Il futuro di InforCert guarda alla blockchain: la più grande certification authority in Europa è infatti impegnata in progetti di ricerca e sviluppo, settore al quale destina i 6% del proprio fatturato, che si basano proprio su questa tecnologia, e che presto potrebbero trovare applicazione in diversi dei propri campo di attività, come ad esempio quello dell’identità digitale o del digital trust. A dimostrarlo c’è il fatto che la società del gruppo Tecnoinvestimenti ha aderito, a fine 2018, al progetto della Sovrin Foundation per la creazione e la gestione di identità digitali distribuite e decentralizzate, la cosiddettà self-sovereign digital identity, basate su una rete blockchain pubblica. InfoCert è infatti tra i membri costituenti della Sovrin Foundation, oltre che la prima certification authority europea ad aver aderito al progetto della fondazione statunitense.
“Il Digital Trust e l’innovazione sono il nostro core business – commenta Carmine Auletta, Chief innovation officer di InfoCert – per questo partecipiamo con entusiasmo a questo progetto. Oggi, le certification authority quali InfoCert giocano un ruolo chiave nella gestione delle identità digitali, e in futuro la tecnologia blockchain potrebbe mettere gli individui, ma anche le aziende o persino gli ‘oggetti’, nelle condizioni di gestire, controllare e governare in autonomia la propria identità. Siamo entusiasti di poter testare questa promettente tecnologia per valutarne il reale potenziale e gli ambiti di utilizzo al fine di offrire il massimo valore ai nostri clienti“.
InfoCert guarda in prospettiva anche a Spid
In futuro, la blockchain applicata in questo campo potrebbe riguardare anche Spid, il sistema pubblico per l’identità digitale, e consentirebbe di “avere un sistema di identità affidabile senza che sia necessariamente vincolato alle regole di un determinato Paese – spiegava Auletta al Sole24ore a margine di un convengo dedicato a questo tema – Per esempio, autenticandoci con una identità pubblica sovranazionale grazie a blockchain, potremo permettere al nostro smartphone di dialogare in modo sicuro con l’auto che noleggiamo in un Paese del Sud America, trasferendovi il nostro profilo utente. O con l’equipe medica che ci sta soccorrendo a Hong Kong, trasferendo la nostra storia-paziente sui loro sistemi”.