Il protocollo blockchain, nato con l’avvento di Bitcoin (ormai da 10 anni), quindi in un ambito prettamente economico-finanziario, grazie alle sue caratteristiche si è mostrato ben presto uno strumento utilissimo d’innovazione anche in molti altri settori, ad esempio nella pubblica amministrazione (PA).
I 4 punti principali della blockchain, senza entrare troppo nel tecnicismo, sono:
- un registro distribuito delle transazioni, liberamente accessibile e basato sul consenso che avviene tra i partecipanti alla rete stessa, con l’utilizzo intensivo della crittografia e della firma digitale;
- non esiste più una logica di centralizzazione (anche nelle sue forme evolute decentralizzate), ma una forma distribuita e orizzontale delle informazioni;
- è una tecnologia che conferisce totale fiducia e trasparenza ai soggetti e alle operazioni coinvolte;
- immutabilità, una volta che una transazione è iscritta, non si può né modificare né cancellare;
Queste caratteristiche portano a una responsabilizzazione e consapevolezza dell’essere umano, sempre più parte attiva ed integrante di questo cambio di paradigma socio-culturale.
Per maggiore chiarezza, quando parliamo di blockchain, ci riferiamo solo e unicamente alla Blockchain permissionless, l’unica in grado di rispondere pienamente alle caratteristiche descritte, perché pubblica e non privata come la permissioned, dove appunto la permissionless (vedi bitcoin o Ethereum) grazie alla partecipazione di tanti nodi non può essere manipolata.
Comprendendo bene la portata rivoluzionaria di questa tecnologia, che possiamo definire sociale per la sua visione antropocentrica, si intende agevolmente quanto essa sia in grado di far evolvere, migliorare e progredire la qualità dei servizi nella Pubblica Amministrazione.
Blockchain e pubblica amministrazione
Calando il contesto del protocollo blockchain all’interno della PA, il cittadino, le aziende e i professionisti, potrebbero finalmente godere di una serie di vantaggi rimasti finora intrappolati negli ingranaggi di un’amministrazione obsoleta e spesso inaffidabile per le falle che si aprono lungo l’iter di un servizio richiesto dal cittadino, dalle aziende e dai professionisti.
Innanzitutto, con un’importante riduzione dei tempi, il cittadino, le aziende e i professionisti avrebbero una risposta alle loro esigenze in tempi celeri e in maniera sicura.
Inoltre la PA, grazie alle caratteristiche di trasparenza, tracciabilità e immutabilità del protocollo blockchain, avrebbe un maggior monitoraggio dei processi interni alla PA con ricaduta su chi richiede il servizio.
Dove si ha la possibilità di visualizzare le pratiche svolte e le tempistiche per ogni singola procedura, immettendo così l’opportunità di premiare i meritevoli e ottenendo maggior fiducia da parte del cittadino, delle aziende e dei professionisti.
Riduzione dei tempi con i pagamenti online
Ed ancora, avverrebbe una maggiore riduzione di tempi con la procedura di accesso ai pagamenti online e alle prenotazioni/richiesta per qualsiasi servizio garantito dalla tecnologia, dal forte alleggerimento della burocrazia, grazie alla digitalizzazione dei servizi, porterebbe anche il ritorno di un notevole risparmio sulla macchina amministrativa a vantaggio della PA e soprattutto del cittadino, delle aziende e dei professionisti, facendo così riacquisire totale fiducia nelle istituzioni.
Maggiori e rilevanti migliorie nella macchina PA sono offerti dal protocollo blockchain, si pensi alla presenza di dati non più ridondati o duplicati; all’istantaneo controllo incrociato per molteplici esigenze istituzionali; alla verifica del dato subitanea e obiettiva; alla sicurezza e alla trasparenza garantite dall’affidabilità e solidità della tecnologia; al contrasto all’evasione fiscale e alla criminalità.
Con l’avvento della pandemia, tanto improvvisa quanto inaspettata, nel nostro Paese si sono necessariamente accelerati i processi di digitalizzazione, per cui è auspicabile che quanto prima i benefici e le opportunità poste in essere dall’utilizzo del protocollo blockchain anche nella PA, segni realmente e profondamente un giro di volta per la quotidianità del singolo utente, così come per tutta la comunità.
I vantaggi
Riassumendo, ecco i numerosi vantaggi dell’utilizzo della blockchain in ambito PA e non solo:
- Il cittadino/azienda/professionista avrà una risposta al servizio richiesto in tempi celeri e in maniera sicura.
- Lo stato avrà un maggior monitoraggio dei principali servizi gestiti dalle varie aziende, visualizzando in tempo reale le transazioni svolte.
- Forte alleggerimento della burocrazia grazie alla digitalizzazione dei servizi, con il ritorno così di un notevole risparmio sulla macchina governativa a vantaggio dell’azienda e /o cittadino.
- I dati non saranno più ridondati o duplicati.
- Istantaneo controllo incrociato per molteplici esigenze istituzionali o governative.
- Verifica del dato istantaneo.
- Sicurezza e trasparenza garantite dall’affidabilità e solidità della Tecnologia.
- Contrasto all’evasione fiscale e alla criminalità.
Purtroppo però, viaggiando in tutta Italia per la divulgazione e formazione a livello tecnico delle nuove tecnologie (principalmente la blockchain permissionless), mi sono ben reso conto di quanto il Paese sia culturalmente ancora troppo indietro per recepire, assimilare e utilizzare consapevolmente tutti gli strumenti innovativi in ambito IT a disposizione del singolo utente. La mancanza di una corretta informazione e alfabetizzazione digitale, sia orizzontale che capillare, nella gran parte dei cittadini (compresa la fascia della terza età che non può essere tagliata fuori da una realtà in totale trasformazione) relegano l’Italia tra le ultime posizioni in Europa in base all’indice DESI (Digital Economy and Society Index), che valuta lo stadio di digitalizzazione dei Paesi d’Europa in base a cinque indicatori:
- connettività, ossia la distribuzione sul territorio della banda larga (infrastrutture);
- capitale umano, cioè quante e quali competenze la popolazione abbia recepito per usufruire correttamente delle opportunità del digitale, digitalizzazione e trasformazione digitale;
- uso di internet, che misura le attività della popolazione legate alla rete, grazie anche all’utilizzo dei due fattori precedenti;
- integrazione delle tecnologie digitali, che valuta il livello di digitalizzazione delle imprese e del settore e-commerce;
- servizi pubblici digitali, che misurano il grado di digitalizzazione e trasformazione digitale della PA, nonché quello governativo.
Conclusioni
Pur essendo, il nostro paese, al primo posto nell’acquisto di strumenti digitali, smartphone in testa, risulta essere al quartultimo posto nella lista dei paesi europei nell’indice DESI.
Sarebbe, quindi, bene impegnarci tutti, ognuno con le proprie competenze e ognuno con la volontà di comprendere le grandi opportunità del digitale, ma anche gli enormi pericoli che si celano dietro un utilizzo sbagliato, superficiale e inconsapevole dello strumento tecnologico per sanare tale gap. Per questo, a mio avviso, il bonus di 500 euro, erogato dall’attuale Governo (Gazzetta Ufficiale 1 ottobre 2020), per l’acquisto di dispositivi elettronici, tramite gli operatori telefonici, è inefficace per sanare il gap del digital devide: inutile avere a disposizione degli strumenti se non vengono utilizzati in maniera consapevole e responsabile.
Ecco perché è necessario procedere a una formazione a tappeto di tutta la comunità, partendo dalla scuola primaria (grazie alla reintroduzione dello studio dell’educazione civica e digitale), ma anche la possibilità di connettersi agevolmente da qualunque luogo (da qui l’importanza delle infrastrutture), perché si ha vero progresso solo quando si offre realmente a tutti la possibilità di essere protagonisti della rivoluzione socio-culturale in atto e quando la possibilità di #buonfuturo è aperta e distribuita per tutti.
Per dirla con le parole del professore e filosofo Luciano Floridi: “noi non siamo più semplicemente online oppure offline, ma incontrovertibilmente onlife”, da qui in poi non si può più restare indietro nell’assimilazione e nell’utilizzo consapevole e ragionato del digitale se non si vuol essere schiavi di esso, oppure tagliati fuori da esso.