Cos’è la DeFi
DeFi sta per Decentralized Finance, finanza decentralizzata: un ecosistema di servizi finanziari che punta a ridurre o eliminare gli intermediari nelle operazioni attraverso l’utilizzo di reti informatiche decentralizzate.
A seconda che la disintermediazione e la decentralizzazione del servizio siano parziali o totali, si parla di De-Fi “debole” o “forte”. La De-Fi “debole” si serve delle “tradizionali” piattaforme peer-to-peer; la De-Fi “forte” delle tecnologie di Distributed Ledger, tra cui Blockchain.
Sulla blockchain vengono incorporati gli smart contract, funzioni algoritmiche del tipo “se-allora” che consentono l’esecuzione automatica di clausole e transazioni al verificarsi di determinate condizioni.
DeFi viene anche definita come un movimento per servizi finanziari open source e trasparenti, accessibili a tutti e indipendenti da qualsiasi autorità centrale.
Il valore totale della De-Fi viene calcolato da Defipulse.com sulla base del valore contenuto negli smart contract dei protocolli e delle applicazioni più popolari: attualmente, ha superato i 23 miliardi di dollari.
Come funziona la finanza decentralizzata
La finanza decentralizzata “forte” si sviluppa grazie alle tecnologie di Distributed Ledger, tra cui blockchain.
Le Distributed Ledger Technologies (DLT) sono tecnologie basate sul “registro distribuito”, il “database-libro mastro” che viene appunto distribuito in copie medesime a tutti i nodi della stessa rete: ogni nodo può, in modo indipendente, leggerlo, modificarlo e aggiornarlo attraverso algoritmi di consenso specificati nel protocollo di funzionamento della rete. A seconda se l’accesso alla rete sia soggetto a identificazione e autorizzazione o meno, si distingue tra Permission Ledger e Permissionless Ledger.
Tra le DLT si distinguono le blockchain, che prendono il nome dalla particolare forma del loro registro distribuito: una “catena di blocchi”. Blocchi che contengono transazioni e sono legati tra loro da protocolli crittografici.
Video – Che cos’è la Blockchain – Osservatori Digital Innovation
Rispetto alle altre Distributed Ledger Technologies, le blockchain consentono di effettuare transazioni con un asset univoco: una criptovaluta, ovvero una moneta digitale dal codice crittografato, oppure un token, una rappresentazione di un oggetto, fisico o virtuale, o di un diritto. Alcuni token possono rappresentare monete, magari ancorate al valore delle monete fisiche (stablecoin), ma non solo: qualunque oggetto o servizio può essere “tokenizzato”. A seconda se il token possa essere sostituito con qualcosa di identico/dello stesso valore o sia insostituibile, si parla di fungible o non fungible token.
Video – Token: come funzionano, come si costruiscono e il legame con la blockchain – Osservatori Digital Innovation
I token possono essere scambiati via blockchain e creati in appositi “smart contract”, i “contratti intelligenti” che trasferiscono automaticamente asset digitali, in accordo con le funzioni “se-allora” pre-impostate dalle parti. Le clausole di uno smart contract, una volta verificate dalla rete decentralizzata, costituiscono uno dei blocchi della catena: il contratto viene quindi incorporato nella blockchain.
La piattaforma più comune per l’implementazione degli smart contract è Ethereum, su cui si basa la quasi totalità delle applicazioni di Finanza Decentralizzata. Ethereum non a caso si presenta sul proprio sito in italiano come “una piattaforma di nuova generazione per i contratti intelligenti e le applicazioni decentralizzate”. Ethereum definisce le organizzazioni autonome decentralizzate (Decentralized Autonomous Organization – DAO) come “contratti intelligenti a lungo termine che gestiscono asset e codificano lo statuto di un’intera organizzazione”.
In una DAO, anche la governance è “distribuita”, ovvero codificata nella blockchain, quindi trasparente.
Perché la DeFi sta cambiando il mercato delle criptovalute
La finanza decentralizzata si basa su un ecosistema di applicazioni decentralizzate e tra loro interconnesse. Applicazioni e tecnologie di cui è pubblico non solo il codice, ma anche lo stato delle applicazioni stesse, che chiunque può modificare: la competizione tra piattaforme è potenzialmente senza limiti.
L’area in cui la De-Fi sta modificando con maggiore impatto il mercato delle criptovalute è il trading su exchange decentralizzati (dex): la compravendita di token in peer-to-peer, senza intermediari, senza limiti di volume, con la possibilità di mantenere le chiavi del proprio “wallet” senza affidarle a un exchange centralizzato. A settembre 2019 la maggiore borsa elettronica al mondo, Nasdaq, ha lanciato DEFX, un indice che traccia i maggiori prodotti di finanza decentralizzata.
Tra le applicazioni di trading su exchange decentralizzati si distingue Uniswap: lanciata nel novembre 2018, nell’agosto 2020 ha subito un fork che ha dato origine a Sushiswap. Sushiswap ha subito rilasciato dei token di governance, Sushi, che consentivano agli utenti di controllare il protocollo e in cambio li ricompensavano con una parte delle commissioni ricevute dagli scambi nella piattaforma: una mossa che ha creato uno spostamento di liquidità da Uniswap e ha costretto l’applicazione “originale” a distribuire, nel settembre 2020, i propri token di governance, gli Uni.
Compound, capitalizzata per più di un miliardo di dollari, è stata la prima piattaforma a distribuire i propri token di governance: Compound consente di prendere in prestito o prestare criptovalute maturando gli interessi, sempre in modo automatico e senza intermediari.
La più importante piattaforma De-Fi al mondo di lending è MakerDAO, che concede prestiti in stablecoin DAI, ancorata al dollaro statunitense. Zero documenti o autorizzazioni: basta possedere la criptovaluta Ether in somme superiori al 50% del prestito, da depositare in garanzia.
Video – Cosa è MakerDAO (Inglese)
Finanza decentralizzata: quali sono le opportunità
Con la finanza decentralizzata è possibile: chiedere o fornire prestiti; fare trading di criptovalute su exchange decentralizzati, quindi convertire rapidamente una criptovaluta in un’altra; operare con strumenti derivati (piattaforma Synthetix), quindi creare token basati sull’andamento di oro e altri asset e monitorarli; fare pagamenti istantanei in Bitcoin senza commissioni (piattaforma Lightning Network).
Soprattutto, la De-Fi consente la tokenizzazione degli asset reali, come i servizi in un’impresa, con l’incremento di trasparenza, automazione e tracciabilità dei servizi stessi.
Non potrà esserci sviluppo della De-Fi senza uno sviluppo dei progetti di utilizzo della blockchain: secondo i dati diffusi venerdì 22 gennaio dall’Osservatorio Blockchain and Distributed Ledger del Politecnico di Milano nel corso del convegno “Blockchain: the hype is over, get ready for the ecosystems”, su 1.242 iniziative censite dal 2016 al 2020 (di cui 734 annunci e 508 progetti concreti), sono 267 quelle avviate nel 2020 a livello internazionale da aziende e Pa, di cui 83 progetti in fase operativa. Il 47% dei casi mappati nel 2020 utilizza piattaforme esistenti, e rispetto al 2019 i progetti concreti sono cresciuti del 59%.
Asia ed Europa, entrambe al 28%, guidano gli altri continenti sull’implementazione di progetti blockchain, con l’America ferma al 17%. Tra i singoli Paesi invece il primo posto va agli Stati Uniti, con 72 progetti avviati negli ultimi 5 anni: seguono la Cina (35 progetti), il Giappone (28), l’Australia (23), la Corea del Sud (19) e l’Italia (18).
Gli investimenti in blockchain del mercato italiano nel 2020 valgono 23 milioni di euro, il 23% in meno rispetto al 2019. Il 60% della spesa riguarda progetti operativi, il 28% progetti pilota, solo l’11% proof of concept e appena l’1% formazione. La finanza è il settore più rappresentato, con il 58% della spesa, e l’unico ad aver aumentato gli investimenti (+6%), seguito da agroalimentare (11%), utility (7%) e PA (6%).00
Per l’Osservatorio, il cash-on chain, il pagamento direttamente in blockchain, potrebbe essere il fattore abilitante per far arrivare i servizi De-Fi all’utente tradizionale del mercato finanziario.