È un mondo che cambia alla velocità della luce il nostro. Un mondo che tende sempre più verso la disintermediazione. Le agenzie viaggi sono in crisi da oltre un decennio, scalzate dal fai-da-te su Internet, che ha reso i viaggi un’esperienza davvero personale, nella quale ciascuno di noi è regista della propria avventura intorno al mondo. Lo stesso dicasi per l’editoria, con i siti di video postati in tempo reale che spesso “bruciano” sul tempo le agenzie stampa nel documentare le ultime notizie dal mondo.
È la tecnologia a rendere possibile tutto questo. Una tecnologia sempre più avanzata e disponibile a basso costo. Una tecnologia che sostituisce con gli algoritmi procedure che, altrimenti, richiederebbero giorni o settimane (e il coinvolgimento di decine di persone e uffici). La Blockchain negli ultimi anni ha impresso un’ulteriore accelerazione a una tendenza già avviata. La possibilità di sostituire con contratti intelligenti e smart moltissimi passaggi che, altrimenti, andrebbero tutti singolarmente sottoscritti e siglati permette non solo di ridurre notevolmente i tempi delle transazioni ma anche (e soprattutto!) i costi relativi, con la garanzia della massima sicurezza.
La “rivoluzione Blockchain” è, quindi, avviata. Ma qual è la sua portata? E quali sono i suoi sviluppi più promettenti?
Ne abbiamo parlato con un esperto di registri distribuiti, Umberto Callegari, Digital Executive & Innovator.
La Blockchain rivoluziona Internet e (potenzialmente) gran parte delle nostre attività quotidiane. In futuro, secondo l’esperto, quello che vivremo sarà un web più partecipato, più democratico e più imprenditoriale di quello che conosciamo oggi. Una Grande Rete che sempre più spesso sarà in grado di “autogestirsi”, di autotutelarsi, di autopromuoversi.
I modelli imprenditoriali che proliferavano nella cosiddetta “Internet economy” sono modelli centralizzati, con piattaforme protette e basati sull’aggregazione dei dati. Il presente è la “sharing economy”, in cui un ente terzo si fa garante della gestione centralizzata dei dati relativi a una fitta rete di controparti. Un modello che, secondo Callegari, è destinato a sparire a breve, sostituito dalla diffusione più capillare dei modelli Peer-to-Peer tipici della Blockchain economy. Cosa che peraltro alcune nazioni hanno già compreso, come Singapore, la città-stato che rappresenta il quarto principale centro finanziario mondiale e una vera e propria “mecca” della Blockchain economy.
Un esempio che anche l’Italia dovrebbe seguire, facendo leva sulle sue eccellenze, legate alla creatività e allo stile, all’arte e alla moda, per superare i limiti imposti alle prospettive di sviluppo imprenditoriale legate a una concezione “tradizionale” di fare business.
Proprio con la Blockchain è possibile favorire la nascita di una nuova imprenditorialità di stampo moderno e “open”. Eliminata gran parte della burocrazia e dei “fronzoli” tecnici, che spesso scoraggiano chi vuole far fruttare le proprie idee, secondo Callegari sarà possibile assistere a un nuovo Rinascimento, favorito dalla disintermediazione che le tecnologie distributed ledger e P2P portano con sé.
Gli esempi ci sono e sono tanti, uno su tutti quello dell’industria discografica che è stata letteralmente rivoluzionata dalle tecnologie Blockchain. Fino a qualche anno fa, infatti, le major si accaparravano gran parte dei proventi della vendita di Cd, EP e singoli file. L’avvento di Napster ha permesso di riequilibrare in parte la situazione, aumentando il guadagno degli artisti/performer e quello degli autori. Oggi, però, con la Blockchain, ogni artista può decidere a che prezzo vendere ogni singola traccia/canzone in base a diversi scenari e casi s’uso. Imogen Heap è la cantautrice britannica pioniera di questo nuovo modo di vendere musica, ma è già stata seguita a ruota da molti altri artisti della scena musicale internazionale. Si tratta di un modello più equo e remunerativo per l’artista, che taglia fuori gli intermediari finora percepiti come inutili e costosi, ma anche più efficace, perché permette all’artista di relazionarsi direttamente con tutti i suoi fan (rappresentati dai singoli nodi della Blockchain).
Un’evoluzione ormai avviata, che in futuro sarà legata a doppio alla cosiddetta “App economy”, anzi della “super App economy”, nella quale lo smartphone diventa il fulcro di un nuovo ecosistema utente in cui questo device non è solo l’interfaccia principale ma anche l’orchestratore (grazie alle tecnologie P2P e Blockchain) di tutti i gangli, i nodi di una rete di interazioni che ha valenza mondiale e che permette all’utente di spaziare all’interno di un universo di possibili servizi, come insegna l’esempio virtuoso di WeChat.
16 giugno 2017
Blockchain: governance ed applicazioni
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