Dall’Unione Europea 5 milioni di euro per la Blockchain per il sociale

L’Unione Europea mette in palio cinque premi da 1 milione di euro ciascuno per progetti Blockchain per il sociale. Obiettivo: disporre di nuovi strumenti che garantiscano ai cittadini maggiore controllo sui propri dati

Pubblicato il 28 Dic 2017

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Cinque milioni di euro complessivi, ripartiti in cinque premi da un milione di euro ciascuno. È quanto mette sul piatto l’Unione Europea, nell’ambito del premio “Blockchains for social good”, “Blockchains per il bene sociale”, istituito nel quadro del programma Horizon 2020.
In particolare, l’Unione vuole riconoscere progetti innovativi che utilizzano la tecnologia Blockchain per favorire iniziative positive dal punto di vista sociale.

Il punto di partenza: la decentralizzazione sicura della Blockchain

L’iniziativa parte da un assunto di fondo chiaro: “Internet ha abilitato la creazione di piattaforme centralizzate, come quelle utilizzate per i social network, i motori di ricerca o il cloud. Ma questa centralizzazione espone potenzialmente i dati personali ad abusi sia con obiettivi commerciali sia con obiettivi politici da parte di chi detiene o controlla le piattaforme”, è scritto nella nota descrittiva del progetto, che così continua: “Le tecnologie blockchain supportano metodologie decentralizzate per condividere, memorizzare e rendere sicure le transazioni senza intermediari attraverso reti distribuite, come è Internet stessa. I meccanismi di decentralizzazione sicura basati su blockchain sono quelli che possono consentire ai cittadini di mantenere il pieno controllo sui loro dati personali”.
Sulla base di queste considerazioni, l’unione è dunque alla ricerca di progetti che utilizzino la Blockchain in modalità diverse, ma pur sempre con finalità positive.

I progetti cui guarda l’Unione Europea

Si parla ad esempio di progetti per lo sviluppo del fair trade, con tracciabilità dei processi produttivi; progetti che migliorino la trasparenza nella spesa pubblica e nella pubblica amministrazione; progetti di democrazia partecipativa; progetti di economia collaborativa; progetti per la gestione dei dati, per tenere traccia delle proprietà dei rifugiati o dei percorsi formativi degli studenti; progetti di inclusione finanziaria, ad esempio con la creazione di valute sociali.

I requisiti dei progetti è che oltre ad avere un impatto sociale positivo, possano essere adottati da ampie comunità, migliorino i concetti di privacy, responsabilità, trasparenza, siano usabili e inclusivi, siano portabili su larga scala, comportino benefici misurabili rispetto a soluzioni convenzionali.

I criteri sono stringenti, per questo l’Unione Europea dà ampio spazio temporale ai candidati di presentare progetti realizzabili: l’apertura del bando è prevista per il prossimo 18 febbraio, mentre la chiusura è fissata per il 25 giugno 2019.

A chi è aperto il bando

È un concorso aperto a tutti: dai singoli agli imprenditori sociali, dalle organizzazioni della società civile ai centri di ricerca, dagli studenti alle startup passando per le piccole e medie imprese. Similmente sono variegate le competenze richieste, di stampo non esclusivamente tecnico: servono conoscenze multidisciplinari, che spazino dunque dalle scienze sociali all’IT.
Tutte le informazioni sono reperibili su questa pagina dedicata.

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