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La filiera della tracciabilità si evolve con la blockchain: il progetto VeChain

Il progetto VeChain può aiutare le aziende manifatturiere e la grande distribuzione a gestire la tracciabilità dei lotti: grazie alla blockchain una tutela completa contro la contraffazione e un completo controllo del ciclo produttivo.

Pubblicato il 02 Ago 2021

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Blockchain è una tecnologia che si sta evolvendo rapidamente, approdando ad applicazioni diverse o complementari alle criptovalute, l’ambito nel quale è nata.
L’introduzione degli Smart Contract ha, infatti, reso possibile sviluppare sulla blockchain vere e proprie applicazioni, dando origine al fenomeno delle dApps, ossia app decentralizzate che non vengono eseguite su un server specifico, ma distribuite su una rete di nodi.
Le app decentralizzate hanno trovato applicazione in ambiti articolati, evolvendosi dall’iniziale natura finanziaria del progetto, per portare alla creazione di interessanti sviluppi in ambienti eterogenei, come quello artistico, scientifico, medico, o industriale.
Il progetto VeChain nasce come particolare blockchain pensata per andare incontro a una sentita esigenza dell’industria internazionale: tracciare la filiera produttiva e garantire l’assoluta autenticità dei prodotti finiti.
La sicurezza e la precisione della blockchain, infatti, sono subito sembrate una piattaforma validissima per rispondere a una serie di gap che ancora affliggono l’attuale tecnologia di tracciamento della supply chain, e VeChain è il progetto che ha concretizzato questa iniziale intuizione.

La gestione del sistema produttivo

VeChain è una blockchain originale: è nata come progetto sulla rete Ethereum, ma si è presto svincolata dal suo ambiente iniziale, a causa di alcuni limiti che rendono la rete Ethereum poco fruibile a delle applicazioni industriali, primi fra tutti l’alto costo delle transazioni e frequenti picchi di cali di performance.
VeChain, per mezzo di una blockchain interamente propria e autogestita, offre un sapiente mix di applicazioni software e hardware dedicato, e ha saputo sin da subito presentarsi come la prima valida piattaforma su cui eseguire app decentralizzate pensate per la filiera produttiva.
Uno degli aspetti che maggiormente contraddistingue il progetto VeChain dalle altre è proprio l’aver elaborato un sistema che interfaccia blockchain e hardware dedicato alla raccolta dati: l’implementazione della tracciabilità avviene per mezzo di sensori di prossimità e interfacce IoT (Internet Of Things) che salvano i dati nella blockchain grazie all’intermediazione di app decentralizzate.
Questa architettura permette a VeChain di essere implementata in tutti gli ambiti della filiera in cui sia necessaria un’alta precisione nella tracciabilità del ciclo produttivo: si pensi ad esempio alla tracciabilità dei lotti di un farmaco o di un alimento, ma anche a un ambito produttivo in cui sia importante assicurare l’originalità del prodotto finito.
Un altro punto di forza dell’architettura di VeChain è l’alta interoperabilità con i principali browser web, sia desktop che mobile, che permette di esporre agli operatori finali un’interfaccia intuitiva e performante. Questa interoperabilità è ottenuta per mezzo della tecnologia software proprietaria Sync2, che semplifica in modo massivo lo sviluppo e l’implementazione delle dApps (app decentralizzate).
Sync2 offre una gestione intuitiva dei nodi, ma offre anche funzionalità più familiari agli utilizzatori che provengono dal mondo delle criptovalute, permettendo anche la gestione di un proprio wallet, ossia di un portafoglio in cui conservare la propria valuta in formato digitale.

La moneta principale e il suo token

Per un’utenza non specializzata nel mondo delle criptovalute, una delle maggiori cause di confusione nell’approcciarsi al mondo delle app decentralizzate è proprio questo duplice aspetto di applicazione software e moneta digitale. Questa particolarità è del tutto derivante dal mondo della blockchain e degli Smart Contract.
Nel mondo del software “tradizionale”, o centralizzato, l’app viene installata su un server (cloud o on premise che sia) e la sua fruizione è garantita dall’acquisto di una licenza oppure dalla sottoscrizione di un canone ricorrente. Nel mondo della blockchain, invece, l’app risiede su una rete di nodi distribuiti, e si accede alla sua fruizione versando un certo importo di “gas”. Gas è un termine coniato inizialmente sulla rete Ethereum, e indica una sorta di rimborso da versare per sostenere le spese necessarie ad eseguire il codice di uno Smart Contract, queste spese essendo imputabili, ad esempio, all’infrastruttura hardware dei server o al consumo di energia elettrica.
Nella rete VeChain esistono due monete: la prima è il VET, quella che viene scambiata sugli Exchange come una delle tante criptovalute, e il VTHO, che è il suo token.
Il possesso del VET rende possibile partecipare attivamente all’evoluzione del progetto VeChain, votandone modifiche e nuove implementazioni, e anche, quando detenuto in quantità consistenti, implementare e gestire autonomamente un nodo della rete.
Il token VTHO, invece, è quello che viene “consumato” quando si esegue una funzionalità software di rilevamento o di salvataggio nella blockchain.
I limiti sopra accennati della blockchain Ethereum, che ha causato il suo abbandono da parte del progetto VeChain, erano infatti proprio legati alle transazioni. Le transazioni su Ethereum in certi momenti rallentavano troppo per essere fruibili in ambito industriale, e anche le commissioni necessarie per eseguire gli Smart Contract avevano costi soggetti a un’eccessiva variabilità.
Con VeChain, invece, vengono sempre garantite un’alta affidabilità dei costi preventivati, e alte performance di esecuzione. Queste caratteristiche lo rendono un ambiente solido e affidabile per l’implementazione di applicazioni decentralizzate rivolte alla tracciabilità della supply chain.

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