Si usa qualificare la blockchain come un paradigma e non (solo) come una tecnologia. Si parla della blockchain come di una piattaforma sulla quale si creano o trovano spazio degli ecosistemi di aziende, di organizzazioni, di utenti che possono gestire le transazioni in modo decentralizzato, ovvero senza la necessità di un “ente” o di una “autorità” centrale. Un cambiamento non irrilevante che a prescindere dagli importantissimi aspetti tecnici, ha un impatto sia sul piano culturale, sia su quello giuridico ed è destinato a cambiare in modo profondo le modalità e le logiche di governance di tanti e diversi settori.
Per contribuire a comprendere come la blockchain sta cambiando lo scenario per le imprese e le organizzazioni arriva il testo di Alfonso Contaldo e Flavio Campara che con “Blockchain, Cryptovalute, Smart Contract, Industria 4.0” edito da Pacini Giuridica. Un volume che permette di collocare all’interno dello scenario giuridico alcuni tra i più importanti fenomeni che contraddistinguono oggi i processi di trasformazione digitale a partire appunto dalla blockchain e dei fenomeni collegati come lo sviluppo delle cryptovalute e degli smart contract per poi allargare l’orizzonte al mondo dell’Industry 4.0.
L’approccio dell’opera è volto a dare una lettura che gli stessi autori definiscono “equilibrata” della situazione che si sta delineando, ovvero cercando di evitare il rischio di “stravolgimenti giuridici” e con una speciale attenzione all’utilizzo appropriato della corretta terminologia. Un contributo questo che può portare maggiore chiarezza anche dal punto di vista di una “tassonomia” terminologica che è chiamata a rappresentare fenomeni che vedono la sempre più profonda integrazione tra i piani dello sviluppo tecnologico e quelli dell’impatto normativo.
Davanti a uno scenario in cui si usa dire che il “codice è legge” o che “può diventare legge” appare quanto mai importante evitare confusione e possibili fraintendimenti. Il lavoro è stato impostato per creare un collegamento stretto e diretto tra il fenomeno tecnologico e i possibili impatti a livello giuridico considerando gli elementi informativi che arrivano dagli atti interpretativi espressi dal legislatore, dalla giurisprudenza, dalle autorità di vigilanza e regolamentazione e dalla dottrina.
L’opera è suddivisa in cinque capitoli, si parte dalla blockchain, con un’analisi che si allarga anche alle Distributed Ledger Technology (DLT) e che va ad approfondire i fenomeni collegati come lo sviluppo dei token, delle Initial Coin Offering (ICO), e delle Security Token Offering (STO).
Il testo dedica una particolare attenzione al meccanismo del consenso, ovvero allo strumento che permette, in un sistema decentralizzato-distribuito, di evitare l’intervento di un soggetto centrale o di un soggetto “terzo” a cui è affidato il compito di controllare la correttezza delle operazioni svolte e di validarle. Il meccanismo del consenso è come evidente un passaggio chiave, le regole che lo determinano incidono direttamente sulle funzionali della blockchain da una parte, ma anche sulle regole che guidano i modelli organizzativi che si appoggiano alla blockchain.
Il protocollo del consenso distribuito rappresenta l’insieme delle regole condivise da ciascun nodo e lavora allo scopo di indirizzare la ricerca e la condivisione di un’unica versione della “verità” sulla quale costruire e “fissare” il consenso. A loro volta i meccanismi di protezione che sono chiamati a rendere sempre più complessa e sconveniente qualsiasi condotta scorretta sono oggetto di attenzione per l’impatto che possono avere dal punto di vista della costruzione di un processo virtuoso che unisce componenti tecnologiche, comportamentali e motivazionali.
Una ulteriore focalizzazione è dedicata all’impiego della crittografia e della blockchain nel superamento del complesso problema del double spending, un risultato, questo, che ha permesso il passaggio dall’Internet delle informazioni che tutti noi conosciamo e utilizziamo all’Internet of Value comprendendo e valorizzando in modo nuovo grazie alla blockchain quell’Internet of Things che sta popolando i nostri ambienti e la nostra vita di oggetti intelligenti.
Con il secondo capitolo il testo affronta i temi legati agli smart contract con una definizione di questa funzionalità sia a livello giuridico, sia a livello informatico. L’opera porta in evidenza che non si tratta necessariamente, come in molti casi si è portati a pensare, di definizioni che sono in conflitto, ma che al contrario, se ben qualificati e orchestrati, sono destinati a completarsi. Il libro osserva poi che anche gli smart contract sono spesso vittime di imprecisioni concettuali e per “portarli in azienda” in modo costruttivo è molto importante avere ben chiaro alcuni concetti fondamentali, come ad esempio che non costituiscono la pura e semplice versione digitale di un contratto e che l’innovazione che portano in azienda è anche nella capacità di eseguire un accordo sulla base di una specifica programmazione. Da qui, come appare evidente, la necessità di qualificare il ripensamento anche con l’arricchimento di contenuti legati alla tecnologia di figure professionali in ambito giuridico come notai e avvocati. Un ultimo aspetto da evidenziare nell’opera l’attenzione agli sviluppi di nuove forme organizzative governate da processi decisionali automatici come la D.A.O. (Decentralized Autonomous Organization).
Nel terzo capitolo Contaldo e Campara affrontano gli scenari legati alle discipline normative di diversi paesi con particolare attenzione a quelle nazioni che per prima hanno voluto affrontare questa materia come la Repubblica di San Marino, la Svizzera e Malta. Lo sguardo si alza poi anche verso un orizzonte più globale con l’analisi della regolamentazione in materia “crypto” in particolare per quanto riguarda i fenomeni ICO e STO.
Il tema delle criptovalute, vissute anche come la prima applicazione della tecnologia blockchain, è presentato anche come un “fattore abilitante” rispetto a una innovativa concezione della fiducia in chiave di decentralizzazione e di superamento di un modello “culturale” centralizzato. La riflessione giuridica è supportata nel lavoro di definizione e di qualificazione giuridica delle criptovalute con un approccio analitico dettato dalla necessità di trovare una sintesi tra le tante e diverse interpretazioni presenti a livello internazionale e alla mancanza di una univocità definitoria. A questo proposito è utile sottolineare che se è corretto qualificare le crytpovalute come digitali non è corretto usare, al contrario, la stessa qualificazione. Il libro sottolinea il fatto che la forza innovativa delle criptovalute sta nella capacità di incorporare i principi della crittografia nelle funzionalità di una valuta digitale decentralizzata caratterizzata e definita nel rispetto del concetto di scarsità dei beni fisici, ovvero chiaramente limitata nella quantità di circolante totale.
In questo capitolo sezione si affronta anche il lavoro delle grandi organizzazioni e istituzioni come la Banca Centrale Europea BCE, l’EBA, Autorità Bancaria Europea, l’ESMA, Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, la Banca d’Italia, l’Agenzia delle Entrate, la Consob, ma anche le posizioni della Corte Europea di Giustizia e della giurisprudenza italiana di merito, infine dal legislatore italiano.
L’ultimo capitolo infine allarga a sua volta l’orizzonte al fenomeno dell’Industria 4.0, da leggere sia come processo di innovazione del settore manifatturiero sia come passaggio alla “Quarta rivoluzione industriale”. L’opera affronta qui le tematiche legate ai temi dell’automazione e i risvolti giuridici collegati all’utilizzo di nuove tecnologie produttive alle nuove forme organizzative, anche in termini di relazione uomo-macchina.