In un periodo in cui “Trasformazione” appare come la vera parola chiave per comprendere l’evoluzione di mercati, imprese e consumatori; in un momento in cui anzi si sovrappongono e integrano diverse trasformazioni, da quella digitale a quella energetica, da quella ecologica, a quella economica ci sono nuove condizioni per “sfruttare” le potenzialità del paradigma della blockchain e delle tecnologie DLT.
In particolare, il momento appare significativo perché è evidente che la trasformazione negli obiettivi delle imprese, negli strumenti di produzione o nei modelli di business è anche una trasformazione nei comportamenti delle imprese stesse e delle persone ed implica un passaggio che premia o favorisce le logiche della decentralizzazione.
Per confrontarsi su questi scenari, per capire come sta cambiando la blockchain e quale nuovo ruolo può essere svolto dagli asset di valore digitale, Blockchain4Innovation in collaborazione con il Salone dei pagamenti ha organizzato la tavola rotonda “Industry 4.0 e payment: ruolo della blockchain e delle criptocurrency” con la partecipazione di
- Silvio Micali, Founder di Algorand,
- Andrea Fiorentino, Senior director product, VISA,
- Romano Stasi, Segretario generale ABI Lab,
- Roberto Garavaglia, Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor,
- Nicola Saccani, Professore associato, Università di Brescia,
- Fabio Massimo Marchetti, Vice presidente ANIE Automazione e Presidente Gruppo Software Industriale.
Silvio Micali, founder Algorand
Silvio Micali, Founder di Algorand, vincitore del premio Turing e professore al MIT di Boston offre subito l’occasione per capire e valutare come per la blockchain si possa parlare di una nuova fase. “La blockchain è eccezionale – afferma -. Per una decina d’anni alcune aspettative sono rimaste tali a causa di alcuni problemi. La sfida di questa tecnologia era di essere nello stesso tempo scalabile, sicura e decentralizzata”. Una sorta di “trilemma” da superare per poter avere una tecnologia in grado di rispondere a tante esigenze reali, concrete e urgenti. Micali cita esempi di situazioni nei quali l’accessibilità ai dati e alle informazioni è vitale per la società e per l’economia; in situazioni anche drammatiche in cui la mancanza di una base dati comune, sicura e accessibile ha impedito o rallentato accertamenti e verifiche fondamentali per conoscere e prendere decisioni consapevoli. Ma Micali osserva anche quanto sia importante guardare all’industria dei pagamenti e all’innovazione nella gestione di transazioni con asset di valore. “Il settore dei pagamenti ha fatto progressi enormi – osserva -. Un pagamento può essere fatto in una frazione di secondo ma è considerato esclusivamente in maniera unilaterale, come ad esempio la donazione a un’associazione. Il pagamento però deve essere una sorta di “biglietto di andata e ritorno”, dove anche il “ritorno”, assume un grande valore in particolare per i tempi, i costi, l’affidabilità con cui può essere eseguito”. E questo è un altro punto chiave con cui guardare al ruolo della blockchain al servizio delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni.
In Algorand, lo scambio tra un bene per denaro o un bene per un altro bene avviene in 4.4 secondi e al prezzo di 2 decimi di centesimo. Con questa efficienza si possono fare molte cose. “La grande opportunità della blockchain non è solo nella Decentralized Finance (DeFi), ma anche nella capacità di democratizzare l’accesso e l’accessibilità a questi servizi ad esempio creando soluzioni che possono favorire lo sviluppo di servizi molto più accessibili in termini di costi, per rispondere alle necessità di chi dispone di minori risorse. Micali tiene a sottolineare che senza scalabilità non si può essere inclusivi e che anche la finanza tradizionale può trarre grandi vantaggi dalla blockchain.
Ma c’è un altro aspetto che sta a cuore a Silvio Micali, che è di particolare attualità e riguarda il superamento di una visione della blockchain in contrasto con l’ambiente, di una blockchain “necessariamente” energivora e dunque incapace di rispondere alla domanda di sostenibilità che sta caratterizzando – giustamente – le scelte tecnologiche delle imprese e delle organizzazioni. “La blockchain è una rivoluzione ancora in corso – afferma – siamo in un percorso di sviluppo che porta costantemente miglioramenti e si tratta di progressi che arrivano a velocità esponenziale”. In questo senso si entra nell’ambito di Algorand come di una sustainable blockchain con una versione del proof of stake che riduce drasticamente i consumi e che permette di inserire la blockchain all’interno di processi digitalizzazione che hanno come obiettivo la neutralità climatica.
Andrea Fiorentino, Senior director product, Visa
Nella lettura del ruolo della blockchain appare significativo osservare il ruolo di attori di riferimento dell’industria dei pagamenti che hanno un rapporto consolidato con tutti gli stakeholder dai consumatori alle banche, dai retailer alle startup e agli innovatori.
Andrea Fiorentino, Senior director product, Visa sottolinea come da oltre un anno sia stata avviata una strategia per sostenere le valute digitali. “Vogliamo fare da ponte tra la nostra rete globale che accede a migliaia di carte che serve qualcosa come 70 milioni di commercianti e il mondo degli asset digitali”. Il messaggio forte riguarda il ruolo di Visa come attore che abilita processi di innovazione e di sviluppo al servizio di tutti gli stakeholder e che si riassume nel passaggio: Network on networks. “Una visione – prosegue – progettata per abilitare qualsiasi forma di interazione sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione con l’apertura della rete tramite API ai Visa Partner e al mondo fintech per far crescere l’ecosistema. Riteniamo che aprire la rete sia il modo migliore per farla evolvere e per considerarla come un grande fattore abilitante allo sviluppo di servizi e di business per tutti gli attori”.
Coerentemente con questa visione Visa collabora con numerosi partner che lavorano per facilitare l’utilizzo di valute digitali per i commercianti. Già nella prima metà del 2021 oltre 1 miliardo di dollari spesi con carte Visa erano legati al mondo crypto. Questo significa che c’è un riconoscimento del nuovo ruolo di Visa nel collegare valute digitali e Rete. A marzo 2021 è poi arrivata la notizia della possibilità di colmare il gap tra valute digitali e tradizionali tramite l’utilizzo di una stable coin legata 1 a 1 con il dollaro che funziona anche sulla blockchain di Algorand.
“La blockchain – prosegue Fiorentino – potrà portare nuovi vantaggi per i pagamenti del futuro e vediamo una tendenza importante verso la democratizzazione. In questo senso il ruolo della Rete è sempre più fondamentale per le aziende e per i consumatori. La bellezza della blockchain è anche nel fatto che è aperta e che creerà tantissime opportunità di sviluppo e di lavoro senza limiti di frontiera”. Occorre poi considerare che la blockchain mette a disposizione funzionalità eccezionali, ma la grande sfida è di metterle a disposizione dei consumatori finali. E in questo senso si aprono opportunità importanti per chi fa innovazione, per le start up. “Siamo convinti – prosegue – che sicurezza, autenticazione e semplicità d’uso siano i valori di riferimento che caratterizzano Visa e che restano fondamentali anche nello sviluppo di servizi basati sulla blockchain con la user experience come uno dei driver principali”.
Occorre poi considerare che la “blockchain è una grande rivoluzione tecnologica – osserva – , paragonabile solo a Internet per l’impatto nella vita quotidiana e per la velocità di crescita in termini di adozione e così come Internet ha permesso di trasferire informazioni, così la blockchain permette di trasferire valore con modalità che permetteranno di aumentare in modo esponenziale le opportunità per il commercio e per l’economia in generale e, in questo senso, un ruolo importante sarà appunto svolto dall’ecosistema di imprese che fanno innovazione e dalle startup”.
Romano Stasi, segretario generale ABI Lab
Per il mondo delle banche la blockchain può rappresentare un percorso di sviluppo sotto molteplici aspetti. Da ABI Lab arriva una lettura dello sviluppo di soluzioni Blockchain in ottica di ecosistema. Romano Stasi, segretario generale ABI Lab osserva innanzitutto per ABI Lab il punto di riferimento è costituito dalla comunità bancaria e dalle aziende legate alla ricerca e all’innovazione nel mondo bancario. “Nel 2017 siamo partiti con un percorso di approfondimento su blockchain e DLT, indagando le possibilità di generare valore per le banche. Da quella fase di analisi è poi partito il caso studio Spunta Banca Project, con la creazione di una infrastruttura fatta di nodi, di comunicazione, di rete sicura, in grado di abilitare una serie di casi d’uso. Per raggiungere questo obiettivo si è costruito un business network con una comunità che è composta da quasi 100 banche.
Una comunità che esprime una serie di competenze che rappresentano i fattori abilitanti per la crescita del rapporto tra Blockchain e mondo delle banche e attiva per aprire questa piattaforma ad altri use case e ad altri settori, fornendo nuove opportunità di sviluppo al mondo bancario. A livello di performance il percorso è in continua evoluzione e Spunta ha affrontato le sfide fondamentali per portare le logiche DLT in “produzione”: i temi dell’architettura che è distribuita e di proprietà delle banche, della piattaforma DLT con la partecipazione diretta negli sviluppi, della privacy, per una gestione compliant alle norme del GDPR, dei contratti, con la gestione di un unico contratto per tutti gli aderenti all’iniziativa, delle performance, con una ottimizzazione delle prestazioni per milioni di transazioni sul ledger e come continuous improvement, per inserire costantemente nuove funzionalità.
“Tra i nuovi obiettivi si guarda ai temi dell’archiviazione, per lavorare a soluzioni che consentano di ottimizzare gli spazi utilizzati e alle performance e al tema della tracciabilità dei log delle transazioni. Un piano di lavoro che per Spunta ha l’obiettivo di permettere ad ABILabChain, la rete governata dalle banche, di gestire iniziative diverse – eventualmente anche competitive tra loro – in funzione degli sviluppi del sistema bancario. In questo senso si lavora alle modalità di gestione di più use case, alla ricerca di possibili sinergie e alla focalizzazione su servizi che possano essere messi a fattor comune nella gestione dell’infrastruttura.
“Gli obiettivi del percorso di ABI Lab – sottolinea – vanno nella direzione di massimizzare l’interoperabilità tra business network, minimizzare i vincoli operativi, aumentare le sinergie di costo e di gestione e garantire il massimo livello di performance. Accanto a questi obiettivi ci sono tra l’altro Spunta Estero DLT- per coinvolgere istituti di credito di altri Paesi – e Easy Loan DLT. Nello sviluppo di prospettive che vanno oltre il mondo bancario Romano Stasi cita i casi d’uso di Wine Chain per la tracciabilità della filiera vinicola, la certificazione del rinnovo delle polizze assicurative auto vita, fideiussioni digitali e la gestione E2E sulla blockchain”.
La blockchain può contribuire ad “abilitare le banche nello svolgimento di un nuovo ruolo verso il mondo delle aziende e nella promozione e realizzazione di ecosistemi tra banche e aziende, grazie alla possibilità di far leva sulla gestione della financial value chain, sul livello di digitalizzazione dei processi amministrativi bancari, sul le garanzie di compliance che questo progetto ha permesso di acquisire, il tutto – conclude Stasi – con la capacità di unire la sperimentazione con la capacità di rendere operativi i progetti”.
Roberto Garavaglia, Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor
Ma quali sono gli “ingredienti” per poter sfruttare le prospettive offerte dalla blockchain? Per meglio comprendere le prospettive che si aprono grazie alla blockchain Roberto Garavaglia, Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor, sottolinea l’importanza di guardare a tre grandi motivazioni che devono indirizzare l’utilizzo di questa tecnologia: la numerosità di attori coinvolti in un processo, in una decisione, un controllo e in ogni altra funzione che possa condizionare una scelta o un orientamento a vantaggio del singolo (o di singoli), a scapito di una collettività più ampia e dell’efficienza di una filiera; l’eterogeneità dei medesimi, in questo senso, la situazione “ideale” si avrebbe quando gli attori operano in concorrenza, sono esposti al rischio di corruzione o conflitto d’interessi o, più semplicemente, non si fidano gli uni degli altri; l’assenza di un’autorità centrale preposta al controllo delle dinamiche che si sviluppano nelle filiere o il dubbio sull’effettiva neutralità di eventuali intermediari preposti a questo fine. Questo ultimo punto è particolarmente importante, in quanto non si realizzano soluzioni basate sulla blockchain se esiste già un soggetto centrale a cui è affidato un compito di controllo e che ricopre il ruolo di “datore di fiducia”, accettato e riconosciuto da tutti coloro che operano nella filiera.
Per indirizzare le prospettive della blockchain nella supply chain, continua Garavaglia, è importante focalizzare l’attenzione sui benefici più importanti: la data visibility e quindi la garanzia che i dati strutturanti i framework di processo siano gestiti nel rispetto della trasparenza; la data coordination che permette a una pluralità di attori di disporre di un meccanismo di coordinamento e di forme di “automatismo” e i trustable process, che creano le condizioni per rendere on chain tutti i processi.
La supply chain può trarre vantaggio da queste prospettive in particolare se si guarda a due processi: quello relativo alla tracciabilità dei prodotti lungo le diverse fasi della catena di approvvigionamento (e i relativi eventi) , e quello relativo allo scambio di informazioni e dati tra più attori. Nel primo caso la blockchain consente di attuare una tracciabilità sull’intero percorso di sourcing e per tutto il ciclo di vita del prodotto, dalle fasi di progettazione e avvio della produzione, alla logistica, arrivando sino al post-vendita. Nel secondo caso, la blockchain permette di efficientare la gestione dei flussi informativi in fase di procurement, ordine e consegna, offrendo nel contempo anche la possibilità di gestire “on chain” fatturazione e pagamento. In queste due ultime fasi rileva la grande opportunità di sfruttare alcune caratteristiche della blockchain, ove si adottino soluzioni basate su stable coin o stable token (e in futuro, chissà, anche su CBDC …), tra cui la programmabilità, la tracciabilità e l’accountability. Non ultima per importanza, infine, va menzionata la possibilità offerta al mondo industriale dall’implementazione su blockchain della Decentralized Identity-of-Things, o “dIDoT”, come Garavaglia l’ha definita in un suo precedente intervento al Salone dei Pagamenti dello scorso anno.
Nicola Saccani, Professore associato, Università di Brescia
Nel momento in cui si parla di trasformazione nei comportamenti e nelle abitudini è importante guardare anche a quelle trasformazioni che cambiano in profondità le logiche di ingaggio tra imprese e clienti, creando nuove opportunità, nuovi percorsi sia in termini di sostenibilità ambientale sia di gestione di nuovi modelli di business.
Nicola Saccani, Professore associato, Università di Brescia e rappresentante ASAP Service Management Forum porta l’attenzione sul fenomeno della servitization e su come questa trasformazione sta contribuendo al cambiamento della filiera del valore in diversi settori.
“La servitizzazione o trasformazione da prodotto a servizio è un un concetto che sta crescendo conquistando l’attenzione di un numero crescente di aziende. Siamo nel campo dell’as a service, per meglio dire dell’everything as a service e si tratta di un processo di trasformazione che è stato vissuto “ semplicisticamente” come il passaggio dalla vendita di prodotti standard alla soluzione dei problemi di un cliente e che nasce dall’idea di risolvere esigenze specifiche attraverso lo sviluppo di prodotti-servizi su misura, ma che sta vivendo una importante evoluzione grazie alle prospettive che vengono di fatto aperte dall’utilizzo del digitale”.
Nella teoria economica questo cambiamento è basato sul passaggio dal valore di scambio associato alle caratteristiche tecniche di un determinato prodotto al valore d’uso ovvero alla sua capacità di risolvere le esigenze di utilizzo del cliente. In questo scenario la proprietà del bene non viene trasferita al cliente con la vendita, ma al contrario, si utilizzano forme basate sul pay per use o pay per performance.
Nel mondo manifatturiero sono presenti diversi use case e ci sono aziende, come ad esempio la Rolls Royce che ha applicato questo modello in un ambito molto particolare come quello della fornitura di motori per aerei, creando un servizio che prevede il pagamento delle ore di volo che vengono erogate dai motori. Il ruolo del digitale è chiaramente un fattore abilitante sia per quanto attiene la gestione di tutti i dati sia nella forma di piattaforma per il controllo del funzionamento, del rilevamento di eventuali malfunzionamenti e di eventuali criticità. Ma grazie alle accelerazioni che arrivano da tecnologie digitali come IoT e Cloud cresce il numero delle aziende che sono nella condizione di attuare questi modelli di business e che permettono di ridurre l’asimmetria informativa tra cliente e impresa. E un ulteriore piano di innovazione è rappresentato dalla gestione dei dati tra le imprese coinvolte nel passaggio dall’acquisto di un prodotto al suo utilizzo in forma di servizio. Un passaggio che presenta implicazioni anche a livello di gestione delle transazioni e di gestione di forme di automazione.
Fabio Massimo Marchetti, Vice presidente ANIE Automazione e Presidente Gruppo Software Industriale
Sul tema della ricerca di nuove forme di competitività da parte del mondo industriale, un ruolo speciale lo svolge la relazione tra le logiche all’Industria 4.0 che stanno contribuendo alla trasformazione delle imprese del manifatturiero e le prospettive offerte (anche) dalla blockchain. Ma per coglierle serve un salto di qualità nell’approccio al digitale e all’innovazione in generale. “Le imprese finora hanno avuto un approccio tattico di utilizzo di fondi per rinnovare le tecnologie produttive – osserva Fabio Massimo Marchetti, Vice presidente ANIE Automazione e Presidente Gruppo Software Industriale – ma oggi occorre invece un approccio strategico alla digitalizzazione, un approccio che sia aperto a tutte le tecnologie e che permetta alle aziende di ottenere tutti i possibili vantaggi di questa trasformazione che non sono solo quelli legati a benefici fiscali o di forme di efficienza, ma che permettono di esplorare e abilitare nuovi modelli di business, e nuovi modelli organizzativi, di servire meglio i clienti e di trovarne di nuovi diversificando la propria capacità di azione”.
Marchetti sottolinea la necessità di porre queste opportunità al servizio di una valorizzazione del Made in Italy e delle PMI e che per la qualità e il valore delle loro produzioni hanno la necessità di protezione e di tracciabilità. Ma Marchetti osserva anche che è necessario parlare in modo sempre più chiaro alle imprese per aiutarle ad approfittare di queste opportunità. Occorre guadagnare la fiducia delle imprese rendendo semplici i concetti e uno degli elementi fondamentali sta proprio nella capacità di rendere fruibile e comprensibile a tutti qualsiasi innovazione. Oggi gli ambiti che vediamo con maggior potenzialità sono quelli delle supply chain, del ripensamento dei processi interni, di trasformazione delle operations produttive, di evoluzione nei modelli di business e nei modelli organizzativi del mondo industriale.
Nell’ambito del focus sulla supply chain l’uso della blockchain permette di portare valore in particolare sulla tracciabilità e sulla notarizzazione e permette di garantire la possibilità di controllare e certificare tutte le fasi di trasformazione dei materiali e di produzione. Un altro ambito fondamentale è rappresentato dalla possibilità di lavorare sulla convergenza tra mondo produttivo, digitalizzazione e sostenibilità che deriva non solo dalla capacità di controllare la capacità produttiva di una singola azienda, ma dal controllo sull’intera filiera. Ma per ottenere questi benefici occorre prepararsi e occorre tenere conto che digitalizzazione e sostenibilità sono destinati a convergere e in questo processo la blockchain, grazie anche al tema della tracciabilità, è in grado di giocare un ruolo fondamentale che può nello stesso tempo agevolare il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera.