Infocert, la ricerca sull’identità digitale punta sulla blockchain

La certification authority del gruppo Tecnoinvestimenti conta su progetti di R&D orientati verso le nuove tecnologie applicate al digital trust. Come dimostra l’adesione alla Sovrin foundation, che promuove il progetto delle “self sovereign digital identity”

Pubblicato il 17 Mag 2018

blockchain

Il futuro di InforCert guarda alla blockchain: la più grande certification authority in Europa è infatti impegnata in progetti di ricerca e sviluppo, settore al quale destina i 6% del proprio fatturato, che si basano proprio su questa tecnologia, e che presto potrebbero trovare applicazione in diversi dei propri campo di attività, come ad esempio quello dell’identità digitale o del digital trust. A dimostrarlo c’è il fatto che la società del gruppo Tecnoinvestimenti ha aderito, a fine 2018, al progetto della Sovrin Foundation per la creazione e la gestione di identità digitali distribuite e decentralizzate, la cosiddettà self-sovereign digital identity, basate su una rete blockchain pubblica. InfoCert è infatti tra i membri costituenti della Sovrin Foundation, oltre che la prima certification authority europea ad aver aderito al progetto della fondazione statunitense.

“Il Digital Trust e l’innovazione sono il nostro core business – commenta Carmine Auletta, Chief innovation officer di InfoCert per questo partecipiamo con entusiasmo a questo progetto. Oggi, le certification authority quali InfoCert giocano un ruolo chiave nella gestione delle identità digitali, e in futuro la tecnologia blockchain potrebbe mettere gli individui, ma anche le aziende o persino gli ‘oggetti’, nelle condizioni di gestire, controllare e governare in autonomia la propria identità. Siamo entusiasti di poter testare questa promettente tecnologia per valutarne il reale potenziale e gli ambiti di utilizzo al fine di offrire il massimo valore ai nostri clienti“.

InfoCert guarda in prospettiva anche a Spid

In futuro, la blockchain applicata in questo campo potrebbe riguardare anche Spid, il sistema pubblico per l’identità digitale, e consentirebbe di “avere un sistema di identità affidabile senza che sia necessariamente vincolato alle regole di un determinato Paese – spiegava Auletta al Sole24ore a margine di un convengo dedicato a questo tema – Per esempio, autenticandoci con una identità pubblica sovranazionale grazie a blockchain, potremo permettere al nostro smartphone di dialogare in modo sicuro con l’auto che noleggiamo in un Paese del Sud America, trasferendovi il nostro profilo utente. O con l’equipe medica che ci sta soccorrendo a Hong Kong, trasferendo la nostra storia-paziente sui loro sistemi”.

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