Svizzera e Lichtenstein all’avanguardia in Europa sulle security token offering

Pubblicato il 16 Apr 2019

tokenizzazione

Del tema si è parlato durante il thinkBlocktank di Varsavia. Ancora molti gli ostacoli regolatori che bloccano la diffusione della distributed ledger technology nel mercato dei capitali. Ma i due paesi guardano al futuro e provano a rendere il percorso più semplice

L’argomento più caldo oggi nel mondo “crypto” sono le security tokenizzate. Di tutte le possibili tokenizzazioni, queste sono quelle che riscuotono più interesse. Questo nonostante il fatto che sia la tokenizzazione del debito l’obiettivo più semplice da raggiungere, visto che può contare su poche restrizioni dal punto di vista regolatorio. Infatti, la prima tokenizzazione di un debito è stata recentemente portata a termine in Germania. Più complessa invece la tokenizzazione del capitale, proprio a causa delle regole stringenti. 

Gli ostacoli regolatori alla tokenizzazione dei capitali

La tokenizzazione dei capitali è una questione che attrae molto i venture capital, le banche d’investimento, i business angel e le piccole e medie imprese, tutte solleticate  dalle opportunità che questo genere di operazione potrebbe offrire. Tuttavia, nonostante l’accresciuta liquidità e scambiabilità, la bassa emissione e i costi di trasferimento siano frequentemente presentati come i più grandi vantaggi della tokenizzaizone dei capitali, in pochi sono ancora pienamente consapevoli degli ostacoli legali che ancora mettono dei limiti a questi potenziali vantaggi.

ThinkBlockTank

A un recente evento thinkBlocktank, organizzato a Varsavia da Wardynski & Partners, il più in vista tra gli studi legali specializzati in blockchain, si è discusso dei più recenti sviluppi legislativi, come ad esempio i progressi fatti da Svizzera e Liechtenstein nella direzione dell’implementazione di un ecosistema di regole che non creino attriti sulla tokenizzazione.

I principali ostacoli rispetto alla tokenizzazione dei capitali sono il “format” delle azioni, i mezzi e le prove della tokenizzazione, il legame tra le azioni e i token, e i requisiti di sicurezza oggettivi e soggettivi che riguardano i registri dei token basati sulla distributed ledger technology. 

Nel caso in cui la legge prescriva, ad esempio, il format cartaceo delle azioni, la necessità di registrarle in un albo tenuto da un’autorità pubblica, o un documento scritto per il trasferimento, o un’autenticazione di un notaio, queste regole annullerebbero lo scopo e i benefici della tokenizzazione.

La soluzione svizzera

Durante l’incontro Stephan Mayer, avvocato dello studio legale Mme di Zurigo, che ha giocato un ruolo nella messa a punto della Ethereum foundation, ha spiegato le basi regolatorie e legali perla creazione degli equity token in Svizzera, che sono state create da una piattaforma per la tokenizzazione recentemente messa a punto in joint venture con Swisscom. Secondo l’articolo 973c del codice svizzero per le obbligazioni, le azioni non certificate possono essere emesse e l’emittente dovrà tenere un registro in cui sarà indicata la proprietà delle azioni. dal momento che non ci sono altri requisiti da rispettare per la legge svizzera, i token che rappresentano equity possono essere registrati e trasferiti utilizzando un’infrastruttura basata sulla blockchain. (…)

Inoltre ci sono altri vantaggi che rendono la Svizzera incredibilmente conveniente per l’emissione di equity token. Non sono infatti richieste licenze né prospetti per le emissioni dirette sul mercato primario, essendo l’unico requisito un semplice “civil law prospectus” che tutela da dichiarazioni false da parte dell’emittente. Tra l’altro, un prospetto regolatorio semplificato è atteso in Svizzera dal 2020.

La complicazione tedesca

Di fronte all’approccio flessibile e “light” del legislatore svizzero ci sono corrispondenti intenzioni da parte del legislatore tedesco, che – in una dichiarazione d’intenti del ministero delle finanze del 7 marzo 2019 – ha l’obiettivo di limitare il possesso di registri di security token basati sulla blockchain ad autorità governative o a enti autorizzati dal governo. Il dibattito dovrebbe focalizzarsi sul tipo di blockchain che può essere usata per questo genere di registri, piuttosto che portare i registri sotto la diretta supervisione di un intermediario autorizzato, che non è per definizione più affidabile di una blockchain privata progettata con attenzione. (…)

L’approccio “future proof” del Lichtenstein

Dal canto suo il Liechtenstein rimane più allineato con la Svizzera, come ha spiegato l’avvocato Thomas Nägele del Nägele Attorneys at Law di Vaduz, che ha sottolineato alcuni aspetti importanti nella nuova proposta legge sulle trusted technologies.

Si tratta di una serie di norme che riguardano nel complesso la distributed ledger technology, i token e il loro trattamento legale. Sono compresi gli equity token, ma le regole vanno oltre, e prevedono ciò che non è ancora compreso esplicitamente nelle norme svizzere,  come la vendita in buona fede di diritti e il discarico del debitore dalle sue obbligazioni (…)

Queste norme del Lichtenstein sono di gran lunga tra le più avanzate in Europa e sollevano importanti argomenti e sfide legali sulle quali si continuerà a discutere in futuro. 

*Andrea Bianconi è un avvocato d’affari internazionale con oltre due decenni d’esperienza, uno studioso di Austrian Economics, storia monetaria e geopolitica, un appassionato sostenitore di Bitcoin, delle tecnologie DLT e di Blockchain.  Svolge consulenza nel settore ed è speaker/panellist a conferenze ed eventi di settore.  Membro del Think Tank Untitled-INC , della Blockchain Hub di Berlino e della Blockchain Bundesverband tedesca, ha collaborato alla stesura del primo studio di settore internazionale “EU Token Regulation Paper” presentato alle autorità europee e nazional

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