Il convegno “Blockchain: the road to the next web revoluzion”, per presentare il report dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger 2022 del Politecnico di Milano ha evidenziato l’evoluzione delle applicazioni blockchain e l’ampliamento dei settori di impiego oltre il campo finanziario che tuttora concentra il numero maggiore dei progetti.
La stessa Commissione Europea punta ad aumentare gli ambiti di utilizzo della tecnologia blockchain, per sfruttare la logica decentralizzata su cui si basa e realizzare un sistema interoperabile e collaborativo fin dal principio, che approcci diversificati nei vari paesi dell’Unione potrebbero invece mettere a rischio. Con questo obiettivo, la UE ha lanciato una serie di iniziative, come la European Blockchain Service Infrastructure (EBSI) per realizzare servizi pubblici a livello europeo basati sulle tecnologie blockchain, con la partecipazione attiva dell’Italia che ne ospita un nodo. Lo ricorda Marco Bellezza, amministratore delegato Infratel, che partecipa per il governo italiano anche allo European Blockchain Partnership (EBP), l’iniziativa per sviluppare la strategia europea su blockchain e costruire l’infrastruttura blockchain per i servizi pubblici. “Da dicembre 2020, in collaborazione con il Politecnico di Milano abbiamo avviato il progetto Blockchain4Italy, che si situa in una call for proposal del CEF (Connecting Europe Facility), per svolgere attività di disseminazione dell’uso della blockchain in ambito pubblico”, aggiunge Bellezza.
La vastità dei campi di applicazione della blockchain è strettamente connessa alla grande adattabilità della tecnologia, capace di presidiare sia l’universo reale, sia il mondo digitale. Si diffondono progetti che vanno dalla tracciabilità per agrifood e automotive, fino alla creazione degli NFT (Non-fungible Token) impiegati per definire la proprietà di opere artistiche e di oggetti digitali unici.
“La tecnologia blockchain trova impiego in campi molto diversi come ad esempio l’uso, da parte di Microsoft per il tracking dei componenti elettronici, fino al mondo dei servizi finanziari, come quello che la Banca centrale Svizzera sta sperimentando per il franco svizzero digitale in ottica central bank digital currency”, esemplifica Alberto Bonadonna, Associate Director di Accenture. A ulteriore conferma, un tavolo di lavoro Anintech-Assinform dedicato ha identificato i dodici settori chiave dell’economia italiana che possono trarre vantaggio dall’impiego della blockchain, fra i quali agroalimentare, moda, automotive, energia, turismo.
Blockchain come motore per nuovi modelli di business
L’espansione dei campi di applicazione del blockchain va di pari passo non solo con l’evoluzione tecnologica, ma soprattutto con l’emergere di nuovi modelli di business che richiedono modalità collaborative, incentivabili al supporto dei token, l’oggetto che contiene l’insieme di informazioni digitali che conferiscono un diritto di proprietà a un soggetto all’interno di una blockchain. Ne sono esempio le soluzioni di tracciabilità di filiera, dove si è valorizzata l’informazione allo scopo di aumentare la fiducia distribuita sui diversi attori.
“Il prossimo passo sarà la possibilità per coloro che finora si sono limitati a fornire solo informazioni e contenuti in soggetti in grado di creare valore”, prevede Renato Grottola, global director digital assurance and supply chain di DNV, che sta per esempio studiando come abilitare ecosistemi che incentivino le attività legate all’evoluzione dell’economia circolare. In questo caso sarà possibile per ciascuno creare valore, sia in termini di riduzione dell’impronta di carbonio sia direttamente monetario.
La buona notizia è che, nonostante il rallentamento dei grandi progetti blockchain segnalato dall’Osservatorio, si stanno affacciando alla blockchain realtà di dimensioni contenute, con l’obiettivo di differenziare prodotti di nicchia e di qualità. Lo segnala Emiliano Pacelli, AI application technical sales leader IBM, fra i pionieri dell’uso di blockchain per il business, che porta a esempio il caso di Olio Coricelli, prodotto italiano distribuito nel mondo che, con l’adozione della piattaforma blockchain, punta a migliorare la percezione del prodotto, grazie alla tracciabilità.
Particolarmente significativi sono anche gli esempi di ecosistemi a livello internazionale in campo food, come la piattaforma Farmer Connect, per tracciare la filiera del caffè, e Seefood Trust per quella del salmone. La piattaforma TradeLens è infine un esempio di applicazione della tecnologia in ambito logistico, finalizzato a migliorare la visibilità e la tracciabilità nei trasporti dei container a partire dagli scambi intercontinentali.
Accelerare la regolamentazione per l’Internet of Value
Il 40% dei progetti blockchain e il 60% delle startup sono nel mondo finance. Ha dunque senso cercare di comprendere come le banche si stiano avvicinando al mondo blockchain e alle criptovalute, secondo il percorso che Roberto Lorini, senior advisor PWC Italy, delinea. Il primo passo con cui le valute virtuali entreranno nelle banche non può che essere, a suo parere, la custody, non tanto in termini di asset, come accade per i capitali tradizionali, ma in termini di chiavi crittografiche.
La tendenza è confermata da JP Morgan che, per esempio, ha avviato alleanze con aziende specializzate nel custody, mentre alcune banche centrali europee, in Germania, Francia, Spagna e Portogallo, hanno iniziato a fornire licenze custody in partnership, ancor prima dell’uscita della regolamentazione europea sulle criptovalute MiCA (Market in Crypto Asset). Ancora una volta, la UE ha scelto il percorso probabilmente più corretto, ma con tempi troppo lunghi per i ritmi dell’economia digitale.
L’ultima considerazione vale anche per l’atteso progetto di valuta digitale europea ECBDC (European Central Bank Digital Currency) che si prevede arriverà per il 2026, in fase di sperimentazione anche in Italia con ABI e altri partner. Francisco Spadafora, head of BC, NTT DATA, è critico sia sulla lentezza della risposta, sia sulla probabile limitazione di impiego dell’euro digitale nel solo retail con un tetto di spesa di qualche migliaio di euro.
L’euro digitale rischia infatti arrivare fuori tempo massimo come risposta europea allo stablecoin, un tipo di moneta virtuale la cui stabilità è garantita dall’ancoraggio a un’’altra valuta sul mercato. Già impiegato negli Usa, dove il suo utilizzo è in crescita, il sistema premette di ridurre la volatilità delle valute virtuali. La maggiore diffusione, per il momento, si registra soprattutto in Oriente. “I container vengono scambiati fra Giappone e Singapore in stablecoin con pagamento in cripto valuta”, esemplifica Spadafora, sottolineando che in Europa non si può invece operare con stablecoin su blockchain pubbliche ed è complesso farlo anche in ecosistemi privati.
Si stanno moltiplicando anche le prospettive per l’uso del token per i security asset, ossia il mondo dell’emissione di bond, delle obbligazioni e delle azioni, che Lorini considera il prossimo passo: “La tokenizzazione degli asset finanziari vedrà il trading realizzato su blockchain nativo, includendo le fasi di collecting e post trading”, spiega. Una sperimentazione concreta è stata realizzata da Cassa Depositi e Prestiti e Nexi-Sia, con PWC come advisor tecnologico, per l’emissione di un bond destinato al sostegno delle PMI, basato su smart contract e valuta digitale; un’esperienza che tocca tutta la value chain del security asset.
Un ulteriore progetto che coinvolge il MEF e il mondo bancario, sotto la guida di ABI, e dimostra la possibilità di creare ecosistemi è il processo di cessione del quinto stipendiale per i dipendenti pubblici, totalmente tokenizzato su blockchain permissioned.
Dalle testimonianze emergono molti progetti in corso sia nel campo blockchain for business, sia nell’area dell’internet of value, che riguarda le applicazioni incentrate sullo scambio di valore. Soprattutto nel secondo campo, dove la regolamentazione è giustamente più forte, la lentezza che ne deriva rischia però di bloccare la potenzialità di innovazione della tecnologia blockchain, compromettendo la competitività delle organizzazioni italiane ed europee.