Il settore Agroalimentare rappresenta, senza dubbio, una delle eccellenze del nostro Paese, con una produzione importante ed estremamente apprezzata anche all’estero. Allo stesso tempo, però, questo comparto si trova di fronte a numerose sfide: tra queste i cambiamenti climatici – che minacciano direttamente alcune produzioni e filiere -, ma anche la necessità di coniugare la sostenibilità ambientale (in particolare dal punto di vista delle emissioni di gas serra) e la qualità dei prodotti (limitando l’impiego dei pesticidi). Queste ultime, in particolare, rappresentano due richieste sempre più pressanti da parte dei consumatori finali, oltre che di governi e istituzioni. Le moderne tecnologie digitali, basate sull’analisi e la gestione intelligente dei dati a disposizione, possono fornire un contributo decisivo alla modernizzazione delle imprese del settore food, così da vincere queste e altre sfide. L’idea, insomma, è che tecnologie come l’internet of things, i big data e l’intelligenza artificiale siano in grado di rinnovare non solo la produzione agroalimentare, ma anche i processi produttivi, l’organizzazione aziendale e l’approccio al mercato e ai consumatori, in piena ottica 4.0.
Come i dati cambiano l’agrifood
Non a caso gli investimenti dell’agricoltura italiana nel digitale, sulla base dell’ultima ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, sono arrivati nel corso del 2019 a 450 milioni di euro, con una crescita del 22% rispetto all’anno precedente. La Data science, in particolare, sta già avendo un notevole impatto: prendiamo ad esempio la data di scadenza degli alimenti, che varia sensibilmente a seconda dei beni alimentari considerati e che implica l’esistenza di altrettante procedure diverse. Grazie all’analisi dei dati abilitata dalle moderne tecnologie digitali diventa possibile prevedere con maggiore precisione la durata di conservazione degli alimenti, intraprendendo al contempo le necessarie azioni preventive per ridurre la quantità di prodotti sprecati, con un notevole risparmio di tempo e denaro. Ovviamente i dati possono essere di fondamentale aiuto in fase di produzione: la tendenza che si sta affermando è quella del precision farming: grazie all’uso intensivo dei dati è possibile aumentare la produttività di un determinato sito agricolo, riducendo al minimo l’impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo di pesticidi e diserbanti. Allargando il quadro, l’analisi del sentiment prevalente dei consumatori sull’on line è ormai utilizzato dalle aziende di tutti i settori per prendere decisioni strategiche e lanciare nuove linee di prodotti. Questa possibilità può rivelarsi molto utile anche per le imprese dell’agroalimentare, che possono così proporre sul mercato prodotti e beni alimentari più in linea con la domanda attesa.
L’importanza della tracciabilità per il Made in Italy
Le tecnologie digitali possono poi giocare un ruolo estremamente importante per un aspetto chiave per il mondo dell’agroalimentare italiana, vale a dire la tracciabilità. La nostra produzione agroalimentare ha dietro di sé moltissima qualità, tanto da essere spesso legata alle caratteristiche intrinseche di determinati territori. Ma, specialmente quando si affrontano le sfide dei mercati internazionali, il rischio è che il valore del Made in Italy sbiadisca nel mare della contraffazione e degli innumerevoli tentativi di imitazione. Senza la possibilità di verificare e raccogliere dati, infatti le merci contraffatte hanno la possibilità di muoversi lungo tutte le catene di approvvigionamento. Fortunatamente le nuove tecnologie digitali sono in grado di rispondere a questa esigenza, prima tra tutte la Blockchain. Grazie alla sua capacità di creare un registro di dati immutabile e condiviso, questa tecnologia è in grado di risolvere problemi di business sino a poco tempo fa insolubili, aumentando la fiducia e la trasparenza all’interno di filiere produttive complesse come quella dell’agroalimentare. Il dato digitale – che ad esempio certifica la provenienza da una determinata area geografica – grazie alla blockchain può essere verificato e controllato sia da tutti i componenti della filiera che dai consumatori finali. Questi ultimi, in particolare, possono accedere ai dati inerenti al prodotto scelto semplicemente dal loro smartphone, magari nello stesso momento in cui stanno effettuando la propria scelta d’acquisto. Secondo un rapporto stilato dal Grand View Research32, società di studi californiana, la blockchain ha tutte le potenzialità per trasformare radicalmente l’industria alimentare globale, in cui ogni prodotto potrà essere monitorato in tempo reale dalla fattoria alla tavola, con sostanziali vantaggi economici per le società coinvolte. Insomma, la blockchain risulta un valido supporto per la salvaguardia del nostro Made In Italy.
Le potenzialità di IBM Food Trust
Le potenzialità del digitale e, in particolare, della Blockchain in ambito agroalimentare sono perfettamente note a un operatore del mondo IT come IBM, che propone sul mercato IBM Food Trust. Quest’ultima è una vera e propria rete blockchain basata su cloud che offre a rivenditori, fornitori, coltivatori e distributori dell’industria alimentare dati provenienti da tutto l’ecosistema food per consentire maggiore tracciabilità, trasparenza ed efficienza. Basata su tecnologia IBM Blockchain, questa soluzione connette i partecipanti attraverso un record autorizzato, immutabile e condiviso della provenienza del cibo, dei dati di transazione, dei dettagli di trasformazione e altro ancora. La soluzione fornisce agli utenti autorizzati accesso immediato ai dati utilizzabili praticamente della supply chain alimentare, dalla fattoria al negozio e, alla fine del percorso, al consumatore. La storia completa e l’ubicazione attuale di ogni singolo articolo alimentare, nonché le informazioni di accompagnamento come le certificazioni, i dati di test e i dati sulla temperatura, sono prontamente disponibili in pochi secondi, una volta caricati nella blockchain. IBM Food Trust, insomma, è concepita come una suite personalizzabile di soluzioni in grado di aumentare la sicurezza e la freschezza alimentare, sbloccare le efficienze della supply chain, minimizzare i rifiuti, migliorare la reputazione del marchio. Non solo: la digitalizzazione delle transazioni e dei dati fornisce un modo più efficiente di lavorare in tutta la supply chain, compresi i coltivatori, i trasformatori, gli spedizionieri, i rivenditori, le autorità di regolamentazione e i consumatori. In particolare, grazie alla Blockchain di IBM i clienti finali sono in grado di risalire dal negozio fino alla fattoria in appena 2,2 secondi, tramite il proprio smartphone.