Il ruolo della blockchain nella ripresa del settore manifatturiero

Una maggiore diffusione di questa tecnologia assicurerebbe una migliore tracciabilità delle materie prime e dei semilavorati del Made in Italy, oltre a garantire maggiormente i consumatori finali relativamente al ciclo produttivo

Pubblicato il 16 Giu 2020

Ottavio Ziino

dirigente di ruolo di un'amministrazione pubblica centrale

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La pandemia di Covid-19 ha imposto un’accelerazione della diffusione di modalità lavorative da remoto e impresso un cambiamento irreversibile nell’organizzazione del lavoro e nell’erogazione delle prestazioni. Alla necessità di un maggior “permanente” ricorso allo smart working, si accompagna quella di allestire “piani” per far fronte a una eventuale recrudescenza della diffusione del coronavirus e a possibili diffusioni di altri virus che, oltre ad avere infauste conseguenze (ricoveri, decessi etc), sclerotizzano il sistema produttivo e finanziario nella sua sostanziale interezza ed espongono le imprese e i lavoratori a un ventaglio nuovo di fragilità e incertezze.

Queste nuove fragilità e incertezze riguardano anche tutte quelle importanti attività di monitoraggio e verifica, con esternalità positive sulla collettività, volte a garantire il rispetto di standard qualitativi, dei contratti, di protocolli, di procedure, di disciplinari, delle informazioni rese ai consumatori etc., finora svolte prevalentemente a seguito di verifiche in loco e di riscontri tra le evidenze controllate e documentazione, che risultano difficoltose in caso di riduzioni della mobilità dei lavoratori/controllori e di occasioni di incontro. Le verifiche in argomento, rispondenti a superiori finalità, comportano talvolta un appesantimento burocratico e oneri di compliance a carico delle imprese e dell’amministrazione pubblica (produzione di documentazione, catalogazione, conservazione etc).

Queste riflessioni sembrerebbero mettere in luce l’opportunità di una rinnovata attenzione su una conosciuta modalità di tracciabilità, ancora forse non pienamente utilizzata, che permette un minor ricorso a verifiche sostanziali e riscontri, senza che diminuisca l’efficacia dei controlli: la blockchain.

Blockchain nel manifatturiero Made in Italy

Ai fini della ripresa dell’attività manifatturiera e per attivare processi moltiplicativi sul reddito e l’occupazione, è ben conosciuta l’importanza della promozione e tutela del Made in Italy, anche finalizzata a prevenire delocalizzazioni e il mero assemblaggio/confezionamento sul territorio nazionale di componenti importati.

La promozione e tutela del Made in Italy ha inoltre impatti positivi sulle emissioni inquinanti, per le più contenute esigenze di logistica, e sulla qualità e sicurezza dei beni prodotti e commercializzati.

In questo contesto si colloca l’importanza di una migliore tracciabilità delle materie prime e dei semilavorati funzionali alla realizzazione dei manufatti finali del Made in Italy e, a tal fine, i contratti di filiera e, soprattutto, le blockchain tra fornitori, produttori, vettori e distributori intermedi e finali, di cui già esistono importanti esperienze, potrebbero servire a meglio comprendere il peso relativo[1] dei prodotti/servizi italiani che compongono i beni commercializzati ed evitare contraffazioni. Una maggiore diffusione delle blockchain nel settore manifatturiero garantirebbe ulteriormente i consumatori finali relativamente al ciclo produttivo e ai fornitori di materie prime e semilavorati e, inoltre, accrescerebbe il valore segnaletico e la verificabilità delle etichette riportate sui prodotti finali.

Un avvio garantito per una maggiore diffusione di questa forma di tracciabilità potrebbe anche passare attraverso innovativi progetti pilota, su stimolo anche della pubblica amministrazione nel ruolo di controllore (V. l’esperienza dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane).

Settore primario, km zero ed economia circolare

L’acquisto di prodotti agricoli a cd “km zero” realizza, al contempo, flussi di domanda a favore di agricoltori nazionali, incrementi occupazionali e minori esigenze di logistica e, quindi, più contenute emissioni inquinanti, la riduzione della congestione del sistema dei trasporti etc.

L’attenzione è riposta, tuttavia, principalmente sul fornitore finale del bene acquistato non considerando, talvolta adeguatamente, la provenienza dei beni utilizzati e la logistica conseguente al loro approvvigionamento. In altri termini, un prodotto agroalimentare acquistato da un agricoltore sotto casa, se realizzato con beni importati o non reperiti da fornitori di prossimità (sementi, concimi, materiale per realizzare le serre, attrezzi, nafta per i mezzi agricoli, diserbanti, imballaggi etc) che, molto spesso, richiedono ulteriori attività di logistica a monte, potrebbe essere “meno” a km zero, nella sostanza, di un prodotto agroalimentare acquistato da un coltivatore localizzato a 100 km di distanza, ma realizzato con beni autoprodotti o reperiti da fornitori di prossimità (riutilizzo delle sementi, concimi realizzati tramite compostaggio o da animali allevati in loco, coltivazione in campo a cielo aperto etc).

Sarebbe quindi da valutarsi una maggiore attenzione su aspetti non facilmente percepibili dei prodotti agricoli a km zero, per favorire, attraverso anche politiche di nudge, l’acquisto soprattutto di quelli che richiedano minori complessive esigenze di logistica (a monte e a valle) e una maggiore quota di componenti autoprodotti o acquistate da fornitori di prossimità e, quindi, prevalentemente nazionali, che innescano importanti effetti “a monte” sul reddito e l’occupazione. Anche in questo caso, ulteriori iniziative volte alla tracciabilità, tramite blockchain, e una maggiore/migliore informazione da rendere agli acquirenti finali, consentirebbero lo sviluppo di un più completo e autentico Made in Italy del settore agricolo a km zero.

I contratti di appalto

La tecnologia blockchain presenta margini di proficua diffusione nei contratti di appalto tra imprese e tra la pubblica amministrazione e imprese, perché consente il monitoraggio delle fasi di realizzazione delle opere e del rispetto dei capitolati, delle normative (es. sicurezza sul lavoro), delle specifiche tecniche dei materiali utilizzati, dei subfornitori ai quali si è fatto ricorso etc. Essa, inoltre, è un importante strumento di monitoraggio, prevenzione della corruzione, di illeciti, di comportamenti opportunistici etc.

Questa tecnologia, che garantisce riscontri oggettivi e non modificabilità dei documenti, anche ai fini della successiva verifica, riduce i margini di incertezza che frenano l’operato dei responsabili della Pubblica Amministrazione, così da concorrere all’auspicata accelerazione e incremento della dotazione infrastrutturale che ha effetti sia immediati sul PIL e l’occupazione, sia realizza esternalità positive sulla collettività con orizzonti temporali di lungo periodo.

Tutela della privacy

Le proposte prima esposte in pillole devono prevedere standard tecnici che consentano adeguati livelli di tutela della privacy, facendo ricorso anche a strumenti avanzati di crittografia, da eventualmente prendere in considerazione nelle prossime regole tecniche attuative dell’AGID (Linee guida su smart contract e blockchain da emanarsi a seguito dell’entrata in vigore dell’articolo 8 ter della L. 12/2019) o da inserire in specifici interventi normativi.

Conclusioni

La pandemia di Covid-19 ha messo in luce l’importanza di un ripensamento del mondo del lavoro che coinvolge anche le attività di monitoraggio e verifica del rispetto di standard qualitativi, dei contratti, di protocolli, di procedure, di disciplinari, delle informazioni rese ai consumatori etc.. Queste importanti attività appare che possano giovarsi di un più diffuso ricorso all’utilizzo della blockchain.

Nota: Quanto riportato è espressione di libera manifestazione del pensiero. Le opinioni espresse non riflettono posizioni, punti di vista etc. dell’amministrazione pubblica presso la quale lo scrivente presta servizio, né gli argomenti trattati hanno specifica attinenza con i compiti svolti. L’articolo non impegna minimamente le istituzioni e gli autori citati.

  1. Al riguardo, data la scarsità in Italia di molte materie prime, le stesse andrebbero opportunamente scorporate. È il caso, ad esempio, del settore orafo e della produzione di gioielli nel quale l’Italia è leader mondiale, malgrado non disponga di miniere e il peso relativo dell’oro, dell’argento, delle pietre preziose etc. sia assai elevato rispetto al prezzo finale dei manufatti.

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