain per la gestione del trasferimento elettronico di fondi puntando alla riduzione dei costi, a un aumento dell’efficienza e della sicurezza per cambiare e migliorare nello stesso tempo la customer experience. La piattaforma blockchain Oracle ha permesso di ridurre la complessità dell’”electronic fund transfers operations” e ha aperto nuove prospettive in termini di identity management, di protezione dei dati e di gestione della compliance documentale.
La blockchain porta il P2P nel mercato dell’energia – Mattia De Vecchi, Evolvere e-Prosume
Con Mattia De Vecchi, General Manager di Evolvere e-Prosume si entra nell’ambito del mercato energetico e in particolare delle prospettive di sviluppo di un mercato in grado di coinvolgere attivamente i microproduttori garantendo nello stesso tempo nuove forme di bilanciamento per le reti energetiche. De Vecchi parla di un metodo innovativo di gestione delle transazioni tra chi produce e chi consuma energia. Da un punto di vista normativo in Italia non ci sono ancora le condizioni a livello di regolamentazione, a differenza della Spagna dove è possibile scambiare energia tra privati cittadini, il che può voler dire, per esempio, cedere energia autoprodotta e non consumata ai vicini di casa. e-Prosume si occupa di blockchain applicata al mondo dell’energia, nel gruppo Mangrovia & Blockchain Solutions, ha dato vita con Evolvere (al riguardo leggi il servizio: Ecco come blockchain e P2P possono cambiare il mercato dell’energia), uno dei principali aggregatori italiani di capacità fotovoltaica, di prosumers (nuovi attori del mercato che producono e consumano energia allo stesso tempo), a una serie di servizi che permettono di approcciare questo mercato con soluzioni basate sulla blockchain.
Microtransazioni di tipo P2P per vendere e acquistare energia tra privati
Evolvere conta su qualcosa come 11-12 mila prosumers residenziali con cui opera in forma di aggregazione, da loro ritira energia non auto-consumata e offre loro energia di integrazione dalla rete. L’azienda è attiva sul mercato grazie all’installazione e dotazione presso i clienti di uno smart gateway domotico per abilitare funzioni che permettono di rendere attivo, proattivo e sempre più attento ai consumi il mondo domestico. Grazie al progetto Eugenio si installa una componente che legge i dati dei contatori di consumo e di produzione, ogni 15 minuti, si collega al gateway con componenti e client della nostra blockchain e permette di comunicare con nodi esterni in cloud dove è effettivamente archiviata la blockchain.
Con questa piattaforma si possono gestire micropagamenti, raccogliendo informazioni su consumo e produzione e gestendo un pagamento con cadenze anche ogni 15 minuti. Ma perché si dovrebbe passare a un pagamento ogni 15 minuti e non più, come oggi, dopo 60 giorni? Oggi il consumatore paga quello che ha consumato 90 giorni prima. Il passaggio a un pagamento “immediato” sul consumo reale avrebbe un effetto benefico sul circolante dell’utility o sull’aggregatore del caso e contribuirebbe a diminuire il problema del recupero del credito che costa tanto alle aziende. Questo evidente vantaggio dell’aggregatore può essere restituito con dei benefici in forma di sconto al consumatore. Un approccio nuovo che permette di abbassare i costi senza ridurre il valore per gli attori, ma lavorando sull’efficienza.
L’aggregazione di prosumer può aiutare a bilanciare la rete
Aggregando i prosumer si possono poi offrire nuovi servizi alla rete. Si può contribuire a gestire il bilanciamento della rete stessa e ridurre la congestione. La prospettiva è quella di avvicinare consumo e produzione in maniera quasi istantanea. Come? Con il coinvolgimento dei prosumer residenziali, con la blockchain e con un modello peer to peer analogo a quello approvato poco tempo fa in Spagna. In Italia dovrebbe arrivare grazie alla direttiva europea che chiede ai paesi europei di implementare comunità energetiche finalizzate a questo meccanismo di democratizzazione dell’energia. In questo modo sarà possibile vendere energia autoprodotta. Le transazioni in questo scenario potrebbero anche essere giornaliere. Ed ecco il valore della blockchain, tracciare le innumerevoli transazioni con un sistema di aggiustamento dei pagamenti e della movimentazione che è enorme, anche dal punto di vista della numerosità delle transazioni. De Vecchi ricorda poi che la società sta lavorando a un progetto con la città di Barcellona per realizzare un progetto di energy peer to peer all’interno degli edifici della municipalità e conclude ricordando che l’obiettivo è quello di arrivare a tra un anno ad avere 2000 nodi in campo e di dare vita alla più ampia energy network al mondo basata su blockchain.
Dal passato al futuro con le monete complementari che “rivivono” nel mondo cripto – Luca Fantacci, Università Bocconi
Grazie al contributo di Luca Fantacci, dell’Università Bocconi si affronta il tema e il ruolo delle monete complementari e delle monete di scopo nella gestione delle transazioni all’interno di specifiche comunità.
Fantacci invita ad analizzare questo tema prima di tutto con uno sguardo che sappia guardare alle esperienze del passato, perché oggi stiamo riscoprendo i temi della pluralità monetaria. Per la precisione oggi stiamo vivendo una moneta unica che serve per una pluralità di scopi, dal comprare pane alla sottoscrizione di una assicurazione, ma, per certi aspetti stiamo vivendo una “eccezione”. Da un punto di vista storico la “regola” è quella della pluralità degli asset di valore monetario. Prima dell’emergere della moneta unica, si è vissuta una pluralità di monete distinte che avevano lo scopo di soddisfare esigenze diverse. La distinzione classica è quella ra una moneta destinata a gestire le transazioni a livello di economia locale allo scopo, per fare qualche esempio, di pagare il lavoro e comprare il pane e una moneta pensata invece per gestire gli scambi internazionali. Ma potevano essere anche monete differenziate sulla base di un principio funzionale, che servono per uno scopo ben preciso.
Blockchain: da un problema monetario a un nuovo scenario
La blockchain quando è apparsa nella forma di Bitcoin aveva anche lo scopo di risolvere (creando una alternativa basata su un paradigma completamente diverso) una “crisi” di carattere monetario legata alle disfunzioni del sistema monetario ufficiale, quello a cui affidiamo i nostri sistemi economici. Peraltro le stesse banche centrali (si consiglia a questo proposito la lettura del servizio Banche centrali e blockchain: i 10 progetti chiave secondo il WEF a partire dal CBDC e dell’articolo “Banche centrali e monete virtuali/blockchain: i progetti e i vantaggi”) sono ben consapevoli della difficoltà di trasmissione della politica monetaria (si veda al riguardo anche l’articolo: “Monete elettroniche, criptovalute, banche centrali: i principi cardine per capire”): ovvero della difficoltà di “mettere”realmente i circolazione la “moneta” disponibile affinché sia in grado di esprimere valore. Bitcoin prometteva di ovviare a questo problema. E oggi possiamo permetterci di spostare l’attenzione sul paradigma blockchain più che su bitcoin. Bitcoin ha replicato una moneta con una radicale innovazione che doveva servire per semplificare e democratizzare i pagamenti legati agli scambi, non certo per scopi speculativi. Ma il fatto di essere a tutti gli effetti un asset digitale, una sorta di oro digitale, ha favorito per cerri aspetti la tesaurizzazione della moneta anziché la sua circolazione. A parte questi aspetti va detto che il proliferare di criptovalute e token può ovviare ai problemi di carattere strettamente monetario che affliggono i sistemi economici.
Critpovalute: i vantaggi della programmabilità
Se stiamo osservando che le banche centrali fanno fatica a trovare i canali di trasmissione della politica monetaria, e quindi portare i soldi dove servono, ecco che il decentramento appare come una leva fondamentale. E la blockchain può portare nuove risposte. La tracciabilità poi è un altro grosso vantaggio di questa tecnologia. Una moneta elettronica centralizzata con l’uso di strumento come bancomat e carte di credito, ha una tracciabilità limitata rispetto alle critpovalute che possono offrire potenzialità enormi. Un altro aspetto importante riguarda poi la programmabilità, ad esempio la possibilità di disporre di una moneta complementare con scadenza prefissata, che permette di tracciare il singolo centesimo in ogni sua fase e di programmarne l’utilizzo. La programmabilità è una virtù anche ai fini della possibilità di disegnare monete target che rispondono a scopi precisi, con la massima garanzia di trasparenza. Va poi detto che asset puri non ne esistono neanche in ambito digitale. Ad ogni asset corrisponde una variability. Pensare in termini di asset puri è un’illusione. Ma il vantaggio che porta la blockchain è anche quello di dare evidenza a tutti i passaggi e a tutte le caratteristiche degli asset di valore, consentendo di analizzare e controllare il loro utilizzo in forma di moneta.
Dalle utility alla gestione delle risorse alla certificazione delle lauree – Michele Marchesi, FlossLab
Grazie a Michele Marchesi, Professore dell’Università di Cagliari e fondatore di FlossLab si entra negli ambiti delle utility, della certificazione documentale e dell’e-voting, settori nei quali la blockchain ancora una volta promette di cambiare radicalmente “le regole del gioco”.
FlossLab nasce come Spin-off dell’Università di Cagliari, con una forte spinta a livello di innovazione nello sviluppo sulle metodologie Agile e sulle soluzioni software Open Source. Con questa premessa Marchesi racconta dell’applicazione realizzata per la certificazione sui consumi di risorse idriche e indirizzata ai gestori di acqua in Sardegna. L’applicazione è disegnata per controllare i contatori dell’acqua, scattando migliaia di fotografie, raccogliendole in file cataloghi, la cui impronta viene certificata su una blockchain pubblica, per dimostrare in modo inconfutabile la data e il dato della lettura.
Blockchain per una gestione documentale sicura e a basso costo
Un’altra applicazione riguarda direttamente l’Università di Cagliari e attiene alla certificazione documentale. Lo studente può richiedere un certificato di laurea che viene registrato su Ethereum e diventa inalterabile e immodificabile. In questo modo lo studente può dimostrare la validità del certificato e le imprese e organizzazioni che sono chiamate a valutarlo possono contare su questa forma di affidabilità.
Marchesi ricorda poi lo sviluppo di un software open source ideato per semplificare lo sviluppo di soluzioni blockchain. In ultimo, ma non meno importante, il docente ricorda che grazie ai finanziamenti indirizzati alla blockchain della Regione Sardegna è stato realizzato un progetto di ricerca sull’e-voting, destinato sia alle organizzazioni, quindi per assemblee di vario tipo negli organi pubblici, sia anche per votazioni di tipo politico, dalle primarie, sino alla eventuale gestione di referendum consultivi.
Marchesi sottolinea che da qualche anno tra gli sviluppatori blockchain cresce la tendenza a programmare in maniera veloce, non strutturata. Di conseguenza, nonostante si tratti di soluzioni immediatamente utilizzabili e certamente di grande valore, rischiano di essere scarsamente mantenibili, perché non programmate secondo principi di scalabilità e sviluppo nel tempo. Questa immediata usabilità va a scapito del mantenimento. Per questo l’Università di Cagliari si è impegnata a lanciare una call per sostenere dl’ingegneria del software e per definire metriche specifiche per queste applicazioni. Marchesi ricorda che Flosslab, in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari propone un metodo di sviluppo noto con il nome di Agile Block Chain Dapp Engeenering (ABCDE), (leggi che cos’è e a che cosa serve la soluzione Agile Block Chain Dapp Engeenering, ABCDE) un primo metodo Agile ideato con l’obiettivo di minimizzare i rischi sullo sviluppo insicuro degli Smart Contracts tramite pattern di sicurezza, checklist e testing.
Guarda il video di Michele Marchesi
Filiera del legno, filiera delle arance rosse e sostenibilità ambientale – Paolo Menesatti, CREA
Le porte dell’agrifood e della certificazione di filiera le apre Paolo Menesatti, Direttore del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari). Il CREA è l’ente di ricerca del Ministero dell’Agricoltura che si occupa dello sviluppo dell’innovazione nel mondo agricolo, nello specifico si occupa di sviluppare nuove forme di tecnologie, da quella genomiche a quelle meccaniche e di sperimentare, ad uso del sistema stesso, queste tecnologie. L’organizzazione è chiamata anche a rispondere alla domanda di casi applicativi, di valutare gli effetti delle nuove soluzioni tecnologiche sui processi tradizionali.
Menesatti ricorda che l’agricoltura va vista come un sistema estremamente complesso, che ha una valenza sempre più riconosciuta, non solo dal punto di vista della produzione agroalimentare ma anche per i grandissimi impatti a livello di tutela del territorio e di sostenibilità.
Nell’ambito delle nostre strutture di ricerca, l’innovazione tecnologica riveste un ruolo fondamentale a tutti i livelli. Già nell’ambito delle tecnologie hardware e meccaniche, va ricordato che l’Italia è il terzo produttore mondiale di prodotti per la lavorazione agricola con una forte tradizione verso l’innovazione. Una innovazione che ha prodotto grandissimi vantaggi. Basti pensare che solo negli anni ’40 per raccogliere un quintale di grano servivano diverse ore di lavoro, adesso per la stessa attività, bastano pochi minuti. Negli anni ’80 e ‘90 poi è fortemente cresciuta la componente di automazione e di elettronica, mentre adesso siano nella fase in cui si sviluppa la sensoristica Internet of Things e la gestione dei dati sta diventando predominante in tutti i processi, e sono tantissimi, che prevedono la tracciabilità. Per queste ragioni legate alla ricerca di innovazione CREA ha sentito la necessità di sperimentare la blockchain, sia per un aspetto notarile, sia per la parte di distributed ledger.
Una garanzia globale su tutto il processo agroindustriale
Menesatti osserva a Blockchain Business Revolution che l’obiettivo è quello di avere una garanzia globale su tutto il processo agricolo, dal prodotto che nasce nel campo, dalle caratteristiche geomorfologiche, dal tipo di genoma, dalla gestione dell’analisi delle “espressioni di varianza” in funzione degli antiparassitari utilizzati o di altre sostanze. Una visione globale e completa e sicura. Il mondo agricolo ha la necessità di aumentare la fiducia nei confronti del consumatore, che è continuamente minata da scandali che rischiano di generare sfiducia e confusione.
Il grande tema della relazione tra mondo fisico e mondo digitale
Un problema rilevante e di impatto per il mondo dell’agricoltura è rappresentato dal rapporto tra mondo fisico e blockchain. Lavorando in sistemi destrutturati e ampi, l’agricoltore trova difficile acquisire queste informazioni. E si stanno utilizzando in modo sempre più diffuso tecnologie come Rfid e Qr Code. Ma rispetto ai casi seguiti dal CREA Menesatti si sofferma sull’esperienza della filiera del legno che va certificato come provenienza e come processi di lavorazione. Abbiamo studiato e applicato la blockchain in un progetto europeo per la tracciabilità del legno, dalla foresta sino al “salotto di casa” dove entra un tavolo o una seggiola. Si parte appunto dalla foresta, o meglio dall’albero, quando inizia la procedura rituale del martellatore (che imprime un simbolo fisico già nella fase di abbattimento dell’albero), che dà inizio al processo di tracciabilità, con i dati che vengono raccolti e gestiti su una infrastrutturato blockchain.
La blockchain per le arance rosse di Sicilia e per l’olio di oliva
Un altro caso è rappresentato dalla filiera delle arance rosse di Sicilia con il coinvolgimento di un importante consorzio e con una focalizzazione dell’attenzione sul rapporto tra mondo fisico e mondo digitale mediato dalla blockchain. Un altro ambito ancora è rappresentato dalla filiera dell’olio e delle olive da tavola che fanno parte del patrimonio nazionale. Anche sull’olio è stato implementato questo processo. In particolare poi Menesatti ricorda di un sondaggio su 700-800 persone dove veniva proposto di scegliere tra 4 diverse opzioni tecnologiche che avevano lo scopo di garantire una maggiore garanzia a livello di certificazione dei dati della filiera agroalimentare e il 48% delle persone ha preferito la soluzione legata alla blockchain. Ma la blockchain non è solo sulla certificazione, può essere di supporto anche nella gestione delle risorse in generale e dell’efficienza dei processi più nello specifico, come nel caso della gestione documentale o come un ulteriore sostegno per affrontare i temi della sostenibilità. Occorre considerare che l’agricoltura è il principale responsabile dell’emissione di gas serra nel mondo e la possibilità di tracciare anche le emissioni delle macchine e dei sistemi di coltivazione per valorizzare quelli più efficienti tramite un meccanismo di rewarding può portare vantaggi di tipo sociale, senza penalizzare le imprese e permette di indirizzare gli operatori verso una maggiore efficienza.
Guarda il video di Paolo Menesatti, CREA
Assicurazioni, Smart Contract, gestione del trust – Fabio Maniori, Trusted Smart Contract
Un altro settore con un alto tasso di interesse verso la blockchain è rappresentato dalle imprese assicurative e dalle realtà che sono coinvolte nella filiera assicurativa. Fabio Maniori, Presidente, Associazione Trusted Smart Contract, porta l’attenzione sulla valenza giuridica e sulle attività di sviluppo progettuale legate agli smart contract. Maniori osserva che se si vuole portare la blockchain nel business è necessario contare sulla validità giuridica dei contratti intelligenti, occorre studiare le caratteristiche dei contratti e serve fissare in modo chiaro cosa serve alla blockchain per abilitare l’utilizzo di uno smart contract giuridicamente vincolante, considerando anche tutte le possibili variabili che possono inficiare la validità reale del contratto. Nel caso ad esempio di situazioni in cui per qualsiasi situazione dovesse diminuire il numero dei nodi della blockchain, occorre considerare in uno scenario come questo che aumenterebbe il rischio di attacchi ostili che potrebbero compromettere le regole sulle quali sono basati i contratti. La governance e la normativa devono essere nella condizione di considerare, non solo situazione di tipo “as is”, ma condizioni in continua evoluzione. Non va dimenticato che la blockchain in sé è cieca, ha bisogno di informazioni e di intelligenza perché purtroppo vige l’algoritmo “garbage in – garbage out”. Ovvero, se si introduce spazzatura nella blockchain, la blockchain restituisce spazzatura e le soluzioni che si appoggiano su questi dati, come possono essere gli smart contract, rischiano di perdere di validità.
Standard per garantire la interoperabilità
Inoltre, per dare valore alla blockchain servono standard, e serve sempre di più pensare all’interoperabilità. Come è ben noto le blockchain sono diverse, ce ne sono di pubbliche, di private, e le scelte progettuali sono sempre più spesso scelte di “piattaforma”, e anche per questo la vera sfida del futuro sarà nel saper far parlare i vari smart contract e le varie blockchain, per non correre il rischio di una internet del valore limitata a pochi operatori.
L’ambito assicurativo è oggi tra i più avanzati nell’utilizzo della blockchain, secondo alcune letture è oggi al secondo posto nell’ambito fintech a livello di adozione e non ci si limita più solo all’ambito dei PoC, ma conta su progetti concreti. Un esempio classico è quello del contratto di assicurazione legato al ritardo degli aerei. Grazie all’oracolo, rappresentato dal database degli arrivi, si attivano i meccanismi di rimborso. E si possono già sperimentare una serie di vantaggi, come la riduzione dei costi di verifica e controllo, come la velocizzazione e la riduzione di tempi e costi di back office, come la certezza per il cliente del rispetto degli impegni in tempi definiti. Si procede verso un azzeramento degli spazi per ritardi e per la discrezionalità. Si sta disegnando un nuovo scenario.
L'”asta cieca” in blockchain per la gestione delle controversie
Un altro esempio viene dalla realizzazione, sempre in ambito assicurativo, di un contratto smart applicato in forma di sandbox con sperimentazione non “in vitro”, ma con contratti veri. Si tratta di un progetto realizzato nel 2018 e dunque prima dell’avvio del riconoscimento giuridico della validità degli smart contract, che tratta la gestione di smart contract nell’ambito delle controversie RC auto. L’obiettivo in questo caso è di trovare una soluzione efficace ed efficiente per tutte le situazioni che vedono un contrasto sui valori economici relativi a una procedura di rimborso. In questi caso il progetto prevede la attivazione di una forma di negoziazione assistita tra un assicuratore e un cliente, con la blockchain che permette di attuare, in modalità completamente nuova, la formula della cosiddetta ”Asta Cieca”. Si tratta cioè di una situazione piuttosto comune del mondo assicurativo per la gestione del raggiungimento dell’accordo tra due parti separate da una controversia: quando nessuna delle due parti vuole rivelare il punto di caduta e di accettazione su un preciso valore economico. L’assicurazione offre una cifra inferiore al suo target e il cliente chiede un rimborso superiore, a sua volta, al suo target. Ed è qui che si colloca la blockchain. Si inseriscono le offerte in una busta, uno smart contract legge il contenuto e applica gli algoritmi. Se le offerte sono vicine si chiude il contratto e lo smart contract scatena una conciliazione scritta, con una firma che si può esibire in tribunale. Il sistema può anche avvisare se si è relativamente vicini e se si vuole fare un altro tentativo, con un modello che è esportabile in ogni ambito in cui sia necessaria la risoluzione di controversie.
Guarda il video di Fabio Maniori, Trusted Smart Contract
Dalla Supply chain del latte all’e-voting – Alexander Skripalshchikov e Alessandro Valentini, Net Service
Con Alexander Skripalshchikov, R&D Manager di Net Service Blockchain Business Revolution affronta i temi della Supply chain e della produzione e racconta come la blockchain può aiutare a sviluppare progetti nel segno di innovazione, trasparenza, sicurezza.
In particolare Net Service è impegnata in una serie di progetti che sono direttamente e indirettamente di impatto per la blockchain come il progetto ABCDE, Agile Block Chain Dapp Engineering, come nel crytpo-voting, come nell’ambito di AIND, Native Digital Administrations and Businesses, nel progetto Demetra e nel progetto Kriprosafe, nell’ambito HINT, Healthcare Integration in Telemedicine, e nei prodotti blockchain-based come CAFCha, Certification of AgriFood Chain, Almacert, CASCO, Complete Assessment of Smart Contracts and Coin Offers e GLOSA Global strong authentication.
Alessandro Valentini, Software Architect, Net Service porta a Blockchain Business Revolution uno dei casi supply chain affrontati dall’azienda in particolare nella filiera di produzione del latte. Una filiera complessa dove è particolarmente importante la gestione precisa di tutti i passaggi da parte di tutti gli attori coinvolti con la verifica dei processi di lavorazione.
La blockchain per la filiera del latte
Valentini spiega che nella catena di produzione del latte, quando parliamo di supply chain si effettua prima di tutto un censimento di tutti gli attori che fanno parte della catena di produzione, e in questa procedura si attivano una serie di smart contract sulla blockchain. Con lo sviluppo di uno smart contract sulla blockchain si vanno a definire tutti gli attributi che caratterizzano quella specifica entità, per esempio in termini di dimensioni e di tipologie di trattamento di un terreno. Quando poi si modellano le relazioni si considerano vere e proprie interazioni tra supply chain diverse. Con questo progetto Net Service ha sviluppato un insieme di smart contract che modellano interamente la supply chain del latte, con agent che vanno a plasmare il comportamento degli smart contract in funzione del comportamento dei vari attori. Nel caso ad esempio di un “attore” come la mucca avvengono interazioni con la supply chain in cui un token rappresenta una determinata produzione di latte che viene trasferito verso un lotto di produzione. Successivamente quei token vengono associati ad attività di lavorazione e poi a un packaging e poi ancora a un lotto “più grande” per l’avvio alla distribuzione.
Un Qr Code per vedere tutta la filiera, ma il punto chiave è nella raccolta dei dati
L’interfaccia più classica è rappresentata fa un Qr Code che permette di accedere ad una app che a sua volta legge le informazioni e i dati dalla blockchain. L’utente può vedere la timeline del prodotto e, trattandosi di blockchain pubblica, è in grado, se lo desidera, di ricostruire in maniera autonoma questa informazione.
Il punto cruciale, osserva Valentini, è nella raccolta delle informazioni. La blockchain è in grado di proteggere i dati e di garantire il loro percorso ma il punto chiave è nel dato in ingresso, nel controllo di qualità e di accuratezza di quel dato specifico.
Logistica 4.0, PA 4.0, difesa e sperimentazione – Col. Roberto Chivilò, Aeronautica Militare Italiana
Uno dei settori a più alto tasso di innovazione è da sempre rappresentato dal mondo della difesa e in particolare dall’Aeronautica. L’innovazione e ovviamente non solo l’innovazione digitale, è nel DNA del mondo dell’Aeronautica Militare. Ma oggi più che mai questo mondo guarda ai temi del digitale non solo nella prospettiva di innovazione che ben conosciamo, ovvero per ragioni legate alla difesa militare, ma lavora sulla capacità propria di gestire e accelerare processi di innovazione in qualità di Pubblica Amministrazione, di grande apparto logistico, di realtà di riferimento per tanti servizi di pubblica utilità, a partire, solo per fare un esempio, dagli interventi in caso di emergenze naturali.
Sui temi del digitale e sul ruolo della blockchain per l’aeronautica militare ci arriva da Roberto Chiviló, Colonnello dell’Aeronautica Militare Italiana un contributo che ci dice quanto sia importante oggi il ruolo di sperimentazione e di sviluppo di una realtà come l’Aeronautica Militare Italiana ( si consiglia la lettura al riguardo del servizio Aeronautica Militare: verso una Logistica 4.0 nel segno della blockchain).
Chivilò spiega a Blockchain Business Revolution il ruolo dell’Aeronautica Militare come di una istituzione statale che oltre ai grandi e fondamentali temi della difesa ha compiti di missione di soccorso aereo, di supporto d’urgenza in situazioni di interesse collettivo, che deve essere in grado di operare ben oltre i confini nazionali e che deve saper unire precisione e velocità, gestione di dati e informazioni e sicurezza, sotto ogni aspetto. Per queste operazioni l’Aeronautica conta su un importante apparato logistico. Stiamo parlando di una struttura con oltre 9000 persone che si occupano di far funzionare la macchina che rende operativa quotidianamente l’Aeronautica Militare. Non ci sono solo gli aerei, ma, solo per citare alcuni esempi, si affronta la manutenzione di sistemi di navigazione e radar, di infrastrutture complesse per muovere mezzi e persone, si affronta la realizzazione di piste, aeroporti e si risolvono bisogni legati alla sanità, all’analisi delle situazioni di crisi, alle missioni in condizioni “speciali”. Gli esempi sono tantissimi e vanno dalle emergenze naturali a quelle legate alla gestione di particolari minacce per comporre un ampio ventaglio di attività con un forte impatto di natura logistica e con la gestione di tante e diverse strutture, tante a diverse tecnologie e ovviamente tantissime e diverse competenze.
Un mondo vicino alle imprese e al servizio della collettività
Un mondo che per tanti aspetti è molto vicino alle imprese e alle grandi organizzazioni e che ha avviato da lungo tempo un forte percorso di digitalizzazione. Roberto Chivilò spiega a Blockchain Business Revolution che l’Aeronautica Militare è arrivata alla blockchain dopo un percorso complesso. La spinta forte è arrivata dagli effetti dell’Industria 4.0 come una onda lunga con impatto epocale anche sulle supply chain fanno parte dell’Aeronautica. Il digitale non solo si diffondeva in tutti i servizi, ma necessitava e necessita di un nuovo approccio e abbiamo quindi avviato un percorso di produzione e sperimentazione di queste tecnologie tra cui anche blockchain, il cloud computing, la simulazione, con un approccio da Industria 4.0, ovvero in forma nativamente e naturalmente integrata. Non come un “filone” di sperimentazione, ma come un approccio generale all’innovazione della logistica che mette in relazione l’Internet of Things con il Cloud Computing e con la blockchain.
Alla ricerca di startup: realtà aumentata e blockchain
In un’ottica di conoscere, comprendere queste tecnologie ma anche di sperimentare per poter decidere e adottarle, l’Aeronautica Militare ha organizzato un hackathon in cui abbiamo introdotto appunto due tecnologie: la realtà aumentata e la blockchain. L’iniziativa era finalizzata a un ambito ben preciso, molto importante e strategico per le attività dell’Aeronautica, la sfida era infatti sulla manutenzione da remoto e sul training da remoto. L’Hackathon ha visto la partecipazione di 8 gruppi che hanno lavorato su 8 idee, 3 idee si sono trasformate in demo. Questo è stato il primo approccio, molto concreto, con la blockchain, con lo sguardo rivolto a risolvere in modo nuovo i temi della manutenzione e con una forte attenzione al supporto che può arrivare dalla realtà aumentata.
La blockchain ci aiuta a monitorare i processi, a snellirli e a notarizzare. Al termine del processo abbiamo capito che serviva un approfondimento ulteriore per comprendere come la blockchain potesse aiutare non solo in queste fasi e questa visione ci ha portato a metterci in contatto con i gruppi di lavoro del MISE. Sono state create relazioni che ci hanno consentito di comprendere l’ecosistema e le tematiche non solo tecnologiche della blockchain. Da qui abbiamo istituito, attraverso il reparto sistemi automatizzati, un laboratorio blockchain con due Proof of Concept, uno nell’area dell’identity management e l’altro per la tracciabilità e notarizzazione.
Da queste esperienze sono arrivati una serie di indirizzi, anche per gestire lo sviluppo futuro di questo percorso. La blockchain deve essere sperimentata per poter essere conosciuta, deve essere approfondita per capire in quali processi può essere fonte di efficacia. E per poter valutare dove effettivamente non è necessaria. Abbiamo visto che ci visioni anche molto forti, che non sempre convergono e che occorre saper comprendere. E anche per questo siamo convinti che sia quanto mai fondamentale rivedere le logiche di recruiting del personale e della formazione per superare, non solo in vista della blockchain e non solo per la blockchain, la resistenza culturale al cambiamento che frena lo sviluppo di tanti processi di innovazione.
Manutenzione intelligente e realtà aumentata con dati sicuri sulla blockchain – Luigi Telesca, Trakti
Nell’ambito blockchain il ruolo della startup è quanto mai importante e per Luigi Telesca, cofounder di Trakti, Startupbootcamp Alumni, Italian Fintech Award Winner si tratta anche di fare da “bridge” tra ricerca, sperimentazione vera e propria e mondo “reale”, con la necessità di portare risultati misurabili. Tra i vari progetti che vedono il coinvolgimento di Trakti, Telesca spiega la realizzazione di un sistema di contract negotiation and management destinato a supportare le negoziazioni enterprise sulla blockchain con un approccio misto che permette di utilizzare blockchain quando ha senso e limitandone invece l’utilizzo quando non è necessaria. Grazie a questa attività la società ha vinto l’Italian Fintech Award Winner nel 2016.
Una visione end-to-end e un approccio da ecosistema
Ma Luigi Telesca spiega a Blockchain Business Revolution che prima di tutto imprese e organizzazioni hanno bisogno di strutture e governance. La sperimentazione blockchain ha senso solo in un percorso di tipo end-to-end per superare tutti i rischi di frammentazione. Telesca sottolinea che la blockchain da sola non può cambiare il paradigma dell’impresa. C’è la necessità di sviluppare automatismi e lavorare in modo nuovo a livello di data collection e così pure nell’interazione uomo-macchina, prima di tutto per aumentare la possibilità di ottenere vantaggi dal digitale e secondariamente per gestire la complessità della blockchain. Per ottenere risultati concreti e reali serve avere una visione, serve saper ricondurre tutti i processi che devono essere gestiti in una prospettiva realmente di tipo end-to-end: dal dato “iniziale” sino alla notarizzazione e all’esecuzione delle azioni. Non può esistere una blockchain senza una capacità di lettura e di gestione dei processi da ecosistema e per fare questo è necessario capire il contesto che influenza l’utilizzo della blockchain, occorre imparare le necessità delle organizzazioni e occorre contestualizzarle in maniera precisa. La blockchain è un mezzo che va plasmato, m si deve partire dalle persone e dalle esigenze delle aziende.
Guarda il video di Luigi Telesca, Trakti
Con la blockchain verso un nuovo welfare – Guido Boella, Università di Torino
La blockchain può permettere di dare vita a nuove forme di relazione e di ingaggio tra soggetti privati, cittadini e pubbliche amministrazioni e può rappresentare una piattaforma per creare, grazie all’utilizzo di token e criptocurrency, forme di incentivazione per favorire determinati comportamenti.
Con Guido Boella, professore dell’Università di Torino si presentano progetti che stanno permettendo di sperimentare anche nuove forme di welfare e nuove modalità di relazione tra cittadini e servizi pubblici. In particolare, la blockchain può permettere alle municipalità di diventare abilitatori di servizi co-creati dai cittadini e con i cittadini in ottica di beni comuni, ovvero di sperimentare delle forme alternative e innovative rispetto alle due logiche tradizionali alle quali siamo abituati, quella state e quella privata.
Un coinvolgimento diretto dei cittadini nella gestione di edifici pubblici
Con diverse prospettive e con diverse finalità l’Università di Torino è impegnata nello sviluppo di progetti che puntano a sfruttare le logiche della blockchain al servizio della collettività e per creare un rapporto nuovo tra cittadini e servizi pubblici. In questo senso si colloca il progetto UTBI, University of Turin Blockchain Initiative. Boella parla a Blockchain Business Revolution delle attività finalizzate a una diversa gestione delle attività immobiliari legate ai cittadini. Una parte del progetto si occupa infatti di supportare le attività che attengono alla ristrutturazione di edifici non utilizzati o poco utilizzati e che possono essere gestiti direttamente dai cittadini. Per questo progetto l’Università di Torino crea strumenti basati sulla blockchain che hanno la finalità di migliorare la sostenibilità di queste iniziative per i cittadini e di gestire le modalità di ingaggio e di intervento. Si tratta di operazioni che hanno bisogno di un forte collegamento con il territorio. E per questi obiettivi il progetto lavora alla creazione di strumenti finanziari locali trasportando la dimensione globale del bitcoin a una dimensione locale, di quartiere. A questi cittadini viene messa a disposizione non tanto una moneta locale, quanto una serie di strumenti basati su smart contract che possono essere utilizzati dai cittadini e dagli esercenti commerciali per la gestione di transazioni, ma anche come strumenti per il marketing “locale” vicino ai cittadini. Sono strumenti che possono essere utilizzati in associazione con servizi per il crowdfunding, si possono attivare forme analoghe alle tessere prepagate, ma anche strumenti per gestire diritti d’accesso a servizi in forma condivisa. L’idea è quella di avere in un’unica app una serie di token che rappresentano diversi asset di valore che si prestano per essere scambiati e utilizzati per una serie di servizi che sono a disposizione della comunità locale.
In questa prospettiva si unisce la possibilità di rendere accessibili ai cittadini nuovi servizi ovvero di facilitare la creazione di strumenti per migliorare la qualità dei rapporti tra cittadini e servizi pubblici e in definitiva per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Alla base ci sta l’idea di rendere “negoziabili”, “liquide”, una serie di relazioni e di scambi che in condizioni normali sono troppo piccole per essere monetizzate.
Ma la “macchina” della blockchain quando si mette in moto accelera anche lo sviluppo di altre idee e altri progetti. Boella spiega un altro progetto indirizzato alla gestione delle attività di voting. Non solo votazione, nel senso più comune di votazioni politiche o amministrative, ma di strumento per la costruzione e gestione del dibattito. Un progetto che vuole creare le condizioni per attuare una sorta di “Realtà aumentata” da creare e gestire a livello locale per permettere ai cittadini di interagire in modo nuovo, di aumentare la capacità di acquisizione di informazioni e di aumentare le possibilità di disporre di dati e conoscenza.
Guarda il video di Guido Boella, Università di Torino
Teinvein, una “Scatola Nera” automotive in formato blockchain – Alberto Ottavio Leporati, Università Milano-Bicocca
Alberto Ottavio Leporati, Università degli Studi di Milano-Bicocca co- fondatore del Bicocca Security Lab è impegnato in una serie di progetti che prevedono l’utilizzo di soluzioni di crittografia. In particolare, Leporati spiega a Blockchain Business Revolution il progetto Teinvein, finanziato da Regione Lombardia, dedicato al mondo automotive e realizzato in collaborazione con un collega specializzato nelle soluzioni di imaging. L’idea è quella di dotare le vetture di sensori, principalmente telecamere e apparati IoT e wearable, per raccogliere dati sia dall’autoveicolo, sia dal conducente e per disporre di informazioni utili alla comprensione di tutti i fattori che possono influenzare lo stile di guida e causare eventuali incidenti. La sensoristica a bordo raccoglie informazioni sul comportamento del guidatore, registra il livello di attenzione, segnala eventuali distrazioni, o raccoglie dati su eventuali fattori esterni che possono modificare il comportamento normale, ma effettua anche un monitoraggio sul livello di stanchezza e in generale sulle condizioni psicofisiche del conducente. Tutti i dati vengono pre-eleaborati e salvati su una sorta di scatola nera. Questa black box viene collocata sul cloud e per evitare che questi dati possano essere modificati, alterati o cancellati il progetto si appoggia alla blockchain.
RFID, NFC e blockchain per la filiera di accessori di lusso
Un altro progetto riguarda la supply chain management di accessori di lusso di una impresa che ha voluto associare l’utilizzo di apparati RFID con lettori NFC per avere un repository di dati sulla blockchain. L’obiettivo è quello di tracciare accessori di lusso dalla produzione al negozio, lungo tutta la supply chain. Si è scelto di lavorare nell’ambito di prodotti di lusso, ovvero per prodotti con un pricing in grado di sostenere i costi ancora elevati di dispositivi che seguono i capi e che garantiscono l’identità del prodotto e lo certificano in tutte le fasi, dalla produzione, al trasporto sino al momento in cui arrivano nel negozio, permettendo ai clienti di leggere tutta la loro storia.
La tokenizzazione nel settore immobiliare
Il terzo progetto: nasce dalla collaborazione con una azienda attiva nel mondo immobiliare per fornire soluzioni innovative nella gestione degli asset immobiliari. In particolare il progetto permette di gestire in modo innovativo strutture come campus o villaggi turistici. La prima idea era quella di tokenizzare edifici in costruzione con un catasto interno per rendere trasparente “chi possiede cosa”. L’idea si è poi sviluppata e si è valutata la possibilità di suddividere i token. Il proprietario del palazzo vuole dedicare un piano per un ristorante? Due piani per residenza? Alcuni li vuole vendere? Altri affittare? Grazie alla tokenizzazione degli spazi è più “facile” gestire la vendita o l’affitto di spazi e per certi aspetti e poi più facile gestire l’erogazione dei servizi correlati.
Un caso tipico è rappresentato dai Campus universitari in cui ci sono palazzi costituiti da appartamenti che vengono affittati solo agli studenti. Gli affitti si possono regolare tramite smart contract con valuta locale, come potrebbe essere una criptocurrency di scopo, attiva nel sistema. Una idea questa che si può trasferire anche in un contesto costituito da un villaggio turistico, ovvero in un’altra e diversa forma di comunità ristretta dove può avere senso la gestione di transazioni con una valuta “locale”. Il tema è quello della creazione di una moneta in forma di token, non nella forma di criptocurrency, ma come una vera e propria valuta locale con uno scopo ben preciso, gestita da un consorzio di attori impegnati nella gestione di quel “territorio” e coinvolti in quella comunità. Il passaggio successivo è nell’associazione della identità del token alle persone per poter valutare come, quando e con quali finalità, viene utilizzato e con la possibilità di analizzare in modo estremamente preciso spese, consumi e comportamenti.
Guarda il video di Alberto Ottavio Leporati, Università Bicocca, Milano
Gestione documentale e contrattuale con blockchain e IoT – Roberto Garavaglia
Con Roberto Garavaglia, senior Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor entriamo in una dimensione internazionale dove alla blockchain viene chiesto di contribuire a cambiare l’approccio alla gestione di una filiera e di un ecosistema molto complessi come quelli dei grandi trasporti marittimi internazionali. In questi scenari la gestione di documenti, dei contratti, delle attività legate ai controlli rappresentano nuove opportunità per trovare nuove forme di efficienza e per creare nuovo valore e nuovi vantaggi competitivi, lavorando in modo radicale sui processi. In particolare nello usecase analizzato da Garavaglia e relativo all’ambito del trasporto marittimo si affronta il tema di una gestione completamente innovativa del principale documento di trasporto che accompagna navi e merci in “viaggio nel mondo”: la Bill of Lading (B/L) o polizza di carico marittima. Un documento che è nello stesso tempo rappresentativo del contratto, una legittimazione, per chi lo riceve, del possesso della merce trasportata e costituisce uno “strumento” documentale che ha titolo per essere negoziato. Gli ambiti di questo usecase attengono alla blockchain, alla gestione dei controlli, delle transazioni e delle supply chain. Ma non solo, risponde anche all’idea di utilità della blockchain che al di là della contrattualizzazione smart può integrarsi in un contesto di supply chain finance e migliorare il working capital. Garavaglia porta con questo usecase a Blockchain Business Revolution un esempio di tracciabilità che fa riferimento alla gestione di un carico di banane, ovvero a una merce particolarmente sensibile alle oscillazioni della temperatura (bastano infatti oscillazioni anche di soli 2 gradi per rovinare la qualità del prodotto). Nel momento in cui questo carico deve essere sdoganato al porto normalmente alcuni ispettori incaricati (di solito si tratta di periti di assicurazioni), entrano sulla nave e effettuano controlli per monitorare il livello di qualità del carico. Il trasporto della merce all’interno di container dotati di sensoristica permette di monitorare costantemente durante il viaggio l’esatta temperatura che viene poi registrata sulla blockchain in maniera immutabile. Questo permette di rendere molto più preciso e affidabile il lavoro del perito, che quando sale a bordo ha una traccia inalterata e inalterabile di ciò che realmente è accaduto al carico di banane. Non solo, ma la sua valutazione è supportata da una prova inconfutabile ottenuta grazie ad uno smart object che raccoglie il dato a da un eventuale smart contract che registra i valori e automatizza determinate azioni. Ad esempio il pagamento relativo alla merce può essere attivato o temporaneamente bloccato in funzione delle condizioni di viaggio e di altre condizioni definite. Maggior precisione, affidabilità e la possibilità di accedere e controllare dati che non possono essere modificati o alterati.
Articolo aggiornato da Mauro Bellini il 28 Aprile 2019