La tecnologia della blockchain si sta sempre più diffondendo e assume un valore sempre più dirompente. La sua fama è soprattutto legata al bitcoin e, secondo quanto dichiarato dal World Economic Forum, nel 2027 il 10% del Pil globale sarà immagazzinato in blockchain. Risulta attraente per molti settori diversi, grazie ai suoi potenziali usi e al fatto che permette il trasferimento – nell’ambito di una infrastruttura totalmente decentralizzata- non soltanto di valute, ma anche di informazioni, accordi e contratti. Pertanto, ogni cosa che è già o si vuole convertire in formato digitalizzato (o meglio dematerializzato) può essere trasferita all’interno di un sistema blockchain; sia che si tratti di un contratto di assicurazione che di un contratto di prestito o di deposito di opere d’arte. Tutto può essere “operato” all’interno della blockchain e le specifiche del contratto vengono scritte nel linguaggio del sistema che si occupa dell’esecuzione dello stesso. Pertanto, come accennato, le tecnologie blockchain possono essere impiegate con successo anche nel settore dell’arte, sfruttandone appieno le caratteristiche salienti, per risolvere aspetti problematici legati al tradizionale sistema di gestione del settore.
Blockchain e mercato dell’arte
Assistiamo a un pullulare di start-up che certificano e verificano opere d’arte e oggetti da collezione, utilizzando la Bitcoin blockchain, con l’intento di contrastare la falsificazione di opere d’arte e consentire una verifica in tempo reale dell’autenticità, grazie alla tecnologia del distributed ledger, unitamente al riconoscimento dell’immagine e in conformità agli standard di certificazione dei musei.
Vi sono, inoltre, altre start-up come Maecenas, che svolgono il ruolo di vere e proprie gallerie d’arte “decentralizzate” e consentono un accesso “democratico” agli investimenti di opere d’arte di valore. Chiunque – avvalendosi di una piattaforma blockchain, grazie alla quale le opere d’arte sono acquistate e vendute in porzioni di opere d’arte di valore (i.e. tokenizzazione dell’opera d’arte) – può acquistare, vendere e scambiare la proprietà di parti di capolavori attraverso uno scambio “liquido”.
Trasparenza e tracciabilità dell’opera d’arte
La blockchain, come è noto, costituisce un registro al cui interno può essere annotato, in modo “indelebile”, ogni genere di informazione. Pertanto, grazie a questa tecnologia diventa possibile automatizzare numerose operazioni onerose dal punto di vista burocratico e dispendiose in termini di tempo quali, ad esempio: il rilascio delle autentiche, la tenuta del registro da parte degli operatori professionali del settore e il rilascio di attestati di circolazione delle opere, oltre a tutta una serie di documenti e autorizzazioni relative alle medesime. Al contempo, il registro blockchain potrebbe svolgere la funzione di tracciamento puntuale dei trasferimenti passati e futuri di ogni opera e, in questo modo, aiutare gli operatori nella catalogazione e nella tracciabilità delle opere d’arte. Inoltre, la blockchain può essere una soluzione interessante per le opere di artisti viventi che possono essere registrate non appena immesse sul mercato. In questo modo l’autore dell’opera può tracciare la catena delle vendite successive alla prima, in modo da poter riscuotere, in seguito, il diritto di autore e avere una sorta di registro “mobiliare” degli oggetti d’arte e ridurre il rischio di alienazioni.
Il mondo dell’arte opera ancora prevalentemente mediante lo scambio di documentazione cartacea; pertanto, l’impiego delle nuove tecnologie quali la digitalizzazione delle informazioni certificate in blockchain e verificate da tutti gli stakeholder – che sono parte della vita dell’opera – possono accrescere la fiducia di tutti gli attori coinvolti e garantirne la catena di valore. Inoltre, si sta sempre diffondendo l’utilizzo della blockchain in termini di: tokenizzazione, arte digitale, art business solutions e coperture assicurative. Sicuramente non nuocerà qualche “parola” in più sul lessico “familiare” proprio della materia:
- Tokenizzazione (i.e. cartolarizzazione) di un’opera d’arte – Si assiste alla suddivisione in più parti di un’opera d’arte unica, con possibilità di vendere quote di proprietà. In questo modo si crea un mercato maggiormente “liquido” e “partecipato” – e di conseguenza più ampio – che offre i cosiddetti token (i.e. microtitoli) di proprietà.
- Arte Digitale – Si tratta di arte, creata su computer e riproducibile tramite supporti digitali, che viene tutelata e valorizzata mediante la certificazione, crittografia e controllo della sua distribuzione con la blockchain, garantendo in questo modo sia gli artisti sia i collezionisti.
- Art Business Solutions – Strumenti in grado di garantire la cosiddetta “provenance” dell’opera d’arte, ovvero, il tracciamento dello storico delle opere e la loro gestione fino a includere la verifica dell’autenticità e diventando, altresì, una leva preziosa per processi di due diligence. Ne è un esempio la soluzione italiana Art Rights: un sistema gestionale dedicato al tracciamento dello storico delle opere, che permette di creare un vero e proprio “passaporto dell’opera d’arte”, fornendo tutte le informazioni sulle vendite, sulle autentiche e sulle esposizioni a favore della verifica della loro autenticità. Mediante questa soluzione gli utenti verificati possono confermare o meno le informazioni creando, così, una catena di valore interamente basata e tracciata nella blockchain e favorendo una maggiore fiducia nel mercato e nel contrasto ai falsi ed alle truffe.
- Coperture assicurative – Si tratta di un modello operativo concepito e basato su un sistema blockchain in grado di mettere in contatto i diversi musei tra loro, i musei e le potenziali compagnie di assicurazione. Il sistema prevede termini e clausole di contratto di assicurazione già stabiliti e programmati, unitamente alla verificata autenticità dell’opera d’arte da assicurare. Il pagamento della polizza avverrebbe automaticamente attraverso i cosiddetti smart contract. In questo modo si eviterebbero eventuali controversie che, se si verificassero, verrebbero gestite da un “sistema di risoluzione delle controversie” interne al sistema. Grazie alla blockchain si eviterebbero i costi di negoziazione e di enforcement contrattuale; inoltre, il trasferimento, insieme agli attestati e autorizzazioni richieste, verrebbero tracciati e catalogati direttamente dal sistema blockchain, che, al contempo, annoterebbe anche i futuri trasferimenti di un’opera oltre a consentire alle diverse realtà museali di “localizzare” le opere che non sono esposte e che non si sa dove si trovino e che, di fatto, spesso all’insaputa di tutti, risultano in giacenza nei depositi.
Blockchain, musei, gallerie d’arte & digitalizzazione
I musei e gallerie d’arte, sempre più spesso, devono gestire i diritti di proprietà intellettuale relativi alle riproduzioni digitali delle opere delle loro collezioni. Nonostante la digitalizzazione comporti sia opportunità sia minacce in termini di gestione delle opere, la tecnologia blockchain può rivelarsi una “benefica” alleata: i cataloghi e le pubblicazioni d’arte circolerebbero all’interno di un sistema totalmente protetto e decentralizzato ed il museo e le gallerie d’arte sarebbero remunerate al di fuori di ogni intermediazione. Inoltre, il sistema di gestione delle royalty verrebbe gestito in modo automatico attraverso gli smart contract prima citati.
La blockchain può aumentare, altresì, il potenziale di collaborazione all’interno del settore dell’arte, nel senso che un registro aggiornato ed accessibile, renderebbe più semplice trovare e condividere opere d’arte di proprietà di collezionisti, ovvero: i collezionisti potrebbero indicare sulla blockchain se sono aperti a prestare un’opera ad un museo o ad una galleria. In questo modo i curatori potrebbero facilmente fare riferimento a queste informazioni durante la pianificazione di una mostra, risparmiando tempo e risorse, oltre a ridurre, in primis, il tempo impiegato nella ricerca dell’opera e permettere di sviluppare una sinergia costruttiva tra musei e collezionisti in termini di gestione di collezioni, scambi e collaborazioni.
In futuro, si potrebbe considerare – anche per far fronte alle misure di distanziamento scaturite dalla crisi pandemica – di predisporre dei tour virtuali, gratuiti o a pagamento, di una data galleria o museo, innestando anche la tecnologia blockchain in innovative tecnologie di riproduzione degli ambienti e delle opere d’arte ivi esposte. Su queste basi è stato concepito il Museo Wunder ideato dai fondatori di Wunder Art: una sorta di wundercammer, in cui la blockchain consentirà la distribuzione decentralizzata di nuove forme d’arte multimediale (i.e. immagini in movimento immagini fisse, VR, AR, MR o sound art), ovvero un’esperienza museale senza confini e sine die. Di fatto i musei diventerebbero accessibili in qualsiasi spazio in cui le persone si riuniscono che si convertirebbe in uno spazio museale. In questo modo ogni museo aumenterebbe i propri visitatori e raggiungerebbe miriadi di persone e investitori in qualsiasi parte del mondo in quanto accessibile su schermi, tablet o visori VR al di fuori della struttura museale.
Arte, blockchain e anonimato
Un aspetto particolarmente significativo della tecnologia blockchain, in termini di mercato dell’arte, è l’anonimato che la catena garantisce. Di fatto, vi sono blockchain che non impongono all’acquirente e al venditore di rivelare la propria identità. Pertanto, il fatto di poter restare nell’anonimato si converte in un elemento di strategico interesse per i collezionisti che, spesso, non vogliono figurare come acquirenti. Tuttavia, l’anonimato offerto dalla blockchain può convertirsi in un escamotage per mantenere celate transazioni illegali o ai limiti della legalità che spesso hanno ad oggetto le opere d’arte che, di fatto avverrebbero e avvengono nel mercato tradizionale. In questo senso, la blockchain potrebbe fungere da strumento di supporto nel tracciare e ricostruire queste transazioni con maggior facilità e sicurezza, in modo da poterle combattere con maggiore efficacia. Inoltre, se da un lato la blockchain consente di mantenere l’anonimato ricorrendo ad uno pseudonimo, dall’altro lato a livello nazionale ed europeo ci si sta muovendo per ridurre il rischio connesso all’utilizzo delle criptovalute e della blockchain a fini illeciti.
Tuttavia, molti attori del mondo dell’arte ritengono che, anche in assenza di dati personali relativi agli acquirenti, la blockchain possa offrire una relativa affidabilità in termini di transazioni, coinvolgendo, a questo punto, anche le case d’asta che potrebbero inserire nella piattaforma tecnologica tutte le transazioni per le quali sono state intermediarie. Pertanto, se si vuole rendere maggiormente efficace il sistema e velocizzare la diffusione della blockchain, sarà necessario coinvolgere anche le piattaforme online sulle quali operano molte case d’asta.
Non tutto è oro quel che luccica
Gli aspetti che costituiscono di fatto i maggiori punti di forza della blockchain, i.e. sicurezza delle transazioni online, si convertono altresì in punti di debolezza in termini di tutela dei dati personali: da un lato il GDPR che invoca centralizzazione, limitazione e rimovibilità, dall’altro lato la blockchain che invoca decentralizzazione, distribuzione e immutabilità.
Secondo i tecnici di blockchain, per gestire su blockchain i dati sensibili, in modo conforme al regolamento GDPR, si potrebbe considerare il loro stoccaggio al di fuori della blockchain, i.e. memorizzando all’interno di essa soltanto un rinvio ad essi, tramite un hash. In questo modo si eviterebbe di registrare i dati direttamente sulla catena, gestendoli altrove ed in conformità al regolamento. Tuttavia, questa soluzione pregiudicherebbe una parte delle tutele che la tecnologia blockchain offre e che sono strettamente collegate al controllo diffuso del dato ed alla sua anonimizzazione. L’anonimità del dato presente sulla blockchain è rimandata, di fatto, al titolare e, pertanto, si potrebbe arrivare ad affermare che la tutela che offre la catena possa apparire addirittura preferibile rispetto a quella introdotta dal GDPR.
Un’altra problematica da non sottovalutare deriva dal fatto che la blockchain è una tecnologia offerta da diversi operatori tecnologici che non sono interconnessi tra loro. Pertanto, può accadere che una stessa opera d’arte circoli su più blockchain e con informazioni contraddittorie. Per ovviare a questa criticità sarà necessario capire come collegare in modo sicuro un oggetto fisico alla sua registrazione blockchain. C’è chi ha proposto di creare un QR Code da apporre sul retro dell’opera, in modo tale da “taggare” l’opera e utilizzarlo come “passaporto digitale”; tuttavia i risultati non sono stati soddisfacenti dal momento che il QR Code è facilmente falsificabile e sembra la soluzione più idonea a garantire la sicurezza che ci si aspetta dalla tecnologia blockchain.
Inoltre, al fine di evitare il proliferare di dati falsi o non verificati, alcuni operatori di blockchain hanno provveduto a creare un elenco di specialisti atti a verificare la correttezza delle informazioni inserite nella blockchain. Una garanzia interessante che può ovviare alla vulnerabilità riscontrata di alcune blockchain in assenza di controlli: ne è un esempio eclatante il fatto che un utente si sia registrato come proprietario de “La Gioconda” di Leonardo, ottenendo dalla blockchain un certificato che comprovava tale sua qualifica…
Difficile garantire la totale efficacia della blockchain nella gestione delle opere antiche, dovuto al fatto che l’opera può non essere attribuita in modo univoco ad un artista: i dati a disposizione possono essere limitati e confutabili e, conseguentemente la registrazione di tali dati sulla blockchain può risultare aleatoria, dal momento che possono essere smentiti nel corso del tempo. Ne consegue che la blockchain potrà essere maggiormente considerata un valido supporto per il mercato dell’arte contemporanea; mentre, per quanto riguarda il mercato delle opere antiche, ci si affiderà ancora alla professionalità ed affidabilità di operatori di settore in grado di fornire informazioni sul venditore e tramite esse risalire – grazie alla blockchain – a transazioni precedenti, pur tuttavia non avendo certezza assoluta sull’opera che si sta acquistando. Pur essendo il tema della sicurezza particolarmente pressante in riferimento alle opere dei grandi maestri del passato, tuttavia non sembra poter essere soddisfatto dalla blockchain.
Blockchain: come gestire i rischi e garantire la continuità dei sistemi
È importante tenere presente che una soluzione blockchain fa parte di sistemi tecnologici, aziendali e implica anche la componente umana. Le soluzioni blockchain non operano da sole, richiedono connettività, utenti e solidi processi organizzativi. Pertanto, la sicurezza di una blockchain è direttamente correlata alla sicurezza di altri sistemi con cui è integrata e richiede quindi una gestione proattiva della sicurezza, come qualsiasi altra tecnologia
Il distributed ledger, come evidenziato, è immutabile e non violabile. Tuttavia, c’è chi sostiene che i sistemi connessi alla blockchain non possano essere sinonimo di accuratezza dei dati contenuti o rendere affidabili le persone che li inseriscono, ossia, permetterebbero semplicemente di controllare se qualcosa è stato manomesso. Pertanto, se da un lato una blockchain sufficientemente decentralizzata garantisce che i dati non siano manomessi, al tempo stesso non può garantirne la affidabilità. Inoltre, la maggior parte delle violazioni informatiche che si verificano non deriva dal livello di competenza degli hacker, bensì dalla mancata implementazione di misure di sicurezza adeguate soprattutto in termini di competenze di chi progetta, realizza ed amministra le piattaforme di blockchain.
Le organizzazioni, soprattutto quelle del settore dell’arte – oggi più che mai, con l’aumento esponenziale dei data breach, per numero e per gravità, in un’ottica di Risk management e di Business continuity, devono prendere consapevolezza dell’importanza della cyber security. In particolare, sappiamo che i cyber attack alla blockchain possono derivare dall’incapacità di comprendere e implementare misure sufficienti di sicurezza atte, ad esempio, a contrastare rischi di sicurezza, quali problemi ricorrenti di autenticazione interrotta, errata configurazione di sicurezza, ecc. Di fatto, l’errore umano presenta sempre dei rischi e, nelle applicazioni di blockchain, l’intersezione tra l’utente e la rete costituisce l’endpoint più pericoloso.
Cultura digitale e cyber security sono un binomio indissolubile e una conditio sine qua non. Attori diversi, in un processo necessariamente olistico, devono essere sicuri che gli altri partner abbiano le risorse tecniche e il personale dedicato con adeguati digital skill per garantire la corretta performance della piattaforma di blockchain oltre a ricordare che il modo più semplice e più ovvio per gli hacker di entrare nei sistemi è quello di rubare chiavi pubbliche e private che devono essere memorizzate al di fuori della blockchain. Pertanto, quando si opta per tecnologie di blockchain, solide misure di backup e di disaster recovery sono di primaria importanza, dato che qualsiasi sistema può essere compromesso da hacker, disastri fisici, guasti del server, errori umani, sabotaggio intenzionale e altre cause. Ne deriva, pertanto, che sarà sempre più importante implementare, anche in ambienti di blockchain applicati al settore dell’arte, i principi di Risk management e di Business continuity, fondamentali per pianificare i processi di continuità e garantire la resilienza del settore.
Conclusioni
La blockchain pur potendo contribuire a risolvere alcuni problemi del settore dell’arte, tuttavia, per operare efficacemente ed efficientemente, dovrà essere gestita da operatori professionali e affidabili; altresì dovrà essere assicurata la correttezza dei dati in essa inseriti al fine di assicurare la tracciabilità delle opere, garantire e certificarne l’autenticità. Diversamente il rischio è quello di creare ulteriori problemi in un mercato che già, per la fragilità della sua natura, non sempre appare in grado di assicurare trasparenza e sicurezza agli acquirenti.