Riflessioni sul concetto di moneta programmabile

Blockchain4Innovation ospita un intervento di Giorgio Porazzi come contributo alla discussione sui temi della programmabilità nell’ambito della monetica

Pubblicato il 08 Ott 2017

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Blockchain4Innovation ospita un contributo di Giorgio Porazzi sul concetto di moneta programmabile.

Con questo servizio la nostra testata intende contribuire a dare evidenza alle diverse interpretazioni e posizioni che animano il dibattito sulle cosiddette “monete programmabili”.  Le tesi che seguono non riflettono la specifica posizione di Blockchain4Innovation quanto la convinzione che il cammino verso la realizzazione e diffusione di soluzioni per la moneta programmabile deve passare da un confronto che permetta di affrontare e capire tanto i vantaggi quanto i rischi.

di GIORGIO PORAZZI

La moneta programmabile è uno dei più intriganti concetti portati in dote dalle criptovalute, ed in particolare nelle discussioni attorno a bitcoin, Blockchain ed Ethereum.

Certo, la considerazione che una criptovaluta possa essere correlata a precise regole operative che ne forzino e/o impediscano l’uso è sicuramente affascinante, ma fino a che punto tutto ciò risulta applicabile alle transazioni e quindi alle esigenze di pagamento quotidiano? È possibile pensare per esempio che con le criptovalute si possa programmare un pagamento solo in presenza di una merce non “fake” e che l’operazione si annulli autonomamente (riaccreditandoci quanto pagato) laddove il venditore abbia un comportamento improprio e ci venda una prodotto contraffatto?

Nell’attesa che si azzeri la distanza che separa la teoria dalla pratica e che si materializzino gli appropriati ambiti applicativi delle crittovalute programmabili, con le risposte a quanto sopra, non sottovaluterei però di considerare che … anche la moneta elettronica oggi utilizzata é programmabile e istanziata per permettere differenti funzionalità e modalità di utilizzo.

La moneta elettronica consente infatti di definire specifici confini operativi e regole d’uso indipendentemente dalla volontà di un singolo o di una istituzione, in un contesto cioè universale, chiamato “in circolarità”.

Ad esempio, può essere emessa per consentire i prelievi, differenziandola da quella per effettuare i pagamenti; la si può programmare perché abbia validità da una certa data o che possa funzionare solo tramite specifici canali e/o dispositivi. Può essere utilizzata in modalità debito, credito o prepagato, inoltre può essere associata a sistemi di identificazione differenti e può essere utilizzata sotto diversi fattori di forma. E molto altro ancora.

Essendo in circolarità, come detto, è esente dalla volontà del singolo e chi la riceve deve rispettare le regole di chi l’ha emessa (normalmente tramite processi automatici cablati nei vari dispositivi della filiera operativa), quindi è lecito attribuire alla stessa la capacità autonoma di rispettare e di far rispettare le regole, come una crittovaluta programmabile.

Certo, è programmabile limitatamente e soprattutto da pochi, e qui penso stia la differenza a cui si allude sottolineando il concetto di moneta programmabile: una moneta programmabile è tale se programmabile da chiunque, liberamente!

L’interpretazione letterale di ciò apre però a scenari fantascientifici e non propriamente auspicabili, soprattutto in considerazione degli articoli apparsi sull’abnorme consumo di elettricità per gestire transazioni in crittovaluta, e che forse denotano la distanza tra l’espressione del concetto e la possibilità della sua pratica applicazione.

Infatti, … se la moneta è unica e a valenza universale (presumiamo infatti che esista, come nel caso di moneta elettronica, la moneta della collettività e non dell’individuo), per soddisfare il concetto si dovrebbero ammettere infinite istanze, così da garantire democraticamente l’inserimento di tutte le specifiche esigenze di ogni singolo individuo. Questo però comporterebbe la scrittura di codice senza soluzione di continuità (non appena viene aggiunto il codice derivante da una esigenza di un individuo nasce infatti una nuova esigenza da un altro individuo che genererà nuovo codice e così via), creando il presupposto per una totale saturazione delle risorse computazionali e trasmissive.

Ovviamente questa situazione non potrà mai manifestarsi, ma da un punto di vista filosofico e di limite matematico, si deduce che l’unica condizione in grado di soddisfare il requisito della programmabilità da parte di chiunque è che si riducano a zero le esigenze di programmabilità di ogni essere umano.

E questo implica la scomparsa della necessità di utilizzare moneta o … dell’individuo!

Come in un racconto di Asimov, per la moneta programmabile, nel soddisfare il requisito per la sua esistenza, cesserebbero le condizioni perché la si utilizzi.

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