Il Bitcoin si sta velocemente affermando come asset di scambio per beni e servizi, quindi una delle modalità più semplici per ottenerli è quella di vendere qualcosa facendosi pagare in criptovalute: ma se non ho nulla da vendere e volessi comunque procedere all’acquisto di Bitcoin?
Se dovessi scambiare dollari con euro o sterline con rubli, mi rivolgerei a una banca o a un cambia valute che al costo di una commissione mi venderebbe il denaro al prezzo di mercato. L’equivalente “servizio di cambiavalute” (FOREX) nel mondo dei Bitcoin sono gli exchange. Registrando un account presso un bitcoin exchange, è possibile depositare denaro “fisico” (fiat money) per l’acquisto delle criptomonete, che rimarranno custodite nel nostro conto.
La presenza o meno di questi servizi nel proprio paese dipende sostanzialmente dagli aspetti legali che regolano lo scambio di valute. Per uno sguardo d’insieme su un gran numero di exchange possiamo visitare howtobuybitcoins.info
Lo scopo di questi servizi è proprio quello di facilitare l’ingresso nel mercato delle criptovalute a un pubblico ampio, senza dover possedere particolari competenze. Se siamo in grado di fare acquisti online o gestire il nostro home-banking, non ci saranno più ostacoli tra noi e i nostri primi Bitcoin, poiché il compito degli exchange è proprio quello di facilitare lo scambio tra denaro fisico e monete virtuali.
La scelta dell’exchange nell’acquisto di criptovalute
Si tratta di un passo importante che va compiuto tenendo in considerazione una serie di fattori:
- Quali commissioni vengono applicate alle transazioni?
- Quali metodi di pagamento posso utilizzare?
- L’exchange fornisce servizi ad utenti italiani?
- Con quali valute posso acquistare Bitcoin?
- Quali limiti ho nell’acquisto di criptomonete?
- Qual è la reputazione dell’exchange?
Con queste domande in mente, posso cominciare a cercare in rete le risposte.
Teniamo presente che non tutti gli exchange sono uguali: qualcuno ci consente di scambiare Bitcoin con altri utenti, altri vendono direttamente, altri permettono di investire valuta fiat speculando sulle variazioni di prezzo delle criptomonete.
Ad esempio, tra i vari tipi di exchange, un broker come Coinmama, Cex.io o Coinbase mi consentirà di acquistare Bitcoin direttamente, pagando con carta di credito, PayPal o anche Apple Pay, ma a fronte della semplicità del processo, mi verranno applicate delle commissioni elevate.
Le piattaforme di trading invece, come Bitstamp , Binance, Luno o eToro, fanno da tramite tra chi acquista e chi vende guadagnando sulle commissioni. In questo caso vale la legge della domanda e dell’offerta e potrebbe volerci un po’ di tempo per trovare dei venditori che accettino il prezzo che siete disposti a pagare così come a seconda del mercato potreste avere difficoltà a trovare compratori che acquistino al vostro prezzo.
Riguardo a trading e investimento in Bitcoin potrebbe essere utile fare alcune precisazioni. Di solito, chi decide di investire in criptomonete intende acquistare e conservare l’asset per lungo tempo, contando su un rialzo delle quotazioni in futuro e, di norma, chi investe lo fa perché crede nella tecnologia e nell’idea che ci sono dietro ai Bitcoin e alla blockchain.
- Il trader, al contrario, compra e vende nel breve periodo non appena si profila un’occasione di profitto, seppur minimo. In questo caso non c’è alcuna attrattiva verso la tecnologia specifica, ma solo numeri che crescono o diminuiscono velocemente generando profitti per chi sa cogliere i giusti segnali con i corretti indicatori.
Il successo degli altcoin nel campo del trading è imputabile a pochi semplici fattori:
- Accessibilità: il trading è un mercato poco regolato e questo consente veramente a chiunque di cominciare a speculare con cifre anche minime senza la necessità di lunghi e rigorosi processi di accreditamento o formazione particolare.
- Orario: a differenza delle borse, che hanno un orario di contrattazione limitato, lo scambio di valute (e cripto-valute) è un mercato aperto 24/7
- Volatilità: il Bitcoin è estremamente volatile e può offrire interessanti opportunità di profitto a chi sia in grado di anticipare le fluttuazioni di prezzo.
I rischi degli exchange nell’acquisto di criptovalute
Appurato che gli exchange siano il sistema più semplice per accedere alla compravendita di altcoin, è opportuno sottolineare che ci sia un minimo di rischio da considerare.
Stiamo parlando di servizi per la gestione e la protezione di contenuti digitali i quali, per definizione, sono da sempre proni a malware, hacking o anomalie sulle operazioni. Gli incidenti a MtGox e DAO dimostrano che il problema non è legato alla tecnologia della blockchain quanto ai servizi a contorno, dai meccanismi di prelievo dei fondi alla debolezza dei protocolli che supportano le transazioni. E mentre quando depositiamo i nostri soldi in banca abbiamo comunque delle garanzie a tutela dei nostri risparmi, quando viene hackerato un exchange oppure il gestore si volatilizza con tutti i nostri Bitcoin, c’è poco da fare se non tentare una denuncia che difficilmente porterà a risultati soddisfacenti sul piano pratico.
Sebbene la sicurezza degli exchange abbia fatto dei passi avanti rispetto agli episodi di dieci anni fa, non si può affermare che siano assolutamente e completamente sicuri. Si tratta sempre di una tecnologia recente e dovremo sempre e comunque fare affidamento sulla reputazione e sulla fiducia che riponiamo nelle mani di un gestore esterno che speriamo abbia imparato dagli errori abbia implementato le contromisure necessarie.
Ma per chi non si riconoscesse né in un investitore né in un trader, c’è una terza opzione per lo scambio di criptovalute, gli exchange peer-to-peer.
I marketplace P2P sono simili agli altri exchange in quanto anch’essi utilizzano degli order books per la gestione delle transazioni, ma le somiglianze finiscono qui. Infatti, anziché frapporsi tra domanda e offerta, venditori e compratori, questi intermediari vengono chiamati in causa unicamente in caso di problemi tra le controparti, il che significa che compratori e venditori gestiscono la contrattazione in maniera completamente autonoma.
Se da un lato con questo sistema ci vengono a mancare tutta una serie di servizi a supporto della trattativa (che avrebbero comunque un costo), gli exchange P2P hanno un vantaggio unico nel loro genere: chi vende può scegliere la modalità di pagamento che preferisce e chi acquista può scegliere il venditore in base ad affidabilità, recensioni, rating, numero di transazioni completate, tempi di risposta, reputazione. Voglio pagare con PayPal, carta di credito, contanti, carte regalo, ricariche? Posso filtrare in base ad una nutrita serie di parametri e scegliere quelli più affini al mio modo di trattare.
Altro vantaggio non indifferente è l’accessibilità. Normalmente l’accesso alla compravendita di valuta prevede che si disponga di un conto corrente bancario. La modalità di scambio P2P invece si sgancia dall’intermediazione bancaria facilitando i sistemi di pagamento più disparati. Per chi volesse dar loro una chance, tra gli exchange peer-to-peer i più famosi ci sono Bisq, BitQuick, Local Bitcoins e Paxful. Provare per credere!
Acquisto di criptovalute: La creazione dell’account
Una volta scelto l’exchange, sarà obbligatorio registrarsi. Il primo passo è piuttosto semplice e bisognerà solo creare utente e password e fornire una e-mail che verrà verificata. Successivamente, a seconda dei livelli di trading ai quali vorremo accedere, sarà necessario che la nostra identità sia verificata più dettagliatamente attraverso una procedura KYC ovvero “Know your customer”.
Si tratta di un aspetto importante a tutela della nostra sicurezza. Infatti, sappiamo che la criminalità cerca di stare sempre un passo avanti rispetto alle tecniche di verifica allo scopo di sfruttare illegalmente l’identità degli individui per pratiche illecite. Non completando il KYC rimarremo verosimilmente iscritti all’exchange, ma non potremo avviare alcuna compravendita.
Sarà perciò necessario fornire un numero di telefono che verrà verificato con l’invio di un messaggio, una prova dell’indirizzo di residenza (bollette delle utenze o estratto conto bancario) e ovviamente un documento d’identità. In alcuni casi, per impedire che siano utilizzate le scansioni di documenti altrui, ci verrà chiesto di fare un selfie con in mano lo stesso documento che abbiamo inviato. Il KYC è un processo che può richiedere qualche giorno, ma è a nostra tutela con il solo scopo di acquisire informazioni che aiutino a valutare il rischio di riciclaggio di denaro o finanziamento alla criminalità, quindi non dobbiamo preoccuparci se non riceviamo risposte immediate.
Acquisto di criptovalute: Bitcoin e anonimato
Il KYC è indispensabile a tutela della nostra identità online per evitare che qualcuno possa mettere in atto delle truffe a nostro nome. Se mi rubano i dati della carta di credito e acquistano Ethereum su un exchange P2P, potrei ancora avere qualche possibilità di risalire all’identità del furbone che ha fatto acquisti con la mia carta interrogando il gestore.
La presunta anonimità dei Bitcoin è dovuta al fatto che la transazione avviene scambiando due stringhe alfanumeriche senza la necessità di rivelare alcun dato personale. Ma ricordiamoci che il Bitcoin nasce per inviare e ricevere pagamenti con un livello accettabile di privacy, ma non potrà mai offrire lo stesso livello di riservatezza del denaro contante: il Bitcoin infatti è pseudonimo.
L’indirizzo sul quale noi riceviamo i cripto-pagamenti rimane scolpito nella blockchain ed è pubblico, ovvero l’identità del proprietario di quell’indirizzo rimane nascosta finché non gli sono associati dei dati personali. Se Bob chiede ad Alice di inviare 100 euro all’indirizzo “1JuxwstwR27” in quel momento, agli occhi di Alice, avrà legato indissolubilmente la sua identità a quella chiave. A quel punto Alice potrà andare su blockchain.info e conoscere tutto lo storico delle transazioni associate ad esso. L’unico modo per Bob di dissociare i successivi scambi di Bitcoin dal suo nome sarà di generare nuove chiavi per nuovi pagamenti.
Dove conservare gli altcoin
Abbiamo spiegato come acquistare e vendere Bitcoin, ma è altrettanto importante avere un luogo dove conservarli. Un wallet non è nient’altro che un software o un device ove conservare le nostre chiavi private e consentirci di interagire con la blockchain per acquistare o vendere.
Lo scambio di criptovalute è simile allo scambio di e-mail: una volta creato l’indirizzo, posso inviare e ricevere posta e la sicurezza della mia mailbox è garantita dalla password che ho scelto e che devo conservare gelosamente. Analogamente, un wallet è fatto da una chiave pubblica (l’indirizzo e-mail) e da una privata (la password) solo che quest’ultima non la posso scegliere poiché è indissolubilmente legata alla chiave pubblica. La chiave privata va ovviamente tenuta al sicuro poiché chiunque la conosca ha il controllo sui nostri Bitcoin.
La funzione principale del wallet è quella di creare, memorizzare e utilizzare la nostra chiave privata, automatizzando tutte le complesse operazioni sulla blockchain.
I wallet possono essere custodial o non custodial. Nel primo caso demandiamo ad un servizio terzo la protezione della chiave privata mentre nel secondo caso ne abbiamo il pieno controllo.
L’esempio più semplice di wallet “non custodial” è una trascrizione della chiave privata su un foglio di carta. Andando su bitaddress.org abbiamo la possibilità di generare tutte le coppie di chiavi che desideriamo e stamparle o memorizzarle come meglio crediamo, stampando i nostri paper wallet con tanto di codice QR da distribuire in giro per ricevere i pagamenti.
A un livello successivo, abbiamo i desktop wallet, i mobile wallet e i web wallet, questi ultimi collegati agli exchange su Internet. Sono sistemi di memorizzazione delle chiavi private che si basano su programmi installati su smartphone, pc o accessibili via web, con tutte le vulnerabilità che ciascuno di questi sistemi può avere. Tra le varie categorie possiamo citare Exodus e Electrum (desktop wallet) o Edge e Coinomi (mobile wallet).
Per chi invece non si fida di niente e nessuno e vuole il massimo livello di sicurezza esistono gli hardware wallet. Si tratta di flash drive che possiamo custodire in un luogo sicuro e collegare al computer solo quando abbiamo la necessità di interagire con i nostri Bitcoin. Offrono il giusto compromesso tra sicurezza e facilità d’uso, con due limitazioni: dobbiamo averli fisicamente con noi e hanno un prezzo il prezzo di acquisto iniziale elevato. Tra i più diffusi wallet hardware possiamo citare Ledger e Trezor. La configurazione iniziale è abbastanza semplice, avendo l’accortezza di memorizzare in un luogo sicuro le chiavi di recupero in modo che, se il nostro cane scambiasse il wallet per un gioco da mordere o se lo dimenticassimo nelle tasche dei jeans lavandolo a 90°, sarà sufficiente acquistarne un altro per tornare in possesso delle nostre criptomonete.
Le origini
Quando Satoshi Nakamoto, il padre putativo del Bitcoin, rimase vittima della crisi finanziaria del 2008, cominciò a pensare se non fosse possibile un sistema che consentisse di gestire il denaro senza l’intermediazione di terze parti visto che queste, risultati alla mano, non godevano della sua fiducia. Le banche centrali avevano ripreso a stampare moneta inondando il mercato e causando il crollo dei tassi di interesse, innescando così una vera e propria currency war.
Era giunto il momento di definire un sistema monetario radicalmente diverso, che potesse originare un effetto dirompente sull’infrastruttura che ai suoi occhi aveva fallito.
La stessa infrastruttura che allora aveva evidenziato inefficienza e instabilità, oggi guarda alla blockchain come potente strumento per far circolare denaro, grazie a una tecnologia che nasce open source e quindi per definizione a disposizione di chiunque voglia adottarla per migliorarla e integrarla con piattaforme innovative.
Ma che il Bitcoin rappresenti la reale alternativa all’infrastruttura finanziaria mainstream è tutto da dimostrare.
Di certo, la novità dirompente è che si tratta di una rete decentralizzata che non si appoggia a banche, governi o intermediari, ma appartiene a tutti coloro che la utilizzano e che ne sono parte integrante. Più gente è attratta dalle criptomonete, meglio funziona il peer-to-peer, più persone usano i Bitcoin per transazioni finanziarie, più cresce la domanda di beni e servizi basati sulle criptovalute.
Che si tratti di una startup due-punto-zero o di una attività già avviata, offrire anche modalità di pagamento basate su Bitcoin può contribuire a dare una spinta e ampliare il bacino di potenziali clienti.
Ma come per tutte le tecnologie innovative è necessario avere un minimo di conoscenze base per approcciarsi alle criptomonete in maniera redditizia e sicura.
Conclusioni
A fine novembre 2020 Jim Reid di Deutsche Bank ha dichiarato che “sembrerebbe esserci una crescente domanda di Bitcoin al posto dell’oro per bilanciare il rischio legato al dollaro e all’inflazione”.
I Bitcoin possono essere usati in maniere diverse. Non sono ancora pienamente accettati come metodo di pagamento, ma la loro popolarità aumenta di giorno in giorno. Che si decida di utilizzarli come moneta virtuale oppure per studiare le caratteristiche della blockchain o in una prospettiva di investimento o guadagno extra dipenderà unicamente dalla nostra fantasia.