Questo servizio nasce dai contenuti e dagli stimoli che hanno caratterizzato l’intervento di Luca Altieri, CMO di IBM Italia e direttore degli IBM Studios alla lezione su “Innovazione digitale e Blockchain al servizio della sostenibilità” nell’ambito del Master in Sustainable Business Administration – MSBA di ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il servizio è primariamente destinato agli studenti e a tutti coloro che desiderano approfondire il ruolo dell’innovazione digitale e della blockchain per lo sviluppo di una economia che sia nello stesso tempo sostenibile e capace di rispondere ai nuovi bisogni.
Davanti a qualsiasi emergenza o criticità, così come davanti a cambiamenti importanti abbiamo tutti bisogno di aumentare la nostra conoscenza. La corretta individuazione delle cause, la valutazione delle possibili soluzioni, la verifica preventiva delle possibili conseguenze sono valori strettamente correlati con il livello di conoscenza acquisito.
Questo presupposto può aiutare a comprendere quanto sia diventato stretto e fondamentale il rapporto tra innovazione digitale e sostenibilità. La sostenibilità ambientale è diventata una priorità, in tanti casi si presenta come una vera e propria emergenza ma è nello stesso tempo anche un tema che può essere affrontato con strumenti molto più efficaci rispetto al passato, grazie alla enorme disponibilità di fonti di dati e di strumenti di analisi sempre più accurate e precise.
Oggi più che mai, abbiamo la possibilità di sapere quali sono le conseguenze cui andiamo incontro se non affrontiamo i temi dell’impatto ambientale e sappiamo anche quali azioni possiamo intraprendere e con quali strumenti, grazie alla qualità dei dati, grazie alla capacità di creare e leggere relazioni tra i dati, grazie a soluzioni che li trasformano in conoscenza.
Se oggi si possono stabilire nuovi obiettivi in termini di sostenibilità e se si può pensare a una sostenibilità non più in “concorrenza” con la sostenibilità economica, ma che anzi la favorisce e la abilita, la differenza è in larghissima parte legata proprio al ruolo dell’innovazione digitale.
Luca Altieri, CMO di IBM Italia e direttore degli IBM Studios, mette subito in evidenza che la sostenibilità e l’innovazione digitale sono due concetti sempre più inscindibili e usa l’espressione “Innovability” per rappresentare come la digital innovation sia un fattore abilitante e fondamentale della sustainability.
Per una realtà come IBM questo rapporto si sviluppa in particolare su tre grandi livelli: quello dell’innovazione digitale espressamente orientata a creare conoscenza e soluzioni per permettere ad aziende e organizzazioni di diventare più sostenibili; quello dell’impegno diretto per raggiungere specifici obiettivi di sostenibilità; quello etico e culturale, volto a contribuire in modo concreto e continuativo alla creazione di un contesto favorevole allo sviluppo della sostenibilità con azioni e con un impegno a livello di istituzioni, di iniziative sociali, di creazione e diffusione di best practices.
La sostenibilità come percorso di ricerca e di innovazione multidisciplinare
Per meglio comprendere il ruolo dell’innovazione digitale e della blockchain al servizio della sostenibilità è importante rappresentare la capacità di innovazione di una realtà come IBM in particolare per quanto riguarda le straordinarie opportunità che si possono cogliere nell’unire e valorizzare competenze multidisciplinari. Proprio per questo sono significativi alcuni numeri: “Più di 9.200 brevetti nel 2019 e un primato nella speciale classifica dell’innovazione che dura ininterrottamente da 27 anni. È significativo sottolineare a questo riguardo che all’interno di tantissimi nostri brevetti, sono presenti numerose forme di innovazione che hanno un grandissimo valore sociale ed economico ma che non vengono associate necessariamente al nostro brand, anche se sono nate grazie al lavoro dei nostri “inventori””. Ovvero grazie un team straordinario che “vede ogni giorno al lavoro più di 8.000 scienziati in tante e diverse discipline. Un approccio che parte dalla convinzione che l’innovazione tecnologica debba essere collegata e intrecciata all’innovazione scientifica, sociale, ambientale e culturale”. Anche da questo approccio arriva la possibilità di affrontare, in modo nuovo, con strumenti più appropriati facendo leva sullo sviluppo di una conoscenza sempre più allargata, i temi legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
I quattro fattori chiave che cambiano il rapporto tra digitale e sostenibilità
“La volontà di innovare che fa parte del nostro DNA da più di 100 anni è da sempre orientata ad aiutare e migliorare il benessere delle persone, a supportare le aziende e le organizzazioni nel servire sempre meglio clienti e cittadini, con un approccio che presta grande attenzione al contesto e all’ambiente nel quale le organizzazioni si trovano ad operare”.
In questo approccio si colloca la visione del rapporto tra digitale e sostenibilità che Altieri ritiene sia caratterizzato da quattro grandi fattori:
- La tecnologia digitale sempre più pervasiva, sempre più accessibile, sia da un punto di vista culturale in termini di utilizzo da parte di imprese e persone, sia da un punto di vista economico.
- L’innovazione si sta diffondendo con sempre maggior forza e intensità. E sono sempre più numerosi gli innovatori che in settori anche molto diversi hanno saputo cambiare completamente le regole del gioco, sfruttando le potenzialità del digitale, e che hanno utilizzato la tecnologia digitale per creare nuovi mercati. In tantissimi altri casi abbiamo esempi di imprenditori che hanno saputo utilizzare la tecnologia per rinnovare la propria azienda, per garantire efficienza ed efficacia sul mercato e per trovare nuovi vantaggi competitivi.
- Il terzo fenomeno riguarda oggi la ricerca del New Normal, ovvero di un “nuovo mondo” che è ancora tutto da costruire a fronte di un “mondo” che abbiamo alle nostre spalle. Per questa ragione, dobbiamo essere sempre più pronti al cambiamento e dobbiamo attrezzarci per affrontare situazioni che saranno ben diverse dal passato.
- Il quarto punto riguarda l’evoluzione nei bisogni, nei comportanti e nelle priorità dei consumatori. Le esperienze che si stanno vivendo a causa del Covid-19 stanno contribuendo ad accentuare alcune sensibilità già ben presenti e hanno alzato il livello di attenzione verso i temi ambientali e sociali, verso la sicurezza, anche come costante attenzione nei conseguenze delle nostre scelte quotidiane. In definitiva abbiamo davanti un consumatore diverso.
Cosa insegna l’emergenza Covid-19 sui temi della sostenibilità
Per comprendere il ruolo sempre più rilevante del digitale, dobbiamo considerare che ci troviamo in una situazione in cui l’emergenza Covid-19 ci ha insegnato che è necessario prepararsi alle emergenze più inimmaginabili. “Dobbiamo pensare al Covid-19 come a un Cigno Nero, un evento inaspettato che ha cambiato il nostro modo di vivere, il nostro modo di relazionarci a livello sociale e il nostro modo di lavorare. Dobbiamo però essere nello stesso tempo consapevoli che questo fenomeno di crisi si può e si deve leggere anche come una opportunità, che ci permette di trovare risposte nuove in termini di sicurezza, di gestione delle emergenze e di attenzione alla qualità della vita e alla qualità del lavoro“.
Come? “Sfruttando innanzitutto tutte le straordinarie possibilità che ci vengono offerte dal digitale“.
In questo senso il Covid-19, con tutto il suo carico di negatività, ha oggettivamente spinto verso un utilizzo sempre più diffuso e incisivo di tanti strumenti digitali. Ma ora dobbiamo fare in modo che la grande risposta che abbiamo avuto, caratterizzata dal senso di “emergenza”, possa evolvere in un’azione strutturale e che sia abbracciata dalle aziende, dalle istituzioni e dal mondo scolastico ed universitario. Ovvero, “occorre fare in modo di ripensare in chiave digitale servizi, prodotti e modelli di business per poter ottenere tutti i possibili vantaggi“.
Dobbiamo anche considerare che “il punto di arrivo di questa evoluzione accelerata è legato al fatto che abbiamo davanti un consumatore che sta sviluppando nuove abitudini, presenta una maggiore propensione alle scelte basate sul digitale, e in questo senso un esempio molto significativo è arrivato dalla grande diffusione dell’ecommerce e dallo smart working. Nello stesso tempo dobbiamo anche considerare che è anche un cittadino che ha maturato nuovi bisogni e se pensiamo nello specifico alla Piramide dei Bisogni di Maslow ricordiamo che alla base c’erano i bisogni primari, direttamente collegati alla sopravvivenza: il cibo, la sicurezza, la salute. Bisogni che nella fase pre Covid-19 potevano essere considerati come indiscutibili o come “scontati”. La pandemia ha cambiato tutto e ha cambiato anche le percezioni e le priorità. Dobbiamo adesso considerare che si è rimesso tutto in gioco e sta cambiando l’approccio valoriale“.
Altieri tiene poi in particolare a sottolineare che in questo scenario sono due i bisogni e i valori che emergono con maggior forza: il bisogno di fiducia e la necessità, sempre più diffusa e convinta, di contribuire alla grande sfida della sostenibilità.
Consumatori e imprese alla ricerca di Fiducia
Alcuni dati possono aiutare a comprendere la sostanza di questi cambiamenti. Dalla ricerca Build Your Trust Advantage studio condotta da IBM Institute for Business Value in collaborazione con Oxford Economics, (QUI) che ha visto il coinvolgimento di 13.500 C-Level executive in 98 paesi in rappresentanza di 20 diverse industry, ha evidenziato che per l’82% degli intervistati il valore dei dati si esprime soprattutto nella capacità e possibilità di acquisire un vantaggio competitivo e chiari benefici economici grazie a un rafforzamento del rapporto di fiducia con i consumatori.
Sempre con lo sguardo rivolto ai consumatori, un’altra ricerca: Meet the 2020 Consumer Change, studio realizzato da IBM Institute for Business Value in collaborazione con NRF National Retail Federation (QUI) permette di capire quanto e come la sostenibilità, nelle sue diverse declinazioni, sia diventata un fattore chiave per le scelte dei consumatori in tutti gli ambiti e per tutte le decisioni. I consumatori cercano prodotti e marchi in grado di rappresentare nuovi valori: il 57% dei consumatori sono disponibili a cambiare le loro abitudini di acquisto allo scopo di ridurre l’impatto ambientale. L’80% non esita a dichiarare che la sostenibilità è importante. E tra coloro che reputano la sostenibilità molto importante, una quota superiore al 70% si dice disposto a pagare un premium price per prodotti di marchi che si impegnano concretamente e in modo trasparente in favore di un impatto ambientale e sociale più responsabile e sostenibile.
Sostenibilità: dal “valore” del prezzo al valore ambientale e sociale dei prodotti
Stanno cambiando i consumatori e cambia il modo con cui le aziende rispondono ai nuovi bisogni e anche qui si avvertono alcuni degli effetti del fenomeno Covid-19 unitamente a quelli di un importante passaggio generazionale. Per i Millenials, quelli della sostenibilità sono valori di riferimento che ispirano le scelte quotidiane. A differenza del passato, quando era importante ed evidente il fascino della “moda” unitamente al “richiamo del prezzo”, “adesso l’industria si confronta con un consumatore che vuole trovare nei prodotti anche una visione della realtà e del rapporto con l’ambiente“. E per questo le decisioni sono maturate sempre più spesso sulla base di una lettura informata e consapevole del rapporto tra l’azienda e l’ambiente, sia in senso ecologico, sia sotto il profilo dell’attenzione al sociale, ai diritti, alla parità di genere, alla responsabilità sociale (con un fenomeno che a livello economico e finanziario ha dato vita all’approccio, alle strategie e ai rating ESG, Environmental, Social, Governance).
“Sulla base di queste esigenze, i consumatori sono alla ricerca di una conoscenza nuova nei confronti dei prodotti e delle aziende. Una conoscenza che si raggiunge grazie a soluzioni digitali in grado di garantire innanzitutto la massima trasparenza, ad esempio nella rappresentazione dettagliata del percorso di produzione di un prodotto. E con questa trasparenza si mettono nella condizione di stabilire nuove condizioni di Trust e di Fiducia, nei confronti dell’azienda e della sua visione del rapporto con l’ambiente“.
Fiducia e Etica alla base di una innovazione digitale per la sostenibilità
Si tratta di un tema questo che si estende anche al rapporto tra innovazione digitale e persona e presuppone un ulteriore importante passaggio nell’ambito dell’etica. “Per IBM – osserva Altieri – l’etica è un principio fondamentale ed è uno dei nostri valori fondanti che si concretizza in progetti, esperienze, impegni molto precisi. Un esempio è rappresentato dall’accordo firmato l’anno scorso presso la Pontificia Accademia per la vita del Vaticano: Rome Call for AI Ethics, un documento (la Carta etica per l’intelligenza artificiale promossa da Papa Francesco) e un progetto che intende promuovere un approccio etico all’uso dell’intelligenza artificiale e della tecnologia. IBM si impegna a lavorare per garantire un futuro in cui l’innovazione sia al servizio dell’individuo”. Ma l’Etica e l’impegno riguardano anche il rapporto con il Pianeta e attiene anche al ruolo che l’innovazione digitale può avere nella gestione delle risorse ambientali. In particolare l’attenzione riguarda oggi una delle risorse più importanti per la sostenibilità dell’umanità qual è appunto il cibo e tutti i componenti della catena alimentare. In questo caso IBM partecipa a una importante iniziativa nata a sua volta nell’ambito della Call for AI Ethics che mette direttamente in relazione l’impegno sull’innovazione digitale e sull’Intelligenza Artificiale in particolare per lo sviluppo di una catena agroalimentare in grado di rispondere al bisogno agroalimentare del pianeta: Artificial Intelligence, Food for All.
Dal Food al FoodTrust: la blockchain porta “Fiducia” nella sostenibilità
Ed è proprio nel rapporto tra cibo, fiducia e sostenibilità che l’innovazione digitale mette a disposizione alcuni tra gli esempi più significativi. Altieri cita le esperienze di IBM Food Trust ricordando come all’interno delle filiere produttive i processi siano numerosi e complessi e sia sempre più importante riuscire a tenere traccia di tutti i passaggi allo scopo di garantire nello stesso tempo sicurezza, efficienza, trasparenza, qualità e riduzione degli sprechi. Ed è appunto qui che si colloca la blockchain e in particolare la piattaforma IBM FoodTrust che permette il tracking dei prodotti e garantisce la trasparenza su tutta la filiera. “Questo approccio permette di unire un controllo sulla qualità del processo e sul prodotto finale. Gli esempi sono numerosi, come quello recente legato al Tonno RIO Mare che ha permesso di realizzare la carta d’identità digitale del tonno e chiunque tramite tablet o smartphone può accedere, grazie al codice prodotto sulla scatoletta del prodotto, a tutte le informazioni sulla provenienza, sulle caratteristiche del pesce pescato, sul metodo di pesca utilizzato, sull’area di pesca, per arrivare sino al nome della nave. Ma non ci si ferma qui, per garantire la massima trasparenza vengono messe a disposizione del consumatore tutte le informazioni aggiornate legate alla gestione dei diritti umani delle persone che operano nella filiera del tonno accanto a informazioni riguardanti la pesca sostenibile“.
Un altro esempio di nuovo rapporto di fiducia con i consumatori costruito sulla trasparenza riguarda il Gruppo Grigi e la filiera della pasta certificata, con particolare attenzione a uno speciale tipo di prodotto il cui valore risiede anche nella capacità di certificare e garantire al consumatore finale che la pasta che sta acquistando è effettivamente al 100% bio e che ha seguito uno specifico processo produttivo. Chi compra quella pasta, con quelle caratteristiche basa la propria scelta sulla fiducia e la trasparenza nella rappresentazione di tutte le informazioni è assolutamente fondamentale. Con IBM FoodTrust si consente la certifica il lavoro di filiera e il consumatore è nella condizione di prendere visione di tutti i passaggi. Non solo, questa gestione dei dati della supply chain permette anche di ottenere vantaggi in termini di una maggiore efficienza a livello di logistica e distribuzione.
Si tratta anche in questo caso di una risposta molto concreta alla domanda dei consumatori che sono alla ricerca di una maggiore conoscenza sui prodotti, sulle loro caratteristiche, sui percorsi di produzione e sul loro impatto ambientale e sociale. Si tratta di una conoscenza che è sempre più determinante per le decisioni di acquisto e che si concretizza in una offerta di informazioni dettagliate, precise e soprattutto affidabili. Ed è anche qui che la blockchain può portare valore, consentendo alle imprese delle supply chain produttive di disporre di una piattaforma di condivisione dei dati trasparente e affidabile e valorizzando questa trasparenza e questa affidabilità nei confronti dei consumatori. Un ruolo importante lo gioca poi la comunicazione, a partire dalle possibilità di sfruttare il punto di contatto rappresentato dalla confezione del prodotto grazie a soluzioni basate su app per smartphone o tablet che permettono nuove forme di dialogo con i consumatori partendo dalle informazioni sul prodotto, sul produttore e sul processo produttivo.
Made in Italy e valorizzazione dei Territori, anche questa è sostenibilità
Un valore questo che vale per le imprese ma che può avere un valore speciale per i Territori e per le Filiere. “Un altro esempio in questo senso è rappresentato dall’esperienza di Umbria FoodTrust, una piattaforma digitale basata sulla blockchain per la valorizzazione di alcune eccellenze agroalimentari di un territorio importante come quello umbro all’interno della quale sono entrate una serie di aziende impegnate nella produzione di vino, olio e pasta. L’obiettivo è quello di certificare la filiera di ciascun prodotto, con la prospettiva di fare “un gioco di squadra” a livello territoriale per garantire i valori dei prodotti anche all’estero e per proteggere il valore del Made in Italy e la competitività sui mercati internazionali. Anche in questo caso la blockchain di IBM FoodTrust sta permettendo di garantire dati e prodotti a partner e consumatori finali“.
Le informazioni sull’impatto ambientale per alcune industrie rappresentano come abbiamo visto un aspetto discriminante nelle scelte dei clienti finali. Altieri sottolinea a questo proposito un altro ambito dove la certificazione dei dati legati ai prodotti e alla produzione e la rilevazione delle informazioni legate alle modalità di lavoro e al personale coinvolto è particolarmente importante e discriminante. Il riferimento è a una filiera molto particolare e per certi aspetti “unica” come quella legata alla lavorazione dei diamanti. In questo caso il tema e le esigenze non sono correlati alla “sola” qualità dei prodotti, ma più in particolare agli aspetti sociali e alle condizioni di lavoro.
“Grazie alla blockchain, si è creata una piattaforma per la raccolta, la gestione e la certificazione di tutti i dati della supply chain relativi alla validazione di materiali e di processi produttivi, per rispondere alla domanda di informazioni sulla sostenibilità della filiera, ma anche per mettere a disposizione informazioni affidabili e precise sul trattamento delle persone che sono coinvolte in tutte le fasi, a partire ovviamente da quella più delicata e più importante, ovvero l’estrazione. Alcuni produttori di diamanti hanno scelto di utilizzare una piattaforma Blockchain e hanno lavorato anche sulla “filiera del dato”, per garantire una produzione di diamanti certificata al 100%, con la massima trasparenza. Il tutto per fornire ai clienti finali la garanzia che il prodotto che stanno acquistando, dall’estrazione in miniera fino alla distribuzione sul mercato, non preveda in alcun modo forme di sfruttamento della manodopera“.
Clima e climate change: la sostenibilità passa dalla conoscenza e dai dati
Il tema della sostenibilità, lo stanno confermando tutti questi esempi, è un fattore di conoscenza e dipende in modo sempre più diretto proprio dai dati che si hanno a disposizione. “Più è elevata la quantità di dati, migliore è la loro qualità, più si riesce a disporre di conoscenze precise per poter agire a livello di progettazione dei prodotti stessi, di gestione del loro ciclo di vita o per poter indirizzare comportamenti più appropriati e più consapevoli“. Peraltro, noi tutti viviamo sommersi dai dati. Nell’ultimo anno è stata prodotta una quantità di dati superiore a quella degli ultimi 5 anni ed è molto importante osservare come crescono anche le fonti e quante possibilità vi sono di intrecciare e leggere i dati per estrarre in modo sempre più efficace preciso il valore più importante, ovvero la conoscenza.
A questo proposito è utile un esempio ancora una volta un po’ particolare ma molto significativo. Altieri ricorda come qualche anno fa sia stata accolta con un certo stupore l’acquisizione da parte di IBM di una importantissima piattaforma metereologica: The Weather Company, società che gestisce tra l’altro anche The Weather Channel. In questo caso si tratta di una società metereologica che dispone di una straordinaria capacità di generazione di dati legati primariamente al mondo meteo. “Dati preziosissimi, ogni giorno sempre più rilevanti e sempre più utili, per raggiungere una serie di obiettivi che hanno un impatto diretto e indiretto sull’ambiente; dati utili al risk management, alla produzione agricola, alle scelte abitative, ai trasporti e alla logistica, al turismo, alla vita quotidiana di miliardi di persone nel mondo. Dati che, se opportunamente trasformati in conoscenza, permettono di prendere le migliori decisioni possibili in tanti settori, anche in considerazione della crescente influenza che i fattori metereologici hanno sulla stragrande maggioranza delle attività umane”.
Altieri invita a pensare non solo al fatto che una società meteorologica dispone di una immensa capacità di raccolta dati ma che può sviluppare una conoscenza nuova che è in grado di aiutare in modo molto concreto a migliorare le nostre condizioni di vita e le nostre scelte. Se si pensiamo gran parte del nostro agire quotidiano ruota intorno al tempo, gran parte delle nostre decisioni ha come base di riferimento le previsioni metereologiche che oggi, più che nel passato mettiamo in relazione con altri fattori. E certamente i temi della sostenibilità sono strettamente legati alla capacità previsionale della meteorologia, basti solo pensare a questo riguardo a quanto incidono gli effetti del climate change sulla produzione agricola e a quanto possa essere decisivo disporre di previsioni precise e accurate per evitare danni e spreco di risorse. (A questo proposito IBM ha promosso diverse iniziative tra cui una Call for Code Global Change 2020 sul Climate Change proprio per coinvolgere e stimolare gli sviluppatori alla ricerca di soluzioni innovative per affrontare i grandi temi dei cambiamenti climatici).
Ma i dati metereologici acquistano uno straordinario valore nel momento in cui vengono messi in relazione con altre fonti di dati, a loro volta sempre più accurate e qualitativamente precise, che permettono di rappresentare in modo sempre più affidabile la realtà, gestendo da una parte meglio fattori di rischio e cogliendo maggiori opportunità di sviluppo dall’altra.
Dati metereologici e precision farming per un’agricoltura più efficiente e sostenibile
Le previsioni meteo sono fondamentali in agricoltura e, grazie alla contemporanea diffusione di strumenti, apparati e progetti di agricoltura di precisione, la loro accuratezza permette di incidere direttamente sulla quantità della produzione agricola, sulla sua qualità e sulla sostenibilità in termini di impatto ambientale.
Altieri invita a questo proposito a riflettere sul fatto che il 70% del consumo annuo di acqua mondiale è destinato all’agricoltura e purtroppo gran parte di questa risorsa viene sprecata per mancanza di dati precisi sul reale fabbisogno di un territorio o di una coltura, oppure perché non si è nella condizione di conoscere se quell’area è interessata da possibili precipitazioni o da condizioni di siccità. Disporre della possibilità di combinare dati meteorologici e nuove tecnologie per portare esattamente l’acqua che serve in determinati territori e coltivazioni può contribuire a cambiare completamente e radicalmente la situazione. IBM lavora, in collaborazione con alcuni partner, allo sviluppo di soluzioni che permettono, ad esempio, di analizzare dettagliatamente lo stato di salute e il fabbisogno di risorse di ettari ed ettari di terreno, e permettono di conoscere con precisione su quali metri quadrati nello specifico è necessario effettuare un certo livello di irrigazione o portare una specifica e precisa dose di fertilizzanti.
Anche qui serve un un approccio multidisciplinare: grazie al supporto di un drone si effettuano rilevazioni dettagliate sul terreno e grazie all’intelligenza artificiale si può disporre in tempo reale di dati precisi sulla sua composizione e sul suo fabbisogno di umidità e di sostanza fertilizzanti. Grazie a questa conoscenza è possibile passare all’azione, ad esempio con un altro drone o con altri apparati che portano esattamente su quel territorio la quantità esatta di acqua o di fertilizzante che corrisponde al suo fabbisogno. Come appare evidente, si raggiungono in questo modo diversi obiettivi: una drastica riduzione degli sprechi, ma nello stesso tempo si ottiene anche un altrettanto drastico miglioramento della qualità del prodotto che cresce e matura nelle migliori condizioni e inizia il suo percorso nella filiera alimentare riducendo, proprio grazie alla qualità del lavoro svolto, i rischi legati a deterioramento.
Non ultimo, il conferimento nel territorio delle corrette quantità di risorse permette di avere un rapporto di maggior rispetto nei confronti di quel territorio in generale, aggiungendo un ulteriore importante “tassello” al complesso e articolato mosaico della sostenibilità.
Agropad: semplificare l’accesso ai dati e il rapporto tra mondo materiale e mondo digitale
Un altro aspetto attiene alla necessità di rendere “accessibile la sostenibilità”, ovvero di facilitare l’accesso a strumenti e dati. E qui Altieri richiama il ruolo di una soluzione come IBM Agropad che permette di effettuare l’analisi dello stato di salute del terreno grazie a un dispositivo delle dimensioni di un biglietto da visita e di facile utilizzo. Si tratta di una tecnologia che grazie a una serie di sensori consente l’analisi chimica di un campione di terreno in pochi secondi ed è in grado di fornire informazioni dettagliate sulle sue caratteristiche.
Un altro esempio, richiamato da Luca Altieri, riguarda la patata di Oreno, una delle varietà più apprezzate al mondo. La qualità di queste patate è minacciata da uno specifico coleottero (la dorifora della patata appartenente alla famiglia dei Chrysomelidae) e per questo le colture vanno difese con appositi insetticidi. Allo scopo di evitare di “inondare” di prodotti chimici intere coltivazioni, grazie al supporto di droni, si effettua il rilevamento dei terreni e delle colture e grazie all’Intelligenza Artificiale, si individuano le piante sono colpite o minacciate dal coleottero. Un altro drone è così nella condizione di portare la corretta quantità di insetticidi esattamente e solo alle piante dove è strettamente necessario.
La sostenibilità del prodotto, del processo di produzione, dell’utilizzo stesso delle risorse passa dunque dalla conoscenza che droni, Intelligenza artificiale e competenza dell’uomo permettono di portare sul territorio con un vantaggio evidente per i produttori di patate, che introducono una maggiore efficienza nella gestione delle loro risorse e che aumentano la qualità del loro prodotto. Vantaggi che arrivano ai consumatori finali, che dispongono di un prodotto migliore e al territorio, in termini di impatto ambientale.
Industria e retail davanti a una domanda impellente di sostenibilità
Per i produttori, per il mondo dell’industria nel suo complesso, per il retail, la realtà dimostra ogni giorno che è aumentata la consapevolezza verso la sostenibilità al punto da essere diventata una priorità indiscutibile. Oggi siamo davanti a un fenomeno che unisce nello stesso tempo una dimensione ambientale, sociale, culturale a un ripensamento della produzione. Come se si sovrapponessero tanti livelli e tante dimensioni contemporaneamente per una trasformazione che è tanto estesa quanto profonda. Le ragioni peraltro sono ben evidenti intorno a noi: in quest’ultimo periodo c’è stato un risveglio di coscienze e di valori che ci guidano da una parte verso la sostenibilità, ma anche verso un utilizzo del digitale sempre più attento alla persona e al contesto nel quale si trova a vivere e lavorare.
Altieri sottolinea anche che “l’emergenza che stiamo vivendo ha reso più evidente come l’innovazione, la scienza ed il digitale, svolgano veramente un ruolo essenziale per combattere le grandi sfide del nostro tempo. Queste discipline ci aiutano a ripensare ai modelli tradizionali, a nuove forme di consumo che si affacciano prestando attenzione a tematiche che se un tempo erano importanti, adesso sono diventate fondamentali, come ad esempio il problema legato a tutto il ciclo di vita dei prodotti e allo smaltimento dei materiali“. E il punto chiave, quello che sta contribuendo a cambiare questa prospettiva in modo radicale (e che è a sua alla base delle logiche ESG) è che se non lo vogliamo fare (solo) per il valore etico, pensando che si possa creare un mondo migliore per i nostri figli, adesso lo si può e lo si deve fare anche per il business, perché è un prerequisito per conquistare, mantenere e costruire un percorso di fiducia con consumatori sempre più consapevoli.
People care when they know
L’intervento alla lezione dedicata all’innovazione digitale e alla blockchain per la sostenibilità si chiude con la citazione di un “social experiment” che permette di capire quanto sia forte questa consapevolezza. Nella visione di un video (The 2 Euro T-Shirt – A Social Experiment), viene appunto messa in vendita una T-Shirt a un prezzo molto aggressivo (2 €) tale da attirare l’attenzione e la propensione a un acquisto di impulso. Sono tante le persone che prendono in considerazione questo acquisto e sono tante quelle propense ad approfittare di questa occasione. L’esperimento consiste nel mostrare ai clienti anche il prezzo che viene effettivamente “pagato” in termini ambientali e sociali per poter vendere quella maglietta a quel costo. Un prezzo che non corrisponde solo ai 2 € richiesti dalla vending machine, ma che corrisponde allo sfruttamento di persone, di risorse e dell’ambiente. A quel punto, dopo la visione di come sono state prodotte quelle magliette, ai clienti disposti a comprarla viene proposta l’alternativa di donare quegli stessi 2 € per contribuire a correggere quelle distorsioni, per creare delle supply chain produttive sostenibili e corrette. La bellezza di questo esperimento è che la maggioranza delle persone sceglie proprio di non acquistare la maglietta e di fare una donazione. Un messaggio molto forte che testimonia come stia cambiando l’approccio dei consumatori verso gli acquisti e come stia crescendo un senso di responsabilità che ci deve accompagnare in tutti i momenti e in tutte le decisioni, anche quelle più piccole e quotidiane. E il senso è tutto nel messaggio che accompagna il video e che è alla base di questo intervento: People care when they know.
Questo servizio è stato realizzato da Mauro Bellini il 20 ottobre 2020 ed è frutto dell’intervento di Luca Altieri, CMO di IBM Italia e direttore degli IBM Studios alla lezione su “Innovazione digitale e Blockchain al servizio della sostenibilità” nell’ambito del Master in Sustainable Business Administration – MSBA di ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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