Sarà la blockchain a “salvare” le privatizzazioni?

Ci sono asset o servizi strategici che sarebbe meglio che lo stato non lasciasse esclusivamente in mani private. Grazie alla tokenizzazione e agli smart contract potrebbe aumentare il potere di controllo dello Stato su servizi e asset affidati a terzi, assicurando regole e incentivi certi per tutti i player coinvolti

Pubblicato il 03 Ott 2018

normativa blockchain

Il crollo del Ponte Morandi a Genova non è l’unico esempio di una tragedia causata da un modello di privatizzazione sbagliato. Si tratta di un problema globale: si registrano privatizzazioni fallimentari in tutta Europa oltre che in Africa, Stati Uniti, sud America e Asia.  

Quella di privatizzare è stata la via semplice scelta da molti governi per fare cassa e tentare così di risanare i bilanci, ma se da una parte alcune privatizzazioni possono effettivamente comportare un’aumento di efficienza – soprattutto in un mercato animato dalla concorrenza – spesso capita che semplicemente si sostituisca un monopolio, con lo Stato che trasferisce nelle mani di un investitore privato il proprio privilegio di trarre profitto da attività come asset o servizi pubblici. Proprio in questi casi le privatizzazioni non hanno generalmente dato buoni risultati, tanto che si susseguono appelli che chiedono di revocarle, come sta succedendo nel Regno Unito per il sistema ferroviario, o nei settori dell’acqua e del gas. In questo contesto, blockchain e token economics sono una via percorribile per far funzionare le esperienze di privatizzazioni finora non riuscite in settori pubblici strategici.

Quest’idea, che ho elaborato con il contributo dei miei collaboratori Thomas Euler e Carlo Michael, è ovviamente ancora “fluida” e potrà essere migliorata in futuro man mano che emergeranno nuovi approcci e sviluppi tecnologici.

Il modello si basa su quegli asset o servizi pubblici strategici per la comunità e che sarebbe meglio non lasciare esclusivamente in mani private: idealmente sarebbe meglio che lo Stato mantenesse un potere ci controllo su queste realtà per proteggere i cittadini dagli abusi causati da operatori privati. Parliamo di fabbriche e reti, strade pubbliche, servizi sanitari e sistema carcerario.

Qui interviene la “tokenizzazione”, la creazione cioè di un token digitale, basato sulla blockchain, che rappresenta un diritto come quello di proprietà, di voto o di qualche pagamento. La tokenizzazione si renderebbe necessaria per trasferire i diritti connessi all’asset pubblico in un formato digitale che possa essere distribuito con facilità agli azionisti e al quale potrebbero essere allegati i termini dello smart contract, per garantire indissolubilmente e in maniera automatica le norme che regolano la concessione degli incentivi.

Per fare un esempio, quando l’asset strategico “A” viene trasferito sotto il controllo di un società di scopo esterna, ci sono due opzioni: tokenizzare le azioni di questa società, emettendo equity token che avranno in sé il diritto di proprietà, di voto e di distribuzione dei profitti attraverso uno smart contract, oppure – e questa è la seconda opzione, si potranno emettere dei “security token” che non rappresenteranno la partecipazione alla società ma semplicemente il diritto di poter partecipare ai profitti. 

La più praticabile è dal mio punto di vista la seconda ipotesi, dal momento che la società rimarrebbe al 100% in mani pubbliche, che i token rappresentano semplicemente il diritto a un pagamento, che l’emittente avrà più libertà d’azione nella governance dell’azienda e che l’emissione dei token non si limita al possesso fisico delle azioni e quindi di una quota di proprietà dell’azienda. Questi security token potrebbero inoltre essere assegnati ad alcuni azionisti chiave o messe all’asta per gli investitori nel caso che lo Stato avesse bisogno di riprendere possesso di una società già privatizzata o  di pagare sanzioni a investitori privati nel caso, ad esempio, di revoca di una concessione.

In questo schema i principali azionisti sarebbero quindi gli Stati, proprietari degli asset, i cittadini che utilizzano i servizi pubblici o gli asset in questione, i contractor incaricati della manutenzione e dell’erogazione del servizio e i possessori di token. I flussi finanziari, d’altro canto, sarebbero garantiti dai pagamenti necessari per usufruire del servizio o dell’infrastruttura in questione, e dai pagamenti che i gestori sarebbero chiamati a fare per a manutenzione e le riparazioni.

In questo contesto sarebbe utile l’utilizzo di  una blockchain pubblica e ad accesso aperto, intesa come un sistema che garantisca l’autenticità e l’affidabilità dei dati registrati, che preveda la centralizzazione di alcune funzione e la decentralizzazione di altre. In ogni caso, al di là di quale modello di blockchain si scelga di adottare, che rimane essenzialmente un problema tecnico, ciò che è importante sapere è che questo garantirebbe la trasparenza e l’immutabilità die dati registrati consentendo agli azionisti di accedere a tutta la documentazione riguardante la situazione finanziaria della società, i costi di manutenzione, i report sulla sicurezza, tutto sotto il controllo costante del governo e dei cittadini, con i dati che non potrebbero essere modificati o compromessi da nessuno.

Un sistema bilanciato di incentivi economici e strumenti di controllo è essenziale per influenzare positivamente il comportamento di alcuni soggetti chiave, come i contractor, le autorità di controllo e lo Stato stesso. Troppo spesso, specialmente nel settore pubblico, si assiste a lavori eseguiti male, come nel caso, soltanto per fare un esempio, delle strade pubbliche. Questo è nel migliore dei casi il sintomo di uno scarso potere di indirizzo e controllo da parte dello Stato, nel peggiore un sintomo di corruzione.

Per rendere affidabili le imprese a cui sono stati affidati i lavori, queste devono avere un interesse economico a portare a termine nel modo migliore l’incarico, e così può essere utile offrire loro un modo per partecipare agli utili di ciò che realizzano: oltre a essere pagati nel modo “tradizionale” , i contractor saranno così pagati anche in token. Nel caso di contenziosi l’amministrazione pubblica potrà revocare i token dati ai contractor, che potranno essere immediatamente riassegnati o distrutti a seconda di cosa preveda lo smart contract.

Per ottenere una partecipazione più diretta del contractor alla riuscita dell’opera lo Stato potrà anche chiede ai fornitori di sottoscrivere un bond del governo stabilito in percentuale del valore del contratto, che potrà essere tokenizzato e rappresentare un’ulteriore assicurazione rispetto a eventuali inadempienze contrattuali.  

Un altro aspetto fondamentale è quello di assicurarsi che lo stato non sprechi denaro ed essere sicuri che utilizzi in modo corretto gli introiti generati dall’asset o dal servizio in questione. Sarà quindi necessario un sistema di regole per tutti gli attori coinvolti. 

Il primo passo potrebbe essere quello di stabilire che i proventi generati per chi gestisce l’opera o il servizio siano da una parte spesi per la manutenzione, dall’altra reinvestiti per nuove infrastrutture o ancora distribuiti a chi possiede i token. Le percentuali di questa redistribuzione potranno essere fissati è programmati attraverso uno smart contract, e possono prevedere tra l’altro una remunerazione più alta per i contractor che hanno dimostrato di lavorare con più diligenza.

La società che gestirà il il bene privatizzato dovrà inoltre contare su tre strumenti di governo: la tesoreria, che riceve gli introiti li ridestina secondo quanto stabilito; l’asset commitee, composto da rappresentanti delle istituzioni,  dei possessori di token e personali tecnicamente qualificato nello specifico settore di arttività, che decide come reinvestire il fatturato secondo una serie di priorità e report provenienti da terzi, e l’assemlea generale comporta da tutti gli azionisti, che ha il compito di votare la composizione dell’asset committee e della supervisione ex-post dell’allocazione dei fondi decisa dall’Asset Committee.

*Andrea Bianconi è un avvocato d’affari internazionale con oltre due decenni d’esperienza, uno studioso di Austrian Economics, storia monetaria e geopolitica, un appassionato sostenitore di Bitcoin, delle tecnologie DLT e di Blockchain.  Svolge consulenza nel settore ed è speaker/panellist a conferenze ed eventi di settore.  Membro del Think Tank Untitled-INC , della Blockchain Hub di Berlino e della Blockchain Bundesverband tedesca, ha collaborato alla stesura del primo studio di settore internazionale “EU Token Regulation Paper” presentato alle autorità europee e nazionali

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