di Nicoletta Boldrini
La blockchain è una tecnologia matura ma ancora oggi “relegata” ad un utilizzo di nicchia, spesso concentrata sulla circolazione delle criptovalute. È esprimendo questo punto di vista che Giovanni Maria Martingano, Amministratore Delegato di Ifin Sistemi, incontra la stampa italiana per presentare TrustedChain, una blockchain privata nata per superare quei “limiti” di fronte ai quali molte realtà aziendali faticano a fidarsi e ad adottare questa tecnologia.
“Il modello tecnologico attuale prevede un approccio trustless (basato cioè sull’idea di ottenere affidabilità distribuendo le informazioni in una catena molto ampia) e un elevato livello di condivisione e trasparenza nello scambio dei dati. Valori molto interessanti di per sé – invita a riflettere Martingano – ma allo stesso tempo fattore di elevato rischio per alcune tipologie di aziende, banche e Pubblica Amministrazione”.
Che la blockchain abbia – e sempre più avrà – un forte impatto sulla Data Economy è ormai certo ma le reti aperte che la contraddistinguono sono viste con diffidenza dalle organizzazioni che necessitano di un alto grado di sicurezza e riservatezza per poter operare. “Per queste realtà serve un approccio più sicuro basato su due importanti pilastri: 1) un modello trusted, basato su una infrastruttura chiusa ossia una rete privata di cui fanno parte solo i player (i nodi) “fidati”; 2) privacy by design, ossia una tecnologia che consenta la condivisione di dati in modo sicuro e protetto”, spiega l’AD.
Creare Blockchain private e personalizzate
È su questi due asset, rete privata e tecnologia per la condivisione sicura dei dati, che nasce TrustedChain, un network privato i cui nodi sono composti solo da Trust Service Provider (TSP), cioè aziende già accreditate dal Governo per l’erogazione di un servizio fiduciario. “L’idea di fondo è consentire ai TSP di sfruttare la TrustedChain di Ifin Sistemi per creare una loro blockchain personalizzata e privata”, dettaglia meglio Martingano, “creando un ecosistema allargato ma sicuro dove coesistono blockchain create dai TSP del settore Banking, quelle dei TSP che operano nella Supply Chain, nell’Healthcare e nella Pubblica Amministrazione”.
TrustedChain può essere definita come una rete basata su tecnologia blockchain dove i nodi vengono gestiti da TSP, ma “esistono già centinaia di blockchain al mondo, c’era davvero bisogno di questa di Ifin Sistemi?”, chiede provocatoriamente Marcella Atzori, Center for Blockchain Technologies, Advisor Ifin Sistemi. “Sì perché le altre sono tutte ispirate al modello Bitcoin basate quindi su un modello trustless e la condivisione distribuita dei dati (senza garanzia di conservazione degli stessi nel lungo periodo) senza alcun controllo da autorità centralizzate e garanti”.
Nei contesti aziendali e di mercato dove invece c’è bisogno di elevata sicurezza, rispetto delle normative, protezione dei dati, business continuity o conservazione di lungo termine dei dati, la blockchain rappresenta in realtà uno svantaggio. Ecco dunque perché Ifin Sistemi, basandosi su un framework tecnologico messo a punto da Monax (partner della software house che ha sviluppato uno dei più utilizzati framework di blockchain a livello internazionale), ha pensato ai TSP come ‘nodi’ della catena.
Il ruolo dei Trust Service Provider
I Trust Service Provider, definiti dal Regolamento UE 910/2014 eIDAS, sono aziende altamente qualificate e riconosciute dalle autorità di vigilanza europee, che forniscono servizi digitali fiduciari al settore pubblico e privato. Tali aziende devono garantire altissimi livelli di sicurezza e affidabilità per poter ottenere l’abilitazione e sono quindi soggette a severe verifiche di conformità. Una rete blockchain che ammette solo TSP come nodi validatori delle transazioni è, per sua natura, altamente sicura e conforme alle normative, sia a quelle vigenti che a quelle che prevedibilmente verranno emesse in futuro.
Ad oggi, hanno già confermato la loro adesione al network TrustedChain i TSP Corvallis DM, CSE, Gestione Archivi e Plurima. Il Direttore Generale di quest’ultima ha voluto spiegare così la decisione della sua azienda, specializzata in gestione documentale, logistica farmaceutica e servizi amministrativi nell’ambito della Sanità: “già vent’anni fa si parlava di cartella clinica gestita in outsourcing ma per evidenti ragioni di sicurezza e privacy dei dati dei pazienti è sempre stato impossibile attuare modelli simili; una blockchain chiusa, privata, sicura e fidata rappresenta un balzo tecnologico in avanti molto importante attraverso il quale sarà possibile migliorare l’efficienza operativa e ridurre di costi della Sanità Pubblica”.