Nonostante sia una probabilmente una delle wave tecnologiche di cui maggiormente si parla, dell’impatto effettivo della blockchain sui processi di business le aziende ancora poco sanno e soprattutto poco ancora sperimentano.
È questo, in sintesi estrema, il risultato di una survey condotta da Digital360 in collaborazione con Oracle su un campione di 50 CIO di aziende italiane di medie e grandi dimensioni, appartenenti a settori quali manufacturing, servizi, utility e retail.
L’obiettivo della ricerca, presentata qualche settimana fa a un panel di responsabili dei sistemi informativi e di innovation manager, era proprio quello di sondare il loro livello di conoscenza e la disponibilità all’investimento e alla sperimentazione, escludendo volutamente dall’analisi il tema specifico delle criptovalute.
In uno scenario conservativo, la blockchain viene comunque percepita come piattaforma di business
Dalle prime evidenze, come ben ha sottolineato Andrea Rangone, CEO di Digital 360 e co-founder degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano in apertura dell’incontro, lo scenario fa emergere una dicotomia piuttosto marcata: “In uno scenario nel quale le aziende sembrano ancora ancorate a investimenti tradizionali e conservativi e nel quale la maggior parte degli interpellati ammette di non conoscere a sufficienza il tema della blockchain, spicca un 34 per cento di rispondenti che già ne parla come di una piattaforma per il business”.
Una piattaforma, sottolinea ancora Rangone, le cui caratteristiche chiave, programmabilità, smart contract, notarizzazione, “di fatto aprono la strada a modalità nuove di gestire processi esistenti, come pagamenti o contratti”.
Anche se limitati nel numero, i pochi atti di moto che il campione ha evidenziato (32 per cento del campione) sembrano già indirizzati nella giusta direzione: data and document management, pagamenti, gestione delle identità.
“Soprattutto – puntualizza Rangone – pur in uno scenario di scarsa conoscenza, i benefici principali correlati alla blockchain siano stati ben compresi: integrità e trasparenza delle transazioni, riduzione dei costi nella gestione di dati e transazioni”.
Non solo Finance: nuovi ambiti applicativi per la Blockchain
Concorda su questa analisi Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolinea come la Blockchain, che incarna il paradigma dell’Internet of Value, sia un fenomeno in espansione, se pure ancora limitato nelle numeriche, che si sta allargando a diversi ambiti operativi: “Il settore finance, che gli anni scorsi capitalizzava anche l’80% dei progetti attivi, sta lasciando gradualmente spazio ad altri ambiti come Government, Logistica e Agrifood”.
Anche l’Italia comincia ad avere un proprio repertorio di casi, e, in linea con quanto sostiene Portale, accanto al mondo Finance, con le sperimentazioni di Borsa Italiana, Intesa San Paolo, Credito Valtellinese, Unicredit, Mediolanum, ABI Lab, compare il mondo dell’Agrifood, con la filiera del vino, quella del caffè, del grano e con gli attori della Grande Distribuzione.
C’è tuttavia un punto sul quale Portale solleva l’attenzione: “Si tende a pensare ad applicare la blockchain a processi noti ed esistenti, trascurando il fatto che di per sé la blockchain non porta efficienze. Per capirne la portata bisogna pensarla come strumento per costruire cose nuove, pensarla applicata a processi che oggi non si possono fare o si possono fare a fatica”.
La visione di Oracle
Oracle, partner di Gruppo Digital 360 in questa ricerca, da tempo guarda alla blockchain come a una tecnologia fortemente integrata ad altre tecnologie. Come spiega Paolo Prandini, Business Solutions Lead della società, “Per Oracle la blockchain è lo strumento con il quale arriviamo a dematerializzare il concetto di trust e la sua declinazione sono le application”
Concretamente, spiega a sua volta Simone Marchetti, SCM Sales Development Manager, “Con la blockchain immaginiamo fin da oggi i processi di domani, gli utenti di domani, i clienti di domani”.
Il focus di Oracle è sui distributed ledger ecosostenibili, declinati in quattro aree di sviluppo, di cui abbiamo parlato diffusamente in questo servizio: Intelligent Track and Trace, Lot Lineage and Provenance, Intelligent Cold Chain, Warranty and Usage Tracking.
Il ruolo dei CIO, secondo Andrea Rangone
Alla luce di quanto emerge sia dalla survey, sia dalle considerazioni di Valeria Portale, Prandini e Marchetti, arriva il richiamo forte di Andrea Rangone, in particolare alla community dei CIO: “La blockchain non è accessoria, per questo temo i ritardi nell’avvio delle attività di sperimentazione sul campo”.
“I CIO devono cogliere l’opportunità, cavalcare il fenomeno, farsi promotori nei confronti dei board per dare il via alle fasi di sperimentazione. Devono, soprattutto, cercare di uscire dall’ambito puramente tecnologico: è importante che la blockchain sia vista come strumento per proporre cose nuove e per sperimentare innovazioni di business”.