Ci voleva la blockchain. Nel mondo dell’energia, l’innovazione, non solo digitale, ha portato e sta portando cambiamenti radicali, che si sommano e sovrappongono. Il settore ha subito trasformazioni profonde e grazie alla blockchain ha adesso nuovi strumenti e nuove risorse per affrontare una delle sfide più complicate e ambiziose, quella della sostenibilità. Con la blockchain ci sono infatti le condizioni per dare vita a un ecosistema (o se si preferisce a un mercato) energetico di tipo Peer to Peer.
A fronte di una crescita nel numero dei microproduttori di energia e grazie alla disponibilità di strumenti e dispositivi per rendere più efficace la produzione e più efficiente il suo consumo, c’è una “dote” di energia che può essere portata sul mercato. Simbolicamente, i microproduttori a livello famigliare che puntano all’autosufficienza possono trovarsi ad avere un surplus energetico che può essere utilizzato e che può essere oggetto di scambi o di transazioni. Sulla gestione di questo fenomeno c’è anche lo sguardo attento dei grandi produttori e distributori che sono nello stesso tempo interessati a non perdere opportunità di vendita, e a guardare a questo ecosistema di microproduttori come a un mondo che, se ben organizzato, può contribuire al bilanciamento delle reti energetiche, a ridurre gli stress delle reti, a rendere più efficiente e meno dispendiosa la “macchina energetica” che alimenta aziende e città.
E’ in questo scenario che si muove Evolvere, una realtà nata otto anni fa per dare risposte nuove e servizi nell’ambito della generazione distribuita di energia fotovoltaica. Una sfida, quella di Evolvere che apre anche a nuovi modelli di business e che permette di esplorare nuovi modelli transazionali, sia per guardare guardare oltre il modello B2C tradizionale con la introduzione del P2P, ma spingendo l’organizzazione delle community energetiche verso una sorta di “doppio salto” dal B2C al B2B2C per arrivare anche a pensare e realizzare forme di C2C dove il Consumatore finale (che è appunto anche microproduttore) si muova a tutti gli effetti come produttore e si può rivolgere direttamente ad altri consumatori, in modo coordinato con la produzione e con il consumo della rete.
Abbiamo voluto affrontare queste tematiche con Franco Giampetruzzi, amministratore delegato di Evolvere, che ci tiene subito a portare l’attenzione sulla centralità del concetto di community energetica, che è la base per aprire nuove possibilità di sviluppo di nuovi servizi, di nuove linee di business nonché di nuove prospettive per la sostenibilità energetica.
Centralizzazione e decentralizzazione: cambia la mappa della produzione energetica
Questo concetto, come vedremo, si sviluppa grazie a un nuovo equilibrio e a un nuovo rapporto tra centralizzazione e decentralizzazione. “Con l’arrivo di strumenti di produzione di energia a livello “casalingo” si sono create le premesse per una rivoluzione energetica”. La mappa della produzione di energia ha iniziato un cambiamento radicale: da pochissimi produttori di grandissime dimensioni e con una fortissima centralizzazione, tanto della produzione quanto della distribuzione, si è passati ad una situazione nella quale i grandissimi produttori sono stati affiancati da un numero crescente di piccolissimi produttori, o meglio microproduttori, di dimensioni famigliari, caratterizzati primariamente dall’obiettivo di disporre di energia per autoconsumo. Si tratta di realtà che sono per definizione decentralizzate, e che, come appare evidente, sono caratterizzate da una forte diffusione territoriale. “Nella nostra visione – prosegue Giampetruzzi – si tratta di una vera e propria community di operatori che stanno dando vita a un nuovo concetto di produzione di energia in modo distribuito”. Si tratta sostanzialmente di impianti di piccola taglia indirizzati a fabbisogni di piccola entità che, grazie all’innovazione tecnologica, iniziano ad avere una loro evoluzione.
In una prima fase di questo percorso la produzione era destinata all’autoconsumo, in funzione delle esigenze e dei bisogni delle singole unità familiari, il surplus eventuale veniva immesso in rete. Grazie all’adozione di batterie di accumulo, sono poi arrivate nuove possibilità di azione per l’autoconsumo. Ancora una volta la parte non utilizzata è rimasta destinata alla rete, ma si tratta di una quota che ha iniziato a raggiungere livelli importanti, sia per il numero crescente di produttori, per la maggior efficacia degli impianti, per la maggior efficienza nei consumi. L’energia che può essere immessa in rete può iniziare a pesare in modo significativo, anche in prospettiva di business. Non è solo una questione di quantità di energia, ma anche di modalità con cui questa energia può essere messa a disposizione.
Produttori, consumatori e prosumer
In particolare Evolvere conta oggi su una rete di oltre 10mila impianti di produzione, per una potenza complessiva superiore ai 50 MW. Si tratta di realtà che possono essere correttamente qualificate come prosumer, ovvero di soggetti che sono al tempo stesso produttori e consumatori di energia, che dispongono di uno o più impianti fotovoltaici, per l’autoconsumo e per l’immissione in rete del surplus energetico. Evolvere ha voluto organizzare questi produttori in un ecosistema strutturato in forma di smart grid con una rete sperimentale, basata sulle Uvam (Unità virtuali aggregate miste) per consentire a chi dispone di un impianto fotovoltaico e di un sistema di accumulo di valorizzare le proprie risorse fornendo servizi alla rete elettrica.
In prospettiva, grazie a questa opportunità, Evolvere intende dare vita a un ecosistema di microproduttori organizzati che contribuiscano a rispondere alla domanda di energia di specifiche aree geografiche in modo coordinato e organizzato.
Con questo progetto si entra a tutti gli effetti nell’ambito di una smart grid, cioè una rete intelligente, il cui contributo alla rete è riorganizzato in funzione dell’utilizzo di strumenti per il funzionamento e il monitoraggio dell’accumulo di energia. In questo modo ciascun microproduttore può contribuire in modo intelligente a fornire risposte alla domanda di energia che emerge a livello locale in modo coordinato con tanti altri microproduttori e con i grandi attori della produzione e della distribuzione “tradizionali”.
Una nuova prospettiva nel rapporto tra domanda e offerta di energia
Uno dei punti centrali di questa evoluzione è nelle performance che possono arrivare dall’impianto di accumulo al quale viene affidata una doppia funzione:
- aumentare le fasi di autoconsumo, usando l’energia accumulata nei momenti in cui non è possibile produrla
- gestire l’immissione in rete in modo intelligente, quando la rete ne ha più bisogno
Dal punto di vista economico il progetto consente di portare sul mercato una nuova prospettiva nel rapporto tra domanda e offerta e dal punto si vista sociale consente di aumentare i livelli di sostenibilità energetica.
Grazie ai nuovi strumenti per produrre meglio energia a livello famigliare e/o di piccola impresa; grazie alle best practices per consumare meno; grazie alle possibilità per aumentare (con l’accumulo) l’autoconsumo e per immettere in rete il surplus energetico in modo bilanciato con le necessità evidenziate, si possono ridurre le fasi di carico eccessivo, responsabili di inefficienze da una parte e di rischi di interruzione del servizio dall’altra. Fornendo dunque anche nuove risposte in termini di Risk Management energetico.
Quale ruolo per la blockchain
Ma cosa c’entra in tutto questo la blockchain? Questa prospettiva può aggiungere alla catena virtuosa della sostenibilità un ulteriore anello che possiamo definire come quello del Peer to Peer energetico (leggi a questo proposito anche il servizio Cambiare il mercato dell’energia p2p con un marketplace blockchain), ovvero la possibilità di attuare una transazione energetica tra “pari”, nella forma di uno scambio o di una vendita del surplus energetico verso altri soggetti con le stesse caratteristiche. Come potrebbe essere, solo per fare un esempio, lo scambio o la vendita di energia tra vicini di casa ai quali mettere a disposizione il proprio surplus energetico. Una prospettiva che si può concretizzare nel momento in cui si salda il tema della microspduzione energetica e della cessione del surplus energetico con quella della community.
Ecco che una delle basi di partenza per questa operazione è rappresentata anche dalla community di MySolar Family già oggi totalmente digitale. Si tratta di una piattaforma che offre servizi energetici al target prosumer, costituito da piccoli produttori e consumatori di energia ai quali si propone l’adozione di un vero e proprio wallet di energia basato su una piattaforma blockchain. Il wallet è agganciato agli strumenti che misurano la capacità produttiva (ad esempio è integrato sull’hub relativo alla domotica) e associa asset di valore energetico con asset di valore economico. Lo scambio di energia equivale a tutti gli effetti a un contenuto economico, e l’obiettivo è quello di arrivare a permetterne la vendita in qualsiasi momento e verso qualsiasi soggetto ovviamente all’interno della community.
Un community energetica dotata di wallet blockchain
Tutto il meccanismo di smart metering è costruito con questo scopo nella prospettiva di poter gestire anche contratti tra “pari”. Il produttore deve esser cioè nella condizione di portare la propria energia sul mercato e di poter stipulare e gestire contratti con clienti che oggi non vede come tali, come può essere appunto un vicino di casa. Ma il ruolo della community e della blockchain non si ferma qui. La capacità produttiva di questi microproduttori, nel momento in cui uniscono le forze in modo coordinato e gestito, possono dare un contributo importante al bilanciamento della rete elettrica nazionale in una logica di Smart Energy. Anche se oggi, in Italia, la legislazione non consente lo scambio o la vendita di energia tra privati, ma solo l’immissione in rete del surplus energetico domestico, iniziano però ad esserci le condizioni per fare in modo che le potenzialità di questa prospettiva di mercato e i benefici sociali di questa organizzazione del mercato dell’energia possano aiutare anche su questa svolta.
Con la blockchain, inoltre, ci sono le condizioni tecnologiche per poter gestire una organizzazione produttiva e distributiva di tipo decentralizzato. “Non potendo beneficiare dello scambio di energia tra privati – prosegue Giampetruzzi – Evolvere, in questa fase, punta ad un utilizzo della blockchain per gestire il monitoraggio e per fare in modo che i dati di consumo dei contatori siano certificati da una soluzione blockchain-based. Stiamo inoltre lavorando alla possibilità di organizzare la community come aggregatore di risorse che agisca in modo coordinato con i grandi provider di energia portando come valore primario un contributo al bilanciamento della rete, ma anche una gestione coordinata della catena dei consumi, e una analisi delle criticità precisa e certificata.