La blockchain come “Macchina della Verità” e come “futuro di ogni cosa”

Da FrancoAngeli l’opera di Michael Casey e Paul Vigna curata da Alessandro Giaume che affronta in modo concreto la roadmap blockchain, dallo sviluppo dall’internet delle persone all’Internet del valore comprendendo la rivoluzione dell’Internet of Things e del tema della “fiducia” nella Quarta Rivoluzione Industriale

Pubblicato il 03 Nov 2018

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La macchina della Verità. La Blockchain e il futuro di ogni cosa
Autori: Michael Casey, Paul Vigna
Curatore edizione italiana: Alessandro Giaume
Editore FrancoAngeli
Collana: Tracce. I nuovi passaggi della contemporaneità
Pagine 364
Per maggiori info QUI

Parlare della blockchain come di una “Macchina della Verità” è una iperbole, ma rende molto bene la portata rivoluzionaria di un nuovo paradigma che nasce per “portare fiducia”. E’ una iperbole che agli autori non basta tanto che scelgono di qualificare la loro opera con un sottotitolo ancora più eloquente: “La blockchain come il futuro di ogni cosa“. Per Michael Casey e Paul Vigna la blockchain è assai più di una promessa, è una realtà già oggi molto concreta che sta cambiando la finanza, i media, la tecnologia, il retail, i trasporti, la logistica, l’industria e tanto altro ancora. Sta cambiando – e questo è l’aspetto che più sta a cuore degli autori – il sistema in base al quale si crea fiducia tra le persone. E ci fermiamo qui con gli esempi, ma il libro La macchina della verità. La blockchain e il futuro di ogni cosa edito in Italia da FrancoAngeli e curato da Alessandro Giaume è un’opera che guarda alle possibilità della blockchain non tanto per le sue potenzialità tecnologiche, quanto per le opportunità che consegna alle persone e alle comunità di ripensare al proprio ordine e alla propria organizzazione sociale.

Il testo parte infatti dal presupposto che la concentrazione dell’autorità, del controllo, della gestione dei processi basati su transazioni (non solo economiche) non ha avuto sino ad oggi alternative concrete e praticabili. Ma con le Distributed Ledger Technologies e con la blockchain in particolare questa alternativa è adesso alle porte, in molti casi già attiva e concreta. Non solo, si leggerà nel testo, nell’ambito finanziario o nel campo delle transazioni legate ad asset di valore ma in tanti altri ambiti che grazie alla digital transformation stanno diventando, con forme e modalità diverse, data-driven company o data-driven organization.

Blockchain: il vero asset di valore è nei dati

Casey e Vigna partono dalla convinzione che oggi il vero asset di valore è il dato, la protezione del dato e la transazione di dati. L’idea potente della blockchain è nella opportunità di gestire in modo non centralizzato o distribuito le nostre informazioni e i nostri dati.

Tutte le nostre transazioni di qualsiasi tipo (economiche, legali, informative) avvenivano grazie all’autorità di un terzo. Avvengono tuttora per questo tramite. La figura terza è chiamata a portare fiducia, ovvero il “valore” che manca tra due o più parti che per ragioni diverse non si conoscono o (sempre per ragioni diverse) che non possono fidarsi. Queste terze parti di fiducia hanno il compito di gestire dei registri centralizzati dove vengono fissate le ragioni e i valori delle transazioni. Queste terze parti sono anche guardiani, assumono una autorità, possono stabilire chi possa e chi non possa partecipare alle interazioni commerciali e appesantiscono di costi e tempi le attività transazionali.

Dai Distributed Ledger la possibilità di ripensare a nuovi modelli di business

Il superamento di questo modello – non sempre, ma in molti casi – permette di ripensare al modo in cui si lavora, permette di ottenere efficienze un tempo impensabili, permette di sviluppare nuovi modelli di business.

Secondo Casey e Vigna, in quest’opera che segue The Age of Cryptocurrency, la blockchain permette di realizzare la promessa del web 3.0 ovvero di dare vita a quell’architettura della Rete che attua il principio della distribuzione che, come ricordano gli autori, faceva parte delle promesse rivoluzionarie della prima Internet, quella delle persone e dell’1.0. Nel passaggio dal web 1.0 al 2.0 i principi della “distribuzione” del dato e dell’accesso diretto al dato, sono passati in secondo piano, ancora una volta per “mancanza di fiducia”, per la necessità di disporre di una figura terza in grado di fare da intermediario tra l’utente e il dato. Ma, occorre aggiungere, anche perché ci sono state figure terze che hanno ideato e inventato nuovi servizi per nuove forme di socialità, di transazione e di relazione ra imprese e persone.

Eliminare gli intermediari e attuare una logica distribuita

Le tecnologie blockchain, per gli autori permettono di eliminare questi questi intermediari, e permettono alle persone di attuare legami di reciproca fiducia definendo reti sociali e accordi di business nelle modalità che considerano più adeguate. La blockchain, secondo Casey e Vigna, può aiutare tutte le imprese a generare nuovo valore e a inventare nuove iniziative.

Alcuni esempi arrivano dal mondo della finanza dove Bitcoin ha dimostrato che è possibile gestire transazioni senza banche e dove però sono proprio i banchieri oggi a credere con convinzione che la blockchain potrebbe sostituire tutti quei processi complessi e costosi che stanno alla base di procedure come trasferimento, compensazione, verifica, controllo di titoli, contratti, passaggi di denaro tra una banca e l’altra. Il sistema interbancario è tra i più attivi nell’individuare forme di ripensamento dei modelli organizzativi e dei flussi.

La possibilità di disporre di un Distributed Ledger sicuro, aggiornato simultaneamente e in tempo reale dalle banche che accettano di aderire a una forma consortile porta a una drastica riduzione dei costi di gestione e permette di liberare enormi quantità di denaro per nuovi investimenti.

Trust come risorsa sociale vitale

Gli autori sottolineano che la fiducia è una risorsa sociale vitale, è alla base di tutte le interazioni umane. Quando la fiducia viene a mancare, le cose vanno male. Le agenzie governative e le banche centrali cercano di sostenere gli investimenti, contribuire a creare posti di lavoro, e devono sostenere la fiducia delle persone nel sistema economico.  Il problema della fiducia è intrinsecamente connesso alla questione dei registri e della capacità di tenere traccia di tutte le informazioni e di tutti i dati e la tecnologia blockchain, può rappresentare, anche per questa ragione una forma di risposta anche “politica”  alla crisi morale della società.

La tecnologia blockchain, sottolineano con attenzione gli autori, non elimina la necessità della fiducia. La blockchain contribuisce a creare relazioni di maggiore fiducia, allarga, si potrebbe dire, il perimetro della fiducia anche a persone che non conoscono. La blockchain rimuove l’esigenza di una fiducia centralizzata dal processo di creazione e aggiornamento del registro all’interno della blockchain, ma non elimina la necessità di fidarci di altre persone, in modalità diversa. Dobbiamo sempre fidarci di un venditore che ci promette di inviare i beni acquistati nei tempi previsti e per farlo entriamo in un sistema di governance che adesso può essere basato sulla blockchain. Un sistema che, di per sè,  non ci offre una garanzia di successo, ma ci garantisce che possiamo conoscere con precisione e quel che è successo non può essere manomesso da nessuno.

Dall’offline all’online: aumentare la fiducia e ridurre passaggi e costi

Ma l’analisi non si ferma alla finanza ma guarda anzi alle prospettive del mondo delle imprese attraverso un percorso che permette di arrivare a pensare a un mondo di fiducia distribuita, nel quale effettuare transazioni online in sicurezza con costi che sono vicini allo zero. Per spiegarlo Casey e Vigna guardano all’economia offline di prima di Internet con un modello di fiducia centralizzata come unico modello concepibile. In quel sistema pre-Internet, banche, uffici pubblici, enti certificatori, agenzie governative, altre organizzazioni e istituzioni centralizzate avevano il compito di registrare le transazioni e gli scambi. Un sistema incompatibile con la struttura distribuita e senza controllori di Internet.

Con la tecnologia blockchain si dispone dell’architettura necessaria per la Quarta Rivoluzione Industriale e per rendere possibile la visione di un’Internet aperta anche rispetto ai dati, per ‘liberare’ i dati e per permettere alle persone di lavorare. L’accesso aperto e libero ai dati consente alle persone di ideare, pensare, disporre del valore della conoscenza per elaborare collettivamente delle soluzioni per molti dei nostri problemi e permette nello stesso tempo di sviluppare prodotti migliori in modo più veloce e meno costoso.

La macchina della verità. La blockchain e il futuro di ogni cosa: indice dell’opera

  • Prefazione
  • Introduzione. Uno strumento di sviluppo sociale
  • Il protocollo di Dio
  • (La bolla della fiducia; La verità, la fiducia e “i Libri”; Il protocollo di Dio; Il potere della matematica, l’apertura e uno strumento innovativo per accordarsi sui fatti)
  • “Governare” l’economia digitale
  • (Il sogno di un hacker; Sicurezza per progetto; Economia distribuita, fiducia centralizzata; Il pezzo mancante di Internet; Il codice non è legge)
  • La politica e le infrastrutture
  • (Il Sacro Graal dei cypherpunks; La guerra civile di Bitcoin; Ethereum: un computer globale inarrestabile… ma con dei bug; Un Bitcoin perfezionato?)
  • La token economy
  • (Un mondo nuovo per la pubblicità; La corsa all’oro; Dalla SEC: ammonimento o semaforo verde?; L’età dell’oro dei protocolli aperti; Baratto digitale?; Token e reputazione; Verso un’economia dei token)
  • Abilitare la quarta rivoluzione industriale
  • (Salvare l’Internet delle cose da se stessa; Un calcolo automatico “affidabile”; Blockchain ed energia; Tracciare la roba che produciamo)
  • I vestiti nuovi della vecchia guardia
  • (Wall Street fa la sua scelta: le blockchain private; Una soluzione per le crisi finanziarie?; L’altro modello: le valute digitali delle banche centrali; Hyperledger in lotta con se stessa; I limiti dell’autorizzazione)
  • Le blockchain, una volta per tutte
  • (Prove; Un bollo digitale; La grande promessa: liberare il capitale morto; Oltre la terra; Una valuta che tutti possano usare; Sfruttare le relazioni delle community)
  • Un’identità auto-sovrana
  • (Ridefinire l’identità; Non sarà una cosa facile; Ma possiamo permetterci di non affrontare il problema dell’identità?)
  • Siamo tutti dei creatori
  • (Ridare il controllo agli artisti; Costruire la banca dei metadati)
  • Una nuova costituzione per l’era digitale
  • (Ri-distribuire il web; Si spengono le luci nelle stanze del potere; Software “senza fiducia” e comunità basate sulla fiducia; L’ascesa del cittadino; Sono stato qui, la mia umanità è importante)
  • Ringraziamenti.

Gli autori: Casey e Vigna

Michael J Casey

Michael J. Casey è consulente senior della Digital Currency Initiative del MIT Media Lab e presidente del comitato consultivo di CoinDesk. E’ stato editorialista del «Wall Street Journal» e ha pubblicato per testate come Wired, Harvard Business Review, Washington Post e Foreign Affairs.

Paul Vigna

Paul Vigna è giornalista presso il Wall Street Journal, dove si occupa di bitcoin, blockchain e criptovalute, e co-conduttore del podcast MoneyBeat del giornale.

Il Digital Currency Initiative del MIT, è stato ideato e avviato da diretto da Joichi Ito, come centro di studio per ricercatori e studenti nei campi della crittografia, dell’ingegneria e della finanza in forma di collaborazione  con strateghi delle «Fortune» 500, con startup innovative, filantropi e funzionari governativi per progettare l’architettura digitale di una nuova “Internet del valore”.

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