Peer to peer lending: minaccia o opportunità per i grandi gruppi bancari?

L’evoluzione e le opportunità del P2P Lending dalle origini alle prospettive di un rapporto nuovo con il mondo degli istituti di credito nell’analisi di Paolo Divizia

Pubblicato il 16 Feb 2021

Paolo Divizia, Senior Advisor di Swiss Crowd SA

Per comprendere le prospettive legate agli sviluppi del Peer to Peer lending è importante osservare le relazioni tra questo fenomeno e il mondo bancario. Blockchain4Innovation ospita su questo tema il contributo di Paolo Divizia, Senior Advisor di Swiss Crowd SA*

Paolo Divizia, Senior Advisor di Swiss Crowd SA

Il sistema bancario tradizionale a cui siamo abituati in origine era molto diverso, infatti, sia presso i Babilonesi sia presso i Greci, furono i templi i più importanti centri di scambio di denaro. Queste strutture prestavano quanto ricevuto in offerta dai fedeli e grazie alla loro sacralità e inviolabilità, nel loro interno venivano custodite le riserve auree e argentee degli stati. Il tempio, a sua volta, avendo a disposizione queste grosse quantità di denaro, le prestava su interesse ad alle persone.

In epoca Medievale, invece, nonostante la Chiesa avesse introdotto il divieto di prestito su interesse, tra le istituzioni che esercitavano il credito c’erano i monasteri e soprattutto l’Ordine dei Cavalieri Templari. L’attività bancaria dei Templari nacque dal fatto che gli stessi avessero fortezze ben difese in Europa occidentale ed in Terrasanta, dove custodivano le proprie ricchezze, perciò i pellegrini ed i crociati, sia all’andata che al ritorno del viaggio, affidavano il proprio denaro ai Templari del luogo di partenza e ne ricevevano l’equivalente a destinazione, evitando i rischi del trasporto per mare.

Al giorno d’oggi chiaramente questo sistema di scambio e prestito di denaro è molto più disciplinato, infatti, ci sono Leggi e regolamenti che determinano il funzionamento dell’intero sistema bancario. In Europa sono state emanate diverse Direttive e Regolamenti, in Italia la fonte normativa più importante è il D. Lgs. n.385 del 1993, vale a dire il Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia – T.U.B..

L’art. 10 del Testo Unico Bancario recita:

“1. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere d’impresa.

  1. L’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle
  2. Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse o strumentali. Sono salve le riserve di attività previste dallalegge”.

Alle origini del Peer to Peer Lending

Di qui si evince che le “condicio sine qua non” per esercitare l’attività bancaria sono la raccolta e l’erogazione del credito e ad oggi possiamo dire che questi requisiti si sono trasformati nei punti deboli del sistema bancario e qui entra in gioco il “Peer to Peer Lending”.

Il risparmiatore, dunque, a causa di bassi tassi d’interesse erogati dalle banche sul deposito di denaro, si rivolge a forme sempre più alternative di risparmio e tra queste una delle più significative è il prestito tra privati P2P Lending (definito Peer to Business per le imprese). Con questa nuova soluzione anche i privati cittadini possono erogare credito ad altri privati attraverso piattaforme di social lending, senza passare attraverso i canali tradizionali rappresentati dagli intermediari finanziari autorizzati ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario: banche, società finanziarie, ecc.. Analoga soluzione viene adottata dalle persone o dalle imprese che richiedono un prestito di denaro, le quali, a causa delle stringenti regole bancarie di erogazione del credito (cosiddetto credit crunch) e a causa di un sistema di rating creditizio molto penalizzante, diventano impossibilitate a realizzare i loro progetti e si rivolgono a queste piattaforme di prestiti tra privati per reperire le risorse necessarie.

Quest’idea di “disintermediare” i prestiti personali è totalmente “disruptive” per gli intermediari finanziari tradizionali ed è stata sviluppata in Inghilterra da Zopa (dal 2005 ha erogato 800 milioni di dollari in prestiti senza ricorrere al credito delle banche), seguito l’anno successivo da altre società come Prosper e Lending Club negli Stati Uniti.

Questa piattaforma di prestiti tra privati è nata per agevolare sia il risparmiatore, che si trasforma in investitore (tasso medio di interesse percepito dal prestatore molto più alto rispetto a quello proposto dagli intermediari finanziari tradizionali), sia colui che richiede un prestito in quanto paga un tasso di interesse leggermente più alto rispetto a finanziamenti bancari ma notevolmente più basso rispetto ai tassi delle normali finanziarie. Tutto ciò è possibile grazie alla riduzione ai minimi termini dei costi di intermediazione, in quanto, il prestatore e il richiedente vengono messi in relazione diretta e le imprese o gli enti intermediari, operando sul web con servizi altamente automatizzati, hanno costi operativi molto più bassi delle banche tradizionali.

L’evoluzione delle piattaforme: migliora la tutela verso i rischi

Queste piattaforme col tempo si sono evolute e ad oggi alcuni tipi di prestiti prevedono garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di fallimento del debitore chiamate “buyback guarantee”, “rientro rapido” dell’investimento e cessione del credito sul mercato secondario.

Le società che in Italia gestiscono il “Peer to Peer Lending” sono considerate Istituti di pagamento, espressione che indica l’insieme delle procedure, manuali o elettroniche e dei mezzi, materiali o virtuali, con cui si realizza la circolazione della moneta in contropartita negli scambi di merci e servizi e nelle operazioni finanziarie regolate dal Art. 114-sexies del T.U.B., quindi non possono erogare il credito ma solo fungere da intermediario.

La classica concezione di banca “retail” vista solo in ottica di raccolta ed erogazione è chiaramente obsoleta, infatti i bisogni della clientela bancaria si stanno orientando sempre di più a quelle che sono le attività della Banca d’Investimento che svolge tre funzioni economiche fondamentali: provvede a finanziare società di capitali sottoscrivendo e collocando le nuove emissioni di titoli, opera come intermediario sui mercati mobiliari ed offre consulenze sulle operazioni di emissione, acquisto e vendita di titoli e su altre questioni di natura finanziaria.

Il ruolo di robot advisor e AI

In Italia anche le più importanti banche online Italiane stanno implementando sistemi di Robot Advisors e di Intelligenza Artificiale per offrire servizi più rapidi, più efficienti con commissioni molto più basse rispetto alle grandi banche di investimento.

Tutto ciò dimostra che oramai non è più solo la banca ad essere “costruita intorno a te” ma è il cliente a “costruire la banca” nel senso che è il cliente che decide ciò che vuole dalla banca e che determina

l’esistenza della banca stessa che non è più un luogo fisico ma una piattaforma di servizi. Per questo motivo l’istituto bancario come si conosceva prima sta cambiando inevitabilmente la sua struttura e si sta spostando sempre di più sul canale online.

Un sistema integrato di intermediazione alternativa all’interno delle banche stesse

L’invito che voglio estendere ai grandi Istituti di credito europei, Italiani in particolare, non è di semplice coesistenza con le piattaforme di P2P Lending (come già ipotizzato in passato) ma è di unire il loro know how, le loro infrastrutture e la loro rete per sviluppare un sistema integrato di intermediazione alternativa all’interno delle banche stesse. In questo modo si potranno generare maggiori benefici per tutti gli attori del processo di investimento –intermediazione cioè per gli investitori, per i richiedenti del prestito, per le piattaforme di P2P e per gli Istituti di Credito.

Queste sono solo alcuni dei possibili vantaggi che il sistema bancario globale potrebbe avere ed ovviamente bisognerebbe inventare altri tassi oltre al Tasso Ufficiale di Rendimento (il tasso con cui la Banca centrale concede prestiti alle altre banche) e bisognerebbe ridefinire il “margine di intermediazione” in quanto gli attivi delle banche deriverebbero soprattutto da servizi di consulenza e non più da interessi attivi.

Inoltre il fatto da non dimenticare è che le stesse piattaforme di P2P si stanno dirigendo verso la direzione bancaria per problemi legati alle autorizzazioni alla gestione del credito e per svolgere attività diverse a quelle degli Istituti di Pagamento e per avere maggiori coperture finanziarie in caso di default dei debitori e delle stesse piattaforme. Infatti nel Novembre 2016 la società Zopa, che è stata la creatrice del sistema di P2P Lending, ha annunciato l’intenzione di richiedere una licenza bancaria per ampliare la gamma di prodotti finanziari offerti ai consumatori del Regno Unito. A partire dall’agosto 2018, Zopa ha investito 44 milioni di sterline in finanziamenti per il lancio della sua nuova banca digitale. Nel mese di Dicembre 2018 la società è stata infine premiata con le licenze dei regolatori finanziari del Regno Unito, come FCA e PRA. La grande notizia è che Zopa dopo diversi anni ha finalmente ottenuto la sua licenza bancaria a pieno titolo nel giugno 2020.

In Italia invece la suddetta società ha avuto una storia totalmente diversa, infatti nel Dicembre 2011 Zopa Italia ha reciso i suoi legami con Zopa e ha cambiato nome in Smartika con la quale ha ricevuto una nuova autorizzazione come istituto di pagamento dalla Banca d’Italia nel febbraio 2012 e ha cominciato le operazioni finanziarie a marzo dello stesso anno. Dal 26 luglio 2018 Smartika è entrata a far parte del Gruppo Sella. La capogruppo Banca Sella Holding ha infatti acquisito, tramite un aumento di capitale, una partecipazione di controllo pari a circa l’85% della società. Smartika inoltre ha lanciato nel Novembre 2020 la prima campagna italiana di “talent crowdfundig” distaccandosi ancora di più dalla società da cui è nata.

La necessità di un quadro normativo

La storia insegna sempre, quindi un altro esempio lampante della necessità di una regolamentazione governativa e di una gestione del credito da parte di Istituti con una grande solidità patrimoniale viene dall’Oriente. Circa un decennio fa i prestiti P2P e P2B online hanno iniziato a prosperare in Cina. A quel tempo, il mercato del credito al consumo del paese era poco sviluppato, quindi, questo tipo di ricorso al credito, ha fornito una facile soluzione di finanziamento per imprenditori e piccole e medie imprese. L’industria ha avuto una corsa impressionante per i primi anni, rimanendo ben al di sotto del radar dei regolatori. Negli ultimi due anni, “i regolatori hanno adottato un approccio indulgente per regolamentare il Fintech in generale e il prestito P2P in particolare”, ha affermato Zennon Kapron direttore di Kapronasia.

In assenza di un regolamento governativo e di un quadro giuridico, i problemi di frode hanno iniziato ad emergere. Alla fine del 2015 la piattaforma di prestiti online cinese Ezubao si è rivelata uno schema Ponzi da record di oltre 50 miliardi di RMB (7,6 miliardi di dollari) che ha coinvolto oltre 900.000 investitori.

A proposito di frode anche la società Lending Club, fondata a San Francisco nel 2006, considerata una delle più grandi piattaforme di peer to peer lending del mondo, quotata al NYSE, con un attivo di  4,6 miliardi di dollari, ha avuto qualche problema. Reuters nel 2018 riportava: “ Renaud Laplanche, fondatore e amministratore delegato di Lending Club Corp, ha rassegnato le dimissioni dopo che una testimonianza interna ha rilevato che la società aveva consapevolmente venduto un investitore $ 22 milioni di prestiti che l’investitore non voleva”. Il 28 settembre 2018, invece, il comunicato stampa della SEC riportava: “La Securities and Exchange Commission ha condannato oggi la società Lending Club Asset Management LLC (precedentemente nota come Lending Club Advisors LLC) con sede a San Francisco e il suo ex presidente Renaud Laplanche, per frode, per aver utilizzato impropriamente il denaro del fondo a vantaggio di Lending Club Corporation”.

Ciò ha aumentato la pressione su un’industria già indebolita dalla bassa propensione degli investitori per i suoi prestiti, dall’aumento delle inadempienze e dalla possibilità di un inasprimento della regolamentazione statunitense.

Verso un nuovo rapporto tra banche e P2P Lending

Alla luce di queste considerazioni dunque non possiamo che auspicarci un sistema integrato di intermediazione finanziaria tra banche e piattaforme di P2P Lending, in cui il cliente è il vero motore del cambiamento. Sicuramente questa è una visione abbastanza fuori dagli schemi classici e molto più democratica perché andrebbe a scardinare la visione delle banche moderne che vengono percepite come “poteri forti” e andrebbe ad accentrare la responsabilità sulle singole persone (non più sull’Istituto bancario) che dovrebbero rendere conto del loro operato in primis agli altri prestatori e poi alla società civile.

In conclusione entrambi i sistemi hanno una “mission” comune cioè vogliono andare verso una concezione di banca, più smart, più easy, più legato alla “customer experience” e all’interazione con le nuove tecnologie digitali in particolare l’Artificial Intelligence. Per un problema di selezione naturale, dunque, le banche e le piattaforme dovranno per forza arrivare ad un punto di convergenza altrimenti rischiano di scomparire entrambi. Bisogna costruire, dunque, un’infrastruttura in grado di controllare pienamente l’erogazione e la cessione del credito altrimenti si potranno verificare nel medio/lungo periodo effetti a catena catastrofici, di portata mondiale, come quelli causati dai mutui subprime nella crisi finanziaria del 2008.

*Paolo Divizia, Senior Advisor di Swiss Crowd SA. 

Laureato in Economia all’Università dell’Aquila, Divizia ha conseguito un MBA al MIP – Politecnico di Milano, un Executive program in Blockchain & Innovation at MIT di Boston e vanta un’esperienza pluriennale nel settore finanziario. Attualmente lavora per il London Stock Exchange e collabora da diversi anni con società Fintech italiane e Svizzere che si occupano di Blockchain, digitalizzazione degli assets e finanza alternativa.

Immagine fornita da Shutterstock.

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