PolkaDot: il manifesto della “blockchain delle blockchain”

Il progetto PolkaDot si pone come strumento di interoperabilità in una visione di pieno controllo dei dati ai possessori poiché basato su tanti sistemi blockchain diversi. Attualmente, però, non esiste ancora un’applicazione rilevante che ne giustifichi l’esistenza

Pubblicato il 23 Mar 2021

Andrea Bellacicca

CEO di Nexid Edge

polkaDot

Fondato dal secondo padre (o genitore 2) di Ethereum, Gavin Wood, insieme a Robert Habermeier e Peter Czaban e supportato dalla Web3 foundation, il progetto PolkaDot ha il per nulla ambizioso obiettivo di creare il nuovo web, questa volta completamente decentralizzato. Polkadot permetterà lo scambio di informazioni tra, citando testualmente la sua mission, “blockchain private, pubbliche, permissionless, oracoli e tecnologie future che non sono state ancora inventate”. Renderà la creazione di applicazioni decentralizzate molto più semplice facilitando lo scambio di qualsiasi tipologia di dato e non solo token, aprendo la strada per la creazione di nuovi marketplace e nuovi servizi offerti da diversi gestori. Ma soprattutto, restituirà la proprietà dei dati alle persone stesse, al sicuro da ogni autorità centralizzata.

PolkaDot: il manifesto

La prima cosa che colpisce del progetto è sicuramente il manifesto. Certo, molto idealista: riprende, come suo cavallo di battaglia, la questione della proprietà dei dati.

Ogni giorno interagiamo con tecnologie controllate da poche grandi compagnie i cui interessi spesso vanno contro i nostri.

Siamo costretti ad accettare dei termini di utilizzo, senza neanche leggerli, che lasciano il controllo completo dei nostri dati a queste compagnie mentre usiamo i loro software.

Dal momento che i nostri dati rappresentano molto bene chi siamo, essi diventano delle risorse più preziose del petrolio. E li stiamo regalando sperando che non saranno perduti, rubati o usati per scopi poco consoni.

Allo stesso tempo, il progresso di tecnologie open-source e decentralizzate come la blockchain ha dimostrato come sia possibile costruire sistemi la cui caratteristica fondamentale è la sovranità dell’individuo in opposizione al controllo centralizzato. In questo modo è possibile non doversi preoccupare nel riporre la fiducia in intermediari di terze parti.

Ma la tecnologia blockchain non è ancora pronta, in questo stato, per strappare il dominio del web dalle grandi aziende. Nonostante le grandi promesse e i progressi fatti, non sono ancora state sviluppate applicazioni che hanno un impatto significativo coerente col potenziale della tecnologia.”

PolkaDot: la storia

polkadot
Gavin Wood

PolkaDot viene sviluppato inizialmente da Parity Technologies, la società fondata nel 2015 e guidata da Gavin Wood. Questa società è nota per aver sviluppato il famigerato wallet Parity per Ethereum. Qualcuno di voi forse ricorderà che il 6 novembre 2017, circa 500k Ether sono andati persi per sempre perché un utente era riuscito a diventare owner di uno degli smart contract che gestiva il wallet e a disattivarlo irreversibilmente. La situazione fu paradossale anche per come fu annunciata dall’utente stesso devops199 che aprì un issue #6995 dal titolo “anyone can kill your contract” . L’utente dichiarò che aveva accidentalmente ucciso il contratto 0x863df6bfa4469f3ead0be8f9f2aae51c91a907b4. (Qui il testo).

Nel 2017 il team di PolkaDot ha raccolto con una ICO circa 140 milioni di dollari vendendo il token DOT. Nel novembre dello stesso anno ha inizio lo sviluppo del progetto col rilascio del primo codice. A metà del 2018 il team ha rilasciato i primi due proof-of-concepts e rilasciato la prima parachain. Nel 2019 e nel 2020 il team ha raccolto altri 100 milioni di dollari con una raccolta privata.

Da agosto 2020 il token DOT è listato in più di 40 exchange e il prezzo da allora è enormemente cresciuto.

PolkaDot: nozioni di base

PolkaDot è un progetto particolarmente complesso. Può essere definito come la blockchain delle blockchain, connettendo più blockchain diverse in un unico network e rendendo possibile l’elaborazione parallela dei dati. Ogni blockchain può essere ottimizzata per svolgere un particolare compito al posto di servire come sistemi general-purpose. Inoltre, è stato implementato nativamente un sistema di governance che dà voce direttamente ai possessori del token Dot in maniera trasparente. Ecco quali sono gli elementi costituenti del protocollo.

Relay chain

È il cuore di PolkaDot, la catena che garantisce la sicurezza del network, il consenso sui dati e l’interoperabilità cross-chain

Parachain

Sono le blockchain collegate all’universo PolkaDot, con ognuna un token nativo e ottimizzate per svolgere compiti specifici. Possono supportare funzionalità delle blockchain classiche come gli smart contract (Ethereum), ZK-snarks (crittografia zero-knowledge implementata da Zcash), UTXO (Bitcoin) o anche oracoli. La connessione alla relay chain avviene dietro pagamento e può essere on-demand oppure continua.

Bridge

Sono delle blockchain speciali che consentono alla rete PolkaDot di collegarsi e comunicare con blockchain esterne come quella di Bitcoin e Ethereum.

Substrate

Ambiente di sviluppo per la realizzazione delle parachain. È stato pensato per essere completamente modulare e flessibile: in pratica puoi costruire una personale blockchain personalizzandone le funzionalità con moduli plug-&-play. Persino l’aggiornamento in corso d’opera è semplificato grazie ad una funzionalità chiamata forkless upgrade che permette di definire un protocollo di governance direttamente on-chain.

Validator

Sono gli attori che rendono sicura la blockchain attraverso un sistema di staking del token Dot e validando le proof prodotte dai collator.

Collator

Sono gli attori che collezionano le transazioni e creano le proof per i validator.

Nominator

Sono gli attori che rendono sicura la blockchain attraverso un sistema di staking del token e selezionando dei validator di fiducia.

Fishermen

Sono gli attori che controllano l’operato dei validator e segnalano qualsiasi comportamento malevolo. Questo ruolo è affidato ai collator e ad ogni full-node delle parachain.

Membri del concilio

Sono attori eletti per rappresentare i stakeholder passivi e svolgono due funzioni principali: proporre referendum per cambiare e migliorare le funzionalità di PolkaDot e porre il veto sui referendum malevoli o pericolosi

Commissione tecnica

È composta dai team che lavorano attivamente allo sviluppo di PolkaDot e il loro compito è di proporre referendum di emergenza per, insieme ai membri del concilio, votare dei cambiamenti rapidi da applicare al protocollo o alla rete

Il token Dot

Il token Dot è il token nativo della piattaforma PolkaDot e svolge tre diversi compiti: governance, staking e bonding.

Dal punto di vista della governance, i proprietari del token hanno completo controllo sul protocollo. Per fare un paragone, le prerogative su update e bug-fixes che in reti come quelle di Bitcoin e Ethereum sono esclusive dei miners, in PolkaDot sono estese a chi detiene i token.

Anche dal punto di vista delle funzionalità, il meccanismo di staking è simile a quello di Ethereum: i comportamenti benevoli vengono premiati con un premio in token, mentre i comportamenti malevoli vengono puniti con la perdita della quantità di token in stake.

Il bonding invece è una caratteristica nuova, peculiare di PolkaDot: per collegare nuove parachain al network è necessario bloccare i token con il processo di bonding. Rimuovendo il bonding, i token vengono rimossi e le parachain scollegate.

Kusama

Circa 2 anni fa è stata attivata una rete di test basata sul protocollo PolkaDot, chiamata Kusama. Il suo scopo è quello di fornire agli sviluppatori un ambiente di gioco dove poter testare il network e tutte le funzionalità prima di attivarle sulla rete di PolkaDot vera e propria. Questa rete di test è stata rilasciata “così com’è”, senza revisione del codice né garanzie di funzionamento.

Conclusioni

Il progetto PolkaDot è sicuramente molto interessante e si pone come strumento di interoperabilità in un mondo che, nella sua visione, restituirà il pieno controllo dei dati ai suoi possessori poiché basato su tanti sistemi blockchain diversi. Il team è sicuramente molto forte e ha precedentemente lavorato su progetti che hanno avuto un impatto significativo nel mondo blockchain. Attualmente, però, non esiste (ancora) un’applicazione rilevante che giustifichi l’esistenza di questo network, sebbene le potenzialità siano molte e questo è un elemento particolarmente critico se si pensa a tutte le difficoltà che bisogna affrontare volendo anche solo usare una blockchain “classica” in un progetto di business. Sarà quindi veramente utile? Ai posteri l’ardua sentenza.

Per approfondimenti su progetti specifici che utilizzano la blockchain si vedano gli articoli su Decentraland e Doodleonchain.

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