La blockchain non è soltanto fintech. Ma non è nemmeno la soluzione ideale per risolvere tutti i problemi o per essere applicata in tutte le situazioni. E’ un tecnologia non ancora completamente matura, che conta su grandi potenzialità ma ha anche bisogno di essere standardizzata. In prospettiva potrà giocare un ruolo centrale per modernizzare la pubblica amministrazione, e per rendere più semplice il rapporto tra cittadini e imprese da una parte e pubblica amministrazione dall’altra. Le sperimentazioni già in campo sono diverse anche in Italia, dove i principali attori del pubblico e del privato sono impegnati a capire come utilizzarla al meglio. Al tema è stato dedicato uno dei convegni della giornata di apertura di Forum PA 2018, in corso fino al 24 maggio al Convention center La Nuvola di Roma: “Blockchain per la riprogettazione dei processi e la sicurezza delle transazioni nella PA”. Nell’occasione i relatori, moderati da Mauro Bellini, direttore delle testate verticali del gruppo Digital360, tra cui Blockchain4innovation, sono stati chiamati a lanciare le loro “raccomandazioni” al nuovo governo per consentire ai servizi basati sulla blockchain di sviluppare al meglio le loro potenzialità.
Quintarelli: come e quando utilizzare la blockchain
“La blockchain è un fenomeno che osservo con attenzione da tanto tempo – afferma Stefano Quintarelli, ex parlamentare ed esperto IT – Il punto è capire in che occasioni usare la blockchain. Individuare, al di là delle questioni tecnologiche, quando è più efficiente rispetto ai sistemi già in uso. Probabilmente lo è quando non si riesce a mettersi d’accordo ex ante sul sistema di governance dei dati e non c’è fiducia tra le varie parti coinvolte. Da questo punto di vista nella PA i casi d’uso possono essere numerosi, ad esempio nei ‘Ko Adsl’ da cui nascono contenziosi legali tra gli operatori di telefonia: avere un log di tutte le richieste e le disponibilità di risorse all’interno della centrale potrebbe essere utile a evitare problemi uno strumento per le autorità di regolamentazione e l’antitrust. In questo modo – conclude Quintarelli – ci sarebbe un trasferimento di risorse dagli avvocati agli informatici”.
Chibbaro, Notartel: focalizzare risorse e attenzione dove la blockchain porta nuovo valore
Individuare con attenzione gli ambiti su cui introdurre la blockchain è tra le priorità secondo Sabrina Chibbaro, consigliere di amministrazione di Notartel e componente della commissione informatica del consiglio nazionale del notariato: “Inutile speculare su campi dove la blockchain non porterebbe vantaggi apprezzabili – sottolinea – dove ad esempio già ci sono registri che funzionano perfettamente anche se centralizzati, come nel caso del registro immobiliare. Un modo per usare la blockchain è utilizzarla dove non ci sono registri efficienti e si possono ipotizzare collaborazioni internazionali: ad esempio in Italia non esiste un registro di navi e imbarcazioni unico e affidabile. In più raccomanderei di non utilizzare la blockchain in campi dove i diritti non sono permanenti, come per la proprietà intellettuale. Inoltre, in alcuni casi servirà un affiancamento con sistemi di conservazione a norma – conclude – perché si devono registrare oltre alle transazioni anche i titoli che hanno portato ai pagamenti”.
Marchionni, AgID: blockchain per alleggerire la burocrazia
Per Pietro Marchionni, intervenuto al convegno in rappresentanza di Agid, la blockchain potrebbe essere utilissima per alleggerire alcuni colli di bottiglia burocratici: “I servizi devono essere così efficienti da non creare nessun ostacolo a cittadini e aziende: le istituzioni devono operare le loro funzioni di controllo e di governo, ma senza creare difficoltà nella funzione privata e nella vita del cittadino – sottolinea – Il governo dovrebbe creare una rete di interoperabilità che funzioni in modo che ci sia una vera cittadinanza digitale, che il cittadino e le aziende abbiano tutto a disposizione senza trovare difficoltà a trovare le indicazioni di cui hanno bisogno. La blockchain può essere una delle chiavi all’interno dell’ecosistema complessivo che permetterà un salto di qualità verso questo obiettivo”.
Tumietto, Uninfo: l’importanza fondamentale della standardizzazione anche per la blockchain
Sull’importanza della standardizzazione insiste nel suo intervento a Forum PA Daniele Tumietto, esperto di Uninfo, ente nazionale di normazione per le Tecnologie Informatiche e loro applicazioni. e advisor di InnHub: “L’impegno in questa campo si è drasticamente ridotto negli ultimi anni – sottolinea – La Blockchain se approcciata correttamente può rivoluzionare tanti settori. Pensiamo soltanto a quello dei carburanti, dove dal primo luglio entrerà in vigore l’obbligo della fatturazione elettronica: la blockchain potrebbe essere risolutiva in questo campo dal punto di vista fiscale, tracciando in modo preciso dal ciclo di fatturazione al ciclo di pagamento, che con gli standard adeguati potranno essere collegati anche a livello transfrontaliero. Lo sforzo da fare oggi è di mettere alla prova questa tecnologia tenendo ben presente che non può essere applicata a tutte le aree di attività: va usata sapendo bene cosa può dare e cosa può migliorare”.
Gabrielli, Sogei: verso una piattaforma multiservizi con la blockchain
Dell’importanza di un’Italia coordinata in questo campo con il resto dei Paesi Ue parla Monica Gabrielli, responsabile strategia e innovazione della direzione digital organizartion di Sogei: “Chiederei al nuovo governo di salire con convinzione a bordo dell’attività Europea: dobbiamo essere presenti sullo sviluppo di servizi digitali transfrontalieri. In Sogei stiamo già sperimentando l’uso della blockchain su alcuni ambiti, ma ora dovremo passare a una fase più operativa, indirizzandoci verso la creazione di una piattaforma abilitante multiservizi unica della Pa insieme a tutti gli altri player attivi in questo ambito: questo consentirebbe di non disperdere risorse, e non necessiterebbe di interventi normativi invasivi, riuscendo a integrarsi con le altre soluzioni esistenti”.
Minenna, Aci Informatica: documentazione più veloce e più sicura con la blockchain
Secondo Mauro Minenna, direttore generale di Aci Informatica, sarà importante puntare sulle regole, “isolando dalla tecnologia il set di elementi che possono essere messi a fattor comune tra pubblico e privato per far partire un sistema “trustato”, avendo ben chiaro per quale tipo di servizi e con che tipo di criteri utilizzare questa tecnologia”. Nel suo intervento Minenna ha poi anticipato la nascita del fascicolo dell’automobile in blockchain (Aci blockchain): “Funzionerà grazie a un trust pubblico privato che gira intorno all’Aci – spiega – che mette a disposizione informazioni certificate e infrastrutture in cui ognuno immette informazioni, dalla tassa automobilistica alla revisione fino alle informazioni trasmesse dalle officine più revisione. Il prototipo nascerà a luglio”.
Garavaglia: l’Italia non deve perdere il treno delle iniziative blockchain a livello europeo
Sul ruolo dell’Italia nel contesto europeo, e sul fatto che non ci sia stata l’adesione alla european blockchain alliance in attesa dell’insediamento del nuovo governo punta Roberto Garavaglia (a sinistra), management consultant & innovative payments strategy advisor: “Ci sono 340milioni di euro stanziati dall’Ue per progetti legati alla blockchain: non essere nella European blockchain alliance – denuncia – vuol dire rischiare di non accedere a questi fondi. Per questo il governo dovrà prestare molta attenzione a questo argomento. In più è necessario stabilire alcune regole di condotta che consentano al settore di svilupparsi armoniosamente, ad esempio per le Ico. La Svizzera ha rilasciato il proprio codice di condotta (code of conduit) per le Initial coin offering, e ha fiutato l’opportunità dal primo momento. Oggi una gran parte delle startup che vogliono autofinanziarsi in questo modo vanno in Svizzera, sapendo di poter contare su un sistema che mette loro a disposizione tutto ciò di cui hanno bisogno”.
Pierucci, Abie: formazione ed educazione per preparare alla blockchain
Tre i punti suggeriti al nuovo governo da Giuliano Pierucci, presidente di Abie (Associazione blockchain imprese ed enti): “La prima cosa su cui riflettere è quella di creare un layer infrastrutturale integrato, a disposizione della PA, del cittadino e delle imprese – afferma – il secondo punto riguarda la formazione e l’educazione: in Italia oggi non ci sono sviluppatori che considerino la blockchain, e per questo è necessario formare i giovani, iniziando dalle scuole. L’ultimo punto riguarda l’ecosistema industriale nazionale e la tokenizzazione dell’economia. La blockchain mette a disposizione strumenti per il funding delle aziende attraverso le Ico, e questo potrebbe permettere a realtà medio-piccole brillanti e capaci di innovare di trovare finanziamenti anche internazionali. L’Italia non dovrebbe perdere l’opportunità di normare questo settore, proprio come stanno facendo altri Paesi”.
Giovannini, Abie: concentrare le risorse e far crescere nuove competenze
Sull’importanza di infrastrutture abilitanti si sofferma anche Maria Pia Giovannini, con un passato in Agid e tra i soci fondatori di Abie: “Se non vogliamo che trasformazione digitale sia soltanto uno slogan serve una governance autorevole, e Agid può svolgere questo ruolo – afferma – La blockchain deve trovare il suo posto nell’ambito di una policy tecnologica già disegnata: senza di questo il rischio è che molte capacità si disperdano e che non si riesca a ottenere risultati validi”.
Menesatti, Crea: la blockchain porta sicurezza nella filiera agroalimentare
Anche sull’agrifood la blockchain potrebbe e sta già iniziando ad avere un impatto importante, come conferma Paolo Menesatti, direttore del Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari del Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria: “Si tratta di una tecnologia estremamente interessante come tecnologia abilitante – spiega – Al ministro competente per il nostro settore vorrei dire di investire in attività di sperimentazione sulla blockchain, perché agricoltura e agroalimentare non è soltanto produzione di cibo, ma anche funzioni a livello ambientale: in entrambi i casi sarebbe importante poter contare sul fatto di avere macchine interconnesse che possono trasmettere ogni genere di dati con la certezza che questi siano certificati e non possano essere alterati”.
Palermo, BlockchainEdu: educazione centrale per diffondere una cultura pronta per la blockchain
Infine la formazione, a livello universitario ma anche verso le pubbliche amministrazioni. A parlarne è Emiliano Palermo, vicepresidente dell’associazione BlockchainEdu Italy, filiale italiana di un movimento nato in Usa: “Il nostro scopo – spiega – è educare nelle università a questa tecnologia, che non è molto trattata a livello accademico. In ambito Pa abbiamo già avuto un primo contatto con al Regione Lazio e con il Comune di Napoli e abbiamo dato via a un premio destinato alla migliore tesi di laurea che tratti di blockchain e cryptovalute. Tutto questo mantenendo vivo lo spirito dell’associazionismo, libero da dinamiche commerciali o speculative, per dare il nostro contributo all’Italia e al suo tessuto economico”.