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Tassazione cripto entro il 2027: vaghe speranze dal G20 

Entro 4 anni i Paesi membri mirano ad attuare il CryptoAsset Reporting Framework, rendendo più fluidi anche i pagamenti transfrontalieri

Pubblicato il 19 Set 2023

Immagine di AntiAthom su Shutterstock

Il “vicino” 2027 sembrerebbe proprio essere l’anno in cui si farà un po’ di ordine nel mondo delle criptovalute. A prometterlo sono stati i leader del G20 durante il loro vertice annuale, dimostrando di tener conto, perlomeno a parole, dell’obiettivo che da tempo assilla i maggiori protagonisti di questo settore.

La loro affatto segreta ambizione consiste nel poter fornire un’alternativa alle istituzioni finanziarie consolidate e regolamentate. La strada per avverare tale sogno passa per l’attuazione del previsto CryptoAsset Reporting Framework. Abbreviato con la sigla CARF, questo “quadro globale dedicato alla trasparenza fiscale” è stato disegnato allo scopo di automatizzare lo scambio di informazioni fiscali relative alle criptovalute all’interno di un’appropriata residenza fiscale su base annuale.

Nuovi orizzonti per le cripto

L’annuncio del G20 rappresenta un consistente passo avanti e l’impegno sempre più concreto da parte dei Paesi membri per far sì che il sistema fiscale internazionale si adegui alle esigenze del XXI secolo.

L’obiettivo del settore cripto continua a essere arduo da raggiungere, ma quanto meno si inizia a intravedere un orizzonte concreto. Sono state innanzitutto previste modifiche associate agli standard comuni di rendicontazione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), per poi procedere con la “rapida attuazione” del CARF. In “politichese” il termine “rapida” si traduce in quattro anni da oggi, ma è comunque una scadenza a cui guardare e a cui iniziare a prepararsi.

I Paesi partecipanti al G20 hanno infatti chiesto al Forum globale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali (Global Forum) un calendario appropriato e coordinato per l’avvio degli scambi da parte delle giurisdizioni interessate, con l’impegno di documentare a ogni incontro l’avanzamento dei lavori.

L’accelerazione sulle criptovalute potrebbe sembrare un’impronta dettata dalla nuova presidenza indiana del G20, iniziata a fine del 2022. A guardar bene, però, il governo del Paese ha finora mostrato attenzione a tale settore solo in termini di tassazione, con il preciso obiettivo di scoraggiare l’uso delle criptovalute per attività illegali.

Innovazione fumosa anche su AI e sicurezza

Nessuna influenza indiana, quindi, sull’accelerazione verso il 2027, anno fissato dal G20 anche per sperare in “pagamenti transfrontalieri più veloci, più economici, più trasparenti e inclusivi”. Un altro obiettivo molto atteso dalle imprese che dovranno però accontentarsi di questo scarno annuncio. Per i dettagli, infatti, si rinvia alle iniziative intraprese dagli organismi di normazione (SSB) e da organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI).

I Paesi del G20 hanno “scansato” anche altre responsabilità e prese di posizione, stentando a fornire indicazioni tecniche precise e concrete sul mondo delle criptovalute e dello stablecoin. Confermando quanto stabilito finora da altri SSB – tra cui il Financial Stability Board affiliato al G20 – hanno promesso che i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali discuteranno di come portare avanti la tabella di marcia entro fine 2023.

Mancano pragmatismo e intraprendenza anche sull’intelligenza artificiale: si rimanda ai principi sviluppati nel 2019 come se quella generativa non avesse rivoluzionato il rapporto con tale tecnologia. I membri del G20 si sono per ora limitati ad assicurare “un approccio normativo/governativo favorevole all’innovazione” e “attento ai rischi”, impegnandosi a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Le promesse fatte sul tema della sicurezza sono ugualmente vaghe: i leader hanno chiesto un maggior impegno nella gestione e nella supervisione del rischio da parte di terzi per il settore finanziario. L’obiettivo condiviso sarebbe per ora quello di migliorare la resilienza operativa delle istituzioni finanziarie, anche riducendo la frammentazione degli approcci normativi e di vigilanza tra le varie giurisdizioni e in diverse aree del settore.

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