Fintech e blockchain contro la crisi di liquidità dell’economia

Il digital lending, ovvero il prestito digitale in ambito sia bancario che in generale finanziario, e le nuove modalità di erogazione e gestione del credito destinato alle imprese, veicolate dall’impiego della tecnologia blockchain, possono essere un valido strumento di contrasto al fenomeno

Pubblicato il 09 Giu 2020

Barbara Calderini

Legal specialist , compliance manager Beenomio Srl

tokenizzazione

L’impatto sull’economia reale italiana delle misure di lockdown imposte dal contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 è di portata storica.

Per le aziende, specie in determinati settori, un quadro allarmante in cui all’evidente contrazione di fatturato, ai problemi connessi alla sottocapitalizzazione, al rallentamento della domanda di beni e servizi, alla difficoltà nel reperimento delle materie prime, e ai problemi legati ai pagamenti da parte dei clienti, si aggiunge, con particolare incidenza, l’ulteriore riduzione della già limitata capacità di accedere agevolmente alle forme di finanziamento utili a fronteggiare la crisi di liquidità dilagante.

L’intento di questa analisi è, perciò, quello di fornire una panoramica dell’evoluzione e dei promettenti sviluppi del cosiddetto digital lending, ovvero il prestito digitale in ambito sia bancario che in generale finanziario, e in particolare delle nuove modalità di erogazione e gestione del credito destinato alle imprese, veicolate dall’impiego della tecnologia blockchain.

Lo scenario

Quadri regolatori emergenziali estremamente complessi quando non addirittura “vaghi” e la radicata burocrazia che affligge il settore bancario rallentano e complicano non poco l’ipotesi di un rapido scenario di ripresa.

Le stime emerse nei recenti rapporti di ConfindustriaLe previsioni per l’Italia, quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?”e CervedNessuna impresa deve fallire per il COVID-19” rendono quanto mai evidente come, invero, proprio efficienza, tempestività di esecuzione e capacità di risposta immediata del sistema siano assolutamente indispensabili in fasi acute di portata globale come quella attuale.

Altrettanto, l’auspicio riportato nel messaggio del ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, nella sua premessa al Documento di Economia e Finanza 2020 (DEF), approvato dal Consiglio dei Ministri del 24 aprile “Verranno sicuramente tempi migliori e l’Italia dovrà allora cogliere appieno le opportunità della ripresa mondiale con tutta la maturità, coesione, generosità e inventiva che ha mostrato in queste difficili settimane” appare oggi estremamente labile.

La domanda è: i 400 miliardi di euro di interventi e garanzie pubbliche, frutto dell’impegno del nostro governo, si riveleranno un utile incentivo affinchè banche ed intermediari abilitati possano gestire in modo rapido ed efficiente la prima fase di sopravvivenza delle imprese così innescandoe un duraturo meccanismo virtuoso di gestione del credito in chiave di efficienza, tempestività, sicurezza, trasparenza e facilità di accesso alle forme di finanziamento?

Per molti, la svolta positiva in tal senso dipenderà molto anche dalla concreta capacità di assimilazione dell’ecosistema bancario e finanziario delle capacità sottese alle applicazioni abilitate dalla tecnologia, in particolare dalla blockchain e dai meccanismi di Decentralized Finance – DeFi che a essa si accompagnano. Non è un caso che alcuni attribuiscano all’acronimo De-Fi proprio il significato di Democratised Finance – De-Fi (rendere democratico l’accesso alla liquidità e le opportunità di investimento).

Che cos’è il fintech

Una risorsa importante con un alto potenziale di sviluppo – secondo uno studio PwC, il 77% degli operatori finanziari globali prevede entro il 2020 l’adozione di innovazioni digitali ai processi finanziari e produttivi mentre l’82% sta valutando partnership con aziende FinTech nei prossimi 12 mesi – e caratterizzata da un certo incremento di fiducia riscontrabile proprio nel mercato bancario.

Da player disruptive concorrenti ed antagonisti, invertendo un trend sinergico fino ad ora non esattamente soddisfacente, gli attori FinTech più qualificati diventano partner strategici di valore.

Una tendenza verso una maggiore collaborazione, invero, favorita sin dalla Direttiva europea sui pagamenti digitali “PSD2”che di fatto ha aperto le porte dell’open banking e resa ultimamente evidente in numerosi studi di settore.

Tra questi, quello del Boston Consulting Group (BCG), svolto in collaborazione con il Politecnico di Milano e presentato durante l’incontro “Il futuro del credito nell’era digitale”, è uno dei più interessanti. “Il mondo del prestito alle imprese è impattato da tecnologie che stanno aprendo nuove opportunità ma, di pari passo, crescono le sfide per gli operatori tradizionali”, commenta Matteo Coppola, Managing Director e Senior Partner di BCG, tra gli autori dello studio.

Anche il report World FinTech Report 2020 pubblicato recentemente da Capgemini e Efma presenta le nuove collaborazioni tra banche e FinTech come uno dei fattori divenuti essenziali in chiave di miglioramento del divario front to back-end e customer experience e indispensabile in ottica di competitività e posizionamemento strategico nel mercato del credito.“Non più perturbatori del settore bancario, BigTechs e banche sfidanti hanno aperto una scatola di Pandora di aspettative altissime per i clienti. Ma le banche possono ancora prosperare trasformandosi in banche inventive” si legge nella pagina di presentazione del report.

Un’indagine della piattaforma svedese Tink conferma l’approccio positivo degli istituti di credito verso le opportunità del fintech.

Ed è proprio nel campo dell’erogazione dei crediti alle imprese che la partnership tra le società del fintech e le banche pare poter assumere un ruolo fondamentale in quanto strategico e promettente rispetto alle esigenze fatte valere dalla pesante crisi di liquidità di certe realtà economiche nonchè idoneo a favorire meccanismi di gestione, valutazione ed erogazione del credito sicuri, trasparenti e rapidi.

La tecnologia blockchain si adatta perfettamente a queste tendenze.

A tutti gli effetti è parte della spina dorsale tecnologica del fintech, consentendo contemporaneamente:

  • di attenuare i costi di ricerca delle parti contraenti corrispondenti
  • di raggiungere economie di scala nella raccolta e nell’uso di dati di grandi dimensioni
  • di ottenere una trasmissione delle informazioni economica e sicura
  • di aumentare il livello di efficienza, semplificazione e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti
  • di ridurre i costi di verifica.

Mai come ora, costi più bassi e soprattutto la riduzione del rischio operativo promessi dalla blockchain appaiono fattori prioritari da promuovere e valorizzare.

P2B lending, lending crowdfunding (social lending), invoice trading

FinTechs orientate ai dati e incentrate sul cliente sono già consapevoli dell’importanza di promuovere un tale cambiamento.

Ne è convinto Sergio Zocchi, Ceo di October Italia, la nota piattaforma di finanziamento P2P nata in Francia alla fine del 2014 con il nome di Lendix e oggi attiva a livello paneuropeo, in Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Germania. Per lo stesso, il fintech, rendendo disponibili le relative tecnologie e l’operatività snella che caratterizza le realtà digitali di cui si compone, costituisce senza dubbio “un acceleratore di innovazione per gli operatori finanziari tradizionali, in un momento in cui le imprese hanno bisogno di risposte rapide spesso incompatibili con le procedure di erogazione classiche in vigore nelle banche”.

Anche Andrea Crovetto, prima banchiere ai vertici di Citibank, TradingLab Banca (Unicredit), Banca Imi e Intesa Sanpaolo è oggi co-fondatore di Epic Sim e presidente di ItaliaFintech è certo che “la velocità e la focalizzazione su precisi segmenti del business della finanza” tipici delle migliori fintech saranno i fattori vincenti in grado “di facilitare in modo veloce e a costi bassi l’accesso al credito e a nuova liquidità per le piccole e medie imprese oggi in difficoltà. E il richiamo alla partnership con le banche è evidente.

Una sinergia, dunque, quella tra fintech e blockchain, da valorizzare attraverso le ampie potenzialità operative abilitate dall’open banking e dai sistemi di intelligenza artificiale in grado di interagire con i dati sull’andamento del credito, estratti dall’accesso alla Centrale dei Rischi, il sistema informativo gestito dalla Banca d’Italia, opportunamente tradotti in indici sintetici di rischio. “Le fintech sono molto specializzate e questo permette di abbassare i costi e di velocizzare i tempi: ci sono società specializzate su sconti, gestioni delle fatture, anticipi e pagamenti. Tutti i soggetti sono vigilati dalla Consob o da organizzazioni sovrannazionali come l’Esma” evidenzia Andrea Crovetto nelle varie interviste riporate dagli organi di stampa.

Allo stesso modo Valentino Pediroda, CEO e founder di modeFinance, l’agenzia di rating ufficiale specializzata nella valutazione del rischio di credito di aziende e banche per il quale “l’adozione di strumenti in grado di automatizzare ogni passaggio del processo di analisi creditizia,calibrati sulle esigenze delle banche e immediatamente integrabili nei sistemi operativi interni, consentirebbe di ridurre drasticamente i tempi di istruttoria”.

Borsa del Credito, Credimi che ha firmato un accordo con Banca Sella, già attiva nell’open banking, Satispay, Moneyfarm, Epic Sim, Conio, Re-Lender, Innexta – Consorzio Camerale Credito e Finanza, che supporta le Camere di commercio italiane nell’ambito del credito, della finanza complementare e del fintech, sono solo alcuni tra i nomi gia noti nel settore del peer-to-peer P2P o P2B lending che si estende dal lending crowdfunding anche conosciuto come social lending, fino all’ invoice trading (acquisto pro soluto di fatture non ancora riscosse), che stanno rivelando una certa propensione a porsi come validi interpreti del cambiamento. “L’operazione siglata da Credimi e Banca Sella è un esempio virtuoso di come i vari attori finanziari possono collaborare per migliorare questo paese. Una collaborazione fattiva che libera liquidità, nel modo più efficace e veloce possibile, per quella fascia di aziende più piccole, con meno risorse disponibili e dunque più colpite da questa emergenza sanitaria ed economica”, sostiene Ignazio Rocco di Torrepadula, fondatore e ceo di Credimi.

E così Innexta: “in risposta alla crisi di liquidità sistemica che sta mettendo in crisi le PMI italiane, il Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 all’art.125 comma 4 prevede che le Camere di commercio possano intervenire a sostegno delle imprese in questo momento difficile, anche avvalendosi di una piattaforma online di social lending e di crowdfunding

Ad essi si affiancano anche realtà nuove e promettenti che stanno diventando uno snodo significativo del sistema finanziario ispirato dalla blockchain.

LoanXchain, la startup milanese fondata nel 2017, collegando direttamente la domanda e l’offerta di prestiti da diverse fonti, è una delle piattaforme B2B maggiormente attive in Europa nel settore del mercato secondario digitale. Diversi soggetti bancari e investitori istituzionali cooperano nell’erogare il credito all’economia reale all’interno di un processo circolare simile alla negoziazione di strumenti finanziari. Il tutto è basato su tecnologia blockchain e in particolare sulla piattaforma Corda sviluppata da R3 – il consorzio composto da 200 operatori tra banche, istituti finanziari, enti regolatori, associazioni e aziende di tecnologia.

In breve, i building blocks dell’intero sistema di funzionamento del marketplace sono costituiti essenzialmente dallo specifico documento digitale definito state object che viene condiviso consensualmente tra le sole parti interessate e funge da quadro regolatorio di tutte le fasi di creazione e scambio delle informazioni tre di esse (il libro mastro è costituito dall’insieme di tutti gli state objects immutabili), e dagli hash crittografici impiegati in funzione di tracciabilità, sicurezza e autenticità.

L’intero processo sfrutta, inoltre, specifiche applicazioni di AI, big data e API in grado di connettere l’intero ecosistema di servizi, che garantiscono, nell’insieme, il regolare ed efficiente funzionamento della piattaforma di scambio e del suo successo.

LoanXchain porta la blockchain nel mondo del credito: digitalizza i crediti a livello di singolo prestito secondo standard europei, massimizzando granularità delle informazioni e trasparenza, traccia la vita degli asset digitali e ne assicura un adeguato monitoraggio; usiamo la tecnologia Corda del consorzio R3, che risponde perfettamente alla natura B2B della piattaforma grazie alla sua struttura permissioned e al suo orientamento al mercato finanziario”. Così Mattia D’Alessandra, uno dei co-fondatori di LoanXchain insieme a Maura Rossetti.

Anche sul fronte NPL-non-performing loan (gli incagli e le sofferenze creditizie), e le cartolarizzazioni si registrano degli sviluppi: la start up innovativa WizKey di Marco Pagani e Roberto Ghio promuove il lancio della piattaforma che, sfruttando la blockchain pubblica Ethereum, si propone di supportare gli operatori finanziari impegnati nelle operazioni di cessione del credito e di emissione dei connessi prodotti finanziari facilitandone le transazioni in termini di agilità ed affidabilità.

E innovativa è anche la proposta presentata da Supply@ME Capital plc, società fintech – fondata da Alessandro Zamboni, oggi controllata da Abal Group plc e quotata sul mercato principale inglese, che intende promuovere una piattaforma in grado di unire investitori istituzionali, banche e altri partner a favore di quelle aziende che necessitano di monetizzare le proprie azioni senza impattare sulla propria esposizione creditizia in essere.

Supply@ME Capital coglie, infatti, l’esigenza di un efficiente servizio di “Inventory Monetisation” nelle aziende operanti nei diversi settori industriali che, specie nel periodo emergenziale in corso “possono agevolmente valorizzare le proprie rimanenze di magazzino, ottimizzando il proprio capitale circolante e migliorando l’efficienza della catena di approvvigionamento vendendo i propri stock a veicoli creati ad hoc da Supply@ME.” Tanto si legge in una nota della società.

I “veicoli”, attraverso lo strumento evoluto dello smart contract e l’emissione di una nuova asset class chiamata“securitisation note” acquistano, dunque, le rimanenze dalle relative aziende migliorandone l’equilibrio finanziario nel breve termine.

La piattaforma si basa sull’infrastruttura SIAchain, la nota architettura blockchain sviluppata per supportare le istituzioni finanziarie, corporate e le Pubbliche Amministrazioni e che si avvale dei suoi circa 570 nodi di rete in Europa: un network in fibra ottica ad alta velocità e bassa latenza lungo oltre 186.000 chilometri.

Grazie a questa nuova partnership con Supply@ME, SIAchain si conferma come l’architettura blockchain di riferimento in Europa per sviluppare e supportare il lancio di applicazioni mission-critical, con elevate caratteristiche di performance e sicurezza, associate ad un chiaro modello di governance. Questa iniziativa ci permette di innovare ulteriormente la SIAchain che oggi è in grado di gestire anche applicazioni basate su piattaforma Hyperledger Fabric, oltre a quelle sviluppate su Corda di R3 ed Ethereum” ha dichiarato Daniele Savarè, Direttore Innovation & Business Solutions di SIA in una nota presente sulla pagina web della società.

Proprio Siachain è, inoltre, il partner tecnologico che insieme Ntt Data e R3, è stato scelto da Abi, per l’implemetazione dell’infrastruttura blockchain nel piano di gestione integrata della rendicontazione dei conti e dei servizi interbancari che, auspicabilmente entro fine maggio, sarà usufruibile dalle prime 55 banche aderenti al progetto denominato “Spunta banca Dlt”. A ottobre poi, anche l’integrazione con altri istituti di credito.

Fonte immagine: www.abilab.it

Sempre Daniele Savarè, in una nota del 28 aprile scorso, evidenzia i pregi del progetto:

Con l’avvio in produzione del progetto ABI in ambito blockchain, SIA conferma il suo ruolo di partner tecnologico di riferimento per sviluppare e supportare iniziative innovative, particolarmente complesse e con elevate caratteristiche di performance e sicurezza. Abbiamo creato l’infrastruttura blockchain per l’intero settore bancario italiano e ciò consentirà di abilitare più facilmente e velocemente altri use case. Spunta Banca DLT potrebbe, quindi, fare da apripista ad una serie di ulteriori progetti sistemici del settore bancario e finanziario in Italia e in Europa”.

E David E. Rutter, amministratore delegato di R3, ne sottolinea ulteriormente la portata definendola una delle “trasformazioni digitali più significative del mondo reale nel settore dei servizi finanziari interbancari“.

Ad aprile, intanto, già 32 banche italiane hanno avuto modo di testare compiutamente le reali potenzialità e performance di resa dell’applicazione che, come già evidenziato, funziona come una rete autorizzata sulla piattaforma aziendale Corda di R3. Tra queste Intesa Sanpaolo, UBI, UniCredit, Banca Mediolanum, Banca Monte dei Paschi di Siena ma anche BNP Paribas e Crédit Agricole relativamente ad alcune pertinenti operazioni.

Il salto in avanti rispetto alle cautele e ai timori nei confronti della tecnologia alla base del Bitcoin, dell’Ethereum e delle altre criptovalute, evidenziate sin dal 2017 dai vari responsabili di Banca Italia è evidente.

È interessante sul punto evidenziare il tenore della dichiarazione del direttore generale Abi Giovanni Sabatini, resa a valle del Decreto Legge n.23 dell’8 aprile scorso: “Quanto più si riuscirà a ridurre la necessità di valutazione da parte della banca, e quanto più sarà puntualmente delineata la sua responsabilità nell’erogazione a imprese “non meritevoli”, tanto maggiore potrà essere la velocità nel processo creditizio“. Con ciò lasciando intendere un certo richiamo al progetto Spunta banca Dlt di cui Abi è promotrice.

Altrettanto sono tangibili gli ulteriori sviluppi realizzati nel settore del digital lending rispetto al primo progetto in assoluto di prestito corporate erogato via blockchain, condotto nel 2018 da Bbva e Indra. Come molti ricorderanno si trattò di un finanziamento da 75 milioni di euro eseguito, dalla fase di negoziazione alla firma, attraverso una soluzione basata su diverse piattaforme di Distributed Ledger Technology, sviluppata da Bbva in partnership con Minsait, la business unit di Indra dedicata all’innovazione digitale.

Trusted, token, transfer

Applicare le tre T sembra essere divenuto parte di un modello di azione imprescindibile per poter gestire al meglio le architetture della società del XXI secolo, dalla ripresa economica del tessuto imprenditoriale, alla salvaguardia della salute pubblica.

E la strada si presenta senza dubbio impervia.

Per le aziende italiane, la burocrazia che afflige il sistema bancario, per di più intensificato dalla vaghezza e complessità normativa dei provvedimenti emergenziali, contrasta pesantemente il percorso di ripresa delle stesse, impedendo di fatto una maggiore rapidità di esecuzione e tempi di risposta immediati Il tutto, inoltre, in un contesto economico di piccole e medie imprese già da tempo claudicante e caratterizzato da bassi margini di produttività e molto spesso sottocapitalizzato.

La tecnologia abilitata dalla blockchain, applicata al mercato del credito e del digital lending, potrebbe senza dubbio rivelarsi utile e promettente: non a caso il settore del Finance è da sempre il luogo eletto della tecnologia a blocchi. Le realtà in precedenza menzionate ne sono la dimostrazione e il mutato atteggiamento delle banche tradizionali nei confronti degli operatori fintech più qualificati, parla chiaro.

Tuttavia è innegabile come per molti interlocutori appaia ancora difficile coglierne il vero potenziale e, inoltre, permangono irrisolti o non completamente chiariti diversi limiti pratici dell’utilizzo legato alla specifica tecnologia e anche le sfide legali si rivelano su diversi fronti piuttosto incidenti .

Quanto alle aziende in crisi di liquidità, sebbene la possibilità di accedere rapidamente e in modo agile alle varie forme di credito si riveli essenziale, questa non potrà che essere solo il primo passo di un percorso piuttosto lungo e insidioso.

Ben vengano, dunque, le innovazioni in ambito digital lending supportate da applicazioni responsabili di tecnologia blockchain; ma ben vengano, ancora di più, se da queste dovessero svilupparsi relazioni e partnership tra istituzioni, inventive bank e le migliori fintech, laddove queste si rivelino connotate da un grado di maturità adeguato che si estende dalle persone coinvolte ai processi implementati, alle strategie politiche alla base della ripresa.

II rischio, infatti, che l’accesso al credito, ancorchè facilitato e accelerato dalla tecnologia, possa trasfomarsi in una perdurante stagnazione dell’esposizione debitoria delle piccole e medie imprese, spesso scarsamente competitive e con un basso indice di patrimonializzazione e altri indicatori di struttura deboli, al momento è tangibile e concreto.

La mancanza di un’adeguata strategia – non solo politico-economica ma anche finanziaria, inclusiva, agile, innovativa e competitiva, in grado di favorire soluzioni di “credito di filiera”, valorizzare le potenzialità del capitale circolante e promuovere approcci manageriali di Supply Chain Finance, non più solo sinonimo di Reverse Factoring – è altrettanto evidente.

Nella stessa misura, dunque, si impone il salto di qualità sostenuto da partnership decisive, urgentemente atteso dal mondo imprenditoriale.

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