Strumento open-source per l’esecuzione di pagamenti transfrontalieri, il progetto Stellar consente, in pochi secondi, di inviare somme di denaro (convertendole automaticamente nella valuta di destinazione) in tutto il mondo, tramite l’ausilio di un semplice smartphone. L’obiettivo dichiarato è quello di “rendere le forme di denaro tradizionali – il denaro che le persone hanno speso e risparmiato per secoli – più utili e accessibili”, permettendo così di semplificare i processi di scambio e pagamento soprattutto verso i mercati sottosviluppati. Occorre premettere che con “Stellar Lumens” si indica non solo la rete sulla quale la transazione viene svolta (ossia, “Stellar”), ma anche la criptovaluta generata a tal fine (identificata col nome di “Lumens”)
Stellar Lumens: cos’è e come funziona
Stellar, come anticipato, è una rete open-source di tipo decentralizzato (contrariamente alla “sorella” Ripple, che invece si basa su un sistema centralizzato finalizzato a semplificare le operazioni di cambio valuta e i pagamenti fra Istituti di credito e/o fra grandi istituzioni), sulla quale, a partire dal 2015, sono transitate circa 450 milioni di operazioni. I suoi utenti, pari ad oltre 4,3 milioni, consistono prevalentemente in aziende (in particolare, piccole startup a sviluppo singolo) e persone fisiche, che utilizzano la rete per poter accedere con più semplicità e immediatezza a mercati nuovi rispetto a quelli in cui operano tradizionalmente.
All’interno della rete è possibile scambiare qualsiasi forma di denaro tradizionale, grazie a un meccanismo di conversione della valuta tradizionale in valuta “digitale”: il Lumen.
Il punto forte di Stellar è la sua estrema rapidità e la possibilità di abbattere i confini territoriali come poche altre piattaforme: in pochi secondi, è possibile effettuare pagamenti sicuri verso Filippine, Africa e Medio Oriente, risolvendo alla base le problematiche notoriamente connesse alla velocità dei trasferimenti di denaro verso tali luoghi tramite gli istituti di credito tradizionali.
Ma come è possibile tutto ciò? In sostanza, come spiegato all’interno del sito web proprietario di Stellar, la rete crea una “rappresentazione digitale” della valuta tradizionale, come ad esempio il dollaro USA, denominata “gettone” (“gettone del dollaro” nel caso di dollari USA). Ogni volta che si effettua un deposito all’interno della rete, nuovi gettoni vengono emessi, in una relazione 1:1 fra il token digitale e la moneta tradizionale. In tal modo, viene a crearsi un vero e proprio conto digitale (un “wallet”), che può essere scambiato, nello stesso modo in cui è possibile, dal proprio home banking, effettuare pagamenti verso altri conti bancari. Il destinatario dei “gettoni”, a sua volta, potrà scambiarli con valuta tradizionale. In poche parole, Stellar svolge il ruolo di intermediario che solitamente ricopre una banca, prendendo come valore di riferimento il dollaro statunitense.
La generazione di “dollari digitali” consente, dunque, di abbattere i confini tra i diversi Paesi, permettendo a chiunque di scambiare denaro e di effettuare acquisti con semplicità, eludendo “l’attrito e la spesa dell’attuale sistema bancario”.
A cosa serve la rete Stellar
In primo luogo, la rete Stellar serve a monitorare la proprietà, al pari di un vero e proprio “libro mastro” contabile, controllato da una rete di computer indipendenti che si occupano di verificare i registri ogni cinque secondi. L’algoritmo di consenso sul quale si fonda è denominato “Stellar Consensus Protocol (SCP)”, progettato per funzionare con ogni tipo di moneta tradizionale.
Per ogni titolare di conto, il registro tenuto da Stellar memorizza:
- il saldo, ossia quanto si possiede, sia sotto forma di “gettoni” che sotto forma di lumen;
- le operazioni che si intendono porre in essere con i gettoni o con i lumens posseduti (es: vendere gettoni da 10 dollari per 50 lumen” o “invia 100 gettoni pesos al conto x”).
Sia i saldi che le operazioni, come detto, vengono trasmesse nella rete ogni cinque secondi e, nello stesso tempo, risolti. Stellar può gestire oltre 1000 transazioni al secondo, e il costo di ogni transazione è davvero irrisorio: soli 0,00001 dollari.
I “nodi” della blockchain di Stellar sono rappresentati da server che, eseguendo il “core software” della rete, si occupano di pubblicare e controllare il registro. Ogni volta che si programma un’operazione, quindi, i nodi verificano che sia stato addebitato/accreditato il giusto quantitativo di gettoni. All’interno dei server si conserva anche copia di tutte le transazioni effettuate all’interno della blockchain.
Al momento, la rete Stellar è costituita da centinaia di nodi, sparsi in tutto il mondo, che comunicano tramite un algoritmo e un software condiviso, e consente di garantire standard di sicurezza piuttosto elevati: non è possibile, infatti, attaccare la blockchain tramite attacchi informatici del tipo “denial of service” (attacchi, cioè, che causano un malfunzionamento di un sistema informatico esaurendone le risorse).
Per utilizzare Stellar non occorre avere una conoscenza approfondita di come funziona il meccanismo del consenso distribuito: a livello centralizzato, infatti, vi è una application programming interface (o API) che gestisce tutte le procedure di scambio dei gettoni.
Un altro aspetto innovativo di Lumens consiste nel fatto che, a differenza degli altri sistemi che si basano sulla blockchain, Stellar può connettersi a dei c.d. endpoints nel mondo reale (ad esempio, alcune banche), al fine di essere riconvertiti in valuta tradizionale totalmente spendibile.
Il potenziale che la rete possiede è evidente, tant’è che è IBM, azienda leader nel settore informatico, ha scelto proprio Stellar come piattaforma per i pagamenti transfrontalieri.
Lumens: cosa sono? È possibile minarli?
I Lumens sono, per l’appunto, la criptovaluta spendibile sulla rete Stellar. Poiché necessari per il perseguimento degli scopi della rete, ovvero il rapido trasferimento e cambio di valuta, non hanno un valore elevato come altre criptovalute maggiormente utilizzate a fini speculativi (le più note Bitcoin ed Ethereum).
I Lumens, in poche parole, sono dei veri e propri stabilizzatori di transazioni, la cui presenza non impatta sul mercato, a differenza di altre valute digitali, nel pieno rispetto dei valori no-profit della fondazione che ha creato la rete Stellar, la Stellar Development Foundation.
Stando a quanto riportato dai suoi creatori, il Lumen serve a “liberare” i registri da elementi di disturbo: “senza alcuna barriera o costo nominale, il ledger potrebbe riempirsi di spam o sciocchezze, o essere utilizzato come una sorta di sistema di database arbitrario. Questi risultati vanificherebbero l’intento alla base di Stellar: essere un sistema di pagamento veloce ed efficiente”. Inoltre, dovevano essere scoraggiati i tentativi di frode all’interno della rete stessa.
È così che si è deciso di prevedere alcuni requisiti di accesso alla rete, che ne permettono il corretto funzionamento:
- un saldo minimo su ogni conto Stellar, pari a 1 lumen;
- una commissione minima per ogni transazione, pari a 0,00001 lumen.
L’idea di utilizzare una nuova valuta, inoltre, viene incontro alla necessità di non vincolare la rete ad una sola valuta nazionale, creando dei sistemi “preferenziali” che mantenevano fissi i costi per talune e ne variavano il valore per tutti gli altri.
Elemento che distingue i Lumens dalle altre blockchain, è il fatto di non poter essere minato in alcun modo, in quanto non vi è un processo di estrazione o di assegnazione degli stessi nel tempo. Al lancio della rete, sono stati emessi 100 miliardi di lumen, con l’intenzione di aumentarne progressivamente la quantità dell’1% ogni anno; tale meccanismo inflattivo, tuttavia, è stato abbandonato nel 2019, in favore della previsione di un numero limite di lumens disponibili sulla rete, pari a 50 miliardi.
Di questi 50 miliardi, 20 sono disponibili sul mercato e 30 sono trattenuti dalla Stellar Development Foundation a fini di sviluppo e promozione della rete, ed entreranno nei mercati solo nei prossimi anni.
È possibile acquistare Lumens tramite alcune borse, sulla rete Stellar (tramite il sistema di scambio nativo Lobstr), o su applicazioni come Coinbase, Binance e Kraken.
Le possibili applicazioni di Lumens
La peculiare natura di Lumens ne limita molto l’utilizzo al di fuori di quelli che sono i confini propri della rete Stellar, oltre che per finalità differenti da quelle connesse al pagamento e allo scambio transfrontaliero di valuta tradizionale.
Anche l’acquisto di Lumens a fini di investimento appare piuttosto complesso, oltre che scarsamente redditizio, per un insieme di ragioni:
- Al di fuori della rete Stellar, i Lumens sono soggetti alla medesima volatilità propria delle altre criptovalute: la conversione in valuta FIAT potrebbe pertanto comportare significative perdite;
- Le commissioni sugli exchange sono particolarmente elevate (si parla di 15 o 20 euro di commissioni trattenute, o di percentuali sul cambio);
- L’acquisto di Lumens a scopi di investimento è ben più difficoltoso rispetto a chi semplicemente fa uso della valuta a fini di scambio o di acquisto: uno dei pochi metodi di acquisto dei Lumen come forma di investimento sono i CFD (contratti per differenza), che permettono di svolgere azioni di trading senza possedere gli asset sui quali le medesime operazioni si basano.